Il Santuario e il Sagrato
Il santuario e il sagrato
Era il 1700 quando l’abate di San Pietro a Maida ,venuto alla parrocchia di San Sebastiano Martire per supplire l’assenza del prete locale, scriveva di avere celebrato messa anche in una lontana chiesetta di campagna .
La chiesa, posata su di una collinetta ,scriveva l’abate, era circondata da una boscaglia di acacie e aveva il nome di Chiesa della Madonna del Carmelo. Dalla descrizione ,più che circondata , faceva intendere che stesse dentro quel folto insieme di acacie.
Da allora è trascorso parecchio tempo e la Chiesa ha subito ineluttabilmente qualche cambiamento .
Alcuni ,non voluti ma necessari , a seguito di restauri e interventi, conseguenza di alluvioni o terremoti.
Altri ,come la costruzione del campanile o l’intonaco della facciata, hanno modificato volontariamente la primitiva condizione strutturale.
Quelle che oggi mancano sono le colonne poste ai lati dell’ingresso principale e il profilo soprastante le porte laterali.
Urbanisticamente, con l’inizio del ‘900, si comincia a costruire nuove abitazioni iniziando dalla cosiddetta “Cona “ e ,a macchia , sino al Municipio.
Santa Maria resta ancora campagna per lungo tempo tra seminativi e uliveti e la Chiesa (Convento dei Carmelitani ) è ancora dentro il bosco di acacie . Sul finire degli anni ’60 ( ’69) l’area subisce un vistoso mutamento per la costruzione di una nuova strada mentre , con l’attuazione del nuovo strumento urbanistico , l’edificazione di nuove abitazioni trasforma completamente la zona agricola.
Oggi questa parte di territorio è notevolmente mutata e si ritiene che i progettisti abbiano pensato di ridare un senso di appartenenza alla memoria collettiva che interessa il vecchio convento oggi santuario.
La Chiesa ,innanzi il portone , non ha mai avuto un sagrato e solo negli anni ’60 , Guzzo Arciprete , si adoperò per recuperare uno spazio appartato sul lato ovest della sacrestia per farne un giardino di fiori in mezzo a maestosi alberi di acacie e noci americani.
Davanti veniva ampliato il "mitico" viottolo che ,dalla primitiva fattura in terra battuta con la “limora “ laterale , più largo e rifatto con ciottolami bianchi ,era diventato un vialetto elegante come strada di accesso sino al portone . Ai fianchi ,una "mezza luna" di malta e calcestruzzo aveva reso meglio praticabile l’intera zona perimetrale pedonabile.
Sui bordi erano anche rimaste le vecchie piante di acacie ,risparmiate dalle ruspe, mentre altre ,come misero ricordo dell’abate, continuano ancora oggi a vegetare al di là della strada .
Da ultimo ,anche il vialetto smise di esistere per la realizzazione della strada che, senza alcuna soluzione , cancellò ogni sorta di attenzione con il confine del luogo e la sorte toccò anche per quegli alberi in fila sulla sinistra sino alla porta sinistra dell’odierno Santuario . .
Forse in quegli anni vigeva la cultura del nuovo a tutti costi ,con sprezzo del passato, del sacro e della memoria collettiva, tanto che molte irriverenze vennero commesse anche per alcune icone spazzate troppo in fretta e peggio toccò al “ Calvario “ alla fine della stessa strada.
Un sagrato pertanto non è mai esistito anche perché gli spazi esterni delle Chiese vennero sempre utilizzati per altre esigenze imprescindibili delle quali si fece carico la Chiesa sino almeno il 1882.
Nell’ultimo periodo, il ricorso a larghi vasi posati a limite dell’area come dissuasori, avevano posto un limite divisorio con la sacralità del luogo.
Almeno per evitare il cattivo gusto di chi ,aspettando un congiunto o per ammazzare il tempo, sostava ascoltando musica mentre si officiavano le funzioni.
Quanto al Monumento
Nell’anno ‘86 ,l’Amministrazione Comunale del tempo, meditò che una sola lapide , affissa sul muro della chiesa a ricordo di quei ragazzi morti nella guerra 15/18, era un negligenza da colmare verso quelli partiti e mai tornati per l’ultimo conflitto del ‘45.
Si pensò ad un monumento da edificare in un luogo abitualmente conosciuto da quei giovani e si individuò un luogo che avrebbe anche risanato un sito divenuto rudere in abbandono.
Identificato nel centro storico ,da dove quei ragazzi erano partiti, l’amministrazione successiva ritenne di risanare solo il luogo lasciando libero lo spazio soprastante dove doveva sorgere il monumento. Si realizzò così una pratica piazzetta.
Due lapidi col nome dei caduti vennero sistemate , invece, dove prima era posto uno zampillo accanto al Santuario . Sullo sfondo un arnese da guerra che costò lodevole impegno e sacrificio per chi ,cioè per quanti, si adoperarono a portarlo.
Far convivere in primo piano un simbolo di guerra con un simbolo di pace ,la chiesa, appariva comunque un po stridente. Far apparire in primo piano la Signora di questo luogo sarà stata la prima scelta dei progettisti senza nulla togliere al ricordo dei caduti ,ricollocando appena dietro ,le lapidi con l’affusto di cannone.
Come continuità dei preesistenti muri, altri sono stati costruiti in pietra del territorio, che già caratterizzavano le parti laterali del Convento.
Non è stata ricollocata ,ancora ,la statua di Padre Pio che per volere di Don Giovanni ed altri collaboratori ,fu posta in questo luogo.
Oggi è stata issata la dima per quella che sarà la definitiva immagine in acciaio. Notizie date dai progettisti allorquando è stato presentato il progetto sul futuro sagrato della Chiesa. Quindi, per adesso, solo test per dimensionare e orientare meglio l' immagine della Vergine coronata simbolo di questa collettività.
Si posiziona (per testare )la sagoma di quella che diventerà l'immagine della Madonna
Una veduta attuale del futuro sagrato
Dalle gradinate,ancora non realizzate, si osserverà l'intero golfo
Il riposizionamento delle lapidi ai caduti