Al Tempo della Spagnola
Guerra e Influenza Spagnola
La chiamarono “ Peste “ gli abitanti del nostro paese e si propagò con una incredibile contagiosità soprattutto tra i bambini . La mortalità , considerando la popolazione del 1918, non fu eccessivamente pesante ma portò ugualmente afflizione in tutte le famiglie osservando che nel periodo in cui si manifestò , a Jacurso , le famiglie erano ancora tante , con più figli e il parentato considerevolmente esteso.
In altri luoghi lontani ,invece , venne equiparata alle ondate di quell’altra peste avvenuta nel ‘600 di cui , a Jacurso , sapevano ben poco o niente. La gente del luogo tuttavia , come si avrà modo di constatare da certa documentazione , era “ abituata “ alle sofferenze cagionate dalle infezioni in quanto ogni anno e nello stesso periodo critico si manifestavano casi di malattie ricorrenti alcune delle quali comportavano complicazioni mortali. Quelle ricorrenti si manifestavano in qualunque periodo e principalmente si originavano per la carenza di servizi igienici collettivi nonchè dovute alle condizioni di vita ambientali . Altre seguivano invece un andamento non dissimile alla periodicità con cui si ripresentano ancora nel presente : Gastro – Enterite Turbercolosi polmonare Bronchiettasia ( Bronchite cronica ) – Polmonite crupale - Bronco polmonite – Diarrea infantile - Morbo di Brigt – Risipola e ,poi , i ricorrenti casi di Tifo – Ileo tifo - Meningite. Sono queste, solo alcune tra le malattie infettive e le più ricorrenti segnate come causa di morte tra 1800 e 1900 mentre come concausa viene sempre richiamata la scarsissima igiene e la promiscuità con particolari specie di animali.
La “ malattia “ del 1918 - arrivau 'na brutta malatìa - colpì , però , quasi tutto il mondo e gli infettati dal virus sarebbero stati almeno 560 milioni o forse di più . Come dire 1/3 della popolazione mondiale. Era anche in atto un conflitto bellico di rilevanza mondiale , la Guerra del 15-18 , e le condizioni della popolazione civile nel nostro abitato erano peggiori di quelle consuete per fronteggiare insieme due nemici. Un nemico invisibile come capita oggi anche a noi con il Covid 19 e l’altro, non del tutto semplice alla comprensione ( perchè e dove quella guerra ? ) già che i nostri di quell’epoca erano ancora un po troppo analfabeti e contadini per capire le ragioni di una conflitto che sacrificava tanti figli, allontanati da casa e dalla forza lavoro dell'agricoltura per far la guerra.
A partire da queste premesse, il presente lavoro di ricerca , con finalità limitato agli aspetti locali, intende presentare una panoramica degli effetti dell’influenza spagnola sulla collettività del nostro paese che allora contava una popolazione di 1.835 abitanti . Più di tre volte quella dell’anno 2020 e che , al contrario , non disponeva delle potenzialità sanitarie , abitative e igieniche odierne né tanto meno si usufruivano le condizioni materiali , di benessere o di comunicazione sociale oggi disponibili a tutti .
La ricerca è stata intrapresa, consultando per quanto possibile,anche gli annali del 1600, per lo più manoscritti in latino da quei sacerdoti che erano abituati a dilungarsi sugli appunti diversamente da quelle scarne e protocollari dei registri civili .
Tanto si deve pertanto a quei “ Storici Sacerdoti “ (storici senza sapere che lo sarebbero diventati per gli appunti divenute le memorie nell'odierno ) . Chierici o Sacerdoti che segnavano la vita altrui sui libri “ Renatorum “ e “ Defunctorum “ . A quel tempo erano sacerdoti a Jacurso due fratelli : Antonio e Francesco Panzarella - il primo Arciprete ai quali seguirà Don Vito Provenzano che arriva da Filadelfia.
