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Due Giornate sott'Acqua

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Le giornate da dedicare all'Ambiente , all'Acqua, al Paesaggio con le Giornate del Fai non sono state meteorologicamente amiche. Stiamo aspettando per dedicare alla Primavera una nostra pagina  ma tutta la natura sembra essersi addormentata .E dopo tanto giallo sui campi, nell'abitato non si nota una sola gemma sugli alberi !

 

 

 

“ Ojie è jornata  de acqua….”

E si trovava riparo  alla fhorgia , nelle falegnamerie di Cicì e Mastru Micu o Mastru ‘Ndria, un po  meno, da Carruzzu  “ lu scarparu “. Solo perchè disponeva di un localicchio per quanto bastava  a “ rociarsi “. La necessità di spazi non era prioritaria per il lavoro di scarparo  e gli  attrezzi vagavano sulla “ bancarella “ .

Qualche volta quelle giornate di pioggia si aprivano  la notte prima , diventavano violente con tuoni e lampi alle quattro del mattino  e si mantenevano intense  col passare del giorno. Improvvisa, arrivava  la piena su via Nazionale .Impennava  in verticale una larga botola di lamiera e da lì si slargava sulla ‘mbricciata , se ricordate  la “ Vianova “ , e su quel comodissimo letto divenuto  fiume, irruento, rumoroso e di un colore nocciola scuro prendeva a camminare quella marea d’acqua. Che, trascinandosi in pendenza,  cominciava a perdere le forze irruenti con le quali si era presentato . La “chjina , era il termine completo del significato com’era un insieme di detriti che si infagottavano  scendendo dalla montagna alimentati dai tanti ruscelli affluenti  delle campagne., Scendeva incontrollata fuori dalle cunette e rovinava il selciato delle strade scarinando tantissime pietre..

Comincia ad arrivare la Chjina.

Alluvione 1921

Poi da ogni dove si riversavano cianfrusaglie che la forza delle acque rubacchiavano da ogni limite. Diventava quasi una festa nella ingenuità bambinesca e , per noi ancora  ragazzini ,  vedere rotolare barattoli , una  bombola di gas , una “ buatta “ , bottiglie, un mazzo di bruviere,un gatto morto, dentro quella  curiosità , risate e divertimento,   si acquisiva  conoscenza e si cresceva.  Goffamente, con un sacco di canapa vuoto in testa ,  a modo dei moderni impermeabili, qualcuno si adoperava a spostare spezzoni  di legno , fango e pietrame  da dentro la cunetta .

Cunetta e strada stavano alla pari colmate dalla piena  e le porte delle case diventavano inaccessibili . Non c’erano marciapiedi  e le “ gambitte “ si  scavalcavano passando sopra una breve passerella , a volte di cemento, spesso una lastra di pietra  o di legno. Il più delle volte tronchetti, frasche  e pietre si inceppavano tra cunetta e “ scalune della porta. Si formava  “ na Gurna d’acqua “ piacevole solo alla irresponsabile innocenza dei nostri occhi che , da dentro,  guardavamo dalla metà della porta. Perché le porte erano fatte a necessità di quel tempo. Un’anta intera e sempre chiusa. L’altra tagliata a due metà.Chiusa quella inferiore e aperta la superiore per fare entrare la luce. I vetri stavano appena alle finestre ed erano sottili e striati

.

Incontrollata, questa massa d'acqua  cerca " una strada".Tutte porteranno a Jacurso qualcosa di loro. Molte finiranno nei " Fossi " .Ogni campo avrà la sua sentinella nel contadino.

Per chi ricorda si chiamava ” menzina” . La giornata dell’acqua , lontana dalle inondazioni odierne e dell’acqua in bottiglia  era appena quella. Tutto al naturale. In casa non si girava alcun rubinetto e in un angolo stava sistemato su due legni lu “ varrile “, quattro vozze e lu lavature.

