Per non Dimenticare L' 8 Settembre 1905
Accadde oggi nel 1905
l'8 settembre del 1905 - il Grande Terremoto della Calabria -
Da poco passata la mezzanotte, era già venerdi da qualche ora. Giacché si era fatto buio , nelle case di campagna i lumi e le lanterne erano state spente per dare pace alle fatiche della giornata .Nelle campagne il lavoro giornaliero cessava dopo che le bestie erano state governate per la notte.
I foresi erano rientrati nella casa del paese e , come loro , anche gli artigiani stavano a letto dopo aver consumato soprattutto gli ortaggi del periodo: pomodori, peperoni, melanzane ,fichi , prugne, uva fragola…. Erano le ore dentro le quali si dormiva a sonno pieno.
Avevano spento il lume a petrolio anche i “ civili “ e la gioventù maschile , abbandonato le postazioni serali , quando il buio abitualmente induceva le mamme a serrare la porta con la robusta maniglia richiamando in casa le figliole.Inconfondibile e malinconico segnale per gli spasimanti . Così la tregua della notte coinvolgeva l’intero abitato di Jacurso che al tempo contava millesettecento persone quasi ammucchiate in minuscole abitazioni che dai tre anziani vicoli della Citatejha si adagiava sino sul pendio del Burrone Castanò.
L'abitato di Jacurso, sino al 1905 ,si fermava sopra Castanò. Si può osservare come la strada Consortile ( oggi Provinciale e prima Nazionale ) delimita e quasi protegge dalla destra il nucleo delle case mentre sulla sinistra si può notare il cunettone per il passaggio delle acque verso il burrone Castanò che nell'inverno , per la piena , inondava di acqua e detriti le strade.
Più avanti , oltre il Burrone appena tre casolari vicini alla Cona e risalendo per il Convento dei Padri Carmelitani , appena altre due casupole che , anche se in malo modo , ancora resistono.
Buio e silenzio.
Regnava nel cuore della notte quando il boato anticipò per una frazione di tempo il risveglio inaspettato di queste persone che , presumibilmente, non ebbero , nell’ immediato , alcuna considerazione di quanto stava capitando. Di quanto era già , cioè , avvenuto alle ore 1.43 e per altri quarantatrè secondi ancora . Quella generazione sapeva concretamente quasi niente del Terremoto anche perché l’ultimo era capitato nel lontano 1894 e quello ancora prima nel 1783 .
Si ritrovarono al buio sbigottiti e disorientati sino a quando provarono ad accendere i lumi , le lumere e le lanterne poichè fu la prima di una serie di scosse che avrebbero distrutto l’intero abitato, stravolgendo il luogo urbano che in quelle aree si era stratificato nel corso dei secoli. In quei quarantre secondi del paese Jacurso fu dapprima modificato il paesaggio urbano e con le repliche delle scosse sparivano i luoghi del vissuto quotidiano dando spazio a un disordine generalizzato che, per l’ oscurità , impediva la coscienza, la consapevolezza dell’accaduto . E fu difficoltosa anche il tentativo di scampare da quel diluvio di calcinacci, travature, pietre , tegole…..
I primi bagliori fecero intravedere tutte le ferite .Delle persone, dei beni e degli animali.
“ Per la cattiva qualità del suolo, per la pessima costruzione dei fabbricati e per la grande intensità del terremoto, qui i danni furono massimi: tutte le case furono rese inabitabili, quasi tutte rovinarono parzialmente o totalmente, o furono per necessità demolite; insomma il paese è ridotto in un orribile cumulo di rovine, ove si aggirano i miseri abitanti smarriti, senza tetto, senza occupazioni, e parecchi purtroppo senza pane! “
" Della casa municipale è rimasto in piedi quasi solo il muro della facciata: cadde il muro laterale diretto a SO, il muro di fondo, il tetto ,le scale a Nord ed i pavimenti in legno. La costruzione delle case , pessima con le fondamenta insufficienti, materiale vario, cioè mattoni spesso crudi, pietrame e ciottoli. Il legante usato è malta cattiva di calce, fango e sabbia locale terrosa. Alcune case hanno le pareti di blocchi fatti da breschie e fango locale ,non mancano pareti composte con ossatura di canne e malta di fango; alcune sono baraccate, cioè hanno ossatura di legname e il numero dei piani è generalmente di uno o due."
