Viaggi nel Passato
La primavera è arrivata tardi e , nel mese di Maggio , ha continuato a piovere con una abitudine inconsueta ma tale da non considerarla minacciosa come altre volte . Il vento è stato una presenza costante ,ha soffiato anche forte con basse temperature tanto che . A Maggio le ciminiere, hanno fumato per il fresco e l'umido serale .
improvvise ondate di caldo o di freddo eccessivo spesso accompagnate da precipitazioni intense e a venti molto forti, che la popolazione ,gli ultimi anni, non era abituata ad aspettare.
In un piccolo abitato, come il nostro le giornate, in tali condizioni , sono diventate ancora molto più uguali tra loro e si può scrivere , senza sorprenderci , quanto si possa accettare o patire quella monotonia che fa male. Ma non sempre .
Ogni attività , però ,merita il suo tempo e la sua attenzione anche se frequentare ordinariamente le stesse persone potrebbe diventare un tempo vuoto, cioè ripetitivo, per animare scambi di idee mancando la relazione con nuova gente.
Restare in casa non significa , però, chiudere ermeticamente tutti i rapporti con il mondo esterno. Fortunatamente la tecnologia avanzata ci permette di interferire e dialogare anche a distanza e passare del tempo nella propria famiglia è, poi , uno dei valori che spesso va ricordato , praticato e accompagnato da sani principi come nel passato.
Il nostro non è , fortunatamente, un territorio chiuso quanto sono le aree interne a noi prossime . Aperto e ben unito con altre realtà vicine sono fruibili per molte necessità del nostro tempo.
A volte, come durante il periodo del contagio, capita magari in modo inconsueto , di osservare il variegato panorama che va da mare a mare e ci si può concedere il tempo di osservare dettagli che diversamente potrebbero diventare insignificanti in altri momenti. Possono scorgersi varietà di colori tra i pendii delle montagne e colline o il formarsi repentino di corpi nuvolosi che riescono a tenerti dietro i vetri appresso alla loro evoluzione .
Esili e quasi aerodinamici si ha modo di osservare il formarsi e avanzare da Est corpi nuvolosi in direzione di Santa Eufemia lasciandosi dietro , nel loro lento avanzamento, la forma di un corposo “ budello” con tutti i suoi irregolari arrotondamenti. Arriva dallo Jonio e il suo cuneo si introduce a mezz’altezza nell’Istmo progredendo lentamente che quasi si ferma o non sa cosa fare. Mentre la punta avanza ,il corpo prende a dilatarsi sulle alture della pre-sila con qualche cupo boato fin quando , intorno alle quattordici ,cominciano ad avvertirsi tuoni ravvicinati . Il cielo si fa scuro . Sta già piovendo su quei versanti e, per noi che stiamo dalla parte opposta, rimane la curiosità o la distrazione per osservare i lampi di quel temporale che ancora non ti fanno paura .Verso sera si sposterà a scaricare anche da noi. La sera dopo succede magari di osservare tutta la pre Sila , il tramonto in tutti i suoi colori , il blu del mare, i meravigliosi riflessi sull’acqua col sole che se ne va dietro la sagoma inconfondibile dello Stromboli.
In un periodo come questo, dove le giornate sono più lunghe e il tempo più disponibile , sono stato attratto dalla natura, probabilmente perché è l’anima della vita e in essa si evolve quella del mondo vegetale e animale.
Oltre ai cinghiali, possiamo incontrare quotidianamente,prima inusuali, anche volatili come le colombe selvatiche o le tortore mentre sono già troppe le gazze.. gìà a tarda sera , il gufo o la civetta e il barbagianni , rapaci notturni , è facile cominciare a osservarli in volo quando l’oscurità diventa per loro un territorio misterioso e in una certa misura un po’ inquietante per noi umani. Il gufo è un rapace notturno di maestosa bellezza in grado di volare in modo insolitamente lento e, planando silenziosamente con pochi e leggeri battiti d’ala, lo si è visto posarsi sulla preda (spesso topi) e riprendere il volo.
Il barbagianni “il fantasma della notte” , il Gufo e la Civetta in particolare ,ormai abituata a vivere in paese per farci sentire il suo pigolo. Una invasione senza dubbio pacifica dovuta e favorita per lo più dalla disponibilità di trovare facilmente più cibo che nelle campagne senza più coltivazioni.
