Virgillo
Virgillo
Guardava a quella posa nelle frhessura e sentiva in bocca il suo sapore . L’olio friggeva e indorava lo spicchio di aglio che lui aveva "scammisato" perché fosse come una reliquia profumata….
E , prendendo un pezzo di pane de ‘ndianu duro , con quelle dita trasparenti che a volte sembravano artigli altre volte sembravano le ali spezzate di un uccello sconosciuto lo sbriciolava piano e guardava l’aglio che prendeva colore ,a lui piaceva quasi bruciato così si assaporava meglio e, così pensava l’ultima volta che lo aveva mangiato , trent’anni e passa fa e come , durante quella “ prigionia “ aveva desiderato fare quei gesti . Lui la chiamava prigionia quel lunghissimo periodo di tempo in cui visse all’America Bona .
Casa e lavoro e la Domenica, seguendo uno straccio di messa in una di quelle chiese che non assomigliava , nemmeno facendo uno sforzo di immaginazione alla chiesa di Sanmbestiano , dove il Prete farfugliava i sermoni in un latino americanizzato , lui rimuginava … Coppino …li gesuani … Lu chianu de la Cruce -Lu mulinu de lu Liciartu e cancellava quand’era possibile cancellare dalla memoria tutte quelle persone che la moglie ,in quelle scarne lettere in cui cercava di manifestare maldestramente tutto il suo amore , alla fine della pagina ,….lu npurmava ca avia morutu lu cumpare Peppe de Ngiuannuzza …. Franciscu de lu cumpare Giuseppe lu spagnualu. La conosceva a memoria la lettera della moglie e si sbagliava soltanto per i nominativi de li deceduti ,morti, o dei matrimoni,pochi , festeggiati.
La moglie non sapeva scrivere e allora si rivolgia a la cummare ‘ngiuannina ,la cozettunara . E quando rispondeva alle sue lettere, la cummare la svolgeva sempre allo stesso modo. …
” Caro sposo, ti scrivo queste due righe di carta per farti sapere che noi stiamo bene e così spero che questa lettera ti trova allo stesso modo.il pacco che hai mandato è arrivato sano e salvo e dentro abbiamo trovato tuttto quello che tu ci hai potuto mandare . I figli crescono bene .Il primo ,’Ntonuzzu sta diventando un bel giovanotto, e ti assomiglia tanto anche nel ragionare .E’ un lavoratore forte e silenzioso , usa la zappa e lu curtiajhu cu lu stessu amore . Io gli ricordo sempre quello che tu dicevi della zappa. “ Per farla andare …l’hai de amare “ E ijhu (lui ) l’ama .
E poi …..immancabilmente concludeva rinnovandogli il suo amore e l’affetto dei figli anche di quelli che lui non conosceva . E infine ti stringo e ti abraccio sul mio cuore …la tua cara moglie che ti penza sempre .”… (Pensa ...la cozettunara lo scriveva convinta della sua terza elementare , con la Z )
Spesse volte , quando la mattina si alzava , prima dell’alba ,ed era quella l’ora in cui prima che andasse in America si scarfava la posa per andare a lavorare sentia quel sapore in bocca e in testa quelle parole così ripetutamente dolci all’infinito ed allora sio ricordava del sogno fatti durante la lunga notte ed lui ridendo tra se diceva “mi la mangiai devìaru e 'nno mi la sonnai “ e ,contento , andava a scolpire . lui scalpellino con la passione della terra ormai quasi abbandonata scolpiva quelle le pietre che avrebbero abbellito i portali dei palazzi nobili di quella città di cui non ricordava e, non voleva nemmeno ricordare il nome .Il nome lo conosceva e …lo conosceva bene La sentiva strana quella città. Con un nome facile la chiamava quella città. Filadelfia .Nonostante avesse quasi lo stesso cielo azzurro della Contissa ,e spesso sentiva nelle folate di vento che arrivava dal mare il sapore salmastro che arrivava da Pizzo con la pioggia .
