Donne Tutti I Giorni
Donne Maturate ?
Frutto di relazioni extraconiugali , i figli venuti al mondo erano quasi sempre destinati ad essere abbandonati . Per farli morire o Farli trovare .
Sono ricordate come le Madri Snaturate
Madri snaturate ,appunto. E noi maschietti ? Appropriamoci delle nostre responsabilità perché a queste donne avevamo promesso amore e ,invece, impavidi siamo scappati.
.....lasciando in mano alle balie un figlio da crescere
la sensibilità maschile ...lascia il peso a chi ha "testa "
Asino e Donna . Praticamente uguali nella considerazione "dell'autista"
Oggi che si festeggia il giorno della donna, non si può pensare solo alla mimosa . Più che un rametto o un invito a cena ,un gesto di amore dovrebbe farci riflettere per le attenzioni a cui manchiamo abitualmente e alle ferite che l’universo maschile ha nel passato procurato e che continua a procurare con più cruenza . Perché adesso non si lasciano più sole . Appartengono . E come proprietari della vita altrui si decide anche di sopprimerle !
Un gesto piccolo piccolo che Jacursoonline propone come può e che di seguito tenta a raccontare la donna
Un bell'esempio di donne che si stringono il passato nelle mani . Una vita dedicata ai figli ,al lavoro e alla famiglia . Professionalmente anche alla società jacursese . Sarta apprezzata Teresina Soverati. Tanti ricami, camicette, gonne, abiti da sposa. Alimentarista Marietta Mazzei. Tante famiglie "nutrite " con la "libretta ". E dei suoi ricami e primi piatti lo sanno in pochi.
Anna Dastoli : Quando la Patria ha avuto bisogno di suo marito
Il registro dei Parti
Son passati dal muro dell' acquaro .
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Una vita intensa. Di lavoro ,di privazioni e sofferenza. Orfana alla nascita ci ha raccontato la sua vita di donna.
si andava alla fiumara . Ogni tanto brutti ceffi " talijavanu "
la famiglia contadina . Lavorare per mangiare e fare figli . i figli si facevano e.. basta . Figli uno dopo l'altro in serie.
Dietro ogni "fhorzalettune " tanto da raccontare
Camera da letto con comodino ,lampada di cortesia e tanta tristezza nel cuore
Le donne erano giovani e belle e gli uomini scostumati.
Quindi donna snaturata ,cacciata da casa ,umiliata e lasciata sola con un figlio da allattare.
Ma come si viveva e quali erano i motivi che portavano a disfarsi di un figlio arrivato per caso o non voluto , o tutte e due le cose insieme ?
Nel corso di questa ricerca è capitato di appuntare qualche nota che vale menzionare:
“ in quest'anno ogni genere di raccolto andò perduto in molte campagne per via dell’alluvione, segno che i contadini già consunti abbiano pochi legumi e castagne come alimento, il cui raccolto pure è scarso e resteranno ben presto privi dei mezzi di sussistenza" .
Si moriva di fame che oggi non vien da credere . Nutrire un’altra bocca e accudire un’altra vita ,non si era ,spesso , nelle condizioni di farlo.
congregazione di carità : spesso il primo soccorso
Ancora :
“…Questa mattina , che era ancora buio ,il sacrestano andava per sonare la campana pei contadini che vanno ai campi e alla bussola dell’entrata trova una creatura, abbandonata li segretamente ,lasciata da una madre o da chi da lei mandata per togliersi da qualche miseria .
Non è stato possibile saper notizia se sia stato misfatto di zitella o vedova ma tra tante ciarle si è detta portata pure da qualche forestiera rimasta sconosciuta.
L’onore e la reputazione della donna giovane,zitella o vedova non può,in una comunità piccola come Jacurso,essere compromessa e diventare scandalo. Tutti però sanno e tutti, nondimeno tacciono . Il “ corpo “ della fraudolenza non esiste ,non c’è e perciò potrebbe essere considerata solo una maldicenza.
