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iL TERRITORIO visto dagli altri

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Conoscere il proprio territorio per difenderlo.

La valorizzazione del paesaggio è quanto rimane  come risorsa primaria. Il senso di identità e di appartenenza  vorrà dire amarlo ed esserne orgogliosi per preservarlo e consegnarlo alle generazioni future.

 

Prima di noi altri illustri estimatori delle nostre terre e della nostra gente, hanno studiato i nostri luoghi, hanno approfondito  il  nostro dialetto e ci hanno consegnato un patrimonio di conoscenze.

 

Segue una prima parte sulla descrizione geografica e geologica della Ca labria tratta dallo studio del Prof. De Stefani che risale all'anno 1877.

 


 

COMPOSIZIONE DEL TERRENO NEL TERRITORIO CALABRESE

Escursione scientifica nella Calabria (1877-78).

Studio geologico di CARLO DE STEFANI - 3 dicembre 1882.

Chi navighi dai paesi d'Oriente verso l'Italia, dopo parecchi giorni di viaggio

perviene alle viste della Sicilia, e seguitando per poco verso lo stretto di Messina,

vede sorgere alla sua dritta la punta estrema del continente italiano.

Elevate cime, dagli ultimi di novembre ai primi di giugno coperte di neve e

nascoste di frequente da scuro velo di nubi, o, nelle altre stagioni, con dolci e gentili

curve staccate dall'azzurro cielo, scendono al mare.

Ivi intorno a questo regna primavera perpetua e la spiaggia è ammantata da vigneti, da boschi di ulivi, di cedri di aranci, da opunzie dall'Aloe (Aloe vulgaris D.C.), da Agave (Agave americana L.) e da qualche Palma del dattero (Phoenix dactylifera L.). Nell'alto le Alpi, nel basso le spiaggie d'Africa.

Tale è l'Aspromonte od Aspramontagna, la punta estrema d'Italia di cui intendo parlare.

I confini esatti dell'Aspromonte sono, a levante, a ponente e a mezzogiorno il

mare, che a levante e mezzogiorno ha nome di Jonio, a ponente di Tirreno. A ponente lo stretto di Messina o del Faro, detto anche Stretto per antonomasia, separa l'Aspro monte dalla Sicilia; nel suo estremo settentrionale è largo da 3325 metri fra il Pezzo in Calabria ed il paese del Faro in Sicilia, mentre si allarga fino a 24 chilometri nel suo estremo meridionale fra la marina sotto Pagliara in Sicilia, ed il

Capo delle Armi, anticamente Leucopètra.


La maggiore profondità del mare si trova quasi nel mezzo allo Stretto, fra la

Calabria e la Sicilia. Da 131 fathoms all'entrata settentrionale va a 51 fra la Punta

del Pezzo e Canzirri: presso il Fanale di Messina è di 190, presso Reggio 350, fra

Capo Scaletta e Pellaro 600. Fathoms = braccia

(1 fathom = 1,8288 metri ) misura durante l'impero britannico

Il fondo ivi è composto di arena ora fina ora grossolana, di coralli e qua e là di fango (Fischer P. 3, 1877). A settentrione dello Stretto si estende la penisola ; a mezzogiorno si allunga ancora la Sicilia.

Un tratto di mare non meno largo di 60 chilometri divide la giogaia da Stromboli e dalle Lipari :

fuori di questi luoghi si stende il mare nel quale niuna isola e niuna punta di

terra si mostra a riposare 1' occhio indagatore. A settentrione un tratto di terreno

relativamente depresso, a guisa d'istmo, che fu detto dal Melograni istmo Catanzarese

Quasi d' improvviso la montagna si allarga di nuovo quanto il Montalto e si

rialza un poco , rimanendo però più bassa e meno dirupata di quello, e forma così

il gruppo della Serra che alla sua volta viene diviso in due zone secondarie, paral-

lele, da una depressione diretta da nord a sud la quale dà ricetto alla parte supe-

riore del Fiume Ancinale tributario del mare Jonio.

