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La Scuola Pitagorica

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La vita di Pitagora è avvolta nel mistero, di lui sappiamo pochissimo e tante cose sono complimenti messi in giro dalla mamma. Si giunse a considerarlo profeta, guaritore, mago e perfino idraulico.

Crotone, la città di Pitagora, fu fondata dai coloni Greci. L’ edificazione storica della città avvenne ad opera di Achei provenienti dalla montuosa Acaia. La città stessa ha una storia millenaria, fu infatti fondata dai greci nel 718 a.C. e presto divenne una delle città più importanti della Magna Grecia. Il filosofo Pitagora, che vi si trasferì nel 513 a.C. e vi fondò la sua scuola, contribuì notevolmente alla crescita della città dal punto di vista militare e politico, al punto di diventare la capitale di una confederazione di Poleis Magnogreche.

L’unica testimonianza di questo glorioso passato è l’area archeologica di Capo Colonna, in cui si erge ancora una colonna dorica del tempio dedicato a Hera Lacinia.

Per cortese  concessione della Redazione  dell’Associazione Nuova Scuola Pitagorica , il Sito  jacursoonline e l’Associazioine kalokrio pubblicano questa importante conoscenza su Pitagora

 

Prefazione

Questa pubblicazione nasce con l’intento di stimolare la conoscenza del fenomeno pitagorico e aprire un dibattito nella società e, in particolare, all’interno del mondo dell’istruzione scolastica.

Rappresenta il punto di partenza per una serie di attività in vari campi, da programmare nel corso degli anni. I contenuti di questo testo sono frutto di studi e analisi svolte all’interno della Nuova Scuola Pitagorica, grazie al contributo dei suoi soci sparsi in tutto il mondo.

La Nuova Scuola Pitagorica è un’organizzazione aperta a tutti, senza alcuna preclusione e senza precetti o verità preconcette da diffondere: una scuola di libero pensiero. Essa svolge attività in vari settori culturali, da quello artistico a quello letterario, dando particolare rilievo alla filosofia etica come guida universale del retto comportamento, per creare un mondo migliore.

Pitagora   - Storia di un Bambino diventato Immortale

C'era una volta un bambino bello  e intelligente  con lunghi capelli fluenti che a volte prendevano le tonalità del biondo e altre volte sfumature color rame. Perciò lo chiamavano il lungochiomato. I suoi occhi erano tra il verde mare e l'azzurro cielo e il suo corpo longilineo e ben in forma. Era anche molto curioso e faceva continuamente domande su ogni cosa.

Nacque circa 2600 anni fa a Samo, importante isola strategica della Grecia orientale. La sua famiglia era benestante. Il padre, Mnesarco, era un ricco mercante originario di Tiro che aveva portato a Samo un carico di grano durante una grave carestia e per riconoscenza ne aveva ottenuto la cittadinanza.

Affermato e stimato, Mnesarco iniziò a specializzarsi nel commercio di sigilli per anelli, per i quali Samo era famosa in tutto il Mediterraneo. Lì egli conobbe Partenide, una donna straordinaria che ben presto sarebbe diventata sua moglie. Lei era bellissima, con un'acuta intelligenza e un carattere profondamente amorevole.

Un giorno Partenide insieme al marito, durante un viaggio di affari, fecero visita a Delfi, la città del più importante oracolo della Grecia, quello di Apollo Pythio, per avere indicazioni sull'attività mercantile di Mnesarco. 5

La sacerdotessa Pythia , senza essere richiesta , annunciò alla coppia la nascita di un bambino che sarebbe diventato il più grande maestro e pensatore che l'umanità avesse mai visto, il più sapiente tra gli uomini, destinato ad essere ricordato da tutte le generazioni e in ognitempo. Una guida per un mondo nuovo che avrebbe incantato tutti con le sue parole. Poco dopo, quando Partenide si accorse di essere incinta, insieme al marito decise di dare al nascituro un nome che ricordasse quell'oracolo. Così il bambino che nacque fu chiamato Pitagora (Pythagoras): l'annunciato dalla Pythia.