“ Lu tiampu cerca mu mi ‘mbrogghjia “ si diceva e chiudendo gli occhi si voltava verso Pizzo e vedeva quella insenatura coperta da nuove nubi che il vento portava sui pianori di Corda e scaricava tuoni , fulmini e acqua come se dovesse arrivare la fine del mondo e poi , di colpo , arrìatu Mungipiajhu i raggi del sole al tramonto illuminavano quell’ultimi minuti della giornata di lavoro per scapilare prima che il buio inghiottisse ogni cosa .Persone , cose e animali . Lui non aveva paura del buio .Conosceva ogni anfratto di quella campagna . Ogni pietra , rovo o cima de prìcassi e quando ormai buio si avviava verso quella casa, in fondo alle Crete Rosse, si faceva guidare dagli odori che sentiva in quella stanza e l’odore che lui tirava fuori dalle sue narici era quella della posa povarejha scarfata a lu fhuacu cu pane de ndianu tuastu. Lo disturbava e lu rallegrava contemporaneamente questo ricordo ma per prendesrsi una rivincita per questo disturbo iniziava nella sua mente quel traffico che era necessario in cucina per farsi..quel pasto .
Posa Scarfata ! ” Posa scarfata ‘nta la fressura e cu mojhichi de pane de ndianu tuastu , si ripetia . Ma ora che stava sbriciolando quel pane 'nta la fressura … si era cumpusu. Non riusciva a capire se stesse sognando o stesse facendo quello che aveva desiderato sempre di fare e, con uno sforzo immenso di volontà guardandosi intorno capì che era acasa e non era la testa che trasmetteva sensazioni ma erano le sue mani che sbriciolavano quel pane giallo tanto desiderato e il suo cuore non trovava parole per descrivere .Era duro e morbido e assorbiva il condimento con facilità.
L’olio ,che non era di grande qualità ,era lo stesso che serviva per accendere il lume che illuminava con un colore caldo quell’enorme stanzone che lasciava la gola come fosse un grattalora e per non farlo grattare troppo , vi aggiungeva una cucchiarata de grasso de maiale e 'nzinzuliajhi che davano un altro sapore alla posa e…quando non ‘ncera 'ne ova ne grassu de majale … na strofinata cu lu “ miccaialuaru “ de lu puarcu .. e si jia in mparadisu lu stessu.
Pane de ndianu e posa povarejha scarfata ‘nta la frhessura e l’odore di questo fhrittu ‘nta la fressura si arruotulava …nta chijhu camerune che era ( nu monolocale ) cucina …salotto …camera da letto … e ammasunàru ( residenza ) del li gahjini ammasunati sutta lu cocipane e man mano che vedeva in quello spazio altri argagni posati o ‘mpenduti sonnecchiavano … e lu tiastu , pure la majijha pe lu pane, lu mortaru posato all’angulu diastru de lu fhocularu, lu sculapasta , lu nsalature cu li olivi de cugnuattu , pumadora sott’uagghju riprendevano il lor colore originario e sembravano rinascessero a nuova vita .
Quell’odore di pane frittu e agghju si espandva su quei muri anneriti dal fumo e dei cattivi pensieri e la posa povarejha prerndeva il colore dell’aglio e del pane .Ed era la realtà non più sogno e si accorse che era realtà quando sentì la voce di anna . La Nora. Quando Anna fece per entrare fu colta da quella nebbiolina che si alzava dal focolare ……… e per un attimo le lacrimarono gli occhi. Per poco ..si spaventò non riuscendo a distinguere quasi niente .Poi,cercando di vedere meglio si accorse che seduto sul ceppo all’angolo del focolare Verzillo armeggiare con la fhressura per cui , ritenendo che avesse fatto tardi a rientrare dalla fontana dove era andata a prendere acqua fresca ..cercò di giustificarsi ma Virzillo la la fermò con quel suo sguardo dolce … e acquoso e le disse in un soffio di voce “Finalmente posa scarfata ‘nta la frhessura …non mi ricordo più il suo sapore …mi dovete scusare se ,approfittando della vostra assenza ,mi sono permesso di prepararmela".
