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Tanto ma tanto tempo fa gli Dei cercavano (e  trovarono qui) un posto  per dare  il via alla bellezza di una terra dove sarebbero arrivati  uomini intelligenti ma tanto intelligenti da dare  principi e  norme che avrebbero dovuto  regolare  la vita dell’universo e degli esseri umani. Quegli stessi che avrebbero dato lustro alle nostre terre e alla nostra stirpe perché da quella gente discendiamo con tutte le virtù , l’orgoglio e le capacità .

 

 

 

Più tardi  , ahimè, abbiamo imparato ad usare le lamentazioni  , il servilismo interessato e la crudezza  del quale siamo capaci in tante circostanze riportate nelle cronache che parlano della Calabria..

Il nostro territorio , l’istmo , la Calabria Greca rimangono testimonianze storiche della presenza e della coesistenza in quest’area di culture diverse dalle quali , almeno inizialmente , qualcosa eravamo stati capaci di apprendere.

Greci, arabi ed ebrei stabilirono a lungo una pacifica convivenza in  questa terra contadina e pastorale, di scienza e di cultura con una storia di oltre duemilacinquecento anni che lascia ancora segni ricchissimi nella cultura locale e nella intelligenza di tanti discendenti.

I milesi Talete, Anassimandro,  Anassimene. Anassilao di Reggio , Alcmeone di Crotone ….e su tutti Pitagora.

Passarono tanti secoli , continua la fiaba ,  e mentre scorreva questo lungo  tempo, fatto di innumerabili lustri, nei nostri mari arrivavano stranieri  col solo desiderio di conquista  .Tutta gente cattiva e crudele che costringeva a scappare i pescatori e la gente delle marine per rifugiarsi sui colli  finchè  un bel giorno approdò anche un  magnifico  Principe di nome Federico che riuscì , si racconta , a mettere d’accordo tutta l’altra gente arrivata già prima adoperandosi a  comporre una felice fusione di culture. Quella  greca, latina, araba e bizantina ma  con piena libertà e considerazione per gli ebrei, i mussulmani, gli slavi e , cosa sbalorditiva , tolleranza per tutte le scienze e le religioni.

Rifiorirono con questo nuovo Re , bello , bravo ma sempre conquistatore, l’ arte l’agricoltura, il commercio e l’architettura. L’architettura   soprattutto militare ci ha lasciato splendidi esempi nei castelli come quello di Monteleone (Vibo), Roseto Capo Spulico, Rocca Imperiale, Saracena e tanti altri.

L’odierna Vibo sorge sullo stesso colle che vide fiorire la greca Hipponion, la latina Valentia e la medievale Monteleone. La posizione strategica  dell’odierna Vibo  permetteva di controllare da Sud il golfo e la piana di Lamezia, e da nord l’altopiano del Poro che domina la piana del fiume Medma e Gioia Tauro.

Il castello Normanno di Maida

Nel Medioevo divenne caposaldo dei Normanni e prese il nome di Monteleone che conservò fino al 1928, quando le nostalgie romanistiche del fascismo ripristinarono il nome latino. Qui nacque, nel 485 d.C., Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, che fu senatore e ministro di ben quattro Re dei Goti. Stilo , Bivongi , Casignana, Locri , Gerace e tutta l’area grecanica vissero un periodo di benessere .

Più tardi furono i coloni Calcidesi  a fondare la nuova città di Rhegion mentre  nella parte più meridionale del Golfo di Taranto, dopo la piana di Sibari, si giunge nel territorio di Cirò, identificato come l’antica Krìmisa. Il promontorio a Sud di Crotone era uno dei punti fissi per la navigazione di quel tempo , e venne sacralizzato con la costituzione di un’area dedicata alla dea Hera, Capo Colonna – Hera Lacinia , e su un isolotto a pochi metri dalla riva sorge  ancora  “ le Castella” mentre la località di Roccelletta di Borgia corrisponde all’antica Skylletion.Tutta da conoscere .

A scuola, quando ci facevano studiare la storia - sul serio - ,  una delle tappe importanti era la Battaglia di Lepanto . Un nome annunciato dal professore  che sapeva di cosa importante. Nel corso di questa battaglia , credo di ricordare bene , vennero ributtati  a mare  i Turchi ma non per questo furono scoraggiate altre incursioni , altri arrembaggi , altri saccheggi  e terrore che porteranno miseria al punto che si farà la guerra tra poveri , tra i contadini ,tra sbandati che da iniziali ladruncoli si avvieranno verso il malaffare  . Diventeranno sempre più numerosi ,  violenti e delinquenti come quei vandali che sbarcavano e sbarcano ancora incutendo  paura alla gente indifesa con la crudeltà  che non era dei Greci che pure erano arrivati su queste coste.

