Notizie Scorrevoli

ALI SUL MEDITERRANEO

ALI SUL MEDITERRANEO Per il terzo anno co... Read more

Enrico Mattei

  Enrico Mattei Alle 18,40 del 27 ottobre 1... Read more

E' Deceduto

a Portogruaro Antonio Moio Read more

Dialettando con la Poesia

Dialettando nel Tempo Siamo fatti di tempo. ... Read more

Tre Poesie

Oggi, in non pochi poeti calabresi che scrivono... Read more

Il Ricordo delle Foibe

  La crudeltà con la quale sono stati compiuti ... Read more

Inquinamento Luminoso

Luce e Inquinamento Luminoso La luce per la ma... Read more

Per non Dimenticare

27 – Il Giorno della Memoria La lezione dell... Read more

LA GIORNATA della Scrittura in Corsivo

Il corsivo si usa sempre meno quanto le intell... Read more

Si Chiamava Vicianzu

  Era na vuce disperata, cuntava la storia d... Read more

Chi 'ssi mangiava 'nta lu Casinu

Valutazione attuale: / 0
ScarsoOttimo 

 

Chi si mangiava ntà lu Casinu

I fabbricati rurali sono il patrimonio culturale, sociale e storico della nostra realtà agricola e caratterizzano con la loro tipologia il paesaggio delle nostre campagne. Dalla loro conformazione si comprende il modello stesso della conduzione dei terreni . Gli arnesi , quasi consumati, appesi sul muro della cucina davano anche una chiara indicazione sui loro consumi alimentari.

Al piano terrano  la cucina , il magazzino e una stanza attrezzata per la lavorazione dei prodotti  con il palmento. Una scala interna portava alle due stanze da letto e ad uno stanzino.

Per chi ha  vissuto o gli è stato raccontato  ,  la risposta non potrà  essere che  spontanea  e immediata.   Minestra , Posa Cunduta , Posa  e Minestra, Posa e Cipujha , Cicuari e Mojhicata , Fhavi …….  I prodotti della terra ogni giorno pronti a soddisfare i bisogni del corpo

De juarnu ni arrangiavamu e de sira quasi sempre minestra. Erbe di terra , insomma . Le fave seccate o la faggiola , la posa , erano i piatti abitudinari  nelle buone e nelle cattive  annate che , a scanso di alluvioni  , vento o temperature  avverse , si produceva  in quantità. Sufficiente  parte sarebbe stata barattava con altri alimenti che la propria  terra non poteva dare mentre un esauriente   quantitativo avrebbe riempito i “ Casciuni “ . Per  “commodo “ , si diceva.  Questa disponibilità  sarebbe servita sia  alla esigente alimentazione degli animali che a quella della famiglia .

Posa , fave, ‘ndianu, ceci, lupini, orzo, avena e il grano in testa erano i cereali che avrebbero riempito li casciuni. Una  disponibilità irrisoria  sarebbe occorsa ,invece ,  per gestire le peculiari necessità che ogni famiglia contadina  sapevano a chi  destinare .

Le  regalie per i comparaggi e cummaraggi   , la famiglia imparentata per  un matrimonio fatto o da farsi , il dovere al Medico in caso di malattia , erano le attenzioni maggiori . Per le spettanze al proprietario del fondo non si poteva andare a mani nude. Si dice  che, per bisogno  , alla porta si bussava con i piedi …. Tutto come tradizione   velato dall’ atavica  sottomissione al ceto forte frutto delle continue e lontane dominazioni alle quali si chinava il capo.  “ Vasciati vrujhu ca passa la chjina “.  Vrujhu è uno stelo d’erba che cresce sulla sponda dei torrenti e la chjina è comprensibile da capire come l'irruenza delle acque che piegano lo stelo costretto a resistere solo chinandosi.

L'alluvione del '23 portò via ai contadini  i raccolti della Terra. Il Lavoro di una intera annata  In questo documento si chiede aiuto per Tomoli Sette di faggiola appesa agli alberi e andata persa assieme al semenzato di grano in contrada Carbonella.

