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Riaperta al culto

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Qualche notizia sulla Chiesa di San  Sebastiano  Martire

Non si conosce con certezza l’epoca della prima fabbrica .Quasi di certo venne ampliata  e , pur non potendo ipotizzare in che periodo  sia avvenuta  questa trasformazione , presumibilmente sorgeva già nel quattrocento. I registri sono datati  ,invece, dal seicento in poi  e ,unitamente ai paramenti , venivano riposti  nei cassettoni dell’unico armadio.

In qualche registro sono riportate anche le note firmate  in occasione delle visite pastorali.

 

 

I registri riportano semplicementegli atti di morte ,nascita ,matrimonio, battesimo e atti parrocchiali senza mai ,purtroppo, fare riferimento alla Chiesa o impicciarsi di alcuna notizia riguardo eventuali modifiche riparazioni ,manutenzioni o riportare qualche nota sulle statue o gli arredi.

Viene pertanto da pensare che fino agli inizi dell''ottocento le mura interne ,come quelle all'esterno erano finite a malta e pietra senza alcun intonaco .Quanto a quelle esterne di sicuro a malta a e pietra  visto che solo con la venuta dell'Arciprete Adolfo Guzzo nel '50 si realizzarono lavori alla facciata col portone che guarda ad est.

Sono ,inoltre , scritte in latino e il più delle volte non è facile interpretarle  per via della grafia o per la labile traccia lasciata dalla penna un po per l’inchiostro ,a volte tenue e altre volte troppo “carico “.

Anche il tempo ha eroso la carta ,non certo di qualità e i tarli hanno fatto qualche danno.

Quanto alle notizie sulla Chiesa non se ne fa mai cenno e qualche Sacerdote scrive di non saper niente della fabbrica.

A farlo, ma in modo quasi inavvertibile , è il sacerdote Braccio e poi Mons. Romano che parlano di una Chiesa antica da rifare ( il primo ) e un fonte battesimale “consunto” dal tempo , il secondo.

Don Francesco Panzarella riporta invece l’ampliamento della Chiesa  “ di quell’ala che guarda ad oriente “ ,oggi ,con l’ultimo intervento di restauro ,riportata alla sua prima intenzione , dopo essere stata a lungo disgiunta dalla navata centrale.

Quell’ala che guarda ad oriente “ come scriveva Don Antonio Francesco Panzarella , fu edificata per volontà del medico Dott. Michele Bilotta ,della famiglia Bilotta , uomo dalle notevoli virtù e intensa religiosità, che ne fece la sede della “ Congregazione Madonna della Salvazione “ del quale ordine fu il Priore.

I sacerdoti ,nella maggior parte degli avvicendamenti , appartennero, sino alla fine dell’ottocento, alla comunità locale ma tra ottocento e novecento arrivarono da fuori il sacerdote A.F. Panzarella ,Don. Vito Provenzano e poi Don Adolfo Guzzo . A seguire Don Vittorio Penna.

Questi sacerdoti ,pur venuti da fuori,lasciarono un segno indelebile nella nostra comunità perchè mantennero le sorti della Parrocchia   per  lunghissimi anni ,in pratica sino alla morte.

Nela metà del seicento, anche, il sacerdote Contestabile , fa capire che la struttura della chiesa mostra un’età molto antica e lo si intuisce quando descrive le condizioni indegni degli altari ( del Purgatorio in particolare ) fatta eccezione per quello centrale che appare più decoroso per celebrare i sacramenti.

Appunti e prescrizioni sono ,poi, riscontrabili nelle relazioni dei vescovi che fanno visita alla parrocchia e di cui si riporta qualche testo.

Questi che seguono ,intanto, sono i sacerdoti della locale comunità nel primo ottocento quando, nella parrocchia, erano spesso in dieci a ricoprire i diversi ruoli ecclesiali.

Oltre al sacerdote ( che celebrava e si interessava degli uffici religiosi - cioè battesimi ,matrimoni e liturgie varie) ,per gli altri “uffici “esisteva, infatti ,l’incarico di esattore ,tesoriere, di amministratore delle terre e altri uffici di non poco valore e importanza .

Le famiglie “ bene “ mettevano quasi sempre un loro famigliare nei meandri della parrocchia perché da chierico , sacerdote o con altro uffizio  costui avrebbe fatto anche l’interesse della famiglia e in quei tempi la Chiesa contava  e "condizionava non poco " l'andamento sociale della popolazione e  soprattutto teneva patrimonio e potere.