L’alba di quel Venerdi annullò in un attimo l’identificazione stessa di quelle persone con il costruito e ogni caratteristica distintiva dello spazio vissuto, distruggendo l’ abitazione che non significava solo rifugio ma che ancora oggi implica come gli spazi dove si cresce e si svolge la vita.
Per Quarantatrè secondi la terra tremò accompagnata da un forte boato seguito dai rumori dei muri che crollavano come ci ricordava un parente “di quelli del cinque “ . “Fra tuoni e rombi spaventosi giù da ogni lato arrivarono pietre, pezzi di muro, tavole, tegole, travi, vetri, quadri, bottiglie, lumi , anche patate riposte sopra le tavole del sottotetto (cavate da poco ) e quanto altro vi può essere in una casa”. Era troppo vasto l’orrore per cercare i figli , i parenti e la stessa casa . Pertanto non fu facile raccontare e tramandare in modo ordinato quanto era avvenuto quella notte dell’Otto Settembre del 1905
Qualche orologio da taschino , quelli con la catenella stava nella casa dei civili ma, in genere, di orologi e sveglie neanche a farne menzione considerando che per tutti esisteva quello comunale affisso sulla parete esterna del Municipio anch’esso mezzo demolito.... A posteriori possiamo scrivere che nessuno, nell’immediato , era riuscito a capire cosa realmente fosse avvenuto alle ore 1,43. Il nome nefasto del Terremoto cominciò a concretizzarsi solo alle prime luci dell’alba quando le autorità locali , Guardia Municipale , Sindaco e due Carabinieri venuti da Cortale cominciarono a perlustrare le strette vie e vicoli in particolare della zona Citatejha alla ricerca di eventuali morti , dispersi e feriti.
Norberg Schulz scriveva sui “fenomeni concreti : gente, animali, fiori, alberi, e foreste terra e acqua ma anche strade, piazze, legno, pietre, porte, finestre di tutto ciò che costituisce il luogo che e’ parte integrante dell’esistenza “. Oggi noi , ricordiamo quel terribile episodio e quanti quel giorno ed i giorni successivi si prodigarono per soccorrere i feriti e per la pietosa opera di ricerca dei morti.
Ricordiamo con senso di riconoscenza i primi soccorsi, il pane mandato nei primi giorni da Catanzaro , l’opera dell’esercito italiano a nome del Tenente Bongi , del Sergente Favre e di tre altri militari (due soldati e un caporale ) , il contributo della Città di Milano, e quanti anche negli anni successivi contribuirono affinché Jacurso potesse rinascere.
L’abitato finiva al burrone Castanò. Più avanti solo qualche casupola di campagna e qualche casa alla Cona. In fondo attraverso un viottolo il vecchio Convento dei Padri Carmelitani divenuta chiesa della Madonna del Carmello. La piccola struttura ,allora ancora a navata singola, non subì eccessivi danni alla struttura perimetrale mentre subirono danni il tetto e la cupola. Ben maggiori lesioni e crolli subirono i muri della Chiesa Parrocchiale, anch’ essa a navata unica.
“La chiesa di SS Martire ha risentito danni rilevanti, essendo il muro steridrepo dell'abside, i muri portanti ed i muri intermedii della sagrestia gravemente lesionati. Questa chiesa è l'unico fabbricato d'importanza e di costruzione antica nella parte bassa e nuova dell’abitato.” Si parla della Cupola finita in macerie che non venne mai ricostruita e gli indizi lo lasciano credere osservando le restanti quattro strutture disposte a colonna (ai margini dell’altare ) sulle quali doveva ergersi la cupola. La Chiesa ebbe infatti tutti i muri crollati nella parti superiori “ descritte e particolareggiate nel progetto dell’ing. Migliavacca che nella ricostruzione , prevedeva un rialzo “ da sopra il cornicione “ perché troppo bassa nella navata unica " .