Petrus Tarbu ex incognitis genitoribus
un registro nascite della parrocchia . Tanti " incognitis genitoribus " e tanto latino... alla bona di Dio da curatus e arcipresbiter
Marianna Ceniviva . Maria Graziano presenta una bambina da madre incognita.
la stessa inoltre à dichiarato di dare alla bambina il nome di Marianna Ceneviva
Natalina DeVito - esposita
La famiglia e la Società in un paese come Jacurso
Oggi la famiglia stenta a mantenere il ruolo primo che l’ha fondata .Sono ormai consolidate le famiglie aperte e la convivenza non ha regole chiare . Nonni e anziani ,invece, scandalizzati dai facili costumi di oggi , raccontano della rigida separazione dei ruoli esistenti (al loro tempo ) tra moglie e marito e tra loro e i figli.
Ancora adesso, nella comunicazione sociale del meridione , resiste il rispetto a dare del Voi ma sappiamo quanto era normale che il marito desse del tu alla moglie mentre questa rispondeva col Voi !
Esposta Maria Barista
Il potere patronale stava nelle mani dell’uomo e persino la scelta della moglie o del marito non era una scelta libera. Il patrimonio sostituiva spesso il matrimonio e questo sanciva il più delle volte un’alleanza ed una strategia di potere tra famiglie.
Si diceva che l’amore sarebbe venuto dopo, a figli fatti . Ma non poteva essere così. L’uomo può innamorarsi ma è la donna che , seguendo l’istinto naturale , sceglie il padre pei suoi figli . A jacurso , come altrove , per obbedienza si accettava la convivenza imposta ma l’amore arrivava poche volte e solo per tener pace .
Poteva capitare che il figlio ,dopo il matrimonio,continuasse ,addirittura, a vivere nella famiglia di origine …dubitando ( i suoi genitori ) sul “ buon carattere “ della moglie che , donna senza amore , rappresentava un’ insidia agli occhi “ scancarati “ dei suoi parenti stretti.
Ma “ l’affetto,l’amore sarebbe venuto dopo ? “ . Ai nostri giorni … la misera fine di una bella principessa triste induce a dire no ! Voleva amare, vivere anche Lei ? …Aspettava un figlio ?
Nelle famiglie appena agiate , a Jacurso occuparsi della casa e della prole era il solo ruolo a cui la donna veniva delegata. Poche distrazioni , poche frquentazioni , interessi di ogni sorta taciuti. Nella famiglia contadina ,oltre a sentirsi tale , la donna ,anche in gravidanza , continuava a lavorare e , a volte non sapeva neanche di aspettare un figlio.
….eru già “grossa “ e ‘gghjìa ‘mu lavu na cista de panni e quandu, pue , tagghjìavu l’èrva ‘pe l’animali..no ‘mmi potìa cchiù vasciare .
Una di queste sante donne poco snaturate, partorì un figlio addirittura sul gradino di una casa al cui gradino si adagiò per farlo nascere ! Ma non eravamo nell’ottocento . Eravamo a Morici , anni ’50 appena fuori l’abitato !
I figli si portavano in testa essendo le braccia occupate ; dentro una cesta ovale , e si andava a lavorare in campagna. Si posava al riparo dietro la “Sipala “ e se piangeva era perché aveva fame. “ Sapevo che dovevo dargli latte ma “ l’omani “ no ‘ssi alluntanavanu …e io mi virgognava mu li dugnu la minna !
Il parentato ,tra ottocento e novecento ,era ancora grande e le case non disponevano di acqua ma neanche di lavatrice o telefono e luce elettrica.
Le occasioni pericolose erano perciò tante , per una donna , e diventavano facili per un uomo ,sempre in cerca di situazioni galanti e favorevoli per stabilire rapporti piacevoli.
L’acqua si attingeva solo alle fontane e i maschi erano padroni “ del posto “ al muro dell’acquaro che usavano come “paranza “ .
Il muro de l’acquaro ! Quante sbirciate ! Quante pulsioni ….. Talìja talìja stà attenta si ‘ssi gira ! ( all'amica del cuore ) …. Viciè dici ‘ca ‘nda stà …mi piace ! ( a lu cumpare ) . Di sera non restava un solo angolo per sedersi. Tutti a puntare , a fare la “ posta” mentre sulla strada passavano loro …tutte a farsi “guardare “ … a volte passavano anche le mamme.