Fin dalla più tenera età quel bambino visse in un ambiente a contatto con culture diverse e perciò ricco di stimoli. L'isola di Samo era un crocevia di rotte commerciali e ogni giorno approdavano navi che scaricavano non solo tesori e merci provenienti da paesi. vicini e lontani, ma portavano anche nuove conoscenze e idee.

Mnesarco, il padre di Pitagora, parlava varie lingue e spesso viaggiava per vendere i sigilli incisi su pietre dure o preziose, molto richiesti dalle ricche famiglie delle città affacciate sul Mediterraneo. Molti mercanti facevano fortuna a Samo, e tra questi spiccava Policrate, che con la sua famiglia possedeva una flotta imponente. Egli presto avrebbe avuto a che fare con quel bambino straordinario.

Intanto la famiglia di Pitagora si allargava, nacquero fratelli e sorelle e il bambino, già intorno all'età di sei anni, dimostrava doti incredibili. Riusciva a comprendere molto velocemente ragionamenti complicati e poneva domande alle quali a volte gli adulti non riuscivano a dare risposte.

In quel periodo le popolazioni della Grecia crescevano velocemente. Invenzioni, arti e organizzazione sociale portavano le città-Stato, le Poleis, a diventare sempre più evolute. Una tecnologia navale avanzata permetteva facili sposta menti e ben presto molti coloni iniziarono 6 a migrare per fondare  nuove poleis  unendosi ai popoli che abitavano le coste del Mediterraneo occidentale .

Provenienti da varie regioni e città greche, Achei, Spartani, Ateniesi, Corinzi, Calcidesi e tanti altri, tra cui gli stessi Samioti, raggiungevano le coste dell'Italia e perfino di Francia e Spagna. In tal modo le reti del commercio e delle relazioni tra le persone si estesero diffondendo non solo usi e costumi, ma anche credi e culture.

Tra le varie aree di colonizzazione, una in particolare ebbe la capacità di creare una fusione tra la cultura greca con quella locale preesistente da millenni: l'Italia, "l'attuale Calabria". Questa sinergia avrebbe segnato la Storia  dell'umanità in modo indelebile.

Da migliaia di anni la punta estrema a Sud della penisola, la Calabria, era abitata da diversi popoli di varia origine, tra cui: Ausoni, Enotri, Lameti, Sicani, Oschi, Choni, Morgeti, Taureani e Siculi.

La natura del luogo, caratterizzata da vaste foreste, grandi catene montuose, fiumi rigonfi di acqua, pianure rigogliose, fruttificazione durante tutto l'anno, coste frastagliate e porti naturali, aveva permesso prima la formazione di varie tribù e dopo lo sviluppo di vere e proprie organizzazioni sociali.

Dopo vari secoli, intorno al 2000 a.c., quelle popolazioni si unirono sotto la guida di un re dalle doti straordinarie che seppe aggregarle in una società equa, comunitaria e libera. Egli si chiamava Italo e diede il suo nome all'attuale Calabria, che allora si chiamava Enotria, e da lui si chiamò Italia.

Quando i Greci arrivarono sulle coste joniche dell'Italia, si trovarono di fronte un popolo molto diverso dagli altri del Mediterraneo. Le donne erano libere, l'agricoltura era fiorente, il senso di uguaglianza diffuso.

Mentre in alcuni tratti di costa i coloni greci s'imposero con la forza contrastando e allontanando le genti autoctone, come ad esempio nel caso di Sibari, in altri la cultura greca si fuse con quella locale, e così avvenne in particolare a Crotone d'Italia, com'era chiamata la colonia di Kroton.