Nel 1808 troviamo Don Vincenzo Dattilo - nel 1809 Pietro De Vito è Chierico mentre nel 1810 Don Giuseppe Pasceri sostituisce Don V.Dattilo e nel 1811 è la volta di Don Giuseppe Giliberti.  Non può sfuggire come i famigliari  di questi preti avessero contemporaneamente incarichi pubblici o amministativi.

Come si può notare ,infatti , il periodo delle alternanze è breve e dipende spesso dalle vicessitudini della famiglia dalla quale provengono.

Questa appresso è invece la Relazione del Vescovo” Monsignor Gabriele Papa”

datum I4 novembre 1823 Jacursus

Jacurso conta 1.050 abitanti con un solo parroco insignito del titolo Arcipresbiteriale “ cum congruae conciliar “ e cinque presbiteri “ nullum habentibus congruam “ ; la Chiesa “ vero expers redditibus pro fabbrica , quae aliquo indiget ornatu ,utensilia vero necessaria decentia sunt. Haec etiam est liberae Collationis “

Nel paese vi é la Chiesa di San Francesco di Paolaquae in fondazione a quatur

Cappellanis inserire statuitur , ut pate patronatus , quae est pene collapsa et per Patronas redditus consumati “.

Fuori le mura é la Chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo del soppresso convento dello stesso ordine.

Questa era la Relazione del Vescovo Monsignor Gabriele Papa

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Questa che segue è quanto riporta ,invece , il vescovo Berlingieri durante le sue visite alle parrocchie della zona. Parla di luoghi e strade impervie perché al tempo esistevano solo mulattiere.

La provenienza da Nicastro costringeva il vescovo a percorrere la strada che ,guadato il Pesipe, e costeggiando per lungo tratto il fiume porta a Jacurso e Cortale dopo aver attraversato ,al basso ,il territorio di Maida.


Ma ecco quel che scrive il Vescovo

2 Ottobre 1828

A sei chilometri da Cortale e per strada impervia , v'é questo piccolissimo paese, ove Mons.Berlingieri giunge il 2 ottobre del 1828.

La Chiesa arcipretale é dedicata a San Sebastiano Martire e la filiale a Santa Maria comunemente detta della Salvazione.

Il paese nel 1800 , e tutt'ora , é molto piccolo e altrettanto povero.

Non dovrebbe destare maraviglia la condizione , a dir poco deplorevole della Chiesa “ tanto nettorale ,quanto in alcune parti ed assolutamente “ indecente al divin culto “.

Gli ordini del Vescovo sono che innanzi tutto “ si facci la soffitta di detta Chiesa , si covrano le mura di stucco e si mettono alle finestre le convenienti invetriate “.

Trascorso il mese di gennaio e “non avendosi assicurato il Parroco locale con documenti sicuri che é cominciata l'opera , e che si hanno i mezzi per cominciarsi per poterla al compimento nel primo del prossimo febbraio , la detta Parrocchiale Chiesa resta di fatto interdetta a tutte le Sagre Funzioni “.

Al momento restano interdetti l'altare del Purgatorio sino a che non sarà ornato di stucco ed il confessionale vicino (entrando sul lato sinistro ).

Visitato l'oratorio pubblico sotto il titolo di S.Maria il vescovo interdisce l'altare del Carmine “ sino a che non sarà coverto di stucco “.

Al di 11 ottobre 1828 sono stati eletti per deputati li signori Jlario Giliberti , il maestro Bruno Majolo e Domenico De Vito di Ferdinando e per cassiere il Signor Pietro Giovanni Jeradi , per la fabbrica della Chiesa di detto Paese “.

Come si può dedurre da queste relazioni , redatte dai vescovi durante le consuete visite alle parrocchie, lo stato di salute della chiesa non era affatto buona. Di arredi nessun riferimento.

Durante questi ultimi  lavori di ristrutturazione ,si è resa necessaria la bonifica dei muri perimetrali proprio “ dell’ala che guarda ad oriente “. Sono stati riportati alla luce le pareti originali fatti di “rena e calce “ delle cave locali così come la provenienze di pietre e mattoni .

L’intonaco era inesistente e il colore della malta tra le pietre si è mostrata di un marrone chiaro tipica delle nostre case prive dell’intonaco civile.

Le immagini testimoniano più della descrizione la consistenza e la fattura originaria delle pareti interne così come sono venute alla luce oggi. Con lo sguardo rivolto a quel  tempo lontano , si può liberamente immaginare quanto era precario il luogo sacro sin dal suo nascere.


Una costruzione essenziale come le case dei suoi abitanti che presumibilmente non erano tanti e nella totalià erano appena contadini e pastori .