Le rondini tentano di nidificare persino dentro le case ed hanno ragione già che sono disponibili , vuote e senza più anima . Alcune lo hanno già fatto e magari sarà la generazione nata e cresciuta nei nidi agli angoli di qualche stanza vuota e senza vetri l’anno prima .. A volte anche spinti ,però, dall’istinto di sicurezza per la presenza dei predatori. Gazze , topi , faine soprattutto. Lucertole , gechi, rondoni, taccole , merli, cornacchie, pipistrelli ,volpi… ognuno a consumare la giornata solo in cerca di che nutrirsi.
Dopo un mattino di sole e bonaccia non sono mancate quattro, ma appena quattro, goccioline preannunciate da “ rombi “ lontani. Le immagini della Romagna sono ancora forti e , per chi non vuole dimenticare le nostre , non c’è da andare lontano tra i ricordi . Siamo nelle mani di Dio, dicevano i nostri anziani che nelle alluvioni erano fragili in un territorio fragile.
Per un consapevole attaccamento alla terra quanto alla casa e tutte le altre cose sudate lavoro , hanno più volte subito il danno alle abitazioni , la perdita dei raccolti , le frane che hanno portato via parti della loro terra senza stare a ricordare le perdite umane che non sono mancate in questo territorio..
Un’alluvione è l’allagamento temporaneo di aree che abitualmente non sono coperte di acqua. Un fenomeno che può essere provocato dall’esondazione di fiumi, torrenti, canali, e per le nostre zone costiere, del mare.
In passato, ho avuto modo di leggere quanto le province di Ferrara, Crotone e Venezia, siano state già considerate quelle con più aree esposte ad alto rischio alluvioni.
1973 - Ennesima Alluvione a Reggio Emilia -
25- 26 Ottobre 1921 - Alluvione a Jacurso
Prefettura di Catanzaro - 11 febbraio 1922
Ente Comunale Assistenza - Alluvione Autunno 53
Il 23,9% del territorio appartenente alla provincia di Ferrara è considerato ad alta pericolosità idraulica, seguito da Crotone (23,6%) e Venezia (23,3%). Al contrario nelle province di Bolzano, Trento e Macerata le aree così classificate corrispondono allo 0%. Più in generale, come risulta evidente anche dalla mappa, sono i territori del nord - in particolare del nord-est - e la Calabria ad avere porzioni più ampie di territorio a rischio elevato di alluvioni e la nostra terra , la Calabria è la sola Regione ad essere circondata quasi interamente dal mare.
Di più il nostro territorio sta nel punto più stretto della penisola. Un territorio dimenticato da Dio e dai Santi dopo l’accorpamento del territorio meridionale . Sin dal lontano 1908 su di un giornale, quando la stampa trattava meglio gli interessi locali , si scriveva che “ continueranno a propinarci l’Erba Trastulla “.
Presidente Einaudi in calabria dopo le solite alluvioni
Un pesante Nubifraggio su Jacurso - danni per le scariche atmosferiche
I nostri forti temporali e gli effetti sulla strada Jacurso-Maida
alluvione del '51-Recinzione per il crollo di una casa -Solo per Tre il contributo a ricostruire
- Alluvione anni '80 . In fondo, dove era Porta ora è Finestra
Gli Eventi del Passato di particolare Intensità
1921
L'evento, senza dubbio tra i più severi. Provoca estesi danni per la piena di tutti i corsi d'acqua con esondazioni , allagamenti e frane.
1946
24 gennaio. - Dopo un lungo periodo di piogge (gennaio risulterà il periodo più piovoso del periodo 1921 -1970) un nubifragio colpisce la parte centro meridionale della Calabria e anche Jacurso subirà danni . In paese e in campagna dove abita tanta gente.