Cecè continua a raccontare  che il bel Re si era intanto  invecchiato e , alla notizia che il figlio non era alla sua pari  , era partito  dalla Francia un certo Carlo di Angiò , rozzo e intrigante che  a Benevento ammazza  proprio il figlio  del bel re Federico e si impossessa del suo  Regno.

Ancora un nuovo Re che diventerà pertanto  il prossimo “ Padrone “ della Calabria e  le cose evolveranno  al peggio e , in una società meridionale poco erudita culturalmente, allo sbando tra una dominazione che finisce e l’incertezza dell’altra  che  la sostituisce in un ottica rassegnata  di dominazione, si assoggetta alla  nuova sottomissione  e al sistema di controllare le terre occupate .

Federico II di Svevia

Sarà chiamato Feudalesimo  questa nuova epoca e con esso nasceranno i Feudo. E , nei feudo ,  si racconta che tutti i Feudatari vigilavano circa allo stesso modo affinché la collettività presente nella  sua area di potere, considerata un piccolo regno, non progredisse economicamente spingendo verso tutte le condizioni di ignoranza   al fine di mantenere  il controllo e la ricchezza nel latifondo. Lontanissimi dal mondo Greco e abituati al vecchio Re Federico il popolo di tutti i Feudo  cominciarono a manifestare malcontento , indisciplina e una spiccata tendenza anarchica.

Nelle nostre zone montane capitava che arrivassero mandrie con più di trecento animali ( capre, pecore, scrofe di porci ed asini e immancabilmente vacche e vitelli) col pretesto di pascolare la dove “ gli indigeni “ nostrani si erano spezzati la schiena a coltivare erbaggi , faggiola , grano e quant’altro necessario alla loro sopravvivenza alimentare. Ai presuntuosi mandriani, venuti dalle terre dei Chiriaco da Maida con l’arroganza di rappresentare la proprietà feudataria dei “ loro padroni “ e quindi al diritto  del pascolo, i nostri muscolati giovanotti , rinforzatisi di numero con qualche fischiata , consegnarono una caterva di botte a quella sparuta presenza di mandriani e cani . Di costoro non viene riportato se riparassero con la fuga o stesi sul posto mentre viene scritto che “ gli indigeni “ si impossessarono spartendosi  quella mandria  con più di trecento capi. Resta l’aspetto pittoresco dell’accaduto ma anche la considerazione che si combatteva sempre  un zuffa tra poveri , ignoranti , oppressi senza un nuovo giorno mai nuovo.

Nel Feudo i jacursani potevano usufruire dell’acqua irrigua del loro fiume Pilla appena tre volte a settimana. Gli altri giorni erano privilegio dei Don di Maida i quali la rivendevano ai jacursani. I Don facevano girare i loro mulini con l’acqua “ gratuita “ del Pilla , poi la vendevano ai “ Giardini “ cioè alle terre dei contadini di Maida.

Si, è vero che si ribellarono e non una sola volta i contadini di Jacurso . Costruirono persino un Cannone di Legno puntato a Santa Maria su Maida . E sparò pure sui fiancheggiatori , lecchini del feudo .

L’avvento del sistema feudale , dunque , avrebbe originato la cultura mafiosa, che sembra essere nata , come in questi episodi , non proprio a rivalsa dei soli diritti calpestati ma  come un “ feudalesimo parallelo ”, contrapposto a quello dei feudatari occupanti. Oggi si può dire che esiste uno stato parallelo ,un sistema bancario parallelo ?

Con l’arrivo dei Borbone o dei Francesi , nuovi occupanti , diventeremo un popolo di Regnicoli. Stavolta i nuovi padroni saranno   stranieri di Spagna ma il loro Governo, quello dei  Borbone , porterà un po’ di sollievo a queste terre e alla gente  mediante riforme e nuove idee imprenditoriali , ingegneristiche   e culturali pur dovendo subire e affrontare pestilenze e devastanti terremoti.

Sarà Gioacchino Murat a darci l’autonomia nel 1811 con il quale provvedimento il Casale di Jacurso cesserà di essere tale per diventare Comune. Dopo  Vienna , torneranno ancora i Borbone  e  Napoli continuerà a rimanere la capitale  del Regno . Diventerà la terza città europea per  l’importanza che avrà nell’industria , scienza , medicina , università,  cultura , arte militare e marineria. E non solo.

Col passare del tempo e nuove forme di conquista , saranno chiamati   “ Briganti “ i calabresi  e Il brigantaggio diventerà e resterà un modo facile  di “ arrangiarsi “ persino ai nostri giorni .