Volendo , poi , scrivere qualche nota su questa ricerca locale , potrebbe anche dirsi che , scorrendo i dati tra i nati , il periodo , la frequenza dei decessi, l’età , il sesso e ( ove trascritte ) le note sulla causa di morte, alcune epidemie si sarebbero verificate anche nel 1836 e 1844 . Oltre quella appunto di cui si scrive che seguiva una "normale malattia virale " abituale nella popolazione per via delle situazioni igieniche. Altra da menzionare quella del 1878 nel corso della quale contraeva il morbo lo stesso medico - il Dottor Michele Bilotta - che moriva il 12 di Agosto di quell'anno e per il quale motivo si dimetteva dalla carica di Sindaco il fratello Giuseppe Bilotta. Per tale spiacevole vicenda si riporta una nota sulle sue dimissioni. " .... Signori consiglieri , dopo vent'anni continui che tenni la carica di Sindaco per questo comune, per la grave sventura che nella notte tra l' 11 e il 12 Agosto colpì la mia famiglia colla repentina perdita di mio fratello , Dott. Michele, al quindici dicembre successivo rassegnavo le mie dimissioni alle SS.VV per rientrare a vita privata ed assistere ai bisogni della mia famiglia che , per le mutate condizioni , richiedeva più di prima l'opera mia ... "
Dott. Bilotta Michele - Medico condotto - muore il 1898 il 12 Agosto
mentre si prodiga a curare o alleviare le sofferenze dei jacursani durante l’ondata di tifo mentre il dott. Giliberti – medico sanitario – continuerà l’assistenza medica, la profilassi e la prevenzione. Del Dott. Giliberti vengono riportati alcuni referti , comunicazioni e qualche relazione che fotografano le precarie condizioni abitative di quel tempo ,le incerte e preoccupanti situazioni igieniche , l’alimentazione dei cittadini e tanto altro che scorrendo le notizie lasciate su quaderni degli appunti, dovrebbero fare riflettere e mantenerle a memoria come monito per i tanti comportamenti sconvenienti di oggi o per fare i raffronti con le opportune deduzioni che ne derivano.
La vita e le condizioni igieniche del nostro Jacurso (vale “ ovviamente “ anche per i paesi limitrofi e per tutto il meridione ) rivelano essere parecchio precarie ( un po di ” luce “ comincerà a vedersi solo dopo il 1950) quando iniziano a realizzarsi le reti fognarie e idriche , ragion per cui i Jacursani o Jacursesi nei secoli dopo il ’700 ( immaginare prima ! ) subirono altri morbi, oltre alle note pandemie di peste , colera e tifo .
Un documento del 1954. La domanda per concorrere all'acquisto della " sporcizia" ( diventata letame ) a seguito di una " Spazzata ". Spazzare le strade e gli spazi del paese era tornata a non essere una prevenzione sanitaria come all'inizio del '900 raccomandava , chiedeva e insisteva il Dott. Giliberti presso l'Amministrazione ... Purtroppo capita ancora oggi che assolvendo correttamente al mandato conferito , mettendoci la determinazione e l'amore per il paese , spesso , non si va da nessuna parte e l'Ufficiale Sanitario, rassegnando le dimissioni , andò via per approdare in altro luogo più disponibile ad ascoltare. Ma quel luogo era abbastanza lontano. La sporcizia , come si evince , diventava " Concime " e , diventando utile ai campi, il Comune la poneva all'incanto dei contadini . La Storia continua ad insegnare quanti treni ha perso Jacurso e ... la popolazione non si è mai fermata, almeno, a riflettere.
Non si potrà mai ottenere una vera profilassi contro la diffusione delle malattie infettive ,dopo accertata la diagnosi del morbo senza provvedere prontamente all'isolamento dei malati e alla disinfezione delle sostanze morbose e degli ambienti......
Nella tabella che si potrà osservare sono elencate le malattie infettive e mortali che hanno interessato i nostri antenati e si trovano in una brutta compagnia un elenco di malefiche malattie infettive quali : Il tracoma, febbre tifoide ,infezioni paratifiche ,tubercolosi, scarlattina, vaiolo, tifo, brucellosi , parotite epidemica , meningite cerebro spinale, encefalite letargica, malaria……Alcune tra queste interessano di più gli animali ma , vivendo in promiscuità uomini , donne e animali , persino nella stessa casa , come non potevano scatenarsi questi infezioni ! -
Nel 1836 , ad esempio , si manifesta un attacco epidemico che fa seguito ad una precedente malattia influenzale anch’essa contagiosa . Il nuovo morbo è il Colera e , sia per la precedente Influenza Polmonare che per il Colera rimane vittima principalmente la popolazione infantile e le classi più miserabili dentro le cui famiglie le contaminazioni diventavano inevitabili non solamente per l’igiene ma già per la condizione in cui si dorme accomunati in spazi ristretti .