Per questo danno la sua povera famiglia è rimasta sul lastrico e non ha di che sfamarsi

 

Il semenzato per la semina del grano e sette tomoli di Faggiola conducono la famiglia in uno stato di povertà annunciato. Non ha di che sfamarsi ... conferma quanto l'alimentazione fosse ripetitiva consumando principalmente pane , faggiola e ortaglie .

Il Casino si trova appena sopra il Ponte di Donna Marianna e , al tempo era un’oasi di ricchezza conseguenza  a ripetute e pesanti giornate di lavoro. La dove  è stata una animata società di figli  e animali  , oggi  la natura si è ripresa quasi tutto . Anche le loro vite.


Sino ai primi del Novecento nelle nostre terre , dappertutto nel meridione ,  si viveva  nelle campagne  quasi esclusivamente per campare. Cioè per alimentarsi e sopravvivere. Il denaro circolava scarsamente tanto  per soddisfare  le necessità di cui non si poteva mancare o privarsi  Tutto il resto rimaneva affidato  al baratto. Oggi ti presto una giornata …di lavoro  per la tua vigna e tu la ricambierai alla  mietitura del mio grano.

Erano considerati  “ animali minuti “  quelli di piccola taglia  e quindi  i conigli , il pollame , gli ovini che , oltre ad  una fonte di reddito, rappresentavano  per la famiglia anche una integrazione alimentare necessaria e consistente. Le uova , il latte , il lardo, il grasso , i salami, il formaggio , le ricotte , la carne del pollame o dei colombi nelle malattie. Appesi  “ all’anditu “ abbellivano la cucina ,anche ,  le costate “ mpepate “ del maiale  e le salsicce , i pomodori legati al chiodo delle finestre assieme ai fichi d’india e , spesso, in compagnia delll’uva “prunesta  “. Tutte  formavano una chiara riserva di carne  e frutta  per le feste di Natale e Pasqua ,San Mbestianu e la Sarvazione.

Altre  ricorrenze particolari  avrebbero comportato un pranzo importante. .. nel corso dell’annata  e la buona abitudine non lasciava impreparata la famiglia.

Il lardo era una prelibatezza e  la verdura  una raffinatezza . Ma solo una raffinatezza perché , si pensava , buona al sapore ma scarsa di energie. C’era anche un detto che recitava  più o meno così : Virdura , fissura e fimmina nuda portanu l’uamu a la seportura . Cioè :  minestre d’erbe , spifferi e fimmini nudi  indeboliscono  l’uomo da portarlo a morire.   Perché le erbe non hanno sostanza , di spifferi erano piene e  pativano tutte  le case   ( le polmoniti erano causa di morte frequente  ) e quanto all’ultima insidia delle donne non serve alcun commento. Come si potrà osservare , i detti pongono  quasi sempre l’uomo  all’attenzione principale . Figura cardine e importante della famiglia e della  società.

La cattiva condizione in cui si abitava era davvero il motivo di tanti malanni in quanto le abitazioni non solo restavano abitualmente  fredde , prive com’erano di isolamento , di  riscaldamento ed esposte al freddo vento dell’inverno . Causa prima la precarietà di porte e finestre per non dire del  tetti. Le stanze da letto abitualmente erano sistemate sopra la stalla degli animali grandi ( Vacche ).

I legumi  venivano consumati quasi giornalmente  e , oltre che alle fave o fhavuacciuli  ‘ntostati , erano i ceci e soprattutto la Posa a quietare  , il più delle volte,  la fame delle  famiglie  . La frase potrebbe essere sentita troppo carica ma era davvero così. Il maggiore , o meglio, la maggiore delle figlie , in una famiglia numerosa e con diverse bocche da accudire, era delegata dalla mamma a custodire  “ lu stipu “ , dove stava allineato  il pane . Quando fratelli e sorelle chiedevano una fetta di pane …rispondeva che non era ora!

In quel casino, all’ora del mezzogiorno …. Arrivavamo ‘ncamati … raccontava uno di loro . In una stanza troppo stretta per dieci figli ognuno aveva il posto come capitava . D’estate i grandi fuori seduti sul travicello o “ lu scalune “ . D’inverno ognuno aveva  Lu ‘ccippariajhu.