I panni , poi , si lavavano a mano “ ‘a la fhjiumara , ’a la Gurna o ‘a lu vajhùne “.
“ Io era Giùvanèjha ,racconta, e con mamma avevamo da poco cominciato a risciacquare. “ …èramu a lu vajhune …e ‘mprescia ‘mprèscia ricogghjìmuni ‘si panni e gghjìamuninde disse Mamma “ …. Li panni ammogghiàti e ‘no torciuti pisavanu tantu ‘nta la cista …io , ‘nta la sagghjiùta de ‘la trèempa , mi spongài de sudùri e mi culava puru l’acqua de li panni , eramu tutti due ‘nu puricìnu ….ma ‘nta ‘nu vùalu …arrìvammi a Santa Maria… ….pue mi disse …ca ‘ncera nu bruttu ceffu chi ‘nni talìiava ….
In passato, lontani per fortuna dai supermercati ,tutto veniva prodotto a mano . Oggi per meravigliarci si dice a chilometro zero per vantarci di nulla . Allora era proprio tutto naturale cioè rigorosamente “ Bio “ sul posto .
La farina e il pane , il latte e il formaggio, i pomodori e la salsa ,le melanzane e le conserve, l ’uva e il vino ,gli animali e la carne. Anche i vestiti , l’abito da sposa , le scarpe , le calze …C’erano più relazioni , più incontri cioè più occasioni e più simpatie …per una donna e per un uomo . Che giovanissimi sentivano veicolare gli ormoni dell’amore. Uomo Cacciatore e donna sempre preda . Entrambi contenti !
Le giovanette andavano a raccogliere le olive, altre ( sposate e con figli ) si mettevano a servizio da qualche cafone coi soldi che prendeva a servizio anche il suo corpo . E lei a sopportare …per non fare scandalo e non perdere il vitalizio ! Tanto il marito faceva di mestiere “ lu spichiss “, si diceva , e chi scrive non sa nulla di che mestiere si dicesse. E allora era sempre la donna a portare roba sulla tavola e qualche volta incidentalmente anche altro ! Ma si riparava . Si ironizzava “ ‘ca a tuttu ‘c’è riparu “
Lo status sociale in cui si nasceva si protraeva, abitualmente,da padre in figlio. Se si nasceva figlio di falegname ,si moriva falegname ,contadino e si periva da contadino ,figlio di benestante e tale si restava sino alla morte . Con vizi e “ sbijhariajhiì “
A Jacurso capitava di nascere e morire senza varcare la soglia dei paesi vicini e sino ai cinquanta non si era , spesso, mai visto il mare .
Per quanto riguarda le relazioni , poi , è emerso che , nei ceti agiati tra i coniugi e tra essi e i figli queste erano fredde e distaccate e ancora di più quelle al di fuori dal contesto famigliare.
Le relazioni tra moglie, marito e figli erano in particolare apatiche, autoritarie e disaffezionate con particolare rilievo nei matrimoni combinati.
Quanto alle ragazze e giovani donne , queste erano invogliate a spostarsi anche sino al Marchesato in occasione della mietitura , la raccolta delle olive o altre attività agricole . Sapevano della precarietà durante le settimane fuori casa, sapevano anche del riparo occasionale della notte, della scarsità di igiene e dei rischi.. ma andavano perché avrebbero respirato aria di libertà mentre il ritorno a casa rappresentava solo l’abituale sofferenza fisica e mentale.
E qualche volta tornavano col frutto proibito di un amore occasionale ma almeno vissuto in piena libertà .
Quella libertà di comunicazione corporale che rappresentava ,insieme alla sessualità, lo scandalo al di fuori del matrimonio che abitualmente avveniva ,appunto , ai diciotto anni e pure prima.