La ricerca si ferma al 1918, e non va oltre, poiché bisognerebbe arrivare sino agli anni ’50 del secolo scorso per scrivere dell’Asiatica o altro come la Hong Kong.
La prima ondata:
Cominciò tra maggio-giugno del 1918 ma osservando e rileggendo alcuni dati , soprattutto nei “Registri Defunctorum “ , a Jacurso qualcosa era avvenuto sul finire del 1917 . Le cronache del tempo raccontano dei primi casi di influenza spagnola essersi verificati tra le fila del Regio Esercito nell’aprile 1918 spingendo l’acme del contagio tra maggio e giugno. Si può notare come la prima ondata, nonostante la grande facilità del contagio , fu mite ed ebbe un decorso sostanzialmente breve. Successivamente l’estesa circolazione del contagio , causa soprattutto le precarie condizioni igieniche, portò ad una incubazione della malattia che presumibilmente causò anche la mutazione più aggressiva dell’agente virale in una forma più letale, associando la capacità di attaccare con virulenza le vie respiratorie con l’elevata contagiosità e portare alla morte nel giro anche di tre giorni. Questo pare di osservare analizzando alcune tabelle sulle malattie infettive una delle quali si ha la possibilità di consultare.
La maggior parte delle vittime per influenza furono quelli in età adolescenziale e giovani adulti, dai 13 a 35 anni ma anche più d’uno di maggiore età. A Jacurso , sul finire dell’anno 1917, come già si accennava, si era manifestato un altro tipo di contagio che pure aveva impegnato l’unico sanitario in sevizio presso il Comune , Il Dott. Michele Serratore che , nonostante la penuria di mezzi e personale , si adoperò a tempo pieno a causa delle continue richieste di cura . Questo medico era rimasto nella memoria collettiva per il modo garbato “ quasi il sorriso “ come si relazionava con la gente più umile che era poi la maggiore porzione di Jacurso . Anche per la sua umanità le persone sapevano ascoltarlo e con tanto poco , nel corso di quella epidemia , era riuscito a trasmettere il necessario livello di attenzione , obbedienza e collaborazione con e tra la popolazione obbligandosi a curare tanti degli infetti. In quella occasione scrisse anche al sindaco chiedendo qualche compenso in più motivandone la richiesta.
In ogni paese , ben si sa quanto siano indispensabili certe figure atipiche di alcuni cittadini disponibili e spontaneamente portati ad assumere alcune incombenze bisogna essere spontaneamente dotati . In questo faticoso lungo periodo il Medico, pare di capire, avesse necessariamente bisogno di qualche aiuto del quale l'Amministrazione non disponeva . Qualcuno indubbiamente era proprio necessario e a quanti si resero disponibili il Medico non mancò qualche riconoscenza .Oggi, nel corso di questa ultima del Covid 19 , tutta la classe medica è stata oggetto di riconoscenza per il lavoro pesante al quale è stata sottoposta e pertanto neanche potrebbe stabilirsi un raffronto con quella del 1918. Riconoscere qualche sollievo economico era già, pertanto , poco a farsi anche se già tanto si stava inguaiati per i costi di una Guerra !
Ad aggravare la condizione di lavoro ,inoltre , poco prima che si verificasse l’incipiente infezione di febbre , il Medico Sanitario , il Dott. Giliberti, aveva rassegnato le dimissioni con una lettera scritta da Roma “ per problemi di natura personali”.
Pare di poter scrivere chiaramente che la “ Rigidità sui provvedimenti sanitari “ del Dott.Giliberti avessero cagionato precari rapporti sia con l’Amministrazione che con il Medico Condotto (Serratore ) tale da indurre l’Ufficiale Sanitario ad un trasferimento del quale non ricorre , adesso, motivo di scrivere altro. Ma , per dare un cenno , si intravede come alla rigidità dell’ufficiale sanitario ( che interpreta pienamente il ruolo medico ) conseguono diverse difficoltà politiche del Sindaco e in certi frangenti anche per il Medico Condotto che deve operare tra le disposizioni dell'Ufficiale sanitario e le poche distaccate convinzioni per essere attuate dagli Amministratori Comunali .