Il monte più alto della zona di levante, detta anche la Serra Chindilli o gruppo del Pecoraro, è il Monte Pecoraro

 

da mare a mare  " dal Lamato al Corace " 31 chilometri -il punto più stretto


Considerando l' insieme di questi monti si vede una serie di altipiani rivolti

al mare, i più elevati dei quali, che in volgare sono detti campi, formano a dirit-

tura alcune sommità, mentre altri stanno tutto intorno a queste a guisa di gigante-

sche gradinate, quasi volessero mettere in comunicazione il cielo col mare.

Questi alti piani sono estesi specialmente intorno al Montalto verso il Tirreno e danno alle montagne della Calabria meridionale, che potrebbe esser detta regione dei pianalti, un' impronta speciale che manca nel rimanente dell' Appennino e nelle Alpi.

Le pendici di queste gradinate sono quasi ritte, talora interrotte da scalinate minori ,

mentre le superfici che le terminano sono lievemente declivi e coperte da terra fer-

tilissima.


I piani più elevati, piccoli però e con pendio più ripido degli altri, si trovano

a settentrione del Montalto sopra la Piana

A settentrione fra Vallelonga e Chiaravalle, dopo aver corso circa 32 chil. , i due rami della Serra si restringono e si abbassano dinanzi alle vallate superiori del Mèsima che scende nel Tirreno e del Forno che va nell' Ombrato poi per mezzo dell'Anomale all' Jonio.

Al di là di queste vallate entrano i poggi che formano il gruppo della Serralta o di Jacurso e di Maida, a guisa di gran tavolone, ripido nelle pareti laterali, non molto declive anzi poco meno che pianeggiante nella estesa sommità la cui cima più elevata è la Serralta a 1030 metri.

 

Questi monti della Serralta e della Serra, seguendo alcuni

antichi autori, li comprendo col nome di Jejo.

La serie più continua e formata da piani più estesi è quella che succede più

in basso. A sud e ad est del Montalto si trova qualche ripiano piccolissimo ad

un' altezza fra 1000 e 1200 metri come il monte Cordelia ad ovest di Bagalàdi, i

campi sopra Roghùdi (1140-1260 m.), la contrada Carrà sopra Tlatì.

A ponente invece, a cominciare da sopra Reggio, si va per piano quasi fino alla estremità settentrionale della Serra traversando or selve di castagni, or boschi di faggi, or campi feracissimi di grano. V ha soltanto, fra i campi di Aspromonte ed i campi di Mastro- gianni sopra Pedàvoli e Santa Cristina, una interruzione la quale divide i piani in due serie, una meridionale alle falde del Montalto sopra Reggio, l'altra settentrionale che forma a dirittura il vertice dei monti e lo spartiacque fra l' Jonio ed il Tirreno.

Nella prima serie i piani, molto estesi, salgono da 920 a 1300 metri, e sono i

seguenti: campi di Sclanà (920-1190 m.) , campi di s. Agata (990-1290 m.), campi

Romeo e contrada Donato (960-1300 m.) , piani di Aspromonte (990-1160 m.) : tra-

lascio alcuni piani intermedi di assai minore importanza. La serie settentrionale è

più degna di nota, e per la sua posizione già accennata, e perchè quasi forma un

solo piano lungo come ho già detto circa 24 chil., e largo da 6 chil. e mezzo a

13 chil., il quale scende con leggerissimo pendio da mezzogiorno a tramontana,

talché mentre il punto più alto a sud sta a 1190 m., e si connette coi piani cir-

costanti al Montalto,. il punto più basso a nord sta a 780 m.

Ecco i nomi dei piani principali a cominciare da sud, ed i limiti delle loro altezze dai quali si parrà chiara conferma di quello che ho detto: contrada Mastrogianni (1000-1190 m.), piano di Alati (1050-1070 m.), piano Bruschiata (970-1030m.), pianoVaccarizzo'(870-1030 m.), piano della Chiusa (870-1000 m.), piano della Cresta (830-960 m.), contrada Stempato (840-930) ru.j, contrada Sàrico (800-830 m.), piano della Limina (780-830 in.), nel mezzo al quale, per strana eccezione, è un poggetto conico alto 47 m. di più.

il Passo di Catanzaro-  dall'Aspromonte-alle Serre e poi a Catanzaro

Coi Tre piani (950-1040 m.), e col monte Seduto (950-1150 m.) terminala serie degli

altipiani che formano lo spartiacque, e cominciano tre nuove serie. Una serie è

quella dei piani che vanno lungo 1' alta valle dell'Anomale da Fabrizia (900-1030 in.),

a Mongiana (900-1040 m.) e Simbarìo (800-880 ni.), e separano il gruppo del

Pecoraro dal gruppo del Monte Croce.

