Lo Spreco Alimentare
Lo Spreco Alimentare
In qualche documentazione medica si legge che il cibo è il nutrimento del sangue e del cervello.
Senza , infatti, non potrebbe essere condotta alcuna attività fisica né di pensiero e , prima dell’avvento consumistico , il cibo con cui nutrirsi costituiva quasi una filosofia di vita . Nel mondo agricolo , in particolare quello dei contadini , le belle tavolate sull’aia servivano , per esempio , ad rianimare la fine delle giornate di fatica e con quelle “scialate “ si riusciva a alleviare la stanchezza del corpo per l’atmosfera rilassante che si creava tra nonni e nipoti , giovinette e amorosi , mamme e figlie . Emozioni, sogni e allegria con il cibo hanno avuto sempre un buon legame tra le generazioni. Il denaro circolava poco e la merce di scambio era il baratto , il prodotto della terra e la solidarietà. Si lavorava per “ mangiare “ e si consumava il cibo, frutto del lavoro, per disporre di energie necessarie a produrlo.
Il corpo non ha vita , non si muove senza gli ordini o la volontà del cervello e per il contadino , per l’artigiano , il medico o proprietario terriero era necessario caricare di energie vitali questi due organi essenziali . Dunque il cibo è stato sempre sinonimo di vita .
A ridosso delle due guerre , poi , la vita non è stata facile. Poche braccia da lavoro per i figli in guerra hanno fatto soffrire per fame un po tutti anche perché prodotti come il grano, legumi ed animali da carne venivano spediti al fronte. . Ne hanno sempre parlato le nostre nonne ma ,per fortuna , la solidarietà riusciva a coprire la miseria , i lutti e l’indigenza. A chi aveva i parenti americani , fortunatamente , arrivavano i Pacchi con il formaggio giallo e i formaggini “ bianchi “ ( sconosciuti a noi ) , le scatolette di carne e quelle di tonno che non si riusciva ad aprire. Chi ha ricordo dei “ pacchi americani “ ? A Jacurso saranno stati in tanti e di la dell’oceano , raccontavano i nonni americani , c’erano gli “ Stori ” e negli Stori si faceva la spesa col “ car “..
Noi , giovani ragazzi del dopoguerra coi pantaloncini corti anche d’inverno , conoscevamo , a stento il chilo di pasta nella carta blù da mezzo metro che si tagliava a metà, le sarde , il baccalà ma di “ Car “ …. E ridendo si diceva …Ohh Mastru Cì… chissa si ch’ è na bumba ! La spisa cu lu carru ?
Dopo cinquant’anni arrivarono anche da noi gli Store con i carrelli e mastru cicciu e soci americani avevano detto bene .
Si modernizzava la società italiana sul modello americano e con essa aveva inizio lo stravolgimento del modo di vivere. Prima nei grossi centri e , con l’avvento della televisione, dappertutto. E con Carosello finiva la filosofia accorta e risparminia delle nostre mamme. Il Bussness “ commerciale era sbarcato anche in Italia . Mamma TV educava “ le Massaie “ e le nostre brave mamme ad un nuovo modo di fare la spesa . Si dava largo pensiero al consumismo e con esso cominciavamo a complicarci la vita!
I poveri, però , eravamo ancora noi del Sud, dei paesini del meridione dove il piatto lo vuotavamo strusciando l’ultimo tozzo di pane abituati come si era , ad un solo piatto e basta. La frutta non faceva abitualmente parte del “ mangiare “ e si consumava a secondo la voglia e la disponibilità di stagione direttamente … sul campo ..
Riciclare era anche un’arte e tra pentole e arnesi le nostre nonne , le nostre mamme sapevano creare una relazione amorosa con i pochi ingredienti a disposizione che sapevano creare un’atmosfera di benessere tra profumi, fumi e rumori di casseruole.
“ Maccarruni “ e Fhilatiajhi “ si filavano con il ferro delle calze e quando si levava il sughero alle bottiglie della salsa nella strada si diffondeva una nuova onda di profumi forti e intensi che si riversavano fuori dalle cucine senza difficoltà stante la precaria tenuta di porte e finestre rigorosamente di castagno.
Con l’accortezza della mamma qualcosa restava per la sera o il giorno dopo che, ripassato in padella, con la crosticina croccante diventava ancora più “ saporito. Sapienza della “ Pasta Scarfata “.