A questo punto della nostra travagliata esistenza che ci resta di questa favola ?

Ancora un pugno di niente se non ancora sbandati perché sbarcheranno ancora ,stavolta  a Milazzo , due barconi carichi  di “ Gold Hunters “ . Improvvisiamo a definirli così perchè “ Suadente “  chiamarli in inglese  già solo per stare al passo con il  “ LookDown  “  di questi giorni .  Al tempo erano  essenzialmente “ cercatori di oro “ questi finti patrioti  . Di tanto oro di cui erano creditori gli inglesi  che tante guerre sabaude avevano finanziato e da tempo presentavano il conto ai gagliardi savoiardi che di soldi avevano solo da restituire . Libertari e missionari con la casacca savoiarda e con a capo un tal Giuseppe , dall’orecchio mozzato per un’azzannata femminina , assoldato,  pare , con un bella borsa consegnatagli dagli inglesi atta a  corrompere i generali dell’esercito borbonico.

Lupi vestiti da agnelli con nobili propositi di libertà per formare una grande famiglia italiana. In nome di Libertè e Legalitè , come diceva un certo Conte che parlava in francese nel parlamento piemontese , hanno dovuto, poverini , combattere anche il Brigantaggio , continua a narrare Cecè nella fiaba , perché uomini e donne erano così malvaggi  in questa terra del sud , bella e maledetta , che troppi di loro  dovettero chiuderli a Fenestrelle e tantissimi altri fucilarli per il bene dei calabresi , dei lucani e dei campani. Adesso sembra che  dal Sud  i perdenti  ( i perdenti siamo sul punto di svegliarci ) rivogliano scrivere la Storia ma quella Vera anche se pare difficile riappropiarsi di una propria identità.

Qui la favola finisce  con la solita parabola finale di chi raccontava.  Cecè ha la gola asciutta e  “ Pampina larga o pampina stritta mo ‘cuntala tu ‘ca la mia è ditta “ . E noi che dobbiamo raccontare  o dire ?  Solo lacrime amare  fatteci  piangere dai savoiardi  e ancora più amare per le nostre che ci siamo abituati a versare   per i nostri errori  , con le nostre ingordigie perché da nuovi calabresi  “ ad un passo de u  cosu meu …mi ‘nda fhuttu  de tutti “ . E poi la nostra  insofferenza ad affrontare un qualunque cruccio sociale  sperando che sbarchi qualcuno a marciare su Roma al posto nostro. Vedi gli ultimi disastri della Sanità  che vanno a fare compagnia a tutte le altre negazioni riservati alla colonia Meridione.

Dei  primordiali greci  , si ferma Cecè  a sospirare quasi sofferente , abbiamo già perso i valori della loro cultura già prima ancora dei Feudi ma continuiamo a parlare il loro idioma  pur se  percepiamo di essere  un popolo di “ mazzijati  “ , incazzati  e  paurosi , con tanta rabbia dentro ma sempre accorti e servizievoli al nostro tornaconto. Resta poi tanta voglia di cambiare ma sempre  delegando gli altri  e sbarrando la crocetta sbagliata quando potremmo scegliere un domani diverso. “ E perché bisogna cambiare , deve rimanere tutto cosi com’è ! ” Ascoltata da chi i cazzi propri ha convenuto farseli  ! Ognuno ha il suo orticello , il suo compare , il suo amico dottore , il suo amico Sindacalista , il suo amico sindaco , l’ amico al Catasto , all’Ospedale ,  alla Regione , in Parlamento . Quanti amici abbiamo noi meridionali! Oh Calabrisi , tu e solo tu sai il puzzo vergognoso della Calabria che non vogliamo quando , anema e core , corri sorridendo col cestone pieno al caro direttore, al caro presidente , al caro Dottore … e ,hai le mani impegnate , sei costretto a bussare coi piedi alla sua porta !!!

Perché noi siamo gente spontanea , gente umile , persone sincere  e con sincerità ci prostiamo a chi reputiamo  essere  l’importante del momento , il Potente di turno . Servitù tutta autentica e gagliarda per “ il padrone “ che racchiude tutti i Don .

Oggi  che il Mezzogiorno continua a sopravvivere a se stesso resta sempre aperta la  “ Questione Meridionale “ che non si mai  avviata a soluzione e i perché non sono pochi .

Intanto un primo punto di debolezza di questa Regione è dettato principalmente dal mancato apporto culturale, punto di riferimento indispensabile per costruire un futuro  vero.

Quando si ricordano e si pronuncia  della Calabria, si riparla sopratutto dei Briganti ma, per la verità, pochi sanno che cosa sia stato veramente il Brigantaggio e come sia nato».