Di quell’acqua fresca del Barile o turbolenta della piena  ne è passata tanta in quelle “ gambitte” che non ci sono più e che a rifarle nessuno  ci pensa più per via del costo poco conveniente . La svogliata ricerca dell’arte sono state sostituite convenientemente con quattro tavole e una calata di cemento. L’acqua scorre veloce  e tempi e costi sono convenienti. In quelle gambitte l’acqua scorreva lenta, arginata da pietra dopo pietra , così com’era giusto che fosse. Oggi ,in una visione più estesa e problematica le acque scorrono veloci nei grandi cunettoni, combinano guai . saltano le botole sulle strade .Ma non si tornerà a quelle gambitte . Quei bravi  artigiani,pagati due soldi, non ci saranno mai più. Gli ultimi si erano ,magari, riciclati come pessimi baracchini Fiat.


“ La Giornata dell’Acqua “  era questa e non poteva essere altra. Poi il significato  è divenuto  grave  anno dopo anno e sempre più carico di contenuti .  Alluvioni, inondazioni e business commerciali. Avanti a tutta Piena !

Si  da coscienza che Il settanta per cento del pianeta è acqua e noi stessi siamo acqua per un terzo. Sappiamo, oggi,  che di quel 70% solo una piccolissima parte è disponibile come acqua dolce mentre  a quel tempo proprio non si badava. Per alcuni popoli, sappiamo, non c’è acqua mentre in alcune zone del pianeta, dicono, entro 2030 si vivrà un alto stress idrico. Pare che ben cinquecento conflitti siano in atto , anche, per acquisire territori con disponibilità idriche indispensabili e che in Siria, Palestina e altrove,  si combatte anche per l’acqua  e non più per il solo petrolio. Anche il clima sta cambiando in direzione sfavorevole e noi “suddisti” , in futuro ,  dovremmo essere  interessati ad ipotetiche penurie per via di una prevedibile desertificazione . Ma desertificati lo siamo già e non mancheremo di vederlo  nel prosieguo anche nel nostro comune quando arriverà il tempo delle more che ci ritroverà vedrà ancora impreparati.

Qualche dato commerciale ci dice poi che :     Quella che finisce in bottiglia è l’acqua più privata che c’è. Che le “ Sorgenti di vita” continuano ad essere a canone zero per gli “ imbottigliatori “ . Che  Dieci sono i miliardi di acqua in bottiglia con venti  euro ogni mille litri.   Che  l’acqua dovrebbe essere  un bene come l’aria lo scriviamo appena noi delle associazioni e che per il Sapore dell’Acqua non dobbiamo suscitare interesse. Chissà se l’aria , un giorno sarà depurata anche a Madama Laura e imbottigliata come l’acqua ! Un Piano di Sviluppo potrebbe magari prevederlo.

Un bene pubblico confluito nel calderone degli affari dove oggi più di ieri  è dominante il principio economicistico che ha stravolto la considerazione di quanto  l’acqua sia da pensare, in  valore un bene   quanto l’aria. Un bene pubblico dato in concessione a privati per canoni irrisori. Due millesimi a bottiglia con  appena lo 0,6 che arriva nelle casse pubbliche . Casse pubbliche come quello per l’Eolico.

Italiani primatisti dell’acqua in bottiglia e terzi consumatori europei. In Italia 260 marche ne imbottigliano , infatti , circa 14 miliardi di litri. Compagnie estere che imbottigliano ,la riportano e la rivendono in Italia !

 

La jacurso operosa

Il Mulino De Vito al Piano di Maria. Tanta Acqua  da quella Sajitta particolare. L'unica incontrata con una architettura circolare . Tanta farina per i Jacursani nel periodo '43-'45 . Quando si moriva di fame!

Da un Piano all'altro si scende  al Piano de l'Acquaro. Tre concerie e due Mulini. Tutto ad Energia Idraulica. No Emissioni.No Bollette

Per cotanto Business, affare d’oro per le aziende, le associazioni propongono almeno 20 euro a m³ cioè 2 cent di  euro a litro imbottigliato.