Al fine settimana arrivava per abitudine ( e necessità ) il tempo del riuso degli avanzi settimanali . Il polpettone metteva assieme tutti gli avanzi ed era pure buono per la cospicua varietà di ingredienti.
Preparare de Mangiare.
Si diceva così e, durante la preparazione del “ Mangiare “ , le nostre madri e nonne mostravano d’essere autentiche insegnanti di Economia Domestica anche perché evitare gli sprechi significava compiere un esercizio quotidiano così spontaneo che , ricorrendo agli avanzi non consumati, li portava ad inventare il cibo sul posto. E l’inventiva era maggiore quanto la famiglia era più povera . Soprattutto Verdure e poi cereali e pane . Carne pochissima se non quella del maiale ( i conservati del maiale ) e di animali di piccola taglia quali il pollame e conigli.
Le ossa , poi , con i rimasugli di carne appiccicata, appena bollite davano un brodo sufficientemente gradevole da combinare spesso con il solo pane e verdure. Le tante ricette che oggi si vanno a riproporre stanno spesso nella Cucina dei ricordi.
Ho appreso uno di quei ricordi “ spontanei “ come lu “ Panecuattu “ ,
Il pane duro fatto bollire in acqua salata .Scolato e insaporito con aglio sminuzzato,una spolverata di pepe macinato , condito con olio e formaggio grattato di pecora. Ingredienti genuini.
Poi arrivava il tempo della mietitura. Lavoro da Fatica ,Sudore e Sete. E Sempre il pane protagonista come alimento che da forza.
Bollito in acqua, stavolta si scola per bene e poi si schiaccia in pentola col pugno chiuso. Versato nel piatto bastava condirlo e insaporirlo con aglio tritato, olio, sale e aceto. Dopo un buon rimescolamento andava spolverato con origano e menta selvatica. Insieme alla fiaschetta di vino , riusciva a dare energia e alleviare anche la sete.
Non avendo altro ,un giorno dissi a mio figlio : queste son due fette di pane . Una è pane e l’altra formaggio !
Erano gli anni ’50 . Gli anni ,per noi , dell’emigrazione .Gli anni della svolta italica. A seguire gli anni del Boom , gli anni del benessere. Ci fecero dimenticare i dolori delle guerre e negli anni sessanta cominciammo a privarci di quei mobili di castagno ,noce o ciliegio per sostituirli con quelli più colorati di truciolato e formica. Più o meno iniziava da lì anche l’addestramento allo spreco del cibo. Affamati e Virtuosi che fino a quegli anni non avevamo conosciuto “ La spazzatura “ cominciavamo a Svuotare nel Tre ruote della “ Guzzi “ gli avanzi alimentari , seguì la Lambretta Gialla, poi i cassonetti e oggi la Differenziata.
Siamo stati condotti nei tempi dell’abbondanza dove povertà, ristrettezze e risparmio hanno voltato le spalle e ceduto al richiamo della quantità e delle primizie , dei frutti esotici e del pesce di altri mari, ciliege e fragole a gennaio e bevande con etichette ricche di fascino . L’abbondanza , sapientemente, è diventata spreco ormai da troppo tempo ma la pubblicità induce a consumare ( e sprecare) perché il Pil resta basso!.. Buste , vaschette, ..non importa quanto inquinano !
Bisogna portare avanti il “ discorso “ e non si capisce fin dove portare avanti questo discorso .“ In televisione, si cucina e si frigge dalla mattina alla sera e i programmi vanno replicati anche di notte. Su tutti i canali e su tutte le reti. Il Bussines , ovviamente sarà sempre disposto a sostenerlo e incentivarlo con campagne promozionali e pubblicitarie.
Nella giornata per porre attenzione a questo nuovo “ modus alimentare “ non è passato un solo messaggio sullo spreco mentre da mesi è rimasto quotidianamente martellante l’impegno che spetta ad ogni italiano di guardare San Remo !
Perché tutta questa premessa !
A modo di KaloKrio tutta questa premessa sta almeno per recuperare qualche nostra virtuosa economia del passato quando il cibo serviva per nutrirsi e quando le malattie cardiovascolari e il diabete erano appena nella norma come l’obesità e le diagnosi tumorali e , parimenti al consumo alimentare , si cominciava a conoscere la spazzatura che prima non si creava. Lo scarto…dello scarto serviva ad alimentare gli animali. Dal cane al gatto , dai conigli al maiale alle galline. Il resto sarebbe finito come letame in agricoltura.