Difatti, i Greci che lasciavano la madrepatria per fondare una colonia erano unicamente giovani maschi in grado di remare e perciò non portavano con sé le donne. Essi sposavano poi donne del posto, come avvenne a Crotone. Nacquero così gli italioti, figli dei coloni greci e delle donne italiche, le quali ebbero enorme importanza nell'evoluzione delle colonie. Quelle donne, infatti, continuavano a vivere libere secondo il loro uso e imposero di fatto ai mariti di accettare la loro libertà che non esisteva in Grecia, dove le donne vivevano chiuse nel gineceo, parte della casa loro riservata, occupandosi unicamente dei figli e delle cure domestiche. Esse conducevano una vita penosa tanto che in Grecia il loro suicidio per impiccagione avveniva di frequente.

La libertà delle donne italiche, invece, venne addirittura sancita formalmente, infatti a Locri le Tavole di Zaleuco, le prime leggi scritte di tutto l'Occidente, prima ancora delle leggi di Solone ad Atene, prescrivevano: Ai Locresi non è consentito possedere né schiavi né schiave. Da costume italico, la libertà così diventava la prima legge scritta in greco.

L'antica colonia di Kroton, fondata intorno al 743 a.c., era perciò caratterizzata da una società di uomini e donne libere, che convivevano in armonia. Non vi era schiavitù e il senso di giustezza, cioè parti uguali per tutti, era regola fondamentale. Ben presto si diffusero attività e iniziative in vari campi. Fiorirono gli studi, in particolare nella medicina grazie alla scuola di Alcmeone e Democede, i quali gettarono le basi della scienza medica.

Allo stesso tempo , l'elevata cura del corpo portò alla nascita della più importante scuola di atletica dell'antichità, che iniziò a primeggiare in tutte le competizioni sportive conseguendo il maggior numero di vittorie negli agoni panellenici e in particolare nelle Olimpiadi.

Il nome di Kroton, dei suoi atleti e dei suoi medici, iniziò a diffondersi in ogni città e regno. In quell'ambiente di diffuso benessere le città sulle rive dello Jonio divennero meta di importanti commerci attirando oltre ai mercanti anche studiosi e artisti. Mnesarco era solito viaggiare in quelle città che crescevano a vista d'occhio come Taranto, Sibari, Crotone, Locri, Siracusa, per vendere in particolare i suoi richiesti sigilli.

Un giorno il figlioletto Pitagora, intorno all'età di dieci anni, chiese al padre di poterlo seguire in quei suoi viaggi straordinari, dei quali udiva da tempo racconti fantastici. Partenide era in pensiero, ma Mnesarco la convinse a lasciar partire Pitagora assieme a lui. Così la nave salpò per l'Italia con a bordo il giovane curioso ed emozionato.

Intorno ai primi di maggio lasciarono alle spalle l'isola di Corfù e dopo la traversata in mare aperto finalmente videro la terra all'orizzonte. Le bianche coste di Leuca nell'attuale Puglia accolsero la nave e prima Taranto e poi via via le altre città furono meta del commercio paterno. Arrivati a Crotone, il giovane Pitagora rimase profondamente colpito dallo stile di vita e dai costumi dei suoi abitanti. Le donne, bellissime,passeggiavano libere, non vi erano schiavi, a differenza del mondo greco, patriarcale e maschilista, dove la donna era considerata un essere inferiore e non aveva alcun diritto, ma solo doveri.

A Crotone, invece, si respirava un clima eccitante e le persone apparivano contente e in splendida forma. Pitagora vide i giovani atleti allenarsi e il fiorente commercio durante la fiera della Panegiria di Hera, ma una cosa in particolare lo colpì:   un piccolo bue di pane .

Una donna al mercato gli regalò quel pane  a forma dell'animale , spiegandogli che si faceva  per ringraziare il bue  che aveva tirato l'aratro  prima della semina del grano . Difatti il bue  di pane era  un antico uso  degli Itali e il simbolo stesso dell'Italia. Si faceva col primo grano mietuto, quindi intorno ai primi di luglio, e si portava al Sissizio, il banchetto comunitario istituito da re Italo, durante il quale si divideva in parti uguali il grano raccolto.