In tale progetto , tra le altre modifiche, si dispongono nuove aperture ( finestre ) più in alto e sotto il soffitto di forma allungata sotto il soffitto e sopra il cornicione “ .
Quelle esistenti erano appena quattro e ” disposte a sviluppo verticale con le pareti a trapezio e prive di vetri “. In una nota del vescovo Mons. Berlingieri viene prescritto, dopo una sua visita alla Parrocchia, “ l’invetriata alle finestre e l’intonaco di calce alle pareti mentre vengono interdetti due altari laterali a celebrare messa per l’indecenza sulla fabbrica degli altari stessi“
I campanile era ancora da venire e la sola campanella restava fuori dalla finestra della sacrestia . Questo locale , per mancanza di fondi , restò …un ambiente spoglio dell’intonaco quasi sino ai giorni nostri . Personalmente ricordo bene come le pareti restassero nude e realizzate con pietra arenaria legate con un impasto dello stesso colore delle pietre.. ( e così era il resto murario della Chiesa prima della venuta di Don Vito Provenzano). Fu questo parroco che mise in opera il campanile ( dopo il terremoto ) disponendo le due campane che ancora rintoccano ma senza le abituali corde. Della vecchia campana fu , purtroppo , riutilizzato il materiale per fusione.
L’abitato subiva molteplici danni interessando la quasi totalità delle case. Non si parla di edifici solo perché la catalogazione del tempo rispecchiava praticamente quella di impostazione greca con un basso (catojo ) destinato agli animali e attrezzi agricoli ed un vano ( o due ) a primo piano.. Spazi non eccessivamente spaziosi le cui pareti divisorie venivano realizzaate con una struttura portante di “ canne “ intonacate con semplice malta di “ cotramo “ o “ se volete “ risciùajhu “ impastato con le rimasuglie delle trebbiature del grano . Forse poco resitenti ma molto interessanti come soluzione termica.
Alla notte dell’otto di settembre di quel 1905 faceva fresco : la sera tirava vento di levante che aveva fatto rincasare prima . “ Penso dormissero tutti quando, verso l'una o le due, all'improvviso un cupo rombo rompe il silenzio che mi circondava, sorge un tremito foresterio che mi rende stralunato e sbalòordito , che non mi fa rendere capace perché mi sentiì imbambolito mentre un incontrollato urto sbalza tutta la mia stanza che all'istante è spaventevole...."
Cigola il soffitto, tremano le tavole, il quadro del letto, pentole sulle pareti.Comprendo che si tratta d'un terremoto violento Allora sbalzo dal mio letto per mettermi in salvo: ma l'ondeggiare del pavimento, dei mobili, di tutto, il terrore che s'impossessa di me, mi ostacolano a guadagnare l'uscita, quasi mi inebetiscono, . Riesco a uscire quando tutto cessò!... al buio !
“ Ad un breve silenzio che uscivo , seguì un gran rumore nella ruga . Era tutta la gente che in sussulto scappava dalle case sulle vie, gridando ed implorando Dio, invocando con clamore, con pianto, la Vergine della Salvazione e i Santi. “
Seguì la solidarietà dei comitati di soccorso. Si chiamava così quella che oggi va come Protezione Civile. Allora si trattò di protezione davvero. Noi e Martirano fummo aiutati da un Comitato di Milano. Il terremoto era stato un segno della forza della natura e portò solo tanta disperazione.
Alcune tra le famiglie numerose e povere ebbero la casa , altre restarono nelle baracche sino agli anni cinquanta. Sino agli anni cinquanta nelle baracche di Santa Maria ed altre costruite nella località Stretto. Dovette interessarsi l’allora giovane onorevole Giorgio Almirante con una interrogazione per farle smantellare dopo cinquant’anni .