Alla base primeggia  il falso mito che l’acqua in bottiglia sia migliore che attingerla dal  rubinetto. E per le negligenze locali non si può contraddire la sponsorizzazione che “ bere  di certe acque fa bene alla salute”. Per questo consumo spasmodico qualche motivazione ci dovrà pur essere  ! Potrebbero essere ricondotta a molteplici aspetti e convinzioni che finiscono a far presa nel pensiero popolare. Infatti abitualmente nella nostra generosa ospitale  montagna incontriamo amici e sconosciuti che arrivano, notiamo a caso, da Acconia o da Lamezia   “ per riempire “ acqua buona . Trenta litri è la  “normalità , “cento litri o più vanno considerati   l’esagerazione ma per giustificare le spese del trasporto si finisce per conciliare il disappunto delle attese poichè , a conti fatti , prendere acqua in bottiglia costerebbe tre volte meno ! Ma si preferisce arrivare sin quassù. Ah! C’è da notare che buste, bottiglie, bottigliette restano a testimoniare le presenze umane. Per mancanza di educazione collettiva, scarsa attenzione per l’ambiente, scarsa attenzione delle istituzioni ?

Diceva quell’ Annuzza, che fu , … chista non è acqua de Madama ! Duve la pigghiasti ? L’acqua abbiamo appreso che ....è inodore , è insapore  ma provare a bere acqua di fiume e saggiare  quella della Madama …altro che insapore , inodore e …pesore ! E così è per tutte le nostre acque disseminate nel territorio…o quasi .  Nostre per affermare  la bontà del nostro territorio . Perché  l’acqua è di tutti come l’aria . E di buono abbiamo tanta buona acqua e tanta buona aria  . Non ancora inquinate.

Lu " Gujhu " Care fresche acque...del Mare Pilla. Quando non c'era la bricichetta


Quando abbiamo " rischiato " di creare un'economia sostenibile


1954 Si ipotizzava uno sviluppo sino ai Piani di Vena e in tutta Piana. Comuni interessati : Girifalco , Cortale ,

Jacurso e Maida

 

 

Delle nostre consuete escursioni spesso rendiamo conto attraverso immagini e racconti . Stavolta vi diremo di quel giorno che  ……..

Avevamo da poco lasciato “ il grande Fabbricato vicino al Pilla  “, luogo storico di  una importanza particolare, e ci eravamo portati in località Sorianello da dove  la strada sterrata , in salita, ci avrebbe portato al trivio di Petaca.. Salendo verso questo incrocio, il piede dalla Contessa si faceva ammirare animando alcune nostre considerazione. Una vettura stava ferma da un pezzo e in prossimità due figure ,ancora indecifrabili , si erano portate fuori dall’abitacolo. Proseguendo ,avevamo comprensibilmente abbandonato l’ambiente e si era fatta  ricorso al nostro equipaggiamento che , per l’occasione, poteva essere il solo bastone di appoggio.

Un giovane e una ragazza  non ci fecero più paura. Stavano ad aspettarci , e noi lo avevamo avvertito, ma  pazientemente. Stesero sul cofano una discreta mappa territoriale dove con disappunto , loro e nostro, i toponimi non vengono più segnati. Quali ricercatori della Università di Reggio si erano portati a Jacurso, territorio montano, ….a Dio della fhortuna…diciamo oggi noi. In Comune non erano stati capaci di  acquisire informazioni ne sulla viabilità né sulle località alle quali mirava la loro ricerca. Cerasara , Madama Laura , Ordicaro , Cerasarella, Contrada Dattoli…altri…Fosso del Pilla.

 

una passerella sul Pilla

smottamento che diventerà " fanghiglia " per l'abitato

Si stavano monitorando le sorgenti d’acqua in tali località che l’Università di Reggio aveva loro indicate come studio sulle falde acquifere. Ecologisti, camminatori, escursionisti diventammo ,per passione , tutto insieme a loro restando quanto fu necessario in loro compagnia. Non è il caso dei particolari che devono solo rimarcare quanto l’acqua sia in grande attenzione dappertutto e , pure, nel nostro territorio . Che “ altri “ conoscono meglio che le  nostre Amministrazioni, Aree tecniche , architetti , agronomi , geologi . Ove è consentito lo scempio con l’eolico e il minieolico. Ove si assiste agli approvvigionamenti esterni pubblici e privati o forse non vede nulla anche sullo sperpero e sull’uso indiscriminato dell’acqua.