1947 - 11 maggio
In quest’anno , un po di menticato per i postumi della guerra, trema la terra
- Terremoto nel Golfo di Squillace, Intensità VIII grado. VII grado a Jacurso: Albi, Amato, Andali, Cardinale, Cicala, Cortale, Cropani, Curinga, Feroleto Antico, Filadelfia, Fossato Serralta, Francavilla Angitola, Guardavalle,
1951 - 16-18 oltobre
Tre giorni di Violento nubifragio, a lacurso , dove si registreranno 189 senzatetto. Le precipitazioni orarie raggiungono in alcune stazioni valori ineguagliabili se raffrontate con quelle verificatesi dal 1921 al ’51 . A Maida saranno registrate 89 mm e molto di più a Jacurso; Subiremo ingenti danni dovuti alle precipitazioni ma le acque defluiranno per la posizione in pendio.
Le portate dei corsi d'acqua, nelle zone con precipitazioni orarie più intense, risulteranno eccezionali ma le dighe sui nostri corsi hanno anche regimentato bene l’afflusso dell’acqua verso la piana di Santa Eufemia : Le briglie sul Pilla , Pesipe ,Cottola ,Turrina moderando l’ ingrossamento del fiume Amato in cui confluiscono hanno moderato un esondamento disastroso riversando in mare chissà quanti milioni di metri cubi d’acqua e detriti.
Dopo una tregua di qualche anno, nel 1971 , finita l’estate , si registrerà un forte nubifragio nel mese di Settembre e con l’autunno cominceranno le piogge a , volte irruenti e persistenti, ma non sarà mai alluvione.
1971 -1972 -73
nell' ìnverno del nuovo anno sarà ancora alluvione in quasi tutta la Calabria e la fascia jonica sarà la più danneggiata .
Jacurso ed altri comuni saranno lambiti dalla zona periferica dell’ondata . Quanto basta per rivedere fango e detriti nelle strade dell’abitato dove l’irruenza della piena “ sfonderà “ qualche locale procurando seri danni.
2000 - 10 settembre - Soverato: 13 morti
Non si può non menzionare questo evento , non troppo vicino e non troppo lontano da noi. Incuria, programmazione e mancata attenzione sul rischio dove una violenta alluvione spazzò via il camping Le Giare.
Nel 2018 è il 4 ottobre
l’episodio più drammatico si verificherà in quella serata di giovedì nel comune di San Pietro a Maida (CZ), dove , lungo la Strada Provinciale 113, una giovane mamma e i suoi due bambini di 7 e 2 anni perdono la vita a causa di un forte nubifragio.
Per questi avvenimenti , intensi e improvvisi , Jacurso mantiene memorie significative sia per danni che per vittime ..
È noto che il rischio, a diversa scala (locale, regionale, statale, planetaria), è parte integrante del geosistema. Continua a mancare la coscienza della diversità dei pericoli che incombono sulle società e sui territori, della loro differente distribuzione nello spazio terrestre, nonché della gravità delle loro potenziali conseguenze. In questi giorni la tragedia sul Fiume Lao potrebbe far riflettere su questi divertimenti estremi. Ai nostri giorni qualsiasi attività umana presenta, di per sé, un certo grado di pericolosità connessa alla sua intima natura nel mentre che le continue sollecitazioni, rivolte alla gioventù in particolare e non solo , sono diventate da una parte causa e dall'altra effetto della presenza sul territorio del rischio che queste attività comportano. E non è la prima volta.
Progetto di Interventi
sui corsi d’acqua minori a cura della Regione Calabria
Torrente Cottola
Il torrente Cottola è un affluente del fiume Amato in cui sfocia nella piana di Lamezia Terme dopo aver attraversato il territorio del comune di Maida. Sorge a quota 700 m s.l.m. dalle pendici del monte Contessa.
Caratteristiche del bacino del torrente Cottola
Il corso del torrente nel tratto studiato, posto prevalentemente nella zona di monte, ha pendenza media del 10,3%. Il reticolo idrografico è molto incassato tra i rilievi montuosi. I vari fossi dalla sommità delle creste si riversano dalla destra e dalla sinistra idraulica incrementandone la portata.
Alla ricalibratura delle sezioni le cui sponde avranno inclinazione inferiore all’angolo di naturale declivio. Così facendo si ricostituirà l’originale tracciato del fiume e le condizioni idrodinamiche precedenti le alluvioni degli ultimi anni, restituendogli la funzionalità idraulica. Il ripristino e la configurazione delle sponde fluviali danneggiate dagli eventi calamitosi avverranno tramite scavi e riporti con mezzi meccanici, all'interno del corso d'acqua e nell'area demaniale. Il surplus di materiale sarà definitivamente allontanato dall’alveo per l’eventuale successivo riutilizzo o lo smaltimento finale.
