I Giangotti a Jacurso
Senza eccessiva nostalgia o rimpianti per quel Jacurso che lasciava per sempre parte per l’Argentina con il transatlantico Giulio Cesare.... Arrivava sotto casa mia e cominciava a canticchiare una canzone …napoletana. Una canzone d’amore...
I viaggi delle radici
Lo chiamano il viaggio delle radici e nell’ultimo periodo questo Viaggio continua a restare la costante aspirazione delle seconde e terze generazioni volenterose di conoscere il paese delle origini. Quelle dei nonni .Tale movimento , incrementato nell'ultimo periodo, ha già sensibilizzato le nostre istituzioni che con significative attenzioni avevano già elaborate politiche di governo mirate “quasi “ al perdono istituzionale per aver spinto oltreoceano tante ma davvero tante famiglie costrette a reinventare un presente che a jacurso non poteva essere più forzato cioè dilazionato a star male..
La maggior parte delle persone che emigrarono, soprattutto nei primi periodi del ‘900, erano giovani maschi nell’età compresa tra i quindici e i quarant’anni.Si trattò di un esodo prevalentemente di popolazione agraria cioè contadini, agricoltori e braccianti, ma anche artigiani, muratori , operai ed esperti professionisti come nel caso che stiamo narrando dei Giangotti..
Assieme ai primi emigranti, i cosiddetti “pionieri”, uomini soli che si recavano in America a cercar fortuna, si sviluppò il fenomeno della catena migratoria. Essa seguiva linee familiari e professionali. Nell'altro caso, parenti, amici e compaesani raggiungevano i primi emigrati, grazie alle notizie che ricevevano attraverso le lettere inviate dall'America.
La Sig.ra Giangotti , gusta un caffè jacurzano mentre si parla di tanto passato e della "scinduta di Castanò " alle spalle. Troppo breve la loro permanenza.
Una piacevole conversazione con Filomena De Vito
Perché l’Argentina
Successivamente alla prima ondata l'arrivo in America del Nord era caratterizzato dal trauma dei controlli medici e amministrativi durissimi, specialmente ad Ellis Island, storicamente denominata con l’espressione “Isola delle Lacrime” e per non perdere il sogno americano fu un motivo che in tanti preferirono l’Argentina
Oggi con crescente frequenza si stanno ripetendo gli stessi viaggi che in passato hanno compiuto i nostri connazionali con destinazione senza ritorno in Argentina o Brasile. Da Jacurso partirono davvero in troppi, dapprima l'avventura iniziava singolarmente con il Capofamiglia e poi , nell’arco di qualche anno , quando le condizioni diventavano possibili , seguiva l’intero nucleo familiare . Perchè non sempre andava bene. E non sempre i mariti mantenevano le promesse della partenza .Quella degli Angotti , Melograna , Soraci , Fruci , Totino ,Melograna – per citarne alcuni – sono esempi e valori da encomiare. Di altri ,qualche volta ,non si seppe più nulla.
La fine degli anni quaranta nel nostro paese diedero inizio ad un impoverimento epocale che, al termine del gravoso conflitto ,oltre a quei figli mai tornati dalla guerra, le famiglie si ritrovarono accomunate nella sofferenza economica e sociale senza un barlume di aspettativa valida. Si arrivò a soffrire per fame e indigenza diffusa.
Lo stesso Governo , già in comprensibili difficoltà e per non subire il tracollo sociale , provava a diffondere le richieste di manodopera provenienti d’oltre oceano. Nel tramite delle Prefetture cioè le offerte di lavoro venivano amplificate dalle amministrazioni comunali . Brasile , Venezuela, Argentina e , a seguire, Stati Uniti e Australia .Grandi manifesti delle Compagnie di Navigazione comunicavano le partenze verso Terre bisognose di manodopera, braccianti e gente di fatica. Quelle terre sconosciute e lontane ma davvero lontane non posero freni alla paura del mare, alle difficoltà della navigazione, al denaro in prestito per il viaggio e soprattutto all'incertezza dopo lo sbarco.
Migliaia di calabresi presero a varcare l’oceano stemperando così le tensioni sociali che per assenza di lavoro ed esubero di manodopera avevano già portato le famiglie alla miseria . Senza un dignitoso profitto erano stati abbandonati i fitti agricoli che , come la mezzadria, erano state il sostegno alimentare per gran parte degli anni.