Le Parlava con gentilezza e in italiano….. come avrebbe parlato alla bonanima di sua moglie e , Anna , si sentì intenerita da questo suo antico modo di parlare …e , vergognosa , cercò di rendersi utile prendendo una tovaglia .nel tentativo vano di apparecchiare con un piatto e la forchetta …e un fiasco del vino . Tentativo vano perché Virgillo con un gesto della mano ferma le proibì di farlo e continuò a armeggiare con il cucchiaio di legno…nella fressura rimestando e osservando con attenzione quello che le succedeva dentro .
Poi , di colpo , con la mano tesa tolse la fhressura dal fuoco e con l’altra mano prese nu tizzune … dal fuoco e , avvicinandola ad una gambe del tripuadi , se lo avvicinò ai suoi piedi e, appoggiata la fhressura , l’altra metà rimase vicino al fuoco. Allora si alzò dal quel ceppo su cui era seduto , andò verso alla credenza prese un pizzatula di pane , tirò il suo il coltello dalla testa ….tagliò il fianco del pane , quello duro , - prese il bicchiere vuoto..lo riempi e lo posò ad un angolo del focolare. Si risiedette e con quel cucchiaio di legno con cui aveva rimestato quell’impasto si portò un primo boccone alla bocca non dimenticando di dire ad Anna : Favorite! La sua fu una risposta negativa ringraziandolo .
Lui finalmente sentì in bocca quello che aveva preparato con tanta cura e tanta devozione . Anna rimase li ad osservare quel vecchio senza denti che ruminava con pazienza assaporando ogni chicco de posa come se fosse l’ultimo e ammirava la destrezza con cui tagliava il pane soprattutto la parte dura e , mettendoselo in bocca , cominciava quello che lui chiamava “ rufhumare “. “ Lentamente con le gengive lo schiacciava , lo triturava e ‘mpastatato con le molliche abrustolite di pane de “ ‘ndianu “ e la posa poverejha , lo deglutiva senza fatica e senza sforzo “. Non parlava e tra il primo e il secondo boccone alzando lo sguardo verso Anna …. Quasi a giustificazione del suo silenzio , le disse : "Quando si mangia.. si combatte con la morte "; allungò quella mano trasparente verso il bicchiere , lo prese con destrezza,lo portò alla bocca e lo tracannò non tralasciando per un attimo , alla fine , di dire “ E’ sinceru e va bevuto a bicchiere chjinu. "
Anna non sapeva cosa pensare e lui , come se avesse dimenticato la sua presenza continuò a pregare, cosi pensava , su quella fhressura con quella tranquillità , con tutta la beatitudine nel mondo. Aprì la bocca e ripetè a se stesso e ad Anna “Mangiare e pregare ". E lui pregava con quella quella passione con cui aveva preparato la cottura del mangiare . Del cibo . Tentò una volta di interrompere questa preghiera , Anna, avvicinandosi all’angolo del focolare ma Virzillo nemmeno se ne accorse ‘ncosciatu supra lu 'ccippo , continuò a mangiare e accompagnare il mangiare con quel bicchiere di vino sempre pieno .
Sembrò ad Anna una eternità quel rito mentre dalla fhressura spariva piano piano la posa e , come se avesse calcolato tutto, alla fine, con un piccolo pezzo di pane , rivolgendosi ad Anna , con un pezzo di pane ,tra pollice e indice izati , concluse: “ Non sacciu cchiù cuamu lu chiamàti l’urtimu piazzu de pane . Nui lu chiamavamu …lu tuazzu “ ‘nglonu “ ! Prese la fhressura con una mano mentre con l’altra puliva la fhressura con quell’ultimo pezzo di pane . Con modo solenne lo scivolò per qualche minuto , bevve l’ultimo bicchiere , ruminò per un altro poco, e guardando Anna e, conoscendola come donna amante della pulizia, le disse “ la Fhressura no ssi lava “. “ Mo si sta miagghiu , grazie a Ddio.”