Il Dott. Serratore si ritrovò così da solo a curare l’ infezione di Febbre Tifoide e Dissenteria mentre cominciavano a manifestarsi i sintomi di quella che sarebbe divenuta la " Madre di tutte le Infezioni " nel corso del ‘ 900 . Molto contagiosa e impegnativa per un medico senza risorse sanitarie , con in mano la sola dedizione della professione e l’abnegazione che , per non trascurare alcuno dei concittadini lo impegnavano senza eccessive pause di riposo . E con questa condizione irrazionale , impari e carente di mezzi sanitari si manifestò la nuova epidemia di Febbre Spagnola che , anche a Jacurso , si dovette contrastare e curare in tragiche condizioni igieniche, dovuta agli spazi ristretti degli ambienti , la mancanza di fognature , l’assenza di acqua corrente e ancora peggio la promiscuità di vita con alcuni animali.
Non fu solo una epidemia ma una disastrosa pandemia alla quale fu dato un nome ,cioè un codice sanitario per identificarla che porta ancora l’identificativo H1N1. La malattia epidemica , divenuta subito pandemia , venne chiamata “ Spagnola “ non perché originata in Spagna , come fu possibile di accertare , ma perché la Spagna , coinvolta dall'influenza importata” dagli Stati Uniti, era una Nazione senza disposizioni di censura, in quanto non belligerante e i giornali locali poterono riportare democraticamente la notizia sulla sua esistenza e diffusione.
I paesi in guerra ( tra questi l’Italia ) cercarono, inizialmente, di minimizzare l’entità dell’epidemia, nascondendo e riducendo i dati epidemici solo mediante la censura della stampa non esistendo altri modi di comunicazione sociale . La Spagnola , a posteriori , è stata definita “ la madre di tutte le pandemie” e H1N1 “ il virus patriarca”.
Quella del 1918 è anche conosciuta come “La Generazione Perduta” in quanto milioni furono gli “ orfani dell’influenza ” in tutto il mondo. Tanti per la perdita dei genitori in giovane età ma anche perchè furono molti i bambini colpiti e poi deceduti singolarmente o , ancor peggio , insieme ai genitori . In particolare , il morbo attaccava e infettava quasi con predisposizione “ i bambini di sesso femminile ” più di quello maschile.
Alcune frasi , raccolte nel dialetto del tempo e verosimilmente raccontate, lasciano aperte una via di ascolto per quelle persone che restarono invisibili nei lutti e nel pietoso rito delle sepolture .
Il Medico che prende atto dello stato critico di una giovinetta : «È solo questione di poche ore prima che la morte arrivi ….. E ancora : È orribile. Si pò rejere alla morte di una, due o tre persone, ma vedere questi poveri innocenti morire “ cuamu muschi !…..”
“ Fhrunte cadda e respiru pesante “ …dicìa mamma … era già ‘ premunite ‘ e si ccù la premunite si moria …tandu , cu la Spagnola , si ‘ndà perìanu ‘nta dui jiuarni
Il trasporto dei morti richiedeva , inoltre , l'uso di particolari considerazioni . Morivano bambini nella stessa giornata o nottata e bisognava aspettare il ritorno della “ varetta “ dal cimitero per riutilizzare la stessa in un altro trasporto…
La varetta era una piccola bara bianca disponibile al Cimitero per il trasporto dei più piccoli mentre per quelli di maggiore età era compito dei falegnami “ approntare “ una bara sin quando era possibile compierlo.
Per alcuni giorni non ci sono state bare disponibili per mancanza di tavole ai falegnami. Nell’emergenza fu utilizzata , pertanto , la stessa bara per il trasporto al Cimitero dove si provvedeva subito alla sepoltura nella nuda terra.
“e si rese necessario provvedersi che due corpi fossero ammonticchiati grossolanamente”
Questi alcuni degli appunti durante la ricerca ma altri rimangono da scoprire per apprendere altre informazioni . Si è scritto da scoprire poichè certi vocaboli, scritti in latino richiedono essere scrutati con pazienza e a volte da sillabare . Vocaboli e frasi in una scrittura a mano a volte incerta tra penna e calamaio e a volte anche decisa, scorrevole e di bella grafia. Quando a scrivere poteva farlo il Sacerdote o Arciprete.