Le gravidanze indesiderate erano, di conseguenza, frequenti e val ricordare di quelle donne che ricorrevano agli abbandoni per non arrivare al dodicesimo figlio da non poter allevare ,da non saper dove mettere . Qualche volta si ricorreva ,anche , all’aborto ma si aveva tanta paura …praticato da improvvisate , impavide e irresponsabili “ magare ” che in mancanza assoluta di condizioni igieniche procuravano la morte del feto del feto e a volte della mamma.
Con rassegnazione e fatica si tenevano , così, le gravidanze.
E in mancanza di contraccetivi, poi , quelle povere donne aspettavano la menopausa come l’unica e sola liberazione naturale.
Quanto si sta leggendo , è opportuno riferire che rappresenta il frutto di un’attività di ricerca variegata attraverso il recupero di memorie seppellite, la consultazione di documenti locali, oggetti di lavoro , fotografie, conoscenza del territorio ,di case di paese , stalle e strutture coloniche .
Un riconoscimento va al racconto della quotidianeità appresa da donne colme di sapere e di valori da dove salta fuori quanto ,il processo mentale e di trasformazione sociale che ha interessato la nostra gente ,sia stato lentissimo sino agli anni cinquanta del novecento.
Dominicus Tebeo - Expositus
Queste memorie,raccolte con pazienza e difficoltà ,vogliono essere un contributo e un tentativo per stimolare la riflessione di noi maschi quando ci avviciniamo ai sentimenti delle donne che presumibilmente sottovalutiamo per la delicatezza con la quale sanno corrispondere ai nostri impulsi naturali.
Un tentativo anche per motivare , ancor prima degli abbandoni , le gravidanze indesiderate frutto di relazioni quasi sempre consenzienti e in pochi casi dovute ad atti di violenza che non è capitato di cogliere
E dopo l’abbandono ? L’Identità Inventata
Come si è avuto modo di leggere , la prima opera di carità veniva espletata da parte del sindaco (come atto dovuto ) che ricorreva alla disponibilità “per una poppata di latte “ mediante il ricorso alla balia disponibile .
Prima di tale provvidenza , l’ufficiale di anagrafe era però tenuto al riconoscimento e alla successiva trascrizione nel registro degli atti di nascita.
..mi ha presentato un bambino di sesso ( mascolino/femminino) al quale è stato dato il nome di…
Nome , Cognome , generalità dei genitori, luogo e data di nascita erano,unitamente ad altre notizie , le indicazioni che il/la dichiarante doveva fornire per poter dare una identità giuridica al nuovo individuo che da quel momento si sarebbe portato per tutta la vita. Giacchè minore , ricorreva ,inoltre, il vincolo di affidarlo alla tutela di qualcuno.
La lettura della documentazione proposta consentirà in modo esauriente di soddisfare la conoscenza di tale evento e la modalità per come veniva espletato dalle parti.
"Il nome di un uomo non è come un mantello che gli sta a penzoloni e che gli si può strappare
di dosso,
ma una veste perfettamente adatta a lui, o come la pelle concresciuta che non si può graffiare senza fare male anche a lui!"
(W. Goethe)
Erano due le regole per assegnare l’identità ad un bambino abbandonato. Questo poteva essere presentato all’anagrafe del Comune da una qualunque persona e quasi sempre si è intuito che la cosa veniva combinata in primis dalla madre.
La mammana, la levatrice e poi l’ostetrica sono le figure “ professionali “ che meglio sapevano assolvere a questo compito . Si prestava anche la vicina di casa mentre a volte era la stessa mamma a provvedere a questo dovere.
Recarsi in Comune generava comprensibilmente sempre ansia e imbarazzo e pertanto si concordava chiedendo l’intervento di una persona capace e disinvolta.
Nella casistica esaminata appare chiaro ,pertanto, che la madre naturale non vuole farsi riconoscere e delega altra persona di fiducia alla quale affida anche le sue volontà .
In qualche caso è parsa convinzione che per adempiere a tale obbligo si sia adoperata la stessa madre appena in condizione di riprendersi dal parto. In uno di questi adempimenti, infatti, trascorrono quindici giorni prima di denunciare la nascita.