Sarà stato un monaco o una figura religiosa qualsiasi,la chiesa venne edificata comprensibilmente per tenere insieme la piccola comunità vicina alla cristianità rappresentata da uno o più di quest religiosi .

Si sa dell'esistenza  di altre Chiese nel nostro territorio ,ubicate in località tuttora agricole,le quali  portano il nome di santi .San Giovanni , San Nicola , San Gioacchino le più note. San sebastiano sarà probabilmente sorta così e si è mantenuta nel tempo aggregando definitivamente la piccola comunità.

Lungo il trascorrere dei " tantissimi anni fa "  si sarà indubbiamente  aggiunto sempre qualcosa sino a maturare una struttura  da chiesa ma in ogni caso povera .Senza invetriate , senza campanile ,senza intonaci , senza pavimento come viene descritta sino all’ottocento .

E certamente con pochissimi arredi e paramenti sacri considerato che nelle visite pastorali (di metà ottocento) i  vescovi sconsacrano due altari su tre e qualcuno dei monsignori nomina una commissione a controllo e garanzia dei lavori da farsi.

Un Vescovo scrive persino di un piccolissimo paese molto povero. Resta da pensare ,pertanto, ad una chiesa rimasta per lunghissimi anni come solo luogo di incontro con la preghiera e abbastanza dismessa .


Scavando e cercando nel passando della nostra chiesa ,purtroppo, ecco perché non si trova nulla di prezioso. Di prezioso si scorge appena il legame affettivo che ognuno di noi dovrebbe o potrebbe mantenere ,se non altro, per essere passato in questa Chiesa tra battesimo, comunione , cresima “dottrina o Azione Cattolica”. O magari si può restare anche indifferenti .

Nei registri si notano alcuni cognomi oggi inesistenti ,qualche soprannome oggi inesistente e  note tipo .. et sepultum fuit in aecclesia San Sebastianus Martire . Fa  un certo effetto leggere il nome e cognome che sisono perpetuati sino ai giorni nostri quando per generazioni si rinnovavano sempre i nomi dei nonni.

Non esistevano i cimiteri ,istituiti solo nell’ottocento da Murat , e i corpi venivano seppelliti in chiesa e , all’esterno ,nel terreno circostante lungo la perimetrale dei muri.

Durante alcuni lavori ,in sostanza recenti ( anni ’50 ) , hanno confermato  come il ricorso a questa pratica era una consuetudine mantenutasi sino ai primi dell'ottocento con l'istituzione di un luogo ufficiale per seppellire i morti. Era l’anno ’54 del 1900 e in  via marconi erano in corso  i lavori per la realizzazione della rete fognaria .L’amministrazione delo tempo era del Sindaco Dott. Soverati.

All’interno della  Chiesa,un ossario capiente era ubicato  e si trova tuttora ai piedi dell’altare maggiore .

Qui la presenza delle quattro colonne testimoniano anche gli appoggi della cupola ,una volta esistente. Racconti degli “antichi “  arrivati sino a noi e che noi lasciamo andare avanti nella memoria collettiva.

Durante il sacerdozio di Don Gianfranco Contestabile ,per sua iniziativa viene costruita una nuova Chiesa sorta geograficamente davanti la località ,detta Beneficio oggi casa Mazzei -Giliberti.

Al tempo era praticamente la sola  costruzione edificata sui terreni di proprietà parrocchiale ,donazioni di persone rimaste ,il più delle volte , sole oppure benestanti con voglia di carità (per redimersi ,magari ,da qualche peccato).

Il nome Beneficio trae origine esclusivamente dalla finalità  che il Contestabile aveva previsto a favore dei parrocchiani poveri o privi di un pezzo di terra giusto per trarne alimenti di che nutrirsi  come ortaggi  e legumi .

Era lo stesso prete a concedere questo " beneficio " a  coloro che ,in stato di indigenza ,lo coltivavano per trarne dunque un beneficio alimentare.

Da allora e sino ai nostri giorni il nome “ Località Beneficio “  resiste . Unitamente alla parrocchia ,anche l’amministrazione civile riservava ampi spazi di bosco chiamate “comuna “ e destinati ai fabbisogni di legna per scaldarsi o farne uso nei “cocipane “.

La Chiesa ,costruita su di un modesto sobbalzo del terreno , guarda ad oriente e per lunghissimo tempo certamente non aveva attorno le case che le stanno troppo vicine costruite  in tempi molto recenti  con qualche incuria .

L’epoca ,per alcune , risulta datata tra fine settecento e ottocento. Altre sono databili agli inizi del ‘900 mentre qualche insensato e inopportuno ampliamento ha occupato lo spazio vitale di " quella parte che guarda ad occidente ".

