Notizie Scorrevoli

ALI SUL MEDITERRANEO

ALI SUL MEDITERRANEO Per il terzo anno co... Read more

Enrico Mattei

  Enrico Mattei Alle 18,40 del 27 ottobre 1... Read more

E' Deceduto

a Portogruaro Antonio Moio Read more

Tre Poesie

Oggi, in non pochi poeti calabresi che scrivono... Read more

Dialettando con la Poesia

Dialettando nel Tempo Siamo fatti di tempo. ... Read more

E' Deceduta

La Sig.ra Giovanna Graziano ved. Dattilo Read more

Il Ricordo delle Foibe

  La crudeltà con la quale sono stati compiuti ... Read more

Inquinamento Luminoso

Luce e Inquinamento Luminoso La luce per la ma... Read more

Per non Dimenticare

27 – Il Giorno della Memoria La lezione dell... Read more

Il Sapore dell'Acqua

Acqua  e  Territorio

Il Sapore dell'Acqua  - Ricordi di Gioventù

L’interesse suscitato sul tema dell’acqua , ha rappresentato uno stimolante spunto di riflessione . Che cosa è il paesaggio oggi ? Quante e quali sono le nostre risorse idriche ? Ma come si viveva senz’acqua ?


La prima riflessione è che ognuno ha una consapevolezza precisa sul paesaggio che fa a sua volta emergere un elemento peculiare . Il paesaggio è virtualmente conosciuto come una distessa di luoghi che tra privati e demaniali appartengono a Jacurso Comune e ai Jacursani.

 

Il dato negativo rileva, purtroppo , che sono pochi coloro i quali conoscono realmente il territorio e ancora meno quanti hanno consapevolezza sul significato dei toponimi che caratterizzano principalmente le zone montane .

Dove si interrompono le Serre , dove si incontrano numerose sorgenti e dove ancora restano i segni degli antichi tratturi e delle strade che formavano quadrivi e si dipartivano verso l’Istmo , per le zone interne delle Serre ( San Vito , Cenadi , Chiaravalle , Serra ) o per la costa Jonica (Satriano …)

Posizione geografica, bellezze naturali , boschi , sorgenti , fiumi , strade .

Si conosce , inoltre , poca cosa sui fatti del passato anche se alcuni esiti importanti si sono trascinati sino ai giorni nostri . Ma non c’è da preoccuparsi. Anche gli Amministratori del circondario non distinguono i confini e disconoscono vertenze e contenziosi .

Vicende rilevanti per la tutela degli interessi comunali che nel futuro o già nel presente potrebbero avere ricadute sui destini del territorio. Proprietà e concessioni delle acque e dei terreni che , per citarne alcuno, intentato dalla dinastia del Duca di Monteleone Aragona Pignatelli Cortez e altro dal Duca della Scaletta .

Per l’associazione KaloKrio gli argomenti trattati sono diventati il frutto di un lavoro appassionato e sufficientemente condiviso non solo tra i soci ma dagli amici lettori e non solo nell’ambito locale .

Forti di un accresciuto radicamento territoriale e con la determinazione che raccontando e proponendo si possono intraprendere positive iniziative , siamo consapevoli ,pertanto , di aver intrapreso un nuovo percorso fattibile figurando anche possibili progetti di sviluppo .

“ Acqua e Territorio “ Tema che l’associazione ha intrapreso raccontando “ Il Sapore dell’Acqua “ vuole questa volta rendere protagonisti quelli che hanno vissuto “ Il sapore dell’Acqua “ anche come un gioco o un piacevole ricordo del passato .

Infine , considerando qualche domanda del tipo Come si faceva a vivere senz’acqua nelle case ? Quando arrivò ? Com’era la vita di ogni giorno ? saremo nelle condizioni di dare un sufficiente contributo su questi argomenti iniziando dal tema “ Il Rubinetto in Casa “.

L’intento sarà solo quello di raccontare cronologicamente gli eventi e la storia ma non si potrà rinunciare a fare ricorso a documenti , progetti , scelte e riferimenti Amministrativi che meglio faranno comprendere a chi non ha conosciuto i segni drammatici dell’arretratezza e delle privazioni anche elementari dell’igiene.



I ricordi dell’acqua “                                                                                                                               ….alcune memorie legati alla prima gioventù


Non c’era,dunque , l’acqua nelle case e non c’era la lavatrice. Le nostre mamme quando non trovavano un po di “ Trattiagnu * “ e dovevano lavare ‘na cista de panni “ erano costrette a portarci appresso.


* Trattiagnu : Quando si aveva da fare le mamme avevano necessità di affidare i figli a qualcuno. Spesso si ricorreva  a lu Trattiagnu .  Vai a la Cummare  Vittò e dilli si ha nu puacu de trattiagnu 'ca pue 'lli lu riandu !.  Era la frase che si affidava al figlio che andava da Vittò e riferiva. Si biajhu miu ,ma ajhu mu lu truavu e ài de aspettare nu puacu mu lu truavu ! Era ovviamente una scusa perché lu Trattiagnu altro non era che un po di  " affidamento temporaneo " presso la cummare Vittò .