Indotta a compiere tale dovere sarà stata la solitudine ? Questa potrebbe essere , anche ,l’ipotesi più credibile . Alla notizia del suo stato, infatti, la giovane veniva allontanata da casa in quanto la famiglia doveva mantenere la verginità di immagine (vergogna e disonore ) e non poteva ,pertanto , più contare neanche sul parentato. Da quel momento e sino al parto e poi ancora dopo, sarebbe rimasta sola !
Un bel guaio ! Ma quanta forza. E noi maschietti ? Che bei Conigli !
La persona che rinveniva casualmente un neonato abbandonato doveva farne,per legge, comunicazione all’anagrafe del comune nell’immediatezza del ritrovamento. Perché concretamente esisteva il rischio che il neonato morisse ma anche per l’esigenza che venisse allattato.
Nel primo caso chi presentava il bambino/a , per prassi , comunicava il solo nome (solitamente pensato e scelto dalla madre naturale ) . “…..Siccome deve avere anche un cognome …aggiungeva l’ufficiale di anagrafe …gli diamo il cognome… vediamo un po …beh ! si chiamerà Apollo … e lo porterà per tutta la vita.
Qui si potrebbe fare un elenco di cognomi tali da sbizzarire l’ironia del lettore. Inventare un Cognome stava all’umore di quell’impiegato. A volte condizionato dalla persona interessata altre che dal periodo storico o da ogni sorta di stato d’animo . Ritrovare un cognome piacevole ,ridicolo, ironico, importante ,sprezzevole è quanto i documenti hanno consegnato alla ricerca . Qualche volta, come è capitato di approfondire , le persone che esponevano il bambino/a suggerivano anche il cognome ( suggerimento della madre ) e l’impiegato , che tanto un cognome doveva scrivere, trascriveva bonariamente con l’alzatina del sopraciglio!.
Un messaggio spesso per padre , figlio/a e famiglia ( quando di mezzo a dire No a un matrimonio riparatore , s’era posta la mamma di lui) ….è figlia tua.. tuo padre è …è sangue vostro
Il viandante del quale si riportava l’episodio nella prima parte ,fece chiamare la bambina ,trovata sullo “ scalone “ della sua dimora , Maria De Vito. E non c’era alcun biglietto che chiedeva tanto . Come mai ? Sapeva ?
Maria TROVATA
Davanti l’ufficiale dello stato civile di Jacurso è comparsa Rosa Caliò di anni trentatre contadina domiciliata a Jacurso la quale mi ha consegnato un bambino di sesso femminile dell’apparente età di giorni venti presso cui si trova un biglietto nel quale sta scritto che la bambina è stata battezzata e si chiama Maria ed ha dichiarato che ieri sera alle ore dieci alla porta di sua abitazione , Via Piano del Palazzo numero otto , ha trovato questa bambina presso cui era il biglietto sopra descritto supina con ambo le mani ranchiuse entro laceri cenci.
Alla detta bambina ho imposto il nome di Maria e il cognome di Trovata. Per essere allevata l’ho consegnata alla balia Teresa Mastroianni domiciliata in questo comune la quale mi ha promesso di assumere l’allevamento e la custodia nonché di darne conto ad ogni richiesta dell’autorità
Testimoni f.to Giliberti Filippo Ferdinando DeVito
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Modesta Fortunata
Esempio di mamma che si riprende artificiosamenmte il figlio e lo mantiene ,arrotondando il lavoro di filatrice ,con i proventi del Baliatico
L’anno milleottocentosettantasei il giuorno venticinque del mese di maggio a ore antimeridiane otto nella casa comunale .Avanti di me ferdinando DeVito ,assessore funzionante da <sindaco (Gregorio Giliberti ) pel titolare mancante ,ed ufficiale dello stato civile del comune di jacursoè comparsa Serafina Caserta di anni venti filatrice domiciliata in Jacurso,la quale mi ha consegnato un bambino di sesso femminile dell’apparente età di giorni cinque e che in un biglietto erano scritte le parole di Modesta Fortunata e mi ha dichiarato che questa mattina alle ore due antimeridiane alla porta di casa di sua abitazione ,Via piano di Maria numero cinquantatre, ha trovato questo bambino presso di cui era il biglietto sopra descritto ,giacente supino con le mani ranchiuse entro le fasce .