Quando Mnesarco terminò i suoi affari, la nave ripartì alla volta di altre poleis per poi far rientro a Samo. Allora si navigava solo da maggio a settembre, sempre di giorno e sotto costa. L'unica pericolosa traversata in mare aperto era quella dall'isola di Corfù a Leuca, circa 110 km. Pitagora conservò il ricordo di Crotone nel profondo del cuore e dopo il ritorno in patria iniziò a studiare con grande impegno.

Ogni giorno che passava il giovane diventava sempre più curioso e assetato di nuove conoscenze. Per garantirgli livelli di studio elevati, i genitori affidarono l'educazione di Pitagora ai migliori maestri del tempo. Tra questi ci fu il poeta e musicista Ermodamo di Samo, e poi Ferecide di Siro, mitografo, cosmografo e naturalista, che vide in quel giovane ragazzo un enorme talento. Gli insegnò a suonare la lira, recitare Omero e altre poesie, scrutare gli astri, e lo portò con lui in alcuni viaggi. Ma, con il passare del tempo, Ferecide si rese conto che Pitagora, ormai quasi diciottenne, aveva bisogno di allargare i suoi orizzonti. Così parlò ai genitori spiegando che il giovane poneva domande che richiedevano maestri più preparati. Perciò essi permisero al giovane figlio di partire alla volta di Mileto, nella vicina lonia, oggi costa della Turchia, per frequentare la scuola di Talete. A Mileto Pitagora trovò un ambiente molto stimolante.

L'anziano maestro  aveva organizzato una scuola famosa  frequentata  da giovani studiosi di grande talento . Li egli fu introdotto alle conoscenze astronomiche e alla geometria. Prima l'anziano maestro Talete e poi gli allievi Anassimandro e Anassimene, aiutarono molto Pitagora nella sua formazione e alla fine Talete gli consigliò di viaggiare alla volta dell'Egitto.

AI rientro a Samo, Pitagora vi trovò una novità. Policrate, il ricchissimo mercante, aveva instaurato la tirannia sull'isola. Sin da subito, il tiranno comprese l'importanza di quel giovane concittadino colto, poliglotta e preparato, e tentò di coinvolgerlo nella sua cerchia. Ben presto però si rese conto che il carattere di Pitagora mal sopportava la tirannia. Così decise, per ottenerne poi riconoscenza, di dargli un aiuto.

In quel periodo Policrate stava stringendo alleanze e rapporti stabili con l'Egitto. Vista la voglia di Pitagora di visitare quel paese, scrisse una lettera al faraone Amasi perché accogliesse quel giovane samiota che aveva tanta voglia di conoscere il mondo.

Nel giro di poche settimane Pitagora partì per l'Egitto, dove soggiornò poi per circa vent'anni. Lì fu introdotto ai culti dei templi fino a diventare lui stesso sacerdote. Perfezionò gli studi aritmetici, astronomici e cosmologici. Imparò i geroglifici egizi e analizzò profondamente le loro credenze religiose sulla vita, sulla morte e sui culti sacri.

Quei lunghi anni in Egitto permisero così a Pitagora di diventare un uomo di grande cultura. Pitagora, ormai già famoso, giunse poi a Babilonia, capitale dell'impero persiano, alla corte dell'illuminato re Ciro il Grande. Lì fu subito compresa l'importanza del personaggio che così poté muoversi liberamente per confrontarsi con i sapienti persiani. La Persia era da poco diventata uno dei più grandi imperi del mondo .

La Rivista " Il Calabrone  " per dare voce alla Cultura Meridionale.

 

Il Convegno di Stalettì . I relatori dell'Associazione Scuola Pitagorica

Gli interventi di franco Notaris per Borgo Antico di Cortale e Mimmo Dastoli dell'Ass. Cult. KaloKrio di Jacurso

 

 

franco casalinuovo  jacursoonline  associazione cult   KaloKrio

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