Il Treno del Sud
Il Treno del Sole –
Resta un pezzo di storia dell’Italia ancora divisa in due .Quella dell’emigrazione meridionale che “dissero i governanti del tempo “ aveva portato a soluzione la disoccupazione al sud e migliorato lo stato di povertà. Quello dei terroni con le valige di cartone, marrone o verde, legate con lo spago. Un mezzo di trasporto che spostava non solo cose ma persone in cerca di speranza.
Oggi si celebra la Giornata dell’Emigrante.
Noi dell’ex Regno di Napoli continuiamo ad emigrare in altri regni mentre nella colonia del meridione arrivano i nuovo emigranti disperati come erano i primi terroni in cerca di speranza. E tra loro si ritrova gente per bene e gente per male : come lo erano i terroni e come lo siamo ancora da italiani.
Arrivano o annegano sui gommoni e scappano a piedi da guerre e carestie come noi si scappava dalla miserie saltando sul Treno del Sole laceri e con nient’altro se non le sole braccia e la valigia con lo spago. Con la Freccia del Sud si scappava invece in Svizzera dove non si potevano portare dietro i bambini, cioè i figli , e dove ,dopo le visite mediche , ci aspettava anche “Il populista Schwarzenbach “ che nel 1970 indisse una votazione per mandare via noi italiani. " Cacciateli !
Abbiamo ucciso la memoria
Dal 1860 sino ad oggi gli emigrati all’estero sono più di trenta milioni e non c’è famiglia che non abbia mai avuto un parente emigrato mentre dal ‘46 al ’68 due milioni sono espatriati in svizzera . Tutti abbiamo avuto , da Nord a Sud , parenti emigrati in argentina , USA , canada , venuzuela , brasile Australia, Svizzera o Belgio. Le guerre ci hanno provocato lutti e miseria e nel nostro meridione la vita nelle campagne è stato solo lavoro e poco guadagno. In quegli anni alcuni generi di consumo come il caffè e la carne è sconosciuto e l’arretratezza è spaventosa.
Nonostante siano state vissute queste condizioni bisogna riconoscere come sia stata dimenticata l’indigenza di quel periodo e quanto hanno smosso i bisogni più elementari.
1950
Lo chiamano il treno del sole. Arriva dalla Calabria ed ogni giorno raggiunge Torino dove scendono in media più di 200 nuovi torinesi . Lungo il percorso, come una tradotta militare , ferma a tutte le stazioni e imbarca gente che arriva su altri treni anche dalla Basilicata e dalla Campania . A volte anche dall’Abruzzo . A Santa Eufemia arriva da Siracusa o da Palermo , dalla Sicilia, da dove è partito con destinazione Torino porta Nuova. Lascia ogni giorno la stazione di Palermo alle ore 09,20 o da Siracusa alle 10,10 e dopo più di 25 ore ( salvo ritardi ) il PA-TO arriverà alle 09,52 . Stasera,questi terroni viaggianti non si sa dove andranno a dormire e ancora incerto diventerà il loro soggiorno. Ai meno scalognati, qualche parente , avventuriero prima di loro e già “ sistemato” avrà provveduto a “ riceverli “ magari per qualche giorno o una settimana. Poi toccherà sbrigarsi e dal mattino si andrà alla ricerca di un lavoro , uno qualunque per campare alla giornata e dopo , trovata qualche “giobba “ si cercherà una dimora, solitamente una soffitta oppure una/due stanze in una di quei condomini con le ringhiere esterne. Tre piani e le scale in pietra , un gabinetto in comune e il vaso alla turca in fondo alla pensilina.
La giobba è un triste retaggio delle emigrazioni anni ’20 negli stati Uniti . Un’approssimata espressione dei nostri americani per chiamare così il lavoro cioè una qualsiasi prima occupazione quando , passata la quarantena di ellis Island, era necessario trovare presto un impegno di lavoro non solo per affrontare la gestione personale ma ancor più a stare in regola con la condizione americana sulla emigrazione. Condizione , dunque , per tirare avanti e restare negli States . A Pitzburg , come raccontavano, non era facile trovare …na “Jobba “ così presto come si voleva ( job =mestiere , lavoro, occupazione ). Da qui dialettizzato con fantasia era diventato jobba.