Più tardi quella epidemia fu studiata come i protocolli medici prevedevano ma solo quando cominciava ad apparire una nuova era di apparecchiature elettroniche e fu possibile iniziare a dare una spiegazione sulla causa che nel 1918 il Virus sia riuscito ad aggredire preferibilmente le persone giovani e in maggioranza di sesso femminile al contrario di quanto sta capitando nel 2020
Per ripercorrere la pericolosità di quella infezione potrebbero essere menzionati diversi episodi che oralmente sono passati ai ricordi ma , appartenendo al secolo scorso, potrebbe non destare alcun interesse non suscitando oggi le emozioni di ieri . Ho ascoltato come in una famiglia con nucleo famigliare composto di quattro persone nella quale famiglia due erano i figli – un maschio e una femmina avessero contratto fatalmente l’infezione la mamma e la bambina di tredici anni che il Virus portò via in appena una settimana.
Vogliamo tornare... a volare , parlare , sorridere , essere sociali e solidali
il difficoltoso momento la guerra anche a Jacurso aveva assorbito per se ogni risorsa umana e materiale impoverendo la popolazione civile. La guerra , come veniva propagandato , in difesa di interessi superiori , aveva privato le energie migliori oltre che di uomini anche di risorse e mezzi.” Si manifestò un grave malessere sociale, difficile per la popolazione e per quei pochi mandati a casa dal fronte che, tornando , venivano accettati come sospetti “untori “ addirittura congedati dall’Esercito per malattia . Ammalati gravi spesso anche a loro insaputa e accolti peggio dalle famiglie che erano consigliati dalle autorità a mantenerli possibilmente isolati.
In questa pagina, a corredo delle notizie , vengono proposte alcune immagini e documenti che sono la testimonianza di quei fatti, delle privazioni , paure e della pazienza che certamente seppero avere per un periodo non breve. Quanto ai nostri ragazzi, tornati dalla trincea perché “ ammalati “, è il caso di soffermarsi su quanto costava “ vivere “ in trincea per poi morire da “ Febbre di Trincea “ più che che per schegge o pallottole di piombo austriaco .
La Trincea
Le Trincee sono state uno dei simboli della Grande Guerra. Tutti erano convinti che si sarebbe trattata di una guerra veloce in cui era essenziale sfruttare il fattore temporale. Invece, dopo poche settimane, i diversi fronti europei si stabilizzarono ed iniziarono ad essere scavate centinaia di chilometri di trincee, dal nord della Francia fino all'Europa orientale, nell'attuale Polonia e nei Balcani. Questi lunghi corridoi, profondi poco meno di due metri, comparvero da subito anche sul fronte italiano.
Molti di quei giovani arrivati da Jacurso non hanno mai visto prima quelle montagne così diverse dalla loro ne potevano pensare che in tempo di pace sarebbero diventate magari un’oasi di concordia .Ora devono solo obbedire e lottare con il freddo ,la paura,la fame ,la lontananza dai loro cari. In quelle trincee la vita comincia a dipendere anche dai sacchetti di sabbia a protezione dalle schegge e dalle pallottole ma dipende tanto dalla resistenza fisica di quei corpi giovani disposti a non ammalarsi di polmonite dove il fango copre gli scarponi che non si ricorda più il colore , dove la divisa è diventata un tutt’uno con il corpo e dove si dorme gli uni attaccati agli altri per disperdere il meno calore possibile .
Poi, quando questi giovani si infettavano, i loro anticorpi andavano a caccia del virus come i collegghi soldati che uscivano dalle trincee sui campi di battaglia ."Il campo di battaglia “diventava il polmone e Il polmone veniva distrutto in quella battaglia".
Diversamente da quegli anni, anche di guerra, oggi non si riesce a dare il valore alla bellezza della vita che non prevale sul gusto della frizzante “movida “ . Oggi non si può morire di privazioni ma si può giocare il rischio con un Virus in nome del Covid 19. Contrasto del pensiero di un tale signor E. Rostand che , poco prima di morire di Spagnola, simboleggiò i due pericoli che nel 1918 incombevano sulla sua vita e sull'umanità. La Guerra e la Pandemia che racchiuse idealmente in una colomba malata.
Qualche nota di approfondimento
L’influenza polmonare ,detta Spagnola , consumò fra i 40 e gli 80 milioni di persone, a fronte dei 17 milioni di morti per la guerra; perì il 14% degli infettati, prossimo 5% della popolazione mondiale. Si era in guerra e la gioventù di jacurso ,in parte, era già perita sulle montagne del veneto , altri giovanissimi venivano precettati per partire e toccò inesorabilmente alle donne sostituire i mariti nel lavoro dei campi e quello delle donne venne rimpiazzato dai bambini/e per quel che potevano fare o accudire i piccoli animali.
