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Tradizioni

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Le zeppole di San Paolo tra storia e tradizione

Per non dimenticare le antiche tradizioni ,che ancora si ripetono nel nostro abitato, bisogna ricordare le cosiddette “ Pavuliajhi “ che altro non sono che una zeppola .

Per distinguerla da quelle che ,sempre per tradizione, si friggono a Natale e in qualche altra occasione ,questa ha forma dritta e lunga una ventina di centimetri. Le altre vengono invece preparate intrecciando il filato di pasta che resta quasi identico negli ingredienti.

Sempre per il 25 gennaio ricorreva un’altra tradizione. Ricorreva perché il mondo contadino è sparito da noi attorno agli anni cinquanta. E mentre altrove è stato sostituito dal lavoro in fabbrica e comunque da un nuovo sistema di vita ,certamente meno duro e più redditizio ,da noi non si è verificata alcuna evoluzione.

L’alternativa è stata ed è tuttora l’emigrazione. Ci siamo ridotti e sempre più ridotti sino all’estinzione e pertanto ,mancando gli abitanti ,son venute meno il ripetersi delle tradizioni che tuttavia si rinnovano per iniziative ed eventi sociali mantenendo vive le radici della comunità.

Alta tradizione di quel mondo che fu era la programmazione agricola che però era condizionata dall’andamento del “ tempo “ . A ‘ssicundu cuamu và lu tiampu ! era la condizione per le semine che da gennaio esigevano la preparazione dei terreni. Gennaio era e resta il mese del freddo e dell’inverno pieno ed era in questo periodo che si rinnovava un altro evento.

Tra il 24 e 25 di questo mese ,quindi per San Paolo ,ma rigorosamente di notte si tagliava una cipolla e seguiva un rituale che magari della descrizione si riprenderà in seguito.

In questo giorno si osservava anche il cielo , il vento , il freddo ,il sereno o la pioggia.

Se questo evento è caduto in abbandono ancora resiste quello legato alla luna che rafforza come nel passato contadino ci si affidava a una specie di divinazioni nelle quali si credeva.

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