L'altra serie gira ad oriente del Pecoraro verso 1' Jonio, ed è quella dei piani interrotti del bosco del Principe e del Timpone del Russo a nord di Grotteria (1000-1217 m.) , di Giano (1030-1120 ni.), e della Ziia (950-1050 m.) ad est di Fabrizia, della colla dei Pecorari (1 100-1 180 m.) di Cardà (1060-1130 in.), e della gran Serra (970-1050 m.).

La terza serie è quella dell'esteso e molto declive ripiano il quale presso a poco dalle non alte sommità che separano la valle dell'Anomale dal Tirreno scende fino alle ripide pendici sotto le quali stanno allineati da sud a nord i grossi paesi di Laureàua, Bellàntone, Serrata, Caridà, Dinàmi, Acquano, Dasà, Arena, Gerocarne : Sorianello, Soriauo, Pìzzoni, Vaz- zano (480-980 m.). Quest' ultima serie continua nei monti di Jacurso e Maida, ed anzi si può dire ne formi il vertice esteso e poco disuguale (510-910 in.).

Lateralmente alla giogaia principale, e più precisamente di fianco alla Serra,

dalla parte del Tirreno, s'innalza il Capo Vaticano, il quale si può paragonare ad

un quadrato irregolare lungo circa 24 chil., e largo circa 15, che a nord, ad ovest

e a sud s' innalza sul mare per mezzo d'una serie di gradinate le quali finiscono in

un esteso altipiano la cui cima è il Monte Poro alto 708 metri.

Il Capo Vaticano è affatto distinto dall'Appennino principale per via di una depressione ragguardevole, nella quale scorre il fiume Mèsima, e si connette in certo modo colla Serralta nell'estremo settentrionale di questa, mediante una sottilissima lingua della medesima roccia antica che forma l'ossatura dei monti.

Lo Stretto di Messina, come quasi tutti gli stretti , è mal fido alle navi, tanto che da antico tempo gli avi nostri vi avoano posto ad abitare i mostri di Scilla sulla costa calabrese e di Cariddi sulla costa siciliana : dalla parte di Sicilia vi si trova però il porto naturale sicurissimo di Messina.

Capo Vaticano -estremo nel golfo di S.Eufemia - visto da Monte Contessa

In tutta la spiaggia calabrese attorno l'Aspromonte, per la lunghezza di

quasi 300 chil., non si trovano porti, quando si eccettui il piccolo porto artificiale

di Santa Vènera a mezzogiorno del Pizzo e l'altro porto in costruzione presso

Reggio. La profondità delle acque rende però facili gli approdi presso la spiaggia sab-

biosa nei tempi meno cattivi e nelle stagioni buone, durante le quali, dopo avere

sbarcata la mercanzia, traggono le barche a riva in attesa di nuovo carico. Perciò

le marine sono popolate di pescatori e di marinai che fanno un certo commercio d'olio,

di aranci, di frutta, essenze, legname, commercio più esterno che di canottaggio.

Quasi ogni grosso paese fabbricato sulla collina o sulla montagna dalla parte del mare ha la marina che da esso piglia il nome, e quasi ogni marina ha un luogo di ormeggio

pelle barche e pei navicelli, che, per modo di dire e per metter di buono almeno

il nome, chiamano Porto salvo.

Sono pertanto da rammentarsi le marine o porti salvi di Soveràto, Roccella, Monasteràce, Gioiosa, Siderno, il cui ancoraggio è reso più comodo da una secca che è a piccola profondità, Geràce presso l'antica Locri, Ardóre, Bovalino, Bianco, Mèlito che è la punta più meridionale della penisola, più meridionale del Capo Sparavento, del resto sopravanzato anche dalla punta di Palìzzi, Reggio, Gàllico, Villa s. Giovanni, Cannitello, Bagnàra, Scilla, Palmi, Gioia, Nicòtera dove in faccia è pure una larga secca, Tropèa, Pizzo.