Adesso l’abbondanza sta scemando cioè i consumi sono calati e per dirla più cruda si ricomincia a soffrire la fame . Quella fame che pensavamo di aver dimenticato e posta alle spalle. il 60% dice di aver ridotto la spesa alimentare e il 40% di costoro non lascia alle discariche i cibi scaduti sull’etichetta. Li consuma. Era successo già in Grecia che in gran parte abbiamo gìà dimenticato pur essendo su quella strada.
Si legge che “ Lo spreco alimentare domestico reale, cioè quello misurato nelle case degli italiani sottoposti a campione, rappresenta i quattro quinti dello spreco complessivo di cibo in Italia per un valore di oltre 11,8 miliardi di euro “.
Va aggiunto il valore misurato durante la filiera, dalla produzione alla distribuzione, stimato in oltre 3 miliardi di euro che in totale vale per l’Italia lo 0,88% del Pil.
Sprecare , cioè non consumare il cibo prodotto , vuol dire anche “Sprecare risorse ambientali, idriche ed economiche sia nella produzione che nell’acquisto in quanto vanno considerate altre voci di sprechi quali energia per il trasporto ,la refrigerazione e la logistica per quanto non si riesce a consumare . Altronde l’uomo ha già abbondantemente avvelenato la natura che era sufficientemente attrezzata per sfamare tutti. Gli allevamenti intensivi , poi , non sono in favore della salute, al contrario, a vantaggio solo economico degli allevatori che per mantenerli in salute non solo inquinano ( anche le falde ) ma somministrano negli allevamenti pure gli antibiotici..
Negli ultimi anni ,pare, sia cresciuta la sensibilità su questo tema e , concretamente , pare sia dovuto alle scarse risorse finanziare dei consumatori ma poco alla coscienza mancando o almeno essendo debole l’educazione alimentare.
Si legge , ancora , che 821 milioni di persone sulla terra soffrono la fame e , una persona ogni Tre è malnutrita mentre nella società educata a “ incicciare “ Due persone su Otto soffrono di obesità. Tutti potremmo , invece , dare il nostro contributo acquistando solo ciò che serve realmente, compilando liste precise, scegliendo alimenti locali e di stagione, consultando etichette e scadenze, utilizzando al meglio frigo, freezer e dispensa per gli alimenti senza stiparli alla rinfusa. E camminando .Che nel nostro territorio è ancora possibile fare con qualche attenzione.
Quanto cibo sprechiamo?
Per spreco alimentare si intende generalmente quella parte di cibo che viene acquistata ma non consumata e che, quindi, finisce nella spazzatura.
Tra le principali cause dello spreco troviamo:
le cattive abitudini di spesa;
l’inosservanza delle indicazioni poste in etichetta sulla corretta modalità di conservazione;
le date di scadenza troppo rigide per eccesso
la tendenza a servire porzioni di cibo troppo abbondanti;
le promozioni che spingono i consumatori a comprare più cibo del necessario.
Oggi che è molto diffusa la condizione di “ Single “ le porzioni destinate a questo segmento sono disattese per cui l’anziano/a non ha scelta tra il consumo totale o il conferimento nel pattume se parziale.
Possibili soluzioni ?
Combattere lo spreco alla radice è possibile solo restituendo valore al cibo e a chi lo produce ma ,nel nostro piccolo, potremmo contribuire a ridurre gli sprechi compiendo piccole azioni quotidiane come:
• fare la lista della spesa e comprare solo quanto necessario;
• comprare se possibile da produttori locali e nei piccoli negozi del comune ;
• scegliere prodotti di stagione;
• usare meno prodotti trasformati;
• recuperare e imparare l’arte della cucina di recupero, utilizzando avanzi e scarti;
• non acquistare porzioni eccessive.
È importante ricordare a questo proposito che un cibo sprecato non solo diventa male acquistato e inutile ma è anche dannoso per l’ambiente.
Insieme al cibo dobbiamo considerare che vengono sprecati anche la terra, l’acqua e i fertilizzanti che sono stati necessari per produrlo.
Ridurre lo spreco significa anche contribuire a salvaguardare gli animali che muoiono avvelenati o per mancanza di cibo.