“ per le case danneggiate lievemente si propone il parziale restauro ed il rafforzamento con vari ordini di catene di ferro …. “ per la troppa lentezza nella esecuzione , le baracche verranno consegnate fra un paio di giorni
Furono costruite le palazzine al Villaggio. Il Villaggio fu il nome dato a questo nuovo gruppo di abitazioni. Sarebbe corretto dire che il " Villaggio " era stato costruito nella località Vasili
Lo sviluppo dell’abitato , di fatto , passò per le scelte del Comitato di Soccorso Milanese che aveva indicato idonea la zona Vasili lungo la strada consortile poi provinciale. Ancora oggi Non si Comprende cosa vuol dire lottizzare ma in quel 1905 iniziarono i lavori all’interno di un’area lottizzata. Un forno , i servizi igienici , acqua per lavare con due vasche ,strade di accesso ed altro.
Vale riprendere una nota , che sta passando nel dimenticatoio, e che si riferisce alla consuetudine di portare in processione San Sebastiano il 21 del mese di Settembre. Quando arrivano i preti ,a volte, fanno anche di " testa loro " calpestando le devozioni e le tradizioni alle quali questo popolo è stato legato. Stavolta è necessario riesumare quella che era una processione in onore di un Santo che ,poi, era il Protettore di Jacurso. San Sebastiano. Per ringraziare il protettore quando si era provveduto a fronteggiare l'emergenza e le strade erano ormai sgombere e senza pericoli di crolli, si pensò a questa processione per il 21 di settembre.
Si rinnovò per svariati anni. Poi non ebbe più luogo . I maidesi " ci sfottevano " ...perchè non avendo altro da fare ..li jicurzani sbijanu in processione San Sebastiano ! Era vera , invece, la voglia di ringraziare qualcuno perchè... era andata bene... nonostante i danni e i guai successivi al terremoto. In seguito si portò in giro l'addolorata ma questo si può leggere da qualche altra parte.
Le strade interne non avevano una toponomastica.
Si scriveva il luogo dove si abitava: Li cezujhi - Sopra la Chiesa - Piano del Palazzo
Note sul Terremoto e sul Territorio
La calabria ,come si può osservare dalla carta, è altamente interessata dai fenomeni tellurici. Nella seconda carta e nella descrizione estratta dai bollettini della società geologica viene anche evidenziato quanto il nostro territorio e , nell'insieme, il resto del comprensorio presentano le evoluzioni subite nel corso del tempo.
Quanto al territorio comunale sono presenti le faglie che nel passato hanno certamente contribuito ai vari terremoti.
Le testimonianze, arrivano frammentate attraverso le ultime generazioni , e dicono anche , " dello schianto " per il forte boato sentito con la scossa .
Il boato
La scossa ( la frattura all’interno della Terra ) provoca uno spostamento d'aria, come una goccia che cadendo in una vasca provoca le onde concentriche . Arriva ,dunque , insieme al terremoto e , quando arriva nelle vicinanze di chi ascolta, si sente il boato.i rumori che si possono avvertire in conseguenza di un terremoto sono causati dalle onde che si propagano in conseguenza della scossa stessa: Sono due le onde che si propagano attraverso le rocce quando succede qualcosa nel sottosuolo: le onde S o trasversali e le onde P dette anche primarie o longitudinali, Le prime non si propagano facilmente mentre queste ultime sono le prime ad essere avvertite dalle persone e dai sismografi avendo una velocità maggiore e ,quando arrivano in superficie continuano a propagarsi nell’ atmosfera .