Quando veniva impostato il territorio per Jacurso Comune , concordato giuridicamente da Masci  , ripartitore Governativo nel 1811 per decreto Murat,   tutti i nostri Decurionati del tempo, Sindaco Gregorio Gliberti, comprensibilmente , “ videro “ un territorio composto dai rimasugli strappati qua e la come avanzi degli altri territori limitrofi. Scarti , per esprimere quanto da me percepito, fu il pensiero dei primi amministratori.  Nel tempo divennero terre fertili a costo di quei montanari , anfratti e alture ricoperte  di boschi , sorgenti copiose e generose di acque  che diedero corpo   persino ad un fiume.

In quei lontanissimi anni l’acqua fu conosciuta solo come risorsa  pubblica e quando i nostalgici signori del Feudo pensarono di perpetrare antichi … jiussi ….diritti , abusi ,,,privilegi vennero ricondotti con i “ garbi”  dell’epoca a sminuiti e miti pretese. Erano , però, altre  epoche fatte di lavoro e di rispetto. Non prive sicuramente di vessazioni ma certamente non commisurabili alle speculazioni commerciali dentro cui  sguazzano in modo spesso fraudolento le multinazionali dell’acqua, dei cereali e delle risorse principali .   Perché sfiducia allora nell’acqua pubblica !

La sfiducia sta  nell’acqua colorata, a volte marroncino, a volte rossastro, altre volte addizionata con renella ( molto fastidiosa a   lavatrici e rubinetti) , altre volte dal  marcato sentore del cloro.  Per non dire della mancata erogazione notturna, degli sfiati d’aria,  deleteri alle condotte pubbliche private  e alle caldaie. ..

Peggio ancora  aria che aziona il contatore .. Possibile o no evitare tali inconvenienti ? Certo che si. Attenuarli sarebbe appena un sollievo temporale , eliminarli dovrebbe essere la misura   responsabile per un servizio a pagamento  dove  il dovere morale dovrebbe essere il primo impegno di una qualsiasi Amministrazione. Bisognerebbe  far ricorso  ad una gestione capace e responsabile , senza costi eccessivi , limitati e irrisori ma solo  frutto di una   accorta e responsabile conduzione  giornaliera  !

La storia dell’acqua inizia a Jacurso negli anni cinquanta . Sarà un appuntamento importante che segnerà una  svolta epocale per la gente e l’abitato . Annuncerà anche una svolta politica  e  sociale. Gli abitanti utilizzeranno nuovi servizi mai conosciuti ma soprattutto acquedotto e fognatura elimineranno tante precarie condizioni igieniche .Queste opere saranno realizzati dopo gli anni sessanta  e di  pari passo negli anni a venire tutte le contrade beneficeranno anche di una nuova viabilità. I giovani , tutti e amaramente tutti,  non hanno il senso della memoria e non sanno ! Quanti, invece, hanno vissuto quegli anni, accetteranno di buon grado a rivedersi scivolare sulle stradine del paese quando il fango,  riverso sulle strade per via delle strade sventrate dai fossi , creava non poche difficoltà. Rivivere con queste notizie che daremo, lontane da intendimenti dove nessuno si dovrà appigliare. Semplicemente per ricordare così che quelle furono a Jacurso “ Le tante Giornate per l’Acqua “. Dove ognuno ci mise qualcuno di suo e responsabilmente tanto chi amministravain quegli anni .