Torrente Turrina
Il torrente Turrina sorge dalle pendici di Monte Contessa ad un’altitudine di 981 m s.l.m. Attraversa la piana di Lamezia Terme a sud di Curinga e sfocia nel mar Tirreno.
Si ricostituirà l’originale tracciato del fiume e le condizioni idrodinamiche precedenti le alluvioni degli ultimi anni, restituendogli la funzionalità idraulica. Il ripristino e la configurazione delle sponde fluviali danneggiate dagli eventi calamitosi avverranno tramite scavi e riporti con mezzi meccanici, all'interno del corso d'acqua e nell'area demaniale L’area di foce del torrente Turrina, dove l’intervento in esame sarà realizzato, era conosciuta soprattutto per lo svernamento del Beccaccino. Negli ultimi anni la specie ha subito un rapido declino dovuto alla caccia indiscriminata, inoltre gli scarichi industriali causano forte inquinamento delle acque. Il pontile ex SIR mai utilizzato, negli anni è diventato un sito di nidificazione per il Falco pellegrino, il Gabbiano reale e viene utilizzato anche come posatoio dall’avifauna (Airone cenerino, Sula, Gabbiano reale, Gabbiano comune e Gabbiano corallino).
Scrive un illustre il Prof. Vito Teti che “ Contro ogni apparenza, i luoghi abbandonati ( o in via di diventarlo ) non muoiono mai. Si solidificano nella dimensione della memoria di coloro che vi ( abitano ) o abitavano, fino a costituire un irriducibile elemento di identità. Come tutti i paesi abbandonati della Calabria che meriterebbero di essere ripercorsi dai loro figli col passo lento e misurato della riappropriazione in ogni loro più densa e nascosta sfumatura: case capanne e grotte, alberi sabbie e pietre, acqua nuvole e vento. Guerre , carestie , alluvioni e terremoti. Ed anche emigrazioni.
Per le terre alluvionate della Romagna ,l’identità di appartenenza è un segno tangibile osservato in questi giorni . Positivi e collaborativi , intraprendenti e propositivi. Noi? Malinconici , Divisivi, Ospitali . Spesso sudditi e sempre aspetta
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Le briglie . Un patrimonio per la prevenzione realizzate a salvaguardia ,soprattutto, della piana di Lamezia. Anche per uno sviluppo agricolo che è mancato. Troppo presto dimenticate . Prima del fisiologico deterioramento , noi che nel Pilla si va , si era suggerito " Il Parco del Pilla " . Almeno per fare oggetto di attenzione per queste opere che , al tempo, costarono più fatiche che danaro .
La Piana di Santa Fhemia . Tra capo Suvero (Gizzeria ) e L'Angitola ( Prima Pizzo )
La Piana e le Briglie
L’una e le altre sono accomunate durante le tante alluvioni del passato sia lungo il loro percorso quanto nell’area destinata a condurli verso il mare Tirreno.
La Piana di Sant'Eufemia, ('A chjiana 'i Santa Fhèmia ) si estende per 120 Kmq ed ha come asse di riferimento l’asta del fiume Amato che in quel tratto di mare ha la foce. Tutta l’area era di fatto disabitata per via della malaria diffusa nel Meridione ( presente anche in Maremma,Agro Pontino , la Campania). Nella nostra Piana queste zone malsane venivano a formarsi e rinnovare continuamente non solo a seguito delle forti precipitazioni che originavano ristagni e ampie zone paludose ma anche a seguito dei corsi d’acqua, orientati a scaricare nel Tirreno ed in particolare tra Gizzeria e l’Angitola. Di fatto l’impaludamento era dovuto per la difficoltà di scorrimento delle acque sopra un suolo pianeggiante nell’ultimo tratto , senza controllo né argini .
Stagni e zone insalubri comportavano la presenza delle zanzare tanto che a causa della Malaria queste aree erano chiamate il regno della morte. La condizione di queste aree infestate peggiorò quando, per una insurrezione borboniana , Murat nel 1806 ordinò l’abbattimento del grande bosco di S. Eufemia che allargò la palude. La presenza dei Francesi durerà dal 1806 al 1812 * e saranno i Borboni ad adoperarsi per bonificare la Piana intervenendo a monte con il rimboschimento e a valle con gli argini. La politica di bonifica voluta dai Borboni non continuò dovutamente dopo l’Unità mentre gli interventi da fare divennero una volontà assoluta durante il nuovo corso dell’Italia Fascista.