L' Angìtola nasce nella Serialta sopra Monterosso e dopo circa 25 chil., finisce nel Tirreno un poco a settentrione del Pizzo.

Lascio altri torrenti minori, e non parlo del Lamàto e del Corace che hanno le

loro sorgenti e buona parte del corso nella Calabria settentrionale.

Queste fiumare sono gonfie e rovinose nell'autunno, nell' inverno, ed allo scio-

gliersi delle nevi, secche e piene di sterminati letti di ghiaia nella state, giacché a

mala pena escono dall' interno delle valli dove sono chiuse da pareti formate di

rocce cristalline per lo più a picco, lasciate senza freno, dilagano il terreno basso

lasciando greti incolti dove nasce appena qualche tamerici, la Linaria strida, e

qualche oleandro, per la larghezza di parecchie centinaia di metri.

Le acque sono guadabili dove non esistono ponti, anche d' inverno, a piedi, a cavallo, o in carrettone ; ma nei ruscelletti non ghiaiosi del versante ionico, che hanno un fondo argilloso, è facilissimo affondare nella belletta ciò che i paesani dicono impillare: l'in-

conveniente si evita passando sulla sabbia del lido.

Le maggiori estensioni dei letti ghiaiosi delle fiumare lungo il litorale sono, quella dell'Assi larga un chilometro, quella dello Stilaro larga quasi due, e quella un poco maggiore del Precàriti e dell' Allaro che alla foce si riuniscono ; due chilometri e mezzo sono larghe quelle contigue del Careri e del Buonamico.

Lo strozzamento di Italia, riunisce l’ Aspromonte alla Sila ed alle altre mon-

tagne della Calabria, quindi al resto d'Italia, di questo stivale, cui l'Aspromonte

serve di punta. L'istmo di Catanzaro dalla bocca del Coràce a quella dell' Amato è largo 31 chil., dalla foce del Soverato a quella dell' Angilola poco più di 30. La spiaggia

poi è lunga nel golfo di Squillace, dal Soverato al Corace chil. 14, nel golfo di

s. Eufemia cioè nel Tirreno, dall' Angitola all'Amato 13,2 (Fischer P. 6, 1877).

Un abbassamento di 250 metri produrrebbe ivi uno stretto di mare largo poco più di 1 chilometro : un abbassamento di 500 metri lascerebbe uno stretto largo un poco più di 14 chil. , cioè più largo dello stretto di Messina.

Per comodo di studio i confini esatti di questa parte possono esser indicati

dal Fiume Lamato tra la sua foce nel Tirreno e Marcellinara, dal Fàllaco dalle sue

sorgenti ivi presso a Marcellinara fino alla sua entrata nel Coràce, quindi dal Coràce

tra il Fàllaco suddetto e l' imboccatura nel mare. La linea ora accennata è anche

la più depressa di questa regione.

La direzione dell'Aspromonte è da nord-est verso sud-ovest; la lunghezza fra

i colli di Maida – Jacurso che scendono a settentrione sull' istmo Catanzarese e quelli di Mèlito che scendono sul mare a mezzogiorno è di chilometri 111 e metri 600;

l'ampiezza maggiore , fra il Capo Vaticano e la Punta di Stilo è di chil. 67 e

metri 200; la minima, tolte le estremità più meridionali, è chil. 34 e metri 800,

fra Bagnara sul Tirreno e la foce del Careri sull' Jonio.

Quando però si consideri soltanto la parte centrale della giogaia, le circostanze cambiano, e la massima larghezza della zona montuosa giunge a chil. 28 e 375 metri fra Reggio e Casignana, la minima a 6 chil. e mezzo fra Piatì e Santa Cristina d'Aspromonte.

1 Considerazioni geologiche rocce e minerali

Di rado nelle dioriti, più frequentemente nei micaschisti, si trovano degli strati,

per solito non grandi, di calcare saccaroide o lamellare, bianco o ceruleo e simile

a bardiglio, pieno pur esso di clorite, di granati come la roccia che lo rinchiude,

e di altri minerali (intorno Monteleone , sull'Angitola , a Palermiti , presso Ja-

curso, Contrada Viola presso Capistrano).