I primi impegni per approvvigionare d’acqua  l’abitato ,cioè di acquedotto e fognatura,  saranno merito del Dott. Soverati, Commissario Prefettizio prima ( a seguito della  poca fortunata amministrazione della Sig.ra Dattilo )  e  Sindaco successivamente. Primo lotto di Acquedotto, Serbatoio  e Fognatura nel 1953. Qualche contenzioso con Maida si aprirà , anche ,  per le sorgenti nella località Cerasarella. Il Sindaco Soverati , che ama e conosce molto bene il territorio vuole le acque di Madama Laura  condotte verso Jacurso. Non sarà possibile perche La Casmez  ha in progetto ben tre grossi acquedotti da realizzare nella Piana e Jacurso farà parte della rete idrica che arriva dal basso. Acqua di fiume. Nel sessantasette saranno impostati i progetti per il secondo lotto dei lavori che verranno eseguiti nel 1971 e , quasi in contemporanea Acquedotto Rurale e Fognatura verranno costruiti in montagna . L’Amministrazione del Sindaco Pasquale Dattilo sarà impegnata a lungo ( 1967/1980 ) per queste opere di civiltà.

Col nuovo programma di fabbricazione sta sorgendo la parte nuova di Jacurso, nella zona Seminario. Portata avanti , privatamente,  da un nostro concittadino, Salvatore Pileggi , a cui bisogna riconoscere questa capacità progettuale di espansione edilizia sui terreni  della zona Seminario , lottizzati e destinati dallo Strumento Urbanistico alla edificazione .Sarà posta in esecuzione una grossa lottizzazione e sarà l’amministrazione Casalinuovo ad ampliare, con un terzo lotto, la rete idrica - fognaria unitamente alla viabilità di superficie ed altre urbanizzazioni. In epoca contemporanea si realizzerà un’altra opera legata all’acqua . Un Depuratore per lo smaltimento dei liquami per non inquinare il Fosso Rodio e i campi a valle dell’abitato.

Le falde ai piedi della Contessa, intanto , da qualche tempo si stanno abbassando e nel 1985 si procederà a individuare  un nuovo punto di prelievo. Si scenderà sino a 130 metri circa e la nuova captazione potrà alimentare  più del necessario  l’esistente rete idrica rurale a mezzo di una pompa di sollevamento. La progettualità successiva dovrebbe interessare l'immissione in rete dell'acqua  montana che porterebbe a soluzione, con  la dismissione dell'acqua  Casmez a sollevamento, sia l'autonomia idrica che l'abbattimento dei costi con acqua qualitativamente migliore.


L’acqua, come si può dedurre, diventa  l’anima del paesaggio a cui appartiene e degli abitati.Urbani e Agricoli. E Tutte le Amministrazioni , con questo bene primario, hanno SAPUTO e dovuto dialogare impegnandosi con sacrificio e passione.Per le accorte politiche del passato oggi il comune di Jacurso , pur piccolo, dispone di tre serbatoi , acquedotti urbani e  rurali nonché di un impianto di depurazione. Come autore di questo tuffo nel passato sento il dovere di ascrivere gli impegni di Pietro Dastoli  – sindaco e ancora menzionare e ringraziare  due persone che con molta umiltà, disponibilità e competenza, hanno dato il meglio di loro in un periodo molto faticoso , difficile e finanzariamente  in difficoltà. Pasquale Dattilo –  Vicesindaco - e Michele Esposito assessore.

Tutti i luoghi, come brevemente si è scritto , hanno un’anima che scorre sotto forma di fiume e noi il fiume vero lo abbiamo pure. Lo chiamiamo Pilla da sempre. Il Pilla dove si era abituati a fare il bagno

A lavarsi per indiscutibile  necessità igienica  nel passato. Campagnoli e Paesani. Per avventura e goliardia giovanile, maschile e femminile , sino ad un trascorso non lontano. Un Fiume dove si può pescare la trota salmonata o fare il bagno sotto una cascata. Dove si possono ancora osservare imponenti dighe un po offese dal’uomo e dal tempo.

 

Acqua fresca,  sole , passione e libertà per le giovanissime desiderose di vivere forti emozioni con le vesti bagnate nell’acqua del Pilla . “Curando” le tele di lino, l’anima e il corpo….

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

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