Lo star male aveva però già portato all’occupazione delle terre di Arcomanno dove uomini e donne di Jacurso già dopo le tre di mattina erano abituati ad incamminarsi per poi consumarsi in un lungo lavoro di zappa ovviamente mal pagato . Gli stessi proprietari terrieri locali come i Bilotta non stavano più nei bilanci delle loro produzioni tant'è che finirono male addirittura abbandonando Jacurso e finendo peggio.
E’ allora semplice capire quanto dalla guerra la nostra gente era uscita molto più povera e avvilita capace da vendere quel tanto di che si disponeva o prendendo anche a prestito il denaro pur di arrivare all’Argentina che intanto era diventava una terra per gli approdi privilegiati.
I viaggi delle radici un’immensa fortuna
Quanto sopra è il ricordo giovanile che certamente ricorda la nostra Giangotti che ,insieme al figlio , stanno quasi riassaporando questi ricordi divenuti negli anni nuova linfa di vita in Argentina . Soddisfazione per i traguardi raggiunti e per le soddisfazioni personali frutto delle loro capacità. Ho la sensazione che nei settanta e più anni la vita di Anna Giangotti in Argentina sia stata vissuta con laboriosità e determinazione grazie all’ingegno, al proprio straordinario spirito di iniziativa e all’impareggiabile operosità. Senza eccessiva nostalgia o rimpianti per quel Jacurso che si lasciava per sempre. D'altronde ,in modo programmato, si andava a ricomporre il nucleo famigliare e inseguire non dico la ricchezza ma la tranquillità nello star bene attraverso la gratificazione del lavoro.
La piacevole conversazione ci porta sapere che dopo il papà non parte il resto della famiglia ma nel 1952 le sole figlie a bordo della nave Giulio Cesare mentre la madre rimane per curare gli affari di proprietà cioè la casa, una bella casa nuova già allora e pure grande con appezzamenti di terreno limitrofi al fabbricato. Le donne sono capaci a fare trattative convenienti e nel 1954 quando cedendo le proprietà recide per sempre qualunque rapporto con Jacurso e va a ricongiungersi in Argentina con la sua famiglia.
In Argentina la condurrà il transatlantico Biancamano e li a Buoenos Aires comincerà l'avventura di una nuova vita faminliare.
Tralasciando gli anni di disorientamento , incertezza e adattamento, i nostri compaesani sono stati i messaggeri di sviluppo, di tecnica, di modernità e di arte, oltre ad aver portato la cultura del lavoro in un Paese dove la fatica cioè il lavoro non era considerato un valore in sé.
Scrive Ludovico Incisa di Camerana, ambasciatore d’Italia per molti anni in Argentina , che il contadino napoletano e calabrese sono stati i protagonisti della rivoluzione del grano, del granturco, delle patate , cipolle e che uniti ai coltivatori emigrati della Lombardia , del Piemonte e del Veneto, sono stati i più abili e laboriosi lavoratori arrivati dall’Europa.
Si può dire qualsiasi cosa dell’emigrazione italiana, ma è quella che sta costruendo Buenos Aires, continua l'ambasciatore , sviluppando le risorse nazionali e le industrie; la loro utilità è fuori discussione e il loro successo è proverbiale. Figli del meridione sono stati coloro che hanno creato il porto di Buenos Aires e che hanno anche fatta crescere la città con nuovi palazzi, strade e negozi di proprietà. E che dire del commercio e delle costruzioni ?
Quella mattina passavo per caso e salutando quanti seduti al tavolo del bar avverto quella sensazione che ti cambia l’espressione abituale con cui ti porgi. Ho avvertito annullarsi tutti gli anni di mezzo e so di aver detto…ma voi siete la Giangotti…
Ma si ! Era proprio la Giangotta come sentivo sempre mia madre chiamarla ! Tanti anni sono stati raccontati in un nulla con quella cordialità di ricordare fatti e persone. E come li ricorda bene ! Quello … si ma è morto. Arrivava sotto casa mia e cominciava a canticchiare una canzone …napoletana. Una canzone d’amore. E ne ripete una strofa. E si … 'nu bellu giuvane però.. , cioè capisco non è che gli piacesse tanto ! Un farfallone . Come quell’altro che si chiamava …e l’aiuto a dire . Confermando con lo stesso ironico giudizio peggiorativo dal sorriso a mezze labbra. Una ironica risata mentre continua la piacevole passeggiata di amicizie quasi tutte sparite con le Navi delle Mogli e dei figli .