Una  ragione essenziale sta , comunque ,  alla oggettività che esiste sia  rispetto ad altre realtà che ad altre Regioni   e,  sotto  Napoli non vi è mai stata una città pilota . Fatto determinante per  Il meridione  che così non ha mai conosciuto il fattore città come  comunità trainante  . E con questa affermazione si vuole intendere che in Calabria è prevalso ed è sempre rimasta la mentalità del Feudo. Rimasta sempre indietro al resto del paese ed alle regioni del Nord in particolare dove seppero far sorgere  e sviluppare   le città e con esse il commercio, la socialità , le arti e la cultura imprenditoriale mentre il Sud  continuava a restare  chiuso nei  Feudo .

Il castello di Squillace sullo Jonio

Ma il Feudo cos’è  e cosa è stato .

Il Feudo è stato soprattutto il sinonimo di privilegio  cioè non è stato analogo di diritti ma equivalente alla  personalizzazione del comando e quando il comando non offre la percezione  per il rispetto  della sola legalità, alla astrattezza quindi dell’osservanza della legge  diventa sopruso , diventa discrezionalità per chi lo esercita  , diventa oppressione . Cioè abuso come capitava  nella nostra comunità jacurzana relegata a Casale sino al 1811 . Ma anche al periodo del Fascio e ancora più tardi durante  “ le Bonifiche “ o l’emigrazione. Ed ancora ai giorni nostri per piccole “ abbrigazioni “.

Dentro il  Casale di Jacurso, secondo la logica dei Feudi ,non esistevano  proprietari terrieri e  quindi assenza di nobiltà , di professioni e di palazzi importanti . Economicamente persone del tutto inconsistenti. Quindi una società costretta, assente , cioè  priva di forza creativa, di personalità, di mordente e pertanto arida  nelle sue manifestazioni.

Nel Feudo ( di Maida ) e in tutti i Feudi il controllo sociale era determinante.  Tanto si era scritto sul Feudalesimo e sui Feudo in generale e tanto è stato anche nella nostra realtà locale. Un disastro nel passato e un disastro nel presente se feudo appare ancora tutta la Calabria  con i suoi feudatari  moderni.

Tutta quella  oppressione ,  tutta questa filiera di soprusi si è poi trasmessa dal feudatario all’ultimo vassallo .  Questo in tutto il Sud ha comportato la mafiasizzazione generalizzata di una buona parte nella regione ma, per buona sorte , non di tutta la popolazione già che in calabria esiste e lavora onestamente tanta ma tanta gente.

Perché esiste una larga parte di antimafia  e anti sopruso , di parte della comunità  che parla, denuncia i Feudi che tentano a ristabilirsi nei piccoli Comuni come nelle aree più popolose. Naturalmente tutta questa condizione di assoluta incompatibilità con il vivere civile e la necessità di rispettare le leggi porta ad una infiltrazione costante nelle istituzioni perché è dalle istituzioni e nelle istituzione che è possibile saccheggiare . Saccheggiare i fondi europei , i  Finanziamenti per opere e progetti senza valenza  , le Energie Alternative dei quali siamo all’ obrobio del territorio,  i progetti  che recano danno alla natura e all’ambiente e naturalmente con la corruzione , l’arroganza o l’intimidazione è facile inserirsi perché esiste il problema del voto.


E la Politica ?  Corre veloce , allegramente e sulle spalle dell'ignoranza.

Oggi l’incompetenza è al potere .

Le capacità sono diventate una colpa e l’inesperienza un valore aggiunto. L’età si trasforma in un requisito imprescindibile: spazio ai giovani, anche se privi di qualità. Un tempo per diventare parlamentare bisognava fare la gavetta nelle sezioni ed erano necessarie cultura e competenze. I tempi erano anche lunghi e la trafila molto faticata . Oggi il modello è cambiato. La politica non è più una missione, non un laboratorio di pensieri o un impegno per la collettività ma un mestiere.

Meglio se non cambia nulla e ancora meglio se continua a governare  la Casta. Oggi i Comuni rappresentano l’inizio di nuove carriere e non sconcerta il tasso di impreparazione di molti politici,  quella culturale in particolare.

Oggi la vita di Palazzo si affronta senza troppa esperienza, all’insegna del dilettantismo , si discuteva e si commentava con amici  quasi fuori dall’impegno politico.

«Se tu dovresti subire una delicata operazione, cercheresti  il buon  chirurgo in circolazione o uno studente iscritto al primo anno di medicina?».

 

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Francesco  Casalinuovo  Ass. Cult  KaloKrio    Jacursoonline

Red. Casalinuovo - Dastoli - Notaris - Mazza

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