Il boato prima del terremoto:
Pochi istanti prima del terremoto in tanti hanno udito un boato. Ma da cosa è dovuto? Secondo gli esperti è generato dall'energia sismica che da materiale solido (crosta terrestre) raggiunge a forte velocità un altro materiale di propagazione che è l'atmosfera, parte di questa energia nel passaggio di materiale si trasforma in onda acustica. Alcuni lo chiamano effetto diapason, le vibrazioni in sostanza entrano in risonanza con altro materiale e generano onde sonore. Il boato generalmente è più forte in prossimità dell'epicentro dove l'energia che raggiunge la superficie è maggiore. “I boati di un terremoto sono prodotti dalle onde di pressione longitudinali (P). Se ti trovi proprio sopra l'ipocentro, è evidente che tali onde arriveranno direttamente dal basso verso l'alto e faranno sobbalzare il terreno come il cono di un altoparlante, generando cosí ogni tipo di rumore diffuso.
Sul sito dell’Ingv leggiamo: “Oggi sappiamo che il rumore è causato proprio dal passaggio delle onde sismiche.Il terreno si comporta come un enorme altoparlante che si muove sotto i nostri piedi trasferendo le vibrazioni all’aria. Sono le onde P (le più veloci, quindi quelle che arrivano per prime nel tragitto dall’ipocentro al luogo di osservazione) a essere la causa principale dell’emissione acustica, mentre le più lente onde S sono maggiormente responsabili dello scuotimento del terreno”.
LE SCALE
La scala Mercalli, dal nome dell'omonimo sismologo italiano, classifica l’intensità di un terremoto in base ai suoi effetti visibili sulle costruzioni. Solo a partire dal 4° grado di questa scala le scosse sono avvertite dalla maggior parte delle persone e si hanno lievi lesioni ai fabbricati, mentre col 7° i danni agli edifici si fanno seri. Il grado massimo, il 12°, prevede la totale distruzione di ogni opera umana. La scala ideata dal sismologo statunitense Richter, che classifica la cosiddetta magnitudo di un terremoto, intende invece fornire una valutazione più oggettiva e consente di conoscere la quantità di energia liberata dalla scossa e la sua distruttività. Si ottiene misurando l’ampiezza delle oscillazioni del suolo registrate dai sismografi. Ha come punto di partenza, grado zero, il terremoto che produce un sismogramma di ampiezza massima uguale a un millesimo di millimetro, registrato da un sismografo che si trova a 100 chilometri di distanza dall’ epicentro.
L’energia liberata cresce all’aumentare della magnitudo: una unità in più nella scala significa un’energia trenta volte più grande e corrisponde a un’ ampiezza di oscillazione dieci volte più grande.
CZ |
38.8456 |
16.38 |
VIII-IX |
CZ |
38.8256 |
16.3131 |
VIII-IX |
CZ |
38.8253 |
16.5103 |
VIII |
|
CZ |
38.8381 |
16.4114 |
VIII |
|
VV |
38.7831 |
16.2919 |
VIII |
|
CZ |
38.8222 |
16.4247 |
VIII |
|
CZ |
38.8575 |
16.3644 |
VIII |
CZ |
39.08 |
16.2483 |
X |
|
CZ |
38.8883 |
16.4067 |
IX |
Nell'ultima casella il grado del sisma
Linea Curinga-Girifalco; Faglia Jacurso Copanello (stallettì) Faglia Jacurso -Filogaso- Gioia
Le faglie che strutturano il bordo meridionale del graben di Catanzaro sono riconducibili alledirettrici“Jacurso-Copanello” e“ Jacurso-Maida-Case San Fantino”.Queste due strutture sono responsabili del sollevamento delle dei suoli dell’Unità di Polia-Copanello rispetto ai sedimenti plio-quaternari di riempimento del graben di Catanzaro. Immediatamente a sud delle suddette faglie, i sistemi predominanti diventano decisamente le faglie estensionali appartenenti al sistema NNE-SSO
LE SERRE
Comuni che fanno parte delle serre : Acquaro, Amaroni, Arena,Argusto, Brognaturo,Capistrano, Cardinale,Cenadi, Centrache, Chiaravalle Centrale,Cortale, Dasà, Dinami, Fabrizia, Filadelfia, Filogaso,Francavilla Angitola, Gagliato, Gerocarne, Girifalco, Jacurso, Maierato, Olivadi, Palermiti,Feroleto della Chiesa, Galatro, Laureana di Borrello,Mongiana, Monterosso Calabro,Nardodipace, Pizzoni, Polia, San Nicola da Crissa, San Pietro di Caridà, Serrata, Serra San Bruno,San Vito sullo Ionio,Simbario, Sorianello,Soriano Calabro, SpadolaTorre di Ruggiero, Vallefiorita, Vallelonga, Vazzano;Comuni (in parte): Bivongi, Candidoni, Caulonia, Grotteria,Martone,Roccella Ionica, Stilo;
Questo Territorio è segnato dalla catena montuosa delle Serre,spartiacque fra il Tirreno e lo Ionio,si estende in direzione sud – nord degradando in corrispondenza dell’istmo catanzarese.
