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Il Merlo Bianco

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Di inverno i ricordi della Nonna  al focolare

Nella mia ingenuità, credevo come veri quei racconti e portavo quella non indifferente dose di timore per quegli ultimi giorni di gennaio, annunciati come i più freddi di tutto l’anno.

La nonna raccontava e sui piedi la mamma mi posava "erbe cotte"per dare un sollievo ai geloni... rimedi naturali.

 

 

 

La Merla ha ancora freddo?

Dovrebbero essere i giorni più freddi ma  , quest’anno , freddo sì ma tanta acqua e tanti danni. E' rimasto , però,  un modo di dire o da raccontare visto che le temperature sono state rigide a giorni alterni , la neve è solo appena arrivata in Montagna e l’andamento della stagione invernale ci ha un po risparmiato  dal freddo pungente che  raccontano gli anziani.

Ci sono le gronde che non c'erano allora ma  oggi sarebbero  ugualmente mancati  quelli che chiamavamo  "Cannola ". Pendevano da ogni tegola ed era una immagine piacevole. Ora solo un ricordo ! Sulle strade ,tuttavia , oggi come allora , non è mancato da osservare tristemente i resti di animali morti per fame e per freddo . Volpi , faine e qualche  uccellino.

Mia nonna non mi parlava proprio della Merla ma di quei passerotti che dai vetri  vedevo saltellare infreddoliti cercando di beccare qualcosa. A volte diventavano goffi per le piume a pavone e restavano immobili. Era una forma istintiva per proteggersi dal freddo e le leggi della scienza dicono che funziona. Mia nonna  lo spiegava a modo suo e non si scostava con le sue considerazioni da agreste frequentatrice dell’ambiente .

Arruffare le penne, infatti,  permette di creare intorno al loro corpo una specie di intercapedine dove |’aria si mantiene più calda, evitando al corpo il contatto diretto con l'aria fredda esterna.

Su via Nazionale , di questi giorni , si tornava da scuola infreddoliti con i geloni a mani e piedi e bisognava stare  “guardinghi “  al ghiaccio negli interspazi delle  pietre che facevano il selciato di Via San Giovanni. Poi il " Bitume " modernizzò anche il selciato e scioccamente diventammo contenti.

Era ancora  un bel selciato di pietre - fatto costruire dai Bilotta - e , tra una fuga e l’altra ,“ sbitrijava "  il ghiaccio". Nella stanza della scuola elementare  eravamo in ventisette e un solo braciere. Che spettava al professore per riguardo insieme all’alzascarpe  sotto il tavolo. Tempi di ristrettezze , educazione e rispetto  dei ruoli che oggi non si insegnano più  ma che ci facevano crescere senza contestare.

Ai  lunghi filari dei “ ceramidi “ pendevano  stiletti di ghiaccio che chiamavamo “ cannoli “  e l’atmosfera la gustavamo quel tanto per farcela stare nei ricordi insieme  ai racconti della nonna che animavano la nostra fantasia come se fossero episodi realmente accaduti.  Ancora oggi  gli anziani raccontano  che “ San Mbestianu “ si girava con la neve e alcune  strade,  per far passare il Santo , venivano snevate  “ votandu l’acquaru de lu Strittu “. Tutto vero.

Nella mia ingenuità, credevo come veri quei racconti e portavo quella non indifferente dose di timore per quegli ultimi giorni di gennaio, annunciati come i più freddi di tutto l’anno.

Immaginate poi per un paese, quasi di montagna come Jacurso, dove la neve la “ faceva “ per davvero ! Sul libro della terza elementare , un disegno che occupava l’intera pagina raffigurava un principe a cavallo che con la spada  tagliava un pezzo del suo mantello rosso per darlo a un mendicante.

Non è  il caso di questi anni   che per la fine di gennaio ci porterà,  come oggi, aria umida, nuvole , un po di freddo e soprattutto tanta desertificazione umana .

 

Intanto l’abituale pettirosso quest’anno non è rientrato nel solito giardino, come abitualmente era solito fare. Magari sarà stato difetto per  anni da vivere o magari per qualche incidente col gatto.

Nelle giornate molto fredde, gli uccelli per sopravvivere , mettono in atto alcune strategie di difesa che la natura ha pensato bene di caricare nel loro DNA.. Strategie naturali sviluppate nel corso dell'evoluzione.

Innanzi tutto la fuga. Quando in una regione le temperature si abbassano molte specie di uccelli si allontanano  diverse settimane prima .Come le rondini.

Per quelle che rimangono l’insieme di penne e piume e l’alimentazione  danno un sollievo al riparo del freddo. Pettirossi, tordi, cince, diventano praticamente granivori ricercando semi particolarmente ricchi di grassi; mentre la ghiandaia comincia ad intaccare le scorte di semi accumulate durante |'estate .

Altri animaletti come le faine , le volpi e alcuni roditori soccombono sfiniti per fame e per freddo. Altri si avvicinano alle case  cercando cibo che non trovano nelle campagne abbandonate.


E la leggenda della Merla ?

“Una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo ventotto giorni. L’ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo e pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era ingrigito a causa della fuliggine del camino, e così essa rimase per sempre con le piume grigie”.


Il maschio adulto possiede  una bella coda lunga nel piumaggio  tutto nero. Ha  Il  becco di colore giallo  e una aureola  orbitale di colore giallo. La femmina, invece, è  di un marrone - cenerino con la gola chiara e striata, il becco a differenza del maschio , è scuro. Spesso la presenza del Merlo è data dal suo ricco repertorio di note, canta di fatti nascosto da dentro un cespuglio o un posatoio, specie in primavera ma anche nelle altre stagioni.

Manteniamo vive le  tradizioni ma rispettiamo questa specie di uccelli .

Non inquiniamo l’ambiente che già di per se è contaminato dai pesticidi , veleni e discariche a cielo aperto.

Intanto il 30 si consegna al 31 con tuoni, lampi , freddo , grandine...ma anche  con qualche opera buona dopo un temporale.

 


f

 

 

 

 

Franco casalinuovo  jacursoonline  ass. cult Kalokrio

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