Lu Vajhùne non era lontano e nemmeno vicino ma se i panni erano pochi si andava “ a la Prisa “

E li non è che si trovava il parco giochi. Si andava di malavoglia ed era un luogo duve “ ni ‘ncrisciamu ,e basta “. Già il posto metteva tristezza . Non era luminoso ed aveva spazi ristretti soffocati da una fitta vegetazione. La mamma preparava ‘nu gurnale “ e si addobava le pietre per lavare . Ogni Donna ,abitualmente, aveva una sua petra liscia

Si andava a lu Vajhune . Sgassarri, Granchi e Liciarti de 'nchiaccare !

Come si sa, i cellulari erano ancora lontanissimi a venire ed allora i giochi e gli attrezzi per passare il tempo si inventavano sul posto. Li costruivamo con la fantasia prima e con l’ingegno dopo. Con quel che si trovava era opportuno inventarsi attrezzi e materie prime.

Tra l’erbetta e le pietruzze sulla sponda si appostava la licerta “ e si “ brevettava “ il cappio con lo stelo di una pianticella acquatica  .Poi iniziava la sfida con la malcapitata “ licerta “ che guardava ferma con quegli occhi curiosi e spalancati .

La lucertola pur essendo un rettile attira la simpatia al contrario delle salamandre o cechi che lucertole appaiono quanto loro.

Sarà perché simpatica e inoffensiva, per noi maschietti era una delle attività preferite a stuzzicarle. Purtroppo ,come si scriveva, diventavano la preda su cui si esercitava l’innata tendenza alla crudeltà da parte di alcuni .

Quando si spezzava la coda ,questa rimaneva a contorcersi e per noi diventava un’attrazione singolare sino a quando quella motilità cessava Per quelli con un po di cuore restava un senso di colpa,per gli altri non si sa. Poi crescendo si è saputo che ,per la lucertola, si tratta di una difesa contro i suoi predatori. Infatti non si recide ma semplicemente si separa.La lucertola recupera così la salvezza con la fuga. La coda ricrescerà.

Nell’acqua si andava ad acchiappare “ Sgassarri “ e Cucchiariajhii " ma l’impresa affascinante era la ricerca dei granchi e per acchiapparli non era facile .

Il Granchio alzava le pinze “ in posizione di attacco e si difendeva. Ma noi ,furbi, lo stuzzicavamo stancandolo con un legnetto . Il granchio aggrediva l’avversario ,il legnetto. Poi al momento gli si metteva davanti quello stelo di legno e lui , istintivamente furbo e vincente , lo stringeva con le pinze.

Uno strappo ed era fuori acqua.

All’asciutto era ,poi ,più facile giocare. Noi a provocarlo e lui a difendersi ! A volte ,quand’era femmina la sventurata creatrura , le si sollevava una specie di cartaligine sotto la pancia e venivano fuori tanti granchietti.

Gli Sgassari “ si difendevano meglio .Erano agili, saltavano ed avevano la pelle viscida. Ma l’esperienza e i trucchi ci consentivano di acchiappare anche loro.

“ A li sgassarri ,impietosamente, gli si faceva una tortura anche impietosa . A volte venivano gonfiati. Io non l’ho feci mai per paura. Gli ardimentosi con pensieri “ così “… cioè crudeli e privi di sentimenti …lo facevano.

I cannali di Castanò. Si tappavano con il palmo della mano e quando veniva tolto la gittata arrivava sul piazzale !

Si aveva ,invece , paura delle buffe (Rospi ) perché guardavano da far paura , erano brutte , immobili e ci era stato detto che “ sputavano “ . Neanche con un mazzacane si riusciva a scasarle !

Però quanta fantasia , inventiva, conoscenze e mestiere per cavarsela da soli !  A distanza di anni vedendo quei servizi sugli abitanti delle foreste che vanno a caccia con la cerbottana o l’arco …ci fanno ritrovare la giovinezza scopriamo che  eravamo pure noi “servaggi “. Lo facevamo anche  con gli stessi loro gesti ,gli archi e la cerbottana  !

Si andava anche alle fontane . Si era girovaghi in cerca di avventure. C’erano le vasche per lavare e quando non erano occupate ,seduti sul bordo, si trovava gusto a sciacquare le gambe nell’acqua. Altre volte ,nei momenti di punta, si doveva aiutare la mamma a posare per terra le vozze di creta. Anche  a portarle a casa

Si tuffava ,si girava  e si mangiava

D’ inverno a novembre arrivavano “ trusci d’acqua imponenti. Il cielo diventava cupo . Pare “ca Scuràu “ si sentiva dire in casa . Poi tuoni e fulmini facevano il loro mestiere e per noi ragazzi si avvertiva quella strana condizione di sentirci bene …protetti in casa mentre fuori era il diluvio. Incosciamente era un modo di apprendere i rumori della natura , i lampi ,i tuoni ,il vento e l’acqua…

Nella credenza popolare …era il caso di ricorrere alle preghiere e si pregava Santa Barbara. Si accendeva la candela benedetta e ..poi Santa Barvara ‘no rumbati ‘ca li puarti ‘sunu apiarti, li candili ‘su appicciati ,santa Barvara ‘no rumbati “. Si accendeva altra candela e si buttava sulla strada “ lu pane benedittu de la cena “ .