Da questa parte , quando si ipotizzava di farne un’altra ala , si trovò la strettoia e non se ne fece mai nulla.

Gli ultimi lavori hanno rilevato ,semmai era necessario, come i materiali ai quali si è fatto ricorso per le opere murarie appartengano al territorio. E non poteva essere diversamente.

Sabbie , calce e pietrame provengono , infatti ,dalle risorse locali come pure le strutture lignee. Le travi sono imponenti e , considerate le lunghezze orizzontali della navata , sarà stato necessario un gran girare per trovare le piante giuste da destinare a travi .

Le colonne laterali del portone e della porta che si apre sulla piazza ,sono in pietra arenaria reperita sul territorio come gli scalini o “ scaloni “ delle  porte .

E’ il caso di citare l’opera di mastro Ciccio Trino ,impegnato a portarle al loro stato primitivo come il calice in pietra del fonte battesimale originariamente sistemato come lo si vede adesso e finemente lavorato dagli scalpellini di Jacurso.  I Buccafurni .

Il basamento si è rivelato ,però , instabile e deteriorato dall’umidità e si è reso ,pertanto, necessario rifarlo . Anche qui non è mancata qualche sorpresa .

Si ha notizie che nel 1783 la struttura della chiesa subì danni gravi alle parti alte . In pratica al tetto e allla cupola che ,caduta, non venne più ricostruita principalmente per incapacità di risorse economiche .

Nel 1908 ,il terremoto dell’otto settembre, rifece notevoli danni ,ovviamente non risparmiò il tetto e la sommità della parte muraria.Non avendo disegni tecnici , non si può riscontrare a posteriori il tipo di intervento .Si ha ,però ,il documento progettuale ,scritto dall’Ing. Migliavacca di Nicastro , che fa rialzare i muri perimetrali e modifica la posizione delle finestre .Queste vengono collocate più in alto, mentre non si propone il campanile sino allora comunque inesistente.

L’unica campana ,da alcune considerazioni logiche , nel passato pare essere sempre sistemata nella zona posteriore della sacrestia dove esisteva un locale per deposito  di arredi e statue in disuso.

Tra queste ,alcune erano veramente irriconoscibili e nel finire del settecento vennero distrutte bruciandole sullo spazio antistante il portone .

Si dice che c’è voluto tempo per farlo. Nessuno era disponibile a compiere tale gesto. Il senso religioso era allora molto acuto e “bruciare la statua di un santo “ non era azione da farsi facilmente …temendo la malasorte. Tra le statue si dice furono distrutte quelle di………..

Quanto al fonte battesimale ,servì tanto sin dalla sua prima messa in posa visto che le nascite erano numerose. Solo agli inizi dell’ottocento gli scalpellini di Jacurso ( i Buccafurni ) crearono un bel calice in pietra (del luogo ) che nella parte superiore e lungo tutta la circonferenza ,portavano dei fori dentro i quali alloggiavano alcuni tondini di ferro “fermati “ con una colata di piombo.

Nell’insieme costituivano una decorazione e si adoperavano ,pure, per una discreta protezione con la posa di un telo a salvaguardia del “ bacile “ , delle ampolline dell’olio , della tovaglina , camicina e altro utilizzati dal sacerdote per il sacramento del battesimo.

Con Don Vito Provenzano vennero eliminati i ferri e sovrapposta una cupola piramidale in legno ultimamente ristrutturata da Mario Vincenzo Buccafurni che l’ha riportata come alla prima fattura avendo ,durante gli anni , perso pezzi  importanti .

Sono ,invece ,opera di Mastro Ciccio Trino le riparazioni e risestimazione del “ calice “ in pietra”.

A Don Vito Provenzano , succeduto a Don Francesco Panzarella ai primi del ‘900, è dovuto il breve campanile le due campane e successivamente l’orologio alloggiato dietro le campane.

Quanto alla “Cappellina” laterale ,sorta con la demolizione delle pareti che tamponavano gli archi, questa struttura è posteriore e più recente. Di certo la Chiesa era ad una sola navata . Quella laterale ,oggi ristrutturata, venne edificata per iniziativa del Dott. Michele Bilotta che ne fece la sede della “Congregazione Madonna della Salvazione “ della quale era il Priore . Fu murata nel periodo dei terremoti e alluvioni per dare riparo ad alcune famiglie mentre Don Adolfo Guzzo , succeduto nel ’49 a Don Vito Provenzano, la mantenne appartata per farne la sede della nascente Azione Cattolica del presidente Bachelet ( poi ucciso dalle Brigate Rosse )

I lavori per la ristrutturazione sono stati eseguiti nei tempi previsti su progetto dell’arch. Dott.ssa Pascuzzi .