A ‘ttia nu pajhune de minestra , a ttia la posa de arzira  e tu n’uavu e du tozza de pane  (de ‘ndianu )  C’era da mangiare per tutti . E per tutti c’era lavoro.

Alla vigilia della grande emigrazione del primo novecento, il regime alimentare dei contadini di jacurso , e calabresi in generale,  era immobilizzato in pochi  quanto  monotoni elementi costituiti da legumi e erbe di terra . Si trattava, evidentemente, di uno standard di prodotti segnato da una staticità secolare che jacurso , cioè tutto il meridione , col ritardo peculiare della sua storia, continuava a mantenere per tradizione e  disponibilità di reperimento .

La triade elementare ed alimentare era, pertanto , fatta  essenzialmente di pane, zuppe e legumi.

Nell’ alimentazione giornaliera  dei nostri contadini, il pane aveva un posto dunque  dominante, quando addirittura non veniva a costituire, in casi particolari , l'unica risorsa  quotidiana. Non a caso esso aveva una centralità pressoché assoluta nella cultura alimentare del contadino.

Quandu ntà la  casa ‘ncè lu pane  …  nc’é tuttu “. Si trattava , beninteso, del pane proprio dell’alimentazione amica, non certo quello dei nostri giorni, sul quale va fatta  ovviamente tutta un’altra considerazione.  E il pane non era quello impastato con farina di grano ma con la farina de “ Ndianu “. Quel pane “ bruno “ che però non era male. Ma a mangiarlo ogni giorno , forse , stancava.


 

I prodotti non reperibili sul luogo ( oggi si dice a chilometro zero ) arrivavano da Pizzo e le ortaglie da Maida . Col carro si prelevava dai magazzini del porto generi alimentari ed altro. Le famose “ Buatte “ di sarde , il sale, lo zucchero, il Tabacco , il petrolio . La pasta era arrotolata  in una ruvida carta verde e confezionata nella lunghezza di quasi un metro. La si vendeva tagliandola a metà con una larga mannaia.

Certe ortaglie arrivavano, invece , da Maida trasportate in ceste di vimini a dorso d’asino, e il Medico Giliberti, Ufficiale Sanitario conduceva, inascoltato,   una campagna sociale - sanitaria poco seguita.

Questi jacursani , scriveva, sono avidi e grandi consumatori di ortaglie e cereali. Peperoni , Melanzane e faggioli rossi…….


In una sua relazione  si legge

Richiesta di istruzioni in rapporto ai provvedimenti dati e non eseguiti per impedire il diffondersi del contagio ileotifo.

La popolazione, essendo una popolazione contadina ,  è avida di  fagioli rossi  , frutti , erbaggi e verdure di ogni sorta che ne fa un grande uso  e abuso, consumandone al giorno parecchie quantità e  le erbe anche allo stato crudo . Di questo genere di alimentazione , frutto del lavoro contadino della terra , vi è una specialità preferita da tutta la popolazione  ( anche da quella più colta ) che è rappresentata dai peperoni e dalle verdure. Si è cercato di persuadere le autorità del comune , dicendo loro come tutti gli ortaggi possono essere sorgente di infezioni, che si va estendendo sempre di più nel nostro paese, informando loro che i germi patogeni si trovano il più delle volte aderenti alla superficie delle medesime …….

Jacurso , 13 agosto 1904


Quello che scrive di questi presidi è il Dott. Giliberti , Ufficiale Sanitario con Medico Condotto a il Dott. Serratore.

Questi , insieme ad altri medici di Jacurso, avrebbero meritato una migliore collocazione nella memoria storica   . La nostra associazione ha già fatto e si propone ancora di risvegliare  le coscienze che appaiono purtroppo dormienti …

La posa del nostro territorio ha sapore e gusto  almeno quanto quella dei paesi vicini. Per qualche specie si differenzia il gusto e la cottura ma la qualità resta buona. Le  qualità più vocate alla coltura  - per granulosità e sapore  - sono la  Cocò Bianca –  la Cocò Marrone –  la Cannellina  e la Gialinejha

Il territorio si alza dai duecento metri dei cosiddetti Terreni di Marina  ( duecento metri ) ai terreni di Montagna  (dai seicento metri in su )  che chiameremo Terre di Contessa . Gli ortaggi , i cereali e il frumento coltivati in queste due fasce non possono mantenere ovviamente le stesse caratteristiche organolettiche  , il sapore e la consistenza granulosa  / polposa. In alcune zone basse esiste, infatti ,  una particolare consistenza  del terreno  che può godere anche di un microclima  favorevole dovuto sia alla posizione  che alla adiacenza di queste terre con le  acque del  Pilla che impregnano  l’aria della giusta umidità.