A breve la nostra associazione Kalokrio , con la Promozione della Amministrazione Comunale , affronterà alcuni temi sull’Ambiente , l’inquinamento , i rifiuti abbandonati , il costo dello smaltimento e qualche ipotesi di sviluppo..
Per iniziativa del Sindaco Serratore , si sta promuovendo intanto, con larga condivisione , campagne sanitarie strettamente legate al consumo alimentare alle quali dovrebbero seguire altre di sensibilizzazione civica. Partecipare , condividere o dissentire resta sempre un motivo di crescita e di civiltà.
Malattie cardiovascolari , Test Diagnostici al quale seguiranno incontri / dibattito sulla salvaguardia ambientale come l’insidia dei rifiuti .
La lezione del Passato
La civiltà contadina che resiste ancora per qualche lustro dopo la fine della seconda guerra mondiale tende definitivamente a scomparire o subire profonde mutazioni, sommersa dall’incalzare prepotente della civiltà consumistica, che tutto chiede, che non concede più nè riposo né meditazione, che tutto sacrifica sull’altare della fretta, della carriera, della sete del guadagno e del divertimento.
Il loro linguaggio ,quello dei contadini e artigiani , era semplice, colorito ed espressivo, dotato di una sapienza e di un rigore logico che avrebbe fatto invidia a un filosofo, era ricco di proverbi incisivi e di grande utilità nell’assolvere una funzione moraleggiante attraverso cui si cercava di impartire insegnamenti, lezioni di comportamento nella società.
Essi erano certamente più poveri e meno istruiti di noi in fatto di mezzi di sostentamento, ma senza dubbio più felici, per una ricchezza interiore a noi sconosciuta, non frustrati e schiavi di un materialismo consumistico che dilaga sempre più nelle nostre città e da tempo in picoli borghi come Jacurso, dove tutto si trova tranne che il calore umano e alle cui porte il contadino ha consumato la decisione più grave della sua storia, sacrificando , con l’emigrazione , la sua terra sull’ altare di un benessere prevedibilmente più facile e più sicuro.
Quali sono gli imballaggi a loro sconosciuti che noi compriamo e dobbiamo buttare ?
Bottiglie per acqua minerale, bibite, olio, succhi, latte, ecc.
Confezioni rigide per dolciumi (scatole trasparenti e vassoi interni sagomati) Confezioni rigide/flessibili per alimenti (affettati, formaggi, pasta fresca, frutta, verdura)
Buste e sacchetti per alimenti in genere (pasta, riso, patatine, salatini, caramelle, surgelati)
Vaschette porta – uova
Vaschette per alimenti, frutta, carne e pesce
Vaschette/barattoli per gelati
Contenitori per yogurt, creme di formaggio, dessert
Gli imballaggi di rivestimento (bottiglie d’acqua/bibite/latte,
Barattoli per alimenti in polvere
Contenitori vari per alimenti di animali domestici
Piatti e bicchieri monouso
Abbiamo osservato le buste dei supermercati “ calati sui bordi delle strade “ appena rallentando e peggio quelli scaricati sulle stradine di Monte contessa e Madama Laura.
Avanzi di cibo, scarti di cucina, gusci d’uova e gusci di molluschi, pane raffermo, bucce e scarti di frutta, scarti di verdure, piccole ossa, bustine di the e fondi di caffè, fiori e piante recisi di piccole dimensioni, piccole quantità di tovaglioli e fazzoletti di carta intrisi di residui di alimenti, cenere del camino, fibre naturali quali cotone e lana. E poi anche medicinali.
Concludendo
Ridurre gli sprechi alimentari è, oggi, un imperativo etico, sociale, ambientale ed economico. Non solo per il tempo di crisi che stiamo vivendo, ma anche perché la competizione per lo sfruttamento delle risorse naturali a livello globale si fa sempre più accesa e incrementa i conflitti, la violazione dei diritti umani, l’impoverimento biologico ed economico, le migrazioni.
Miniere, foreste, corsi d’acqua, risorse energetiche ed alimentari, biodiversità: le risorse naturali sono alla base del (buon) funzionamento della società mondiale. Le modalità e la voracità con cui tali risorse sono state utilizzate fino ad oggi è chiaramente insostenibile. Continuare su questa strada non è, semplicemente, un’opzione praticabile. Lo spreco può essere dunque, paradossalmente, l’occasione per cambiare strada
franco casalinuovo jacursoonline ass kalokrio