Perché Lei era già quasi pronta a partire e con le storie di Jacurso stava per chiudere davvero. Era ancora molto giovane così come le tante che hanno impoverito i balconi, le finestre e le rughe di questo piccolo paese .
Era già partito suo papà. Per primo e da solo come era quasi da manuale. Partire per restare . Era il 1952. Per Jacurso cominciava allora il disastro emigrazione e la desertificazione dell’oggi non ha argine .
Di suo papà sapevo già qualcosa ma insieme abbiamo ricomposto il miglior ricordo del Jacurso quasi opulento .Sicuramente di un Jacurso intraprendente e imprenditoriale. Di quando cioè il Sig.Giangotti , la cui provenienza dovrebbe essere Vallefiorita, lavora nella locale Impresa SACA del Cav. G.B.Dattilo da Jacurso. SACA – Società Anonima Costruzioni e Alimentari. Un Jacurso imprenditoriale che dà lavoro e provvede al fabbisogno alimentare e di necessità essendo comprensibilmente lenta la motilità. A Pizzo però c'è il Porto ( e Jacurso paga un dazio perchè di questo porto " si serve ") e la SACA provvede ai diversi approvvigionamenti per tramite i suoi autotrasporti. E la Giangotti ricorda la pasta in un astuccio verde di quasi 60 cm , le Sarde , il baccalà e il Petrolio ..da Don Ferdinando.
A Jacurso sono anche impiantate due colonnine di carburante e servono essenzialmente per l’approvvigionamento tramite i mezzi di trasporto e di cantiere della SACA. Due Postali a Benzina ,Uno a Vapore, ( mettevano legna e carbone per farlo camminare ), Due autocarri, Tre calesse e soprattutto l’Officina dove lavorava l’Angotti . Poi finì tutto con la caduta del Fascio. Finirono tante cose belle e insieme altre discretamente brutte .
La famiglia Angotti fini in Argentina realizzando un nuovo progetto di vita che non avrebbe intrapreso a Jacurso.
Vi salutiamo e ,per quella mezza giornata piacevole, noi di questa associazione abbiamo già conferito ai Giangotti la concittadinanza che meglio organizzata e come conviene sarebbe stata ancor di più sentita.
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Il transatlantico Conte Biancamano venne posto in disarmo nel 1960, dopo aver trasportato in 364 traversate di linea 353.836 passeggeri e tra questi....
Al tempo che da Jacurso si partiva per le Americhe sappiamo della presenza di due alberghi in questo nostro paese che dire albergo per oggi è spropositato ma almeno due locande lo erano davvero. Stavolta ci ritroviamo senza un bel nulla e quelle persone che lo vorrebbero non potranno mai dire di aver trascorso la notte al “ paesello delle origini “ . Si parla ,si proclama e sarebbe davvero propositivo ma non succede nulla e i Giangotti sono stati all’Ulisse “ di Maida che ,per bontà e delicatezza del titolare Giancarlo , sono stati accompagnati e riaccompagnati. Ringraziamo Giancarlo per questo gesto mentre commentiamo questo evento con considerazioni innocenti e propositi banali per compiere qualche spropositata offerta turistica indirizzata agli italiani all’estero e agli italo-discendenti, in grado di intercettare al meglio le esigenze dei “viaggiatori delle radici”.
Ci confrontiamo con gli amici di Maida che con intraprendenza già lo fanno mentre noi , avanti da un decennio nell’idea , stiamo sempre al palo in attesa di tempi e coscienze disposte all’ascolto e alla condivisione.. Intanto il 2024 resterà ancora l’ Anno del Turismo delle Radici e insieme continueremo ad allenarci collaborando in sinergia con altri enti locali che hanno aderito al Progetto. Stiamo definendo con Mimmo alcune considerazioni che già arrivano turisti locali con la voglia di trovare sollievo alla gran calura del giorno.
Notiamo il disagio per non trovare l’abituale muretto ombrato e osserviamo quanto possa essere determinante la conservazione di un habitat spontaneo e apprezzato nel tempo. Si sta a pensare dell’inverno argentino trovato dalla Giangotti al suo rientro a Buenos Aires mentre constatiamo quanto possa essere disagevole la non ritrovata frescura anche se si respira e arriva gradevole qualche lieve brezza .