Altitudine 300 metri s.l.m. Località Cantone . Jacurso sta adagiato sulla collina che quì guarda ad Oriente. Terreni coltivati a faggiola principiano in queste zone degradando verso quota 200 metri slm


Le zone della Chiusa e i terreni protetti dai costoni di Salica , Frigani , Friganiti e Gajhianti  sino al Ponte di Cortale (dentro i quali scorre il Pilla) godono , poi , di una particolare benevole peculiarità del terreno al quale si aggiunge  la protezione dai venti e quindi di una condizione stabile  ed omogenea dell’aria . L’acqua del fiume fa il resto.

Terre di Contessa - Terreni di Contessa laboriosamente   lavorati e mantenuti in produzione dalle nuove generazioni . Da questi giovani nuovi  imprenditori la collaborazione per promuovere la qualità della Posa Contessana . Posa ed olio omaggio per la Fagiolata.

In queste vallate la produzione di legumi risulta  , pertanto , di particolare e a questi cereali si accompagnano alcune primizie di ortaggi  e frutti . Sulle Terre di Contessa la produzione interessa , invece , altre tipo  di fagiolo ,altri  legumi e cereali che per la diversità di altitudine , clima  e tipologia del terreno si differenziano in gusto, polpa  e sapore.

Il fagiolo di buone qualità organolettiche , sapore, pasta e granulosità è il Cocò giallo e il Cocò bianco. Qualche azienda riesce a produrlo anche privandolo di irrigazione  con delle tecniche di coltivazione particolari .L’acqua , infatti, non difetta per nulla in questa zona ma viene erogata in mondo indiretto.

In altre zone è prodotta la posa  Cannellina anche se non in quantità eccessive . E la posa tonda e marroncina ? La Monachella?  Potremmo chiamarla nel linguaggio dei contadini ma non cambierebbe nulla.. per dire che tutto si può tentare . Da noi un tipo di faggiola molto diffusa era la posa Povarejha. E portava questo nome per capire che era alimento del popolo dei poveri. Aveva ed ha un buon  sapore ma pure qualche  torto se messa a confronto  con la cannellina bellezza bianca e lucida “  preferita dalle persone dette  “ dei Civili “ e dagli intenditori .

A certa  faggiola era necessario allungare l’acqua di cottura e i contadini , di acume innato, erano soliti disporre sulla Pignata , anziché il solito coperchio posato a metà, un piccolo chicchero dentro il quale l’acqua stagnava calda e pronta per la seconda cottura. Si diceva “ sparau a gugghjiu” e si doveva vigilare sulla schiuma.

Semina della posa

I

l seme migliore destinato alla semina si preleva dai baccelli secchi

meglio sviluppati nella parte medio basale di piante sane.

I termini utilizzati dalle comunità agricole locali per lo scambio erano:

nu pugnu de posa  (un pugno)

na junta de posa  (due mani unite)

na sinata de posa (dal seno del grembiule).

Questa pratica, oggi, è quasi del tutto abbandonata tanto da far risultare difficile il reperimento di questi ecotipi ritenuti un tempo i migliori, sottoponendoli al rischio dell'estinzione


Epoca di semina della posa

Il fagiolo in Calabria normalmente viene seminato da aprile a luglio in

relazione all'ambiente, al tipo di coltura e al

tipo di prodotto (fagiolini, fagiola ).