Di certo la città di Torino , la piccola città di Torino nel ’61 ha già raggiunto 1.000.000 di abitanti. Una vistosa impennata tanto che già sulle panchine di Porta Nuova ogni mattina e tarda mattinata , quando arriva il Sud , si può registrare la nuova tendenza demografica della città che però non interessa solo la capitale della Fiat ma anche il cosiddetto triangolo industriale Torino – Genova - Milano . Perché gran parte del meridione, lasciando il Sud, sale pure sino a Milano e Genova.
Ma tutte le province della Lombardia , del Piemonte e della Liguria, in questi anni del ’50 e ‘ 60, saranno rivitalizzate dalla manodopera meridionale .Piccole comunità cominceranno a svilupparsi allungando le periferie e , al contrario, si svuoteranno i paesini del Sud dove resteranno sempre meno animate le case popolari e a seguire le altre. Oggi nel 2019 i paesini sono divenuti , con una parola gentilizia , Borghi ma il peggio è ancora dietro.
Il treno del Sole a Santa Eufemia fermerà pochi minuti ma sulla panchina sono ammassate da qualche ora valige di cartone, scatoloni con lo spago uguali alle valige. E poi i viaggiatori cioè i migranti per Torino seduti sui bagagli. Qualcuno si è prestato anche una valigia perché mastro Vito e Mastro Vicenzino le hanno “ finite “. Anche le scatole di cartone . Sono gli avventurieri del viaggio che , tra ressa e spintoni, tenteranno la conquista del posto a sedere mentre ogni tanto spiano in fondo al binario. E il treno ,quando arriva , arriverà strapieno come ogni giorno dalla Sicilia e già a Villa cominciano a riempirsi i corridoi e Il posto a sedere sarà tribolato come il posto di lavoro per cui si parte.
“Sta arrivando, sta arrivando”, e in lontananza cominciano a distinguersi due cerchiolini rossi sempre meno lontani. Poi maestosa la sagoma della locomotiva che avanza a rilento sino a fermarsi dove non c’è più banchina. Lentamente scorrono le carrozze sin quando stridono le ruote frenate e qualcuno ardimentoso agguanta la maniglia , punta la scarpa sulla mensolina e apre la portiera pesante. E’ libero . C’è un posto? e avanti a chiedere per ogni scompartimento ….è libero quello?… non sappiamo .. è uscito. Il Treno è lunghissimo e si riparte verso paola dove si ripeterà la stessa scena. Qui il treno sosta più che a Santa Eufemia sin quando si spegneranno tutte le lampade dei vagoni per riaccendersi quando uno scossone tra le carrozze lascerà intendere che altre carrozze sono state agganciate . Quelle provenienti da Cosenza e le altre in attesa sul binario provenienti da altre linee. Viene sostituito anche il locomotore. In definitiva uno scalo tecnico programmato ed uno di conforto già che la carrozzina alimentare riusciva a scorrere dal fondo tutte le carrozze . Minerale…Panini ..Bibite. Si ripartiva verso la Basilicata , la Campania e poi il Lazio. Vallo della Lucania , Sapri , Battipaglia , Salerno , Napoli Centrale. E qui si sostava almeno una Mezzora. Si agganciava un nuovo locomotore all’ultima carrozza di coda e si ripartiva in senso inverso di marcia.
Era un treno lunghissimo , il Treno del Sole , programmato per diventare sempre più lungo con le carrozze esclusivamente di seconda classe perché quelle di terza , coi sedili in legno , soppresse da qualche anno , praticamente avevano segnato un miglioramento nei trasporti destinato agli emigranti. Ma sempre una tradotta era rimasta.. e per questa la prima stazione di partenza era Reggio Calabria o Palermo. Il più delle volte arrivava a Santa Eufemia già intasato di passeggeri .Santa Eufemia è ancora uno snodo ferroviario dove si incontrano i viaggianti del Tirreno, dello jonio catanzarese e delle Serre. Tutti migranti con destinazione Torino o Milano. Il Piemonte , la Lombardia e la Liguria.
