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Ci Vedremo Lassù

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La Prima Guerra Mondiale ha coinvolto il nostro Paese e l’Europa intera. Persone provenienti da tutte le regioni d’Italia si trovarono a condividere l'esperienza umana più difficile dove quasi tutte le famiglie avrebbero perduto un congiunto .

Ci vedremo lassù ! Chi saliva in prima linea sapeva che difficilmente sarebbe tornato in trincea . Era l'addio alla vita.


Non ci sono più loro ,non ci sono più le mamme che li hanno pianto. E' passato troppo tempo ma in ogni casa l'immagine sbiadita negli anni non è mai stata rimossa. Tante di quelle case oggi ,a Jacurso , hanno  chiuso le porte ma nella nostra comunità nulla e neanche la devastante tempesta alluvionale  ha impedito a tenere viva la presenza simbolica per quei giovani che alle nostre famiglie sono appartenuti.

Oggi al monumento antistante il Santuario personalità civili ,militari e Amministrazione Comunale hanno reso memoria e onorato il loro sacrificio.

Era la Guerra del ‘15/18 come veniva ricordata .Sarà ,poi ,la catastrofe del secondo conflitto mondiale, con i suoi cinquantacinque milioni di morti, le sue immani distruzioni, le sanguinose perdite tra i civili inermi, i patimenti della popolazione allo stremo delle forze a far scivolare lentamente quel dolore nell’oblio e cominciare a patirne altri.

C’è stato dunque solo un tempo breve, poco meno di un quinquennio, in cui il lutto per i caduti della Grande Guerra ha potuto manifestarsi in tutta la sua drammatica genuinità come lutto di popolo, quello italiano, per la prima volta veramente unito nel dolore dovuto alla perdita di intere generazioni.

Le guerre, fino a ieri, sono state anche altre  .Ora sono vicine e  le vittime non più sconosciute. “Arabi”, “Neri e “Bianchi”, proprio come noi, “razza occidentale”. Cadaveri accumulati per le strade ucraine e i bambini che scappano fra le bombe . Attacchi con decine di morti a Gaza. Incursioni con vittime in Cisgiordania con I razzi di Hezbollah che uccidono in Israele.

Tra le donne , prigioniera anche Lei al campo di concentramento di Auschwitz, Liliana Segre  continua ad essere la testimonianza attiva di quella che fu la cattiveria umana.

L’Italia aveva già vissuto la tragedia di un’altra Guerra. Come si scriveva quella del 1915/18  che vogliamo ricordare per prima perché più lontana nel tempo.

Senza entrare nel discorso armi, possiamo dire che l’80% delle vittime fu provocato dall’artiglieria (obici e proiettili), una percentuale minore dai colpi di fucile. Ma non possiamo scordare le dieci sanguinose battaglie dell’Isonzo che Cadorna mandava a morire tanta gioventù meridionale negli assalti impari all’arma bianca. Tra questi sacrificati quelli della Brigata Catanzaro.

Tra le classi sociali maggiormente colpite fu la classe più abbiente (borghesia e aristocrazia) che esprimeva però giovani e meno giovani ufficiali spesso nelle retrovie ma anche in prima linea, poi le classi medie dalle quali si trassero i nuovi ufficiali. I milioni di morti appartenevano però esclusivamente a operai e soprattutto contadini.

Invece i poveri, soprattutto se affetti da rachitismo o malattie derivanti dalla cattiva e povera alimentazione rimasero ai margini del conflitto e non furono mobilitati. Furono tra i pochi fortunati. A Jacurso quella poca o niente presunta aristocrazia tentò di “imboscarsi “ nei servizi comunali ma non venne proprio risparmiata e arruolata in armi. Più d’uno per fortuna o abilità riuscì a stare nei servizi di retrovia.