Il racconto è del dott. Mimmo Dastoli -
Altri racconti suggeriti : il Pagliaio delle mele - A tà ! Cu era Ulisse - Se n'era andato
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Riferimenti
Frhessura = Padella – fressura l’atto del friggere
Scammisato = quando si è tolti qualcosa di cui si è vestiti
‘ndianu = il Granone .
Sanmbestiano = espressione tipica nel menzionare il protettore di Jacurso
gesuani … lu chianu de la cruce…. Lu mulinu de lu liciartu : nomi di località di ridotte estenzione
npurmava= informava
cozettunara = cozetta è la calza .Cozettune è per il periodo invernale ma utilizzato dai contadini in ogni stagione per la sua robustezza e durata. Cozettunara era chi sapeva realizzarle
curtiajhu = è il coltello particolare del contadino.Robusto e adatto a tagliare di “ grosso “
devìaru = è con la ì accentata . Davvero
sonnai= Sognai
Contissa= La montagna di Jacurso
Pizzo = località di mare che si osserva dalle alture di Jacurso
‘mbrogghjia = imbrogliare
Corda= altra località nel territorio di jacurso
Scapilare = espressione tipica che segnava la fine della giornata di lavoro.Abbandonare , lasciare
Dietru Mungipiajhu = Località. arriati Mungipiajhu . dietro la locatà di Mungipiajhu
Posa Scarfata = Faggiola riscaldata/fritta
Mojhichi = molliche
ndianu tuastu = il pezzo di pane di granone indurito
grattalora= arnese per grattare il formaggio ,tipico nella forma contadina di un tempo
‘nznzuliajhi = del maiale non si sprecava nulla.Erano i rimasugli tra carne e grassi .si componevani , caldi,in un contenitore di creta , si solidificava raffreddandosi e si prelevava con un cucchiaio
Miccialuaru = Corrisponde all’organo maschile del maiale. Veniva appeso e fatto indurire
Puarcu= maiale
Jia= espessione del dialetto con origine greca. Andare>andava
posa povarejha scarfata ‘nta la frhessura .Povarejha =una qualità di faggiola
chijhu= quello
gahjini ammasunati = galline “ accasate “. Un francesismo da “ a la maison” > ammasù = a casa.La casa delle galline, in quel mondo contadino che fu,potevano essere i piedistalli dei letti .Piedistalli sulle cui barre si appollaiavano
cocipane = il Cuoci pane > oggi “ forno “
argagni = vettovaglie da cucina
‘mpenduti = appesi – che pendono
Tiastu = vaso di terracotta di Origini arabe . Arabi che in cucina hanno lasciato tanto di buono come sa Virzillo.
Majijha = La Madia
Mortaru = vaso tornito in legno. Si pestava il sale , il pepe…
lu fhocularu = il focolare
sculapasta = scolapasta
nsalature0 dove si conservaval’insalata
cugnuattu = dovreppe dare l’immagine di un qualcosa “ pressato “. P0modori crudi preparati e pressati anche con una pietra sopra un tappo di legno
uagghju= olio
Nora=nuora
nebbiolina
tizzune=un pèezzo di legno che brucia nel focolare
tripuadi = un sostegno a tra gambe adatto per poggiare pentole / fressure
pizzatula= Na pizzatula de pane > particolare forma, non troppo pronunciata, nella dimensione ovale
rufhumare = passare e ripassare in bocca il cibo masticandolo continuamente ( anche per assaporarlo)
ncosciatu sopra lu ccippo = un tronco di albero tagliato in prossimità dei rami. Capovolto ,coi rami a far da gambe, era la sedia nel mondo contadino
Non sacciu cchiù= Non so più
l’urtimu piazzu = ultimo pezzo
tuazzu“ ‘nglonu “ = Porzione di pane che sta appena tra le dita. ‘nglonu > era proprio l’ultimo “boccone” e perciògirato e rigirato a raccogliere l’ultimo condimento. La fhressura, opo, era pulita.
franco casalinuovo ass. cult. kalokrio - jacursoonline