“In quel difficoltoso momento la guerra anche a Jacurso aveva assorbito per se ogni risorsa umana e materiale impoverendo la popolazione civile. La guerra , come veniva propagandato , in difesa di interessi superiori , aveva privato le energie migliori oltre che di uomini anche di risorse e mezzi.” Si manifestò un grave malessere sociale, difficile per la popolazione e per quei pochi mandati a casa dal fronte che, tornando , venivano accettati come sospetti “untori “ addirittura congedati dall’esercito per malattia . Ammalati gravi spesso anche a loro insaputa e accolti peggio dalle famiglie che erano consigliati a mantenerli possibilmente isolati.
Come appreso dalle testiminianze , trovarono una sistemazione il più delle volte nei pagliai o baracche vicino alla casa di campagna che tutti o quasi , contadini foresi disponevano affittuari o mezzadri. In questa temporanea sistemazione si provvedeva ai vari bisogni alimentari , di vestiario e altro ponendo il necessario occorrente , nei pressi del ricovero . E di quei pochi rientrati non ho saputo di …vita lunga .
E il sospetto pare persino da giustificare se si vuole vagliare la precauzione di bucherellare le lettere che arrivavano dai luoghi di guerra. Alle buste con degli spilli venivano praticati dei fori e quindi soggette ad una sorgente di fumo sanificatore . Quanto al focolaio originario della Spagnola si è trovato scritto che … . “Tutte le grandi pandemie precedenti e susseguenti alla Spagnola si originarono probabilmente in Asia, in quell’area vasta compresa tra Russia siberiana e Cina occidentale. …È nella sterminata campagna cinese che, in condizioni igieniche precarie, si verifica la stretta coabitazione tra pollame, suini e uomo,…lì sono insorte le più rilevanti pandemie influenzali; non trascurando il ruolo svolto dagli uccelli, migratori e non, il modo di diffusione della malattia pandemica e il contagio interumano diretto …”.
Ancora oggi rimane ,tuttavia ,sconosciuta l’origine del virus sulla Spagnola : Tre le ipotesi pensando alla Cina, Francia o USA . Per USA si vuole intendersi il Kansas perchè già nell’estate del 1917, sul fronte francese, alcuni soldati americani e francesi erano deceduti per complicanze polmonari di una forma influenzale che aveva provocato una piccola epidemia: le autopsie evidenziarono polmoni congesti, fortemente infiammati e con emorragie più o meno estese, il quadro che caratterizzerà un anno dopo la Spagnola.
Una breve descrizione sulla curiosità di conscenza del virus : La ricostruzione dell’albero genealogico e gli studi su quel virus evidenziarono che 7 degli 8 geni erano simili a quelli degli uccelli migratori del nord-America che frequentano ancora oggi anche diverse aree del Kansas. Il restante ( H1 ) circolava Invece da tempo tra gli umani nella forma del virus del 1918; il virus della Spagnola sarebbe stato una ricombinazione tra quest’ultimo gene e gli altri 7 di derivazione aviaria: resta solo un’ipotesi, che indicherebbe comunque un’origine “americana” della pandemia.
Si legge ancora che … Il virus colpì migliaia di soldati di tutti gli schieramenti, ma infierì particolarmente tra le truppe dell’esercito austro-ungarico, ove si registrò il triplo di morti rispetto agli italiani (il contrario avvenne tra i civili degli stessi paesi): ciò fu dovuto sia alle sanzioni imposte dagli alleati francesi, inglesi e italiani, con conseguente carenza di approvvigionamenti alimentari, sia ai diversi fronti ove combattevano e maggiori possibilità di contagio.
Le trincee costituirono la via di accesso alle malattie soprattutto polmonari e la vita misera dei soldati scorreva nella umidità di quei fossi malsani . !
Mamma ! Ho la febbre a 38° e la chiamano febbre di trincea. E per febre di trincea non si può chiamare un infermiere per un po’ di febbre… molta paura mi danno invece i bombardamenti che illuminano la trincea con rombi assordanti. Mamma mia dove sei? Vorrei ascoltare una tua parola …sentirti vicina !