Ad Olivadi esso è a dirittura cristallino e puro, bianco quasi come il marmo di Carrara, e forma dei banchi di notevole grandezza. Però è ordinariamente più cristallino e più ripieno di materie estranee cristallizzate il marmo che si trova nel gneiss del Capo Vaticano.

Se le apparenze non ingannano, il sinclinale formato colà da queste rocce cristal-

line, il quale rimane interrotto a mezzogiorno dal golfo di Gioia, sembra chiuso

a settentrione dai monti di Maida e Jacurso, dove i due lembi del sinclinale si riuniscono ad angolo, quasi a mandorla, in uno.

Così può dirsi che la vallata del Mèsima scorra interamente in mezzo a terreni terziari confinati dagli schisti cristallini che formano il lembo occidentale della piegatura principale gneissica dai poggi di Jacurso fin verso Soriano e Sorianello e fin verso la Piana dove rimangono interrotti, ed il lembo orientale della cupola di Capo Vaticano.

2. Rocce e minerali della zona occidentale.

Dalle vicinanze di Monteleone fino al Segnale Angitola quasi sulla sinistra del

fiume di questo nome, e nei monti sopra S. Nicola di Crissa, Nicastiello, Capi-

strano, Palermiti, Olivadi, S. Vito, la roccia di questa zona è quasi interamente

formata da un micaschisto per lo più granatifero del quale inoltre, per grandi tratti,

fa parte la Sillimanite.

Un poco a sud del Segnale Angitola, lungo il mare, le dioriti cominciano ad alternare in banchi ed in ammassi nei micaschisti granatiferi, i quali poi a poco per volta scompaiono e lasciano il posto alla diorite che forma quasi tutti i piani della Castagnarà dal Segnale Angitola in poi verso nord, ed i poggi di Filadelfia, Montesoro, Curinga,

S. Pietro, Maida, Jacurso. Se ne trova anche ad Olivadi.

Alle volte la grana dei componenti è così fine ed uniforme che la roccia diviene compatta, di colore molto scuro e quasi nero, e forma una afanite (Piano della Castagnarà, Montesoro, etc.) Altrove tutta la roccia si altera alquanto e l'Oligoclasio è caolinizzato (Rio Torrina). L'Oligoclasio a volte diventa pochissimo o sparisce interamente, rimanendo sola l'Orneblenda che costituisce una anfibolite. Una anfibolite granatifera si trova nel Piano della Castagnarà, formata dall'Orneblenda in belli e grossi cristalli verdi scuri tenacemente intrecciati, sì che rendono la roccia assai compatta, e da cristalli di Almandino :

l'Oligoclasio vi è rarissimo, o vi manca. Dei filoni di granito, del quale parlerò in

fondo al capitolo, si trovano eziandio entro a questa diorite (Monti di Curinga).

Qualche acqua ferruginosa non termale o poco termale sgorga qua e là da que-

ste rocce, per es. a Girifalco dove è la sorgente detta Tosina a tramontana del M. Co-

vello : acque consimili vengono fuori in quei dintorni anche da altri terreni per es. a

Gasperina in luogo detto Cannaro presso M. Paladino, e nel luogo detto Colture

presso Montepaone dove è una sorgente molto adoperata.

Anche al Pizzo nel luogo detto Fontana vecchia è una sorgente ferruginosa ricca di acido carbonico ed usata dalla gente, di cui parlava a' suoi tempi G. F. Savaro del Pizzo, letterato del secolo XVII, in una lettera al Malpighi riportata dal Fiore.

4. Filoni di granito.

Non già veri strati ma filoni più o meno irregolari, di larghezza variabile da

pochi centimetri a qualche diecina di metri, son formati dal granito o dalla pegma-

tite (con ortose, quarzo e muscovite) aventi caratteri identici a quelli che si pre-

sentano nel gneiss, talché non starò a ripeterne la descrizione. Sono comuni nei

micaschisti , nelle dioriti ed in ogni altra sorta di roccia che traversano per ogni

lato e stringono come in una fitta maglia, e se ne trovano specialmente intorno al

Montalto, nei monti sopra Reggio fino a Cerasi , Aràsi , Trizzino , Terreti , nel Monte

Comune, nei poggi di Monteleone, Jacurso,Maida, Curinga, etc.

Segue seconda parte

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