Vediamo i numeri della guerra italiana

•          5 milioni e 600mila mobilitati. È il 70% degli uomini mobilitabili. •          650.000 morti (è il 9% dell’esercito combattente) di cui 100mila morti in prigionia

•          950mila feriti (la metà rimasero mutilati e invalidi con 450mila pensioni di                    guerra anche a distanza di anni)

•          345mila orfani (64% figli di contadini)

•          546mila vittime tra i civili per malattie varie e i combattimenti nelle zone del                  fronte

•          600mila morti per la “spagnola” (tra la fine del ’18 e la primavera del ’19)


950 mila feriti + 650mila morti sono 1 milione e mezzo, ossia 1 su 4 morì, fu  ferito o divenne mutilato.

Si è detto ,anche ,della Epidemia dovuta alla “Spagnola “ in quanto gli eserciti furono contaminati e decimati da questo morbo mortale che finì per condizionare anche le sorti della guerra.

 

Gli ex combattenti

Moltissimi tornarono traumatizzati dalla guerra oppure molto provati dalla guerra. In genere si chiusero in un ostinato mutismo ritenendo gli altri incapaci di comprendere la loro esperienza. A Jacurso ,come altrove, alcuni vennero isolati in campagna perchè afflitti da malattie polmonari a causa delle condizioni malsane delle trincee o per i Gas venefici respirati.

Tornarono a casa carichi di aspettative: questa guerra avrebbe sicuramente creato una nuova realtà sociale e politica dominata dal desiderio di una nuova stagione di pace. I feriti e i mutilati si aspettavano l’intervento dello Stato a loro tutela, i soldati “sani” avevano un gran voglia di inserirsi nella vita sociale con il lavoro e una famiglia.

I mutilati della Grande Guerra

L’Italia nella Grande Guerra ebbe 1 milione di feriti gravi, tra cui 500mila mutilati, 74.600 storpi, 21.200 rimasti senza un occhio, 1940 senza occhi, 120 senza mani, 3250 muti, 6750 sordi, 5440 mutilati al viso.

E’ di questi dimenticati che vorrei parlare ora. Coloro che per le ferite riportate al volto non poterono più avere una vita normale. Le ferite al volto erano così orribili a vedersi che pur avendo conservato gambe, mani e cervello la loro vita era terminata, magari a 20 anni in un centro di cura dal quale, nei casi più gravi, non uscirono più. Erano chiamati “sfigurati che non hanno più forma umana”.

Della Seconda Guerra

L’1 settembre 1939, con l’invasione della Polonia da parte della Germania, iniziò la seconda guerra mondiale. L’Italia, pur avendo stipulato il Patto d’Acciaio con la Germania nel maggio dello stesso anno, si dichiarò non belligerante. Però il 10 giugno 1940 Mussolini, di fronte ai successi militari di Hitler e pensando che lo scontro bellico si sarebbe concluso di lì a poco con la vittoria della Germania, dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna.

I principali teatri di guerra che videro impegnate le truppe italiane furono: Alpi Occidentali, Africa Settentrionale, Africa Orientale, Grecia Jugoslavia, Egeo e Unione Sovietica. Male equipaggiate, con armamenti spesso obsoleti e insufficienti, le forze italiane collezionarono gravi insuccessi e un alto numero di morti.

L’8 settembre 1943, sfiduciato Mussolini e dichiarato capo del governo Badoglio, ci fu la firma dell’Armistizio con gli Alleati. Il Paese si trovò diviso in due, il Regno del Sud controllato dalle Forze Alleate dopo lo sbarco in Sicilia e a nord la Repubblica Sociale Italiana controllata dalla Germania. Iniziò la guerra di Liberazione condotta a sud principalmente dal Corpo Italiano di Liberazione e dagli Alleati che iniziarono a risalire la penisola, e al centro-nord dai partigiani. Le ostilità si conclusero con la firma della resa del comando tedesco a Caserta il 2 maggio 1945.

Migliaia di nostri soldati perirono annegati in queste tragedie del mare. Si stima che gli italiani coinvolti nel conflitto dal 1940 al 1943 furono 3.430.000. Il numero dei morti a causa della guerra fu molto elevato:  443.000 (di cui 330.000 militari e 85.000 civili) ed altri ancora

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

francesco  casalinuovo     - Ass. Cult.  KaloKrio      jacursoonline

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