Gli Stati Centrali hanno attribuito a lungo la causa della sconfitta militare alla pandemia influenzale e non alla disfatta bellica. E potrebbe anche essere vero. In tanto i Reduci dal fronte contribuirono, al ritorno, a diffondere il virus tra i civili in tutto il paese , durante la seconda ondata.
Considerazioni
Un dato è incontrovertibile: la quasi totalità dei virus influenzali, oggi come ieri, ha origine nel sud-est asiatico e in Cina, da cui le epidemie muovono i primi passi e iniziano la diffusione. Come la recente infezione SARS non ha fatto eccezione. Il che vuol dire che quelle condizioni di scarsa igiene negli allevamenti e nei mercati, di possibilità di contatti fra animali selvatici e domestici, di promiscuità tra questi e gli umani, di vendita diretta di bestie vive e non macellate, in sostanza di abitudini ataviche ben lontane da standard igienico-sanitari di un paese moderno, insistono e persistono, anzi talora si aggravano con l’introduzione nella dieta di nuove specie . La curiosità di conoscere e sapere di quali nuove specie potrebbero essere invase le facili mode occidentali mi ha portato a questa nuova conoscenza che per semplicità accattivante vengono sponsorizzate come “ Furetti “: Chissà chi mai saranno questi furetti!. Semplice consultarlo
– si chiama furetto, ma in latino…
Il nome furetto è molto accattivante: ci ricorda proprio qualcosa di sottile, veloce e morbido. Ma il nome latino non è altrettanto gentile. Mustela Putorius Furo così viene riportato e significa “faina puzzolente ladra”, poichè se male accudito il furetto può rubare del cibo e puzzare molto oltre che veicolare un’infezione.
La Spagnola si diffuse mediante le navi che portavano i reduci, ma anche al seguito delle truppe che viaggiavano nelle “tradotte “. Ed oggi ?
La globalizzazione, che ormai coinvolge ogni aspetto della nostra vita, è comprensibilmente la cerniera aperta anche per i contagi : in riferimento a infezioni che possono diffondersi a carattere epidemico-pandemico, non si può non sottolineare quei fattori, anch’essi “planetari”, in grado di favorirle o quanto meno di interferire con la loro estensione e c’è da riferirsi innanzitutto ai cambiamenti climatici e ai fenomeni demografici e migratori, entrambi interconnessi.
Quando dell’infezione si cominciava appena a interessarci, sul sito di jacursoonline si scrisse “ In Virus Veritatis “ volendo dare seguito a tante considerazioni che si presumeva sarebbero potute farsi a tempo opportuno. Quel tempo opportuno pare sia arrivato da un pezzo e le considerazioni sono tante. Intanto la prima verità sta che noi siamo ospiti sul pianeta Terra assieme ad altre specie con le quali c’è da condividere il suolo , l’aria e le acque.
Una delle verità più apparenti sta nelle “ Location “ - le lochescion - come si pronuncia che chiamarlo luogo non guasta per nulla. Il triangolo dell’inquinamento, tra porcilaie e ciminiere , è dove l’infezione trova facilità a sistemare l’aggressione sulle persone più fragili cioè più vulnerabili.
Il Sud dei Terroni e della Razza Inferiore ha invece resistito , o meglio , non ha dovuto resistere perché non è stata aggredita. Lo sviluppo passa allora anche attraverso il mantenimento dell’ambiente dove le specie ( anche quella umana ) possono convivere in perfetta delizia. Ma di tanto e altro si dovrà pur parlare e scrivere quando il tempo ,forse a noi , non ci consentitrà più di farlo.
Intanto schizzano sul monitor tutti gli interessi della Globalizzazione e del condizionamento sociale. “ Cosa sta per accadere sui mercati ? “ . Sinceramente ci piace vivere senza frenesie.
Jacurso e il Sud , esempio di aria pura dove vivere è un piacere a misura naturale.
Il Dott. Giliberti redige una cartina del territorio montano segnando la zona dell'infezione
Il rientro poco fortunato dei giovani soldati di jacurso
Esisteva una condizione diffusa di grande povertà .Cassa ,da pagarsi a spese del comune , costruita dai falegnami
Si ringrazia L'arch. Mimmo Mazza per alcuni documenti di ricerca
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francesco Casalinuovo Ass Cult KaloKrio - Jacursoonline
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