Al detto bambino ho imposto il nome di Fortuna e il cognome di Modesta .La dichiarante poi avendomi fatto l’istanza di lasciare ad essa il bambino promettendo di assumere l’allevamento e la custodia nonché di darne conto ad ogni richiesta dell’autorità, e nulla trovando in contrario all’istanza medesima vi ho aderito e ho lasciato alla dichiarante il bambino medesimo .
A quanto sopra e a questo atto sono stati presenti quali testimoni Filippo Giliberti di anni settantatre , possidente, e Giuseppe Torchia di anni trentadue ,entrambi residenti in questo comune .
La dichiarante non sa leggere ne scrivere Filippo Giliberti testimonio Ferdinando Devito
Un esempio di abbandono “ non abbandonato.” Cinque giorni per decidere e …cinque giorni di latte materno. Poi ,riacquistate le forze, al sesto giorno lo dichiara e lo tiene con se. Come balia “ percepirà “ la mesata di lire 3….comode per far crescsere il bimbo (suo ) e arrotondare il lavoro di filatrice. Per espletare il lavoro di balia dovrà disporre di latte che non le mancherà essendo la madre del ….bambino !
Anno milleottocento cinquantatré Anno dei millegesimo octigentesimus quinquegesimo terzio Die V.° 31 marzii Jacursi Sacerdos …….
Iniziavano così le iscrizioni nei registri di nascita parrocchiali
Di seguito sono riportati gli atti trascritti nei registri parrocchiali a firma dell’Arciprete Curato Raffaele Torchia e dall’arciprete Antonio Panzarella .
Santa Pettinato è figlia di genitori incogniti (ma di cognome vero non inventato ) mentre Maria DeVito ,oltre ad essere figlia di genitori incogniti , risulta anche “ esposta” (abbandonata ma con cognome chiaramente vero ) .
Non sono atti di nascita ma di morte. Per testimoniare che questi sfortunati poco assistiti si ammalavano e morivano anche presto. O erano le stesse mamme che non potendole curare assistevano alla loro “ andata “ .
Un anno per le bambine Santa Pettinato e Natalina DeVito . Dal documento si può anche accertare che le sepolture avvenivano sia nell’una che nell’altra chiesa.
Anno dei millesimo octgentesimo quinquesimo die vero 18 augusti – Jacursiis
Sancta Pettinato ex incognitis genitorum
Sancta Pettinato ex incognitis genitorum aetatis suae unis anni in caelum volavit cuius corpus a me benedictum,delatum fuit in S.Sebastianis Martiri Aecclesia ibis sepultum et ad fidem = Raphael Torchia Arcipresbiter Curatus
Anno dei millesimo octgentesimo octoginto die vero quarta mensis Novembris – Jacurso -Natalina DeVito Expositas
Natalina DeVito
filia ex incognitis genitoribus aetatis suae annorum uni et duam mentium volavit in caelum cuius corpus benedictum,delatum fuit in Aecclesia S.Mariaes ibiques sepultum et ad fidelis = Antonyus Panzarella Arcipresbiter
Petrus Antonetta
espositus
Anno domini millesimo octgentesimo octoginto die vero quinta mensis Dicembris – Jacurso
Petrus Antonetta filius ex incognitis genitoribus in sua infantia volavit in caelum,cuius corpus a me benedictum delatum fuit in ecclesia S.Mariae ibim sepultam et ad fidem Antonyus Panzarella Arcipresbiter Curatus
Quello che segue è l’atto di nascita di Fortunata Modesta , bambina esposta già apparsa nei registri degli atti di nascita del comune e che adesso appare nei registri parrocchiali. Questo documento è tratto dai registri degli atti di nascita della Parrocchia San sebastiano martire. Sono riportate le generalità della Madrina . L’ostetrica Elisabetta Cantafio e il numero progressivo 25.
Segno che erano già stati registrati ben ventiquattro nati e ne seguiranno altri ancora.