Le erbe commestibili


C’era una volta…E senza andare troppo lontani – c’era una volta un Jacurso esclusivamente di contadini e pochi artigiani  , quella  gente che ancora ricordava la fame patita nei tristi periodi di carestia, di povertà o nel periodo di guerra quando gli alberi grondavano ‘latte e miele’, come si diceva, per la bontà dei frutti ( fichi, mele , pere , ciliege, prugne …) e  sul terreno si andava col coltello a far minestre ( Cicoria, Boragine e Tarassacu ).

Latte e miele, prodotti di eccellenza per magnificare la bontà in tempi di difficoltà.

A pensarci, anche questo mondo è molto prossimo  a scomparire perchè la pratica della raccolta, quelle conoscenze di cui le donne sono state sempre detentrici e custodi, si vanno ineluttabilmente perdendo.

Oggi si improvvisa  “ cercatori /raccoglitori  “  con il libro tra le mani ma non ci si può improvvisare  cercatori sui libri!   C’è una miriade di caratteri da considerare e l’errore di valutazione è sempre possibile, per gli inesperti.

Nei paesini spopolati  e  ormai borghi, anche le campagne sono state quasi già abbandonate ma nei campi , dove si ricomincia ad entrare , ancora questo sapere antico si è mantenuto e, con esso,  il contatto dell’uomo con la natura intorno riprende ad essere  più diretto (ambiente, piante, animali). Si riconoscono i funghi da raccogliere  da quelle specie tossiche e lo stesso ancora spesso capita  per le erbe. Quelle commestibili crude e  quelle  commestibili lesse  da riconoscere dalle tossiche . Tossiche se mangiate ma a volte buone come erbe  medicinali o medicamentose .

In questa pagina si parlerà di tre sole erbe. : la boragine , la cicoria e la portulaca.


 

 

Sono piante che hanno registrato buoni consensi alla Mostra dei Sapori che si è chiusa da poco a Torino dove la Calabria è stata degnamente rappresentata, senza tanti echi regionali, provinciali e comunali   che spesso elaborano progetti  calando iniziative che discordano col territorio che, paradossalmente, tecnici e progettisti non conoscono. A questo appuntamento di Terra Madre , a Torino ,  le individualità calabresi sono state ben rappresentate soprattutto da giovani operatori del settore  che , come hanno dichiarato , sono approdati all’evento solo con le proprie gambe , le esigue risorse da investire per farsi conoscere e il necessario  entusiasmo di fare impresa . Niente appoggi , niente sponsor. Insomma , per alcuni , come si emigrava per Torino negli anni cinquanta .

E  , tra i piatti fuori dal comune, sono piaciuti i legumi accompagnate da erbe selvatiche come appunto la Boragine , la Cicoria e la Portulaca.

Borragine

Il nome deriva dal latino “borra” (tessuto di lana ruvida) e in effetti le foglie sono ruvide, raspose. Mentre la pianta adulta è leggermente spinosa e va consumata lessa, le foglioline giovani in questa stagione si possono mangiare fresche, e hanno un grato sapore di cetriolo.


Cicoria

Se non raccolte per tempo le cicoria danno luogo ad uno stelo che si alza quasi sino al mezzo metro di altezza dando origine a fiori azzurrini. I fiori della cicoria sono molto belli, ma  non si conservano e appassiscono in breve tempo se recisi.

Nei campi dove c’è tanta cicoria, al mattino è un vero tripudio di fiori azzurrini, dalla forma particolare; hanno breve vita, e appena il sole si fa più caldo si chiudono o cadono. Il mattino dopo se ne troveranno altri, fioriti, e cosi per mesi, per tutta l’estate e inizio d’autunno.

In tempi di ristrettezze quando a Jacurso si coltivava anche il Cacao a Sipendina ,  e ritorniamo ai ricordi dei nostri vecchi , le radici tostate della cicoria erano usate in luogo del caffè, tanto che si dice ancora: “E che! ..E’ cicoria? ” di un caffè particolarmente cattivo.

Portulaca selvatica

Piccola pianta ad andamento strisciante; per l’aspetto carnoso, traslucido delle foglie è detta anche porcellana; nota  come ‘porcacchja’. Nelle varietà coltivate la portulaca fa bei fiori, di colori diversi, molto diffusi per le bordure estive.