Da un pezzo, qualcuno partecipa e ci ritroviamo in quattro a ipotizzare un nuovo modo di vivere il territorio, seguendo una filosofia innovativa di accoglienza .Nella vicina Maida apprezziamo "Tra Chiazza ,Rughi e Carrieri " ma la nostra Associazione già pensava da anni alla costruzione di una rete di Comunità Ospitali sul territorio.
Progetto strategico per la nostra Associazione mirato a porre a sistema il patrimonio materiale e immateriale dei piccoli Paesi come Jacurso , mettendo in correlazione la rigenerazione urbana e la "rigenerazione umana". I nostri paesi, sosteniamo da tempo, hanno bisogno di luoghi a misura di persona, e persone a misura dei bisogni. Dove poter sviluppare le proprie competenze in sinergia con le vocazioni naturali, sociali e culturali dei luoghi. “ Senza dimenticare che il significato più profondo dell’esperienza turistica è la capacità di stimolare la voglia di ripeterla”. E infatti avremo cura del ritorno promettendoci di annunciare possibili ritorni.
Ci eravamo incamminati in un progetto serio anni fa. Un Progetto Europeo .I nostri interlocutori compresero dell’indifferenza .
Al momento è in atto un fenomeno migratorio verso il nostro Paese di stretta attualità e nei cui confronti viene posta particolare attenzione, cercando le risposte che meglio possono soddisfare le esigenze di coloro che ritornano nel Paese dei propri avi.
La Cittadinanza
E’ in atto un progetto che mira alle richieste di cittadinanza la cui spiegazione tiene conto dell’ accelerazione registrata per via delle delle difficoltà economiche e sociali che stanno investendo alcuni Paesi di pregressa emigrazione italiana, quali l'Argentina ed il Brasile. Tali situazioni stanno determinando presso le nostre rappresentanze diplomatico-consolari la presentazione di moltissime domande di ricostruzione della cittadinanza italiana . Interessati i discendenti di cittadini italiani per nascita residenti all'estero.
Al momento ci tacciamo non essendo argomento da trattare ma sappiamo quanto per noi di Jacurso sarà determinante percepire accoglienza in un vasto modo di intenderla. Considerando che si torna a Jacurso senza alcun contatto pregresso con eventuali parenti che non trovano più. Quanto un punto di conforto dove poter sostare ed eventualmente programmare il periodo di soggiorno .
Concordiamo sull’attuazione di politiche attente ai beni ambientali e alle risorse naturali, che consentano la riscoperta di un turismo lento e legato ai territori. Solo così potremo garantire standard di qualità in linea con le aspettative di una domanda sempre più responsabile ed esigente, assicurando la valorizzazione dei luoghi , cultura, tradizioni e risorse, senza dimenticare che il significato più profondo dell’esperienza turistica è la capacità di stimolare la voglia di ripeterla».
Intanto si è già creata una rete di Amministrazioni Ospitali e a queste amministrazioni va rivolto un sincero plauso per quanto messo in campo con creatività ed amore per il territorio. Serrastretta, Miglierina ,Conflenti e Gizzeria per citarne alcune ,sono tra quelle che , abbiamo osservato , stanno lavorando in sinergia con quanti tra Associazioni e cittadini sono diventati protagonisti in silenzio di un bene collettivo. Localmente abbiamo pensato anche alla informazione digitalizzata dei tanti nostri emigrati quanto per la conoscenza delle Radici cioè dei restanti ovunque adesso essi siano. Come è avvenuto per la venuta dei Giangotti. Siamo sulla strada di arrivo a queste nostre mete? Occorre qualche contributo in più.
Saluti a tutti gli Angotti e ai nostri jacursani di seconda e terza generazione di Argentina e Americhe in Generale.. Aspettando altri e i Melograna.
I parenti delle Sig.ra Giangotti ,quelli del ramo femminile, avrebbero voluto incontrarla .Per comprensibili motivi non è stato possibile per il qual motivo avrebbero voglia di salutarla con le modalità oggi possibili. Se consentito, anche attraverso il suo indirizzo di Buoenos Aires che potrà far conoscere utilizzando gli indirizzi email appresso segnati : Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. oppure Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
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Saluti per Frank A. Dedato
I parenti e quanti li ricordano avrebbero avuto piacere a intrattenersi per un saluto con Anna Giangotti e figlio. Da roma una saluto da Gregorio Giliberti , figlio del Prof. Filippo.
oggi, 10 luglio ,ci avete letto anche da Buenos Aires
francesco casalinuovo per Ass. Cult. Kalokrio e jacursoonline
8 Luglio 2024
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