Sino agli anni cinquanta la porta di casa era fatta a due “ menzine “ di castagno. In lunghezza ,  una delle due menzine era tagliata quasi a metà. La parte bassa restava chiusa con la grossa maniglia de fhorgia “ mentre l’altra metà serviva a far entrare “ luce “ e pertanto restava spalancata.

Arrivau la chjina ! Si sentiva un vociare di persone dal vicino Bar e sulla strada un fiume di acqua marrone rumorosa .Turbolenta lambiva le case sui due lati e nel mezzo rotolavano pietre,tronchetti di alberi , qualche gatto morto, bagnarole e  "cati " che per essere fatti in lamiera, producevano un rumore degno di quel guaio .

Per noi , ancora piccoli, quel rumore era invece uno spasso. Per quelli della famiglia destava ,al contrario  “ apprensione “ pe li ‘guttari , li sciuajhi e li “ pilacchi “ a lu scalune.

La Chjina : arrivava scardinando la botola in ferro di un grande pozzetto e riversava di tutto. Nella foto si tenta di rimuovere un tronco d'albero .Ad osservare sono in sette + due   mentre a maneggiare è ..."sulu mastru Vitu "

La sera un via vai de “fhimmini “ e cummari " andavano in Chiesa e ,su quella porta a metà , ci si appoggiava per vedere passare quelle le donne vestite di nero che andavano tacchijandu ,ridiandu e parrandu.

Quand’era già buio , ogni tanto si vedeva passare lu “ Spilinghino “ come lo sentivo chiamare , con stivali marrone ed un arnese in mano da suscitre curiosità .  Era un contadino giovane, alto e minuto che imbracciava un lume e andava in campagna “ mu abbivara “. L’acqua , pur scorrendo tutto il giorno , non bastava per le esigenze di tutte le campagne ed allora si rendeva opportuno stabilire turni anche di notte per dare l’acqua irrigua ‘a la posa , pumadora e altre verdure.

Veniva fatto   osservare un regolamento che disciplinava l’uso delle acque ed era un ingegno contabile/amministrativo virtuoso frutto dell'esperienza di un dipendente comunale il quale era riuscito a concepirlo senza l’uso del computer e poi a mettere buoni buoni tutti i partitari “.  Era un groviglio di acquari, contrade , “ceramidi d’acqua “ , parti e mezze parti , corde , guardiani , jornati e nottati…

L’acqua ‘nta li “gambitti “ passava di venerdì . In quell’acqua era vietato lavare e gettare sporcizie per non chiamarle con il proprio nome. Capitava che si giocava, si scivolava e , stesi nella gambitta , si faceva un bel bagno ! No toccare ss’acqua ! E chi sentiva !

Una bella rinfrescata estiva . Il  "mare nostrum "

Il bagno, in mancanza di mare , si faceva ,invece, nel Pilla . Lu gujhu era una invenzione verbale affascinante che prometteva uno spasso da goderselo alla prima occasione.

Altro  " Mare Nostrum " sul Pilla

Per “ averlo “ bisognava raggiungerlo a piedi e si andava in compagnia . Meno male ! Oggi che l’osserviamo con occhi diversi, si avverte il rischio dell’avventura. A volte si metteva il lino per “ curare e assambarare “ o si ntassava “ per catturare li “ pisci “ e angijhi . Non saperlo e fare il bagno , erano e furono dolori  . Già la sera arrivava la febbre alta  e  poi certe bolle su tutto il corpo che duravano un mese.

Gli antibiotici arrivarono più tardi come medici e farmacia. Per noi ragazzi , allora alle elementari , Il sapore dell’acqua , fu anche questo.


Adesso qualche cenno sulle vicende irrigue che faranno parte di altri racconti.

Quest'acqua arrivava nelle Gambitte di via Nazionale. Per i maschietti era la giornata delle costruzioni. Acqua ,sabbia e fantasia

Segnarono sempre una disputa tra Comuni. Jacurso si trovò sempre come un ragazzino voglioso di crescere in mezzo a giovanotti più dotati.

Cortale, Maida, Curinga e Filadelfia fecero sempre la voce grossa con quel ragazzino proprietario del giocattolo che lo usava per giocare con loro ma “ loro “ erano compagni arroganti che si inventavano le regole!   Ma non la spuntarono praticamente mai.

Banner

Banner
Ora Esatta
Immagine casuale
jacurso-7.jpg
Chi è online
 16 visitatori online
Sondaggi
Quale sezione ritieni più Interessante