Tre Poesie
Tre Poesie
La prima è dedicata a Mastru Pavulu,un anziano artigiano di Maida. Autore Antonio Araco . La seconda fa parte della collezione di Carmen Mutone e la terza appartiene a Giuseppe Casalinuovo da San Vito.
“A GAJINA "
O príavìte chi jìu a 'nu funerale
Ntà i víasti “na gajina nci volàu;
pensandu ca no nc'era nente 'e male,
'a tinne ntè dinòcchjia e l'affucàu.
“U vicinu si “ntise “ u sangu o core,
ma pue, facíandu l’úacchjiu malandrinu,
nci disse ca vidìa… 'n'ala de fore,
cantandu cu' “na specie de latinu:
paranu i pinni caru arcimpàmparu. . ._
Grazzi ca mi lu dicisti dòmine...
nommu capisce 'ncun'atru mpàmparu. ..
Appena chi arrivamu ã sagrestìa...
pe' dispíattu de cu no 'ssi nòmine...
tra 'e nui ni la spartìmu e così ssia....
di Antonio Araco
NOTE
Chistu " fhattari'aju " è uno dei tanti che si raccontavano sui preti di certe povere parrocchie che a volte cedevano alla tentazione... per procurarsi un buon pasto.
Versi . 9 e 11: arcimpàmparu e mpàmparu hanno lo stesso significato di imbroglione (arcifànfaro e fanfàro)
Questi termini inconsueti, canticchiati in una strana litania, risultavano incomprensibili per ipresenti tranne che per i due preti che, ormai complici, collaborarono affinchè nessuno si accorgesse dell’imbroglio e potesse chiedere di partecipare alla spartizione del bottino.
V. 13: cu no 'ssi nomine: colui che non si nomina; è, ovviamente, il diavolo
Al mio Paese
È fra i cento mille sguardi di luce che ammanta di rosso il Golfo che ti perdi nell’ ultimo pensiero. Lo lasci a Santa Maria in faccia alla sera .
Il vecchio pioppo ti racconta il vento di sempre e l’ eco alla fontana è il canto antico della donna .
Oh mia sera Oh mio paese ancora e mai perduto Conosci che l’ inverno incede del vento nuovo e della Luna che ancora non ci lascia
di Carmen Mutone
Annamaria
Era di maggio. Ed era verso sera.
Io la incontrai sul limite del bosco,
Carica di un gran fascio di brughiera.
- "Non mi conosce?" - "No, non vi conosco" -
Turgido il collo e tutto rosso il viso,
Ella ansimava: sotto il peso grave.
La mia risposta spense il suo sorriso,
Che allo apparire tanto era soave.
Chi era? Non l'avevo mai veduta.
Era una donna come ne son tante,
Una povera donna sconosciuta
In povertà di veste e di sembiante.
Forse anche un giorno ell'era stata bella,
Rosea nel volto e ben torniti i fianchi;
Or niente aveva la persona snella,
E nei capelli c'eran fili bianchi.
- "Come? non mi conosce? ...Annamaria!" -
(Annamaria!... che nome in lontananza,
Detto sul limitar della via,
Sentito appena in una chiusa stanza;
Ma che, per la virtù d'una parola,
Altre parole dice a mille a mille:
Scintilla quasi spenta che da sola
Accende a un tratto un'onda di scintille!).
- "Annamaria! Ma sì, che vi conosco.
Era l'ombra del fascio; ed eravate
Contro la luce; e c'era attorno il bosco
Con l'ombra; e non vedevo... Come state?"
Oh quanto triste mi guardò, e comprese
Tutta la cortesia della menzogna!.
Si vide certo nei miei occhi e intese
Un senso di rimpianto e di vergogna.
- "Annamaria!..." - Sostò come smarrita.
Le gote le si fecero più rosse.
Al fascio si serrarono le dita
Per non farlo cadere. E poi si mosse.
Mi disse, a fil di voce: - "Buona sera!" -
E proseguì, scendendo, la sua via.
Le tolsi una ramella di brughiera
E la guardai sparire. - "Annamaria!" -.
di GIUSEPPE CASALINUOVO
Giuseppe Casalinuovo nacque il 16 agosto 1885 a San Vito sullo Jonio (CZ) da Vito e da Eleonora Nisticò
Di Giuseppe Casalinuovo abbiamo voluto scegliere due delle sue liriche più belle che ne rappresentano a pieno la vocazione poetica. Annamaria è la prima che pubblichiamo e proponiamo di seguito ai nostri lettori. Le poesie sono tratte dalla sezione "Le paesane" della raccolta La lampada del poeta.
In ambedue i componimenti la poesia diventa narrativa e nel contempo con linguaggio chiaro semplice,scorrevolissimo, illustra in graziosi bozzetti scenette di vita spontanea.