Fortunata Modesta exposita n° 25
Anno domini millesimo octgentesimo septuagesimo sexto die vero vicesima quinta mensis May – Jacurso Radus Aeconomus Don. Joseph Giliberrto ex mei licanta babtizavi infantem natum ex incognitis genitoribus,cui imposuit fuit nomen Phortunata Modesta .Matrina fuit Elisabetta cantafio obstetrix. Et ad fidemque. Antonyus Panzarella Arcipresbiter Curatus
L'Identità Inventata
Sorbo Alloro Ventura Trovato Esposito Bastardini Tombolo Villa Antonetta Battaglia Battisti Barista Ercole Cicogna Giuliocesare Bacchetta Duce Benito Balilla Adua, Asmara Eritreo, Macallè Tibeo.
E per comprensibile prudenza non sono citati quelli dell’ultima mgenerazione
Questi illegittimi ,divenuti maggiorenni ,cessavano l’assistenza presso gli istituti e si ritrovavano soli nella società civile . A cercare lavoro e a farsi una famiglia come prima aspirazione.
Lo Stato e la società di allora fecero poco e tanti tentarono di farsi una vita scappando su navi verso terre lontane . Altri , fortunati per caso , scapparono da jacurso . Tutti, però, si portarono dentro quel cognome il marchio di essere illegittimi e soprattutto la mancanza di amore e la sicurezza che solo un genitore responsabile avrebbe saputo infondere .
Il cognome era spesso oggetto di derisione e vilipendio e per evitare queste umilianti denigrazioni ,nell’800 ,con l’introduzione dello stato civile fu già vietato il ricorso al cognome esposito
E’ raccapricciante sapere che tutti questi bambini ,usciti dagli istituti di assistenza, avrebbero trovato nei loro estratti … Giordano Bruno figlio di madre ignota e di padre incerto.
Poi quando lo stato si rende conto che infierire inizialmente su un minore , poi maggiorenne è cosa iniqua , corregge con una disposizione legislativa questa colpa ma siamo già ai giorni nostri.
Come ci raccontano secoli di storia e come consigliavano le nonne , il tenere le ginocchia chiuse è sempre stata la soluzione migliore per evitare di rimanere incinte, ma anche… la meno applicata .
Non a caso, gli strumenti di pianificazione familiare sono stati tra le più grandi conquiste degli ultimi anni
Periodicamente ,tuttavia, si trova ancora un bambino abbandonato nel cassonetto della spazzatura, mentre solo 20 0 anni fa abbandonare il proprio bambino era forse non un’abitudine, ma una necessità frequente.
Da un lato c’era la povertà e l’impossibilità di crescere un figlio – soprattutto se era l’ottavo o forse solo il primo . Ma di diverso c’era almeno la pietà e il desiderio di consegnarlo al suo destino.
Soli nelle strade del mondo
Il destino era quasi sempre quello degli istituti dei trovatelli, spesso in giro per l’italia e raggiunta la maggiore età si perdeva anche questo tipo di assistenza .
Il ricovero in istituto gli aveva consentito di crescere, essere alimentato e addestrato a qualche mestiere. L’affetto dei genitori però era mancato.
Non è necessaria una eccessiva vena di pessimismo per immaginare la durezza delle oggettive condizioni fisiche e psichiche quando si lasciava il portone di quella casa .
In tanti tentarono la via dell’emigrazione , altri più determinati e orgogliosi cercarono un lavoro e la voglia di amare qualcuno. I più fragili seppero diventare delinquenti o coinvolti in brutte compagnie.
I fogli di via , l’arresto per tentato espatrio , la detenzione per reati e casi prostituzione hanno consegnato alla ricerca l’ultimo epilogo negativo di questi figli che senza torto non hanno conosciuto chi doveva volergli bene.
Jacursoonline e kalokrio con questo lavoro ,nel giorno che si dice la Festa della Donna, ha volutodare un volto a q ueste donne che non sono state Madri Snaturate come la società e la cultura del tempo ha voluto definirle . Semplicemente hanno voluto bene senza limiti e non si son pentite .
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