Aspetti Geomorfologici ed ecologici
Complesso gruppo montuoso che inizia subito dopo aver superato l'Istmo di Marcellinara a nord, il punto più stretto d'Italia, dove solo 35 chilometri dividono il mar Ionio dal mar Tirreno. Ad oriente scende ripidamente verso la costa ionica, mentre ad occidente declina verso il Vibonese.
Geomorfologicamente,si hanno due lunghe e opposte catene montuose che corrono quasi parallelamente in senso longitudinale, una occidentale e una orientale che per il particolare allineamento ricordano i denti di una sega. Le due catene risultano divise in parte dalle alte valli dell’ Ancinale e dell’ Allaro e da una serie di ampie conche montane. Sul versante ionico, dalla catena principale si staccano una serie di brevi dorsali che scendono ripide e perpendicolari alla linea di costa, divise a loro volta da scoscese ed incassate gole fluviali. Sull’opposto fianco tirrenico, invece, le pendici montane degradano più dolcemente verso alti terrazzamenti a tratti molto ampi. Da un punto di vista geologico, le Serre calabresi fanno parte delle cosiddette "Alpi calabresi" e hanno una struttura in cui predominano graniti, porfidi, dioriti, quarzifere e serpentine, ben evidenti dai culmini più elevati, fin nei tratti finali dei corsi d’acqua.
Conclusioni
La bellezza paesaggistica del nostro territorio è il risultato di milioni di anni di evoluzione tettonica che continua tuttora. Siamo solo ospiti del nostro pianeta e come tali dobbiamo imparare a conoscerlo e rispettarlo adeguandoci alle sue abitudini. I terremoti ci sono da sempre e continueranno ad esserci, sta a noi prendere coscienza della pericolosità del nostro territorio e adeguarci. La scienza negli ultimi anni ha fatto progressi ma non risolto completamente la comprensione dei fenomeni sismici e l’attuale normativa sismica ci fornisce un potente strumento nella prevenzione dei rischi a questi correlati. Sta a noi ora decidere se odiare la nostra terra vivendo con la paura del terremoto o amarla, godendo dei suoi paesaggi mozzafiato e della bellezza che ogni giorno ci regala.
Io ho optato per la seconda scelta!
Ing Nava e Brogi del comitato di Milano . Il sergente Favre ,il Tenente Bongi e i Soldati meritano un doveroso ringraziamento e ricordo ora che non ci sono più.
Infine volgiamo il nostro pensiero alle nostri due concittadine morte nella sciagura ,ai feriti gravi (9 ) e a quanti persero le case e i beni. Anche agli Amministratori del 1905 che seppero tirare fuori intelligenze , solidarietà e risorse per far rinascere Jacurso.
Lo stemma del comune di Jacurso . C'era. Eccome se c'era e c'è ancora
Foresi - coloro che rientravano ogni sera dalle campagne
franco casalinuovo jacursoonline.it ass. cult kalokrio