In estate si fa largo consumo di ” Portulaca”, in dialetto conosciuta come “Prucchjaca” o Sprucchjaca ,una pianta che cresce spontanea nei nostri giardini largamente usata come insalata per le sue proprietà benefiche, addirittura ha proprietà antitumorali, antiscorbuto, ed è un ottimo alleato del cuore, ma pochi conoscono la sua tossicità se consumata tutti i giorni. Il suo uso è legato al fatto che è una delle maggiori fonti vegetali di acidi grassi Omega-3; Tra le sostanze contenute nella Portulaca proviamo a dire che forse  rallentano la crescita dei tumori nel corpo.


Una ricetta  a base di fagioli  “ Cocò Janca “    Terre di Contessa

Ingredienti:

•          300 g di fagioli bianchi secchi “ Cocò  janca”

•          400 g di foglie di bietola di campo

•          Una cipolla rossa nostrana

•          Uno spicchio d’aglio (intero, se selvatico, che avrà sapore intenso )

•          Un peperoncino rosso poco piccante

•          Un paio di foglie di alloro fresco

•          Olio del territorio

Preparazione:

Mettere in ammollo i fagioli per circa dodici ore. Una volta passato questo lasso di tempo scolarli, sciacquarli e lasciarli da parte.

A questo punto tagliare la bieta a striscioline, schiacciare l’aglio, tritare un pò di peperoncino, che darà un pizzico di sapore in più alla nostra ricetta e affettare la cipolla. Versare in un tegame un filo d’olio, portare a temperatura e unire l’aglio schiacciato, il peperoncino, la cipolla e aggiungere delle foglie di alloro , qualcuna a striscette.

Una volta che la cipolla si è ben colorata, aggiungere la bieta che avevamo precedentemente tagliato a striscioline e far soffriggere per altri due minuti. Versate quindi i fagioli insieme a tre bicchieri d’acqua tiepida , regolare il sale, abbassare il fuoco  a fiamma lenta , coprire il tegame e far continuare la cottura per un’oretta e mezzo circa.

Spegnere il fuoco, far riposare una decina di minuti e servire la zuppa con un filo d’olio a crudo accompagnata da calde fette di pane casereccio grigliato.

Una minestra  con erbe di terra

INGREDIENTI

Verdure spontanee come rape selvatiche, , vurraina (borraggine), cicoria, cardo, finocchio.

2  o  3 patate

fagioli cotti

2  o 3 pomodori (pelati o freschi)

aglio

sale

crosta di formaggio pecorino

olio di casa nostra

pane raffermo

 

PREPARAZIONE

Pulite e lavate le verdure, tagliatele a pezzi, fatele cuocere in acqua bollente salata e scolarle, la stessa cosa fate con le patate. Ora prendete una capace pentola, meglio se di coccio, mettete l’olio, fate soffriggere uno spicchio d’aglio e poi aggiungete le verdure, le patate a pezzi lessate, i fagioli con un po’ dell’acqua di cottura, il pomodoro a pezzi, la scorza di formaggio.

Lasciate cuocere la minestra a fuoco lento almeno 30 minuti. Aggiungete il pane raffermo a pezzetti, fate riposare almeno 10 minuti e servite.

‘A minestra si può mangiare anche il giorno dopo, anzi forse è ancora più saporita, e i palati forti possono gustarla con l’aggiunta di peperoncino.


il Centro storico di Jacurso

Il Piano di Maria e il Mulino De Vito visti dall'Augustus Pizzeria

L'Ortica



Il Tarassaco ( Soffione )

Il centro Storico ... com'era e come è tuttora.


L’associazione di sta adoperando per riproporre la nostra faggiola che alcuni nostri giovani riprendono a coltivare e riproporre ai mercati come nicchie di qualità. Non dimentichiamo le nostre iniziative intraprese lo scorso anno tra le quali il Gelato alla Posa e per quest’anno Una Fagiolata di qualità nel mese di Novembre.





franco casalinuovo  www.jacursoonline   ass. cult KaloKrio

Banner

Banner
Ora Esatta
Immagine casuale
jacurso-4.jpg
Chi è online
 7 visitatori online
Sondaggi
Quale sezione ritieni più Interessante