Snodo ferroviario di Santa Eufemia Lo Zuccherificio di santa eufemia
Prima che a Santa Eufemia la stazione ferroviaria sul tirreno stava allo scalo di San Pietro a Maida . Successivamente si ipotizzava una linea ferrata nell’entroterra che avrebbe interessato Filadelfia , nelle Serre , ma di quel progetto non si andò a conclusione optando per lo snodo ferroviario di Santa eufemia dove sta per essere costruito lo Zuccherificio e la bonifica delle zone malariche . La bonifica della Plaga di Santa Eufemia ( periodo fascista ).
C’è un posto ? … Tutto occupato . Un posto spesso c’era in quello scompartimento da otto posti ma chi aveva il coraggio di essere cortese con una notte ancora da venire? Si tirava avanti spesso commentando… “ Se non ci si aiuta tra noi…” Il più fortunato era quello seduto sul lato del finestrino solo perché poteva poggiare la testa al vetro o sulla mensolina. Ma dopo ore e ore diventava scomodo. Tutti gli altri erano costretti ad una insopportabile rottura di collo. Capiterà più volte di fare il viaggio seduti sui piccoli sgabelli ribaltabili del corridoio ma quando arriverà lo sfinimento, si saranno fatte le dieci –undici di sera, tutti saranno stesi sul pavimento del corridoio. Difficilmente ,infatti , questi viaggiatori in cerca di fortuna arrivano al treno vestiti elegantemente.
La loro era una divisa inconfondibile .Un vestiario di decenza perchè la gente ricca e agiata viaggiava su altri treni: il Settebello che filava a 180 Km all’ora e il “Belvedere” dove , oltre al prezzo del biglietto per fare la selezione dei passeggeri , il personale in giacca bianca poteva servirti il caffè o il the e il Piatto caldo se lo desideravi. Un servizio non a misura dei cafoni che di loro sbollettavano un termos di caffè, la fiaschetta del vino e un mezzo pane da affellare con la provola o soprressata . Un altro mondo. Improponibile per i terroni che viaggiavano sul Treno del Sole. Di quegli anni 60 , i documentari di Ugo Zatterin mettono a nudo di quanto si stava male e di quanto si era desiderosi per dare l’addio al mondo rurale anche con la sola e incerta speranza di cambiare vita partendo verso l’ignoto .
Alle 15 del pomeriggio , ma era comodo dire alle tre, arriva da Cortale un postalino di Foderaro di colore blù. Ha i sedili di colore rosso e lo guida Mellace ,autista tuttofare con la voglia di apparire allegro, disponibile e ci riesce per la sua innata ironica umanità. Sale sulla scaletta posteriore sorreggendo pesanti valige e c’è da salire più volte . Una valigia per volta e poi a ricomporre il telo sopra le ultime legate con una corda che pende sulla portiera. Si parte e a quell’ora è partito un bel pezzo di gioventù verso il treno del Sole che arriva da Villa S. G. alle cinque e venti per ripartire alle cinque e mezza. Le lacrime e le strette di mano vengono osservate impietosamente appoggiati al muro del bar.
caselle borgaro leini ciriè settimo mappano san maurizio san mauro ceresole chivasso oppure Acqui terme , Canelli e paesini vicini
Dentro quel treno si andava verso l’ignoto e non si conosceva lo spaccato dell’Italia disunita e non integrata dopo l’annessione . I cartelli dei “ Fittasi ma non ai meridionali”.
Quelli che sapevano e avevano deciso sul destino dei terroni.