Il finanziamento per quel che è dato sapere ,è stato chiesto dal sacerdote don Emanuele Gigliotti utilizzando l’8 per mille ,un contributo è stato accordato dall’amministrazione comunale e tanti lavori sono stati eseguiti gratuitamente con la donazione di materiali e apparecchi da quelli che Don Emanuele ha chiamato operai parrocchiali.

Per stare nelle spese l’arch. Pascuzzi ha anche rinunciato ad una parte del compenso e non pochi cittadini hanno contribuito alla spesa dovuta per la costruzione dei banchi.

Qualche lavoro poteva esser eseguito certamente meglio e non è mancata nemmeno qualche divergenza tesa per  qualche esecuzione approssimata. Gran lavoro per lo smantellamento di tutti gli arredi ,la sistemazione in locali messi a disposizione e poi la manovra all’incontrario per “ rivestire “ la Chiesa e ripulirla in ogni sua parte hanno coinvolto non poche persone , donne , famiglie e questo è stato il contributo generoso che tutti i Jacursani hanno saputo dare come hanno sempre fatto.

Nella Domenica di riapertura al culto il Vescovo ha rimarcato questi valori mentre il parroco Don Emanuele ha espresso la soddisfazione per questa partecipazione . I lavori non sono certamente conclusi considerando la vetustà di alcuni arredi  e  apparecchiature .

 

 

Il nuovo spazio della navata laterale .In fondo l'altare.

Il locale appena ristrutturato  della navata laterale

La stella colorata ai lati dell'altare .E' il pavimento costruito negli anni trenta.Oggi ricoperto dal nuovo pavimento

Le condizioni delle travi del tetto. Tetto rifatto dopo  il 1908

il fonte battesimale

Ingresso dal portone

 

Impalcatura per manutenzione esterna

I lavori per il recupero della navata destra

Un particolare delle condizioni delle travi

un particolare del soffitto

una visione ravvicinata del nuovo soffitto

la sala in via di trasformazione

le operazioni per ruotare l'altare

alcune loggette in legno del vecchio antico palco

le condizioni murarie

il pavimento della saletta

 

uno scuarcio e quel che si vede sulla parete. La pergamena dell'Azione Cattolica  e la tinta originale

 

segue...

 

 


Il fonte battesimale . Come si può notare  il basamento in pietra fu risollevato e posato su un "massello " ricorrendo a spezzoni di mattoni e pietre vistosamente mal messi . Nella " visione " degli scalpellini ( i Buccafurni ) o dal parroco che ne commissionò l'opera, sicuramente venne realizzato per essere posto a filo  terra al fine di  consentire agevolmente le operazioni battesimali.

Fu invece rialzato ( al tempo di Don Vito ) e venne creata una piccola area alla cui base semicircolare si accedeva con l'ausilio di tre gradini. Era pure " recintata " da un ringierina in ferro tale da farne uno spazio riservato. Il tutto venne  poi,rimossa da Don Vittorio Penna e così rimase .

Nel corso di  un intervento ,teso a rimuovere l'intonaco cadente per via dell'umido , mastro Trino percepiì la disoformità sull'estrema parete di destra e si procedette con cautela e attenzione.

Spicconando si notavano delle fessure costipate con scaglie di mattoni molto usurati e vistosamente ruvidi. "Cus'à  quant'anni pùanu avire  " disse mastro Ciccio  !.. Quel che è venuto fuori si può osservare nell'immagine proposta e  nei particolari delle altre .

Era il vecchio fonte battesimale ! Molto semplice nella fattura e nello spazio impegnato. Rivela la presenza di una parte incavata nella parete ed una  "via " verso l'esterno :Sarà stata la conca per contenere  l'acqua e un condotto ( un foro ) attraverso la parete. Probabilmente per disfarsi dell'acqua battesimale dopo tale ufficio.

Se si dice in qualche nota del precario fonte molto antico e consunto questa è quel che si è trovato.

Con mastro Ciccio si è prestata attenzione dedicando il tempo,l'attenzione e la "mastria " che tale lavoro richiedeva. Purtroppo quando le ditte " devono eseguire " si procede con le disattenzioni abituali , con personale non proprio capace e anche con indifferenza . E' capitato anche in questa Chiesa e c'è voluta qualche attenzione  condita da più d'una contestazione che poteva nascere solo da chi con queste mura divide più di un  ricordo e certamente la voglia di mantenere un po di rispetto per la memoria collettiva.


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