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Commemorazione del Poeta Costabile

Quello che resta di un poeta

Franco Costabile , nato a Sambiase il 24 agosto del 1924 è tra i poeti che più hanno saputo descrivere la miseria e la condizione di subalternità di questa nostra terra .Il poeta muore suicida a Roma nel 1965, a soli 41 anni.

Autore  di tante  Poesie ,la più famosa è certamente  “ La rosa nel bicchiere”  . Le sue raccolte di poesie non sono poche ma, come per gli altri illustri di Calabria, nelle scuole non si fa menzione  se non  per  qualche postumo suo collega avendo egli insegnato in un Liceo di Roma dove si era trasferito giovane.

Costabile ha seguito ,infatti , la sua vocazione alla solitudine non solo negli anni vissuti intensamente a Roma , ma anche dopo la morte. Non si parla di lui nella scuole né si trovano i suoi libri nelle librerie. Eppure sono suoi alcuni racconti di una Calabria quotidiana che bisognerebbe ricordare, di padroni e servitori, di elezioni e damaschi ai balconi al ritorno dell’onorevole, di nomi ripetuti decine di volte durante gli spogli elettorali.

Le opere di Costabile, cioè tutte le poesie,  sono un racconto senza tempo, una fotografia scattata più di quarant’anni fa, ma che ritrae le stesse paure e le stesse miserie di oggi . Le speranze disilluse della Cassa del Mezzogiorno, le storie di emigrazione forzata che, pur se con modi diversi, possono essere quelle di oggi con  i cervelli al posto di braccia. Racconta di ragazze madri, lavoratrici stuprate dai padroni, di una Sila affamata d’inverno e meta vacanziera estiva dei signorotti di città.

E’ uno scrivere rabbioso e disperato che racconta la necessità di andare via, come fece lui .

Ma prima ancora che Costabile constatasse in modo definitivo l’ emarginazione storico- antropologica della propria terra , questa era stata affermata per le strade del mondo da quelli che se n’erano andati  " con dieci centimetri // di terra secca sotto le scarpe // con le mani dure con rabbia con niente." . E’ il sentimento comune di una sconfitta che ha spinto a varcare i confini 700 mila calabresi diventati  "  i marciapiedi più affollati del mondo"  .   " le giacche appese nelle baracche nei pollai d’Europa."

Ma la condizione esistenziale del poeta è tale da non poter sopportare il definitivo distacco, la fine di un mondo lacerato ma autenticamente umano: " Addio/ terra/Salutiamoci, / è ora." La scomparsa del canto e della nostalgia, la consapevolezza di un’ irrimediabile disgregazione della gente che abitava nella propria terra diviene metafora di un insanabile contrasto del poeta con la vita del suo tempo. Questa solitudine di Costabile di fronte ad un mondo che pur sembrava preso dal ritmo vorticoso del progresso materiale richiama l’attualità del suo messaggio

 

 

Ma la condizione esistenziale del poeta è tale da non poter sopportare il definitivo distacco, la fine di un mondo lacerato ma autenticamente umano :     " Addio/ terra/Salutiamoci, / è ora." La scomparsa del canto e della nostalgia, la consapevolezza di un’ irrimediabile disgregazione della gente che abitava nella propria terra diviene metafora di un insanabile contrasto del poeta con la vita del suo tempo. Questa solitudine di Costabile di fronte ad un mondo che pur sembrava preso dal ritmo vorticoso del progresso materiale richiama l’attualità del suo messaggio.

La cappella intitolata al “Cavaliere Gambardella” conserva sbiadita memoria del poeta: qualche fotografia, l’austero canto dell’incuria. All’esterno, una lapide, con la frase istoriata da Giuseppe Ungaretti:

“Con questo cuore troppo cantastorie… dicevi ponendo una rosa nel bicchiere, e la rosa s’è spenta a poco a poco come il tuo cuore. Si è spenta per cantare una storia tragica per sempre”.


Ungaretti era stato l’insegnante di letteratura di Costabile, a Roma; i due si erano saldati in una amicizia onnipossente, filiale. Elisa ha comprato due rose, le mette nel bicchiere ai piedi della lapide. È un gesto che, per candore, sconfina nella ferocia, come inchiodarsi al muro. La rosa nel bicchiere è il titolo della più nota raccolta del poeta, edita da Nanni Canesi, a Roma, nel 1961. La poesia omonima è, in sostanza, un inno alla Calabria:

 

A Cortale il Prof. Filippo D'Andrea ,da Sambiase , per un incontro letterario

La Prof.ssa Mutone nel corso di un pomeriggio culturale  a Cortale

Alcuni riferimenti appartengono  a  Matilde Marcuzzo autrice  di uno scritto commemorativo.

 

 

La Rosa nel Bicchiere

un pastore

un organetto

il tuo cammino.


Calabria,

polvere e more.


uova

di mattinata

il tuo canestro.


Calabria,

galline

sotto il letto.


scialli neri

il tuo mattino

di emigranti.


Calabria,

pane e cipolla.


lettere

dell’America

il tuo postino.


Calabria,

dollari nel bustino.


luce

d’accetta

l’alba

dei tuoi boschi.


Calabria,

abbazia di abeti.


una rissa

la tua fiera.


Calabria

d’uva rossa

e di coltelli.


vendetta

il tuo onore.


Calabria

in penombra,

canne di fucili.


vino

e quaglie,

la festa

ai tuoi padroni.


Calabria,

allegria di borboni.


carrette

alla marina

la tua estate.


Calabria,

capre sulla spiaggia.


alluvioni

carabinieri,

i tuoi autunni.


Calabria,

bastione di pazienza.


un lamento

di lupi,

i tuoi inverni.


Calabria,

famigliola

al braciere.


Francesco di Paola

il tuo sole.


Calabria,

casa sempre aperta.


un arancio

il tuo cuore,

succo d’aurora.


Calabria,

rosa nel bicchiere.


14 aprile 2025  -  francesco casalinuovo - Ass Cult. Kalokrio  Jacursoonline

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