Quelli che sapevano dissero invece, che stava cominciando a verificarsi qualcosa di speciale che avrebbe sovvertito il destino del Sud e incrementato il benessere del Nord attraverso la sua industrializzazione e la solidità dell’economia di tutto il Nord italia . Un fenomeno sociale di massa. Solo una parte di questi emigrati, arrivati a Porta Nuova con il Treno del Sole , verrà registrata dagli uffici comunali mentre una cospicua maggioranza continuerà a rimanere senza residenza , senza assistenza medica e senza un domicilio. Si sarebbero arrangiati. Gli onesti , i lavoratori sarebbero stati messi ai lavori carenti di manodopera mentre i mariuoli avrebbero trovato anche quì il modo di arrangiarsi in proprio. Il gioco della carte a scommessa nei sottopassaggi della stazione , la prostituzione e qualche lavoretto a Porta Palazzo. Radioline , Sigarette , accendini . Cose che già si erano fatte negli States con la prima emigrazione transoceanica.
Cominciava quella che non si sapeva allora se definire “ clandestinità “ cioè italiani che spostandosi per lavoro all’interno del suolo nazionale erano diventati clandestini. Ovvero lavoratori che spostandosi non erano più regolari ma abusivi e questo è un aspetto della legge fascista che era ancora in vita e che verrà abrogata solo nel 1961.
Dove abiteranno queste forze lavoro
Case di ringhiera:
ingresso comune ,ballatoio,con ringhiere dove abitano tre quattro famiglie con il cesso in comune.Mentre stavi mangiando passava la signora Gervaso col giornale sotto il braccio e capivi … che andava .. . Buon giorno signor …buon appetito . Ma non era una cosa debilitante perché eravamo tutti poveri … tutti uguali ...cioè come se poveri non lo fossimo. Eravamo poveri operai ex contadini e magari rientrando si passava dall’osteria come dalla parisa a Jacurso o dalla Smelarda o dalla Petrantona .. Da pinotto a Torino in Via fabrizi o in via cuneo o altre vie dei meridionali.. Sul ballatoio a ringhiera si passava magari con la giacca sulla spalla appesa al dito e allora si capiva che aveva fatto il pieno. c’era il pro e c’era il contro. Il pro dove tutti si conoscevano con tanti Bongiorno monsiù e Bongiorno madaminn ed era insomma una grande famiglia di conoscenti e diffidenti. Ma era anche una sicurezza sociale che tutta questa gente su e giù nonc’era scampo per un estyraneo sospettato. C’era appena una porta a vetri con i portellini , la sera ti chiudevi… anche perché da rubare c’era poco. C’era magari qualcuno che la sera passando si tirava diero un lenzuolo messoad asgiugare ..e oi le liti tra le madri..mia figlia è più bella della tua , si spiavano …e di a tua figli quando torna con quei tacchi a spillo che svegli tutto il casserrmon… Mi figlia li mette solo al sabato , guarda che ti sbagli ! ma l’ho vista… ma guarda che mia figlia fa i turni… E quanto ne avevano visto e sentito quei muri ! E quei muri sono ancora li magari ad aspettare nuovi inquilini , nuovi disperati perché chi in queste case aveva raggiunto un certo tenore di vita …dice …ma c’è la facciamo ? facciamo il passo e si fittano un appartamentino o fanno il mutuo per comprarlo che almeno ha i servizi in casa , magari l’ascensore e lasciano libere queste case che vengono subito occupate da nuovi disperati che possono permettersi solo quel tipo di casa che comunque è un discorso di umanità che continua nel tempo dove si chiamavano le barriere , i rioni le borgate ma sempre e migrazione era.
Nelle case di ringhiera, la singola sfera privata di ogni abitante veniva condivisa con tutti gli altri condomini: il rapporto di vicinato finiva così per trasformarsi in una specie di legame familiare, con i pregi e i difetti classici di una grande famiglia.
Di questo ed altro parlarono Bruno Lauzi ( La donna del Sud ) , Sergio Endrigo Il Treno che viene dal Sud del Sud ) , Equipe 84 ( Casa Mia ) , Gipo Farassino (Non devi Piangere Maria )
franco casalinuovo jacursoonline