La “bonifica integrale” fu , infatti uno dei punti fermi del regime fascista, che mise mano all’Agro Pontino e nella Piana di San’eufemia al Meridione. Il progetto era di coinvolgere i proprietari, dove possibile , o lottizzare le terre “redente” assegnandole a contadini anche tramite l’Opera Nazionale Combattenti. In ogni caso, la bonifica doveva avere finalità produttive e mai assistenziali e perciò le quote vennero sempre assegnate a censo e non gratis. Quella di Sant'Eufemia, portata a termine nel 1936, servì in gran parte alla coltivazione della barbabietola, trasformata in zucchero dal grande stabilimento oggi malinconico rottame. Lo stesso accadeva a Strongoli.
Nel nostro Territorio
Dalle alture che circondano la Piana sono ancora ben diciassette i Torrenti e Fiumiciattoli che riversano o affluiscono in altri corsi e fu in questi che vennero costruite le briglie per moderare i flussi e gli argini , a valle, per costringere un ordinato percorso. Scriveva l’Abate di Saint-Non che , provenendo da Pizzo e diretto a Nicastro, attraversando la Plaga paludosa , malarica e disabitata “ quanto doveva essere freno per qualunque attività “. Ed infatti ,dopo la bonifica per la volontà di risanamento e sviluppo ,si erano create le condizioni di " aprire le menti " per un progressivo e costante progetto occupazionale . Oggi stiamo ancora peggio e l'immagine dello Zuccherificio - ormai rottame - o dell'area di " sviluppo " della Piana ( ex SIR - Pontile.....) . L'interrogazione parlamentare ,delegata ad altro politico , la fa capire sulla nostra disastrata rappresentanza sia a livello locale che parlamentare dove i " politici eletti" sono il frutto non della qualità intellettuale e visione per il bene della collettività .
Atti Parlamentari - 20314 - Camera dei Deputatl - Discussioni - seduta pomeridiana del 3 luglio 1950
Una interrogazione dell'On.le Almirante . Sotto ,un intervento di un esponente del PSDI
Ad eccezione del gruppo di case prossime allo scalo di Gizzeria Marina, delle poche case di contadini in vicinanza della stazione di Curinga e di rare costruzione rurali padronali in qualche grande proprietà, la Piana era , infatti , priva di abitanti. Le uniche presenze umane erano nei pochi caselli sorti dopo la costruzione della linea ferroviaria, alcuni però, furono abbandonati, come il famoso "Casello della Morte".
Per quanto riguarda la Calabria, è noto che la Piana costituisce la parte più stretta della Penisola. Tra Jonjo e Tirreno cinquantadue km. Anche per tal motivo i torrenti sono i più rovinosi della penisola in quanto essi trovano nella costituzione geologica, nel terreno fortemente scosceso ,fragile e superficiale del suolo , persino nel clima, condizioni molto favorevoli al loro sviluppo.
Oltre ai lavori di prosciugamento dei pantani a valle, era necessario un imponente complesso di lavori di sistemazione dei bacini montani, atti a garantire la pianura dalle periodiche inondazioni dovuti in massima parte alle periodiche alluvioni o piogge durature : tutti problemi tecnici, numerosi e difficili, da dover risolvere per liberare dalla malaria e aprire a forme di vita civile la pianura inospitale.
Gran parte delle opere, sia a monte che a valle, vennero realizzate dalla S.A.C.A. di proprietà di G.Battista Dattilo , nostro concittadino, durante il periodo fascista .
Pur con una concezione totalitaria, Il fascismo, affrontando la bonifica integrale, aveva avviato a soluzione uno dei più importanti problemi di questo territorio contribuendo alla sua trasformazione economica e sociale, da raggiungere anzitutto con il progresso dell'agricoltura, poi con lo sviluppo dell'industria e del commercio. I lavori iniziarono nel 1928 e furono sistemati 17 torrenti, costruite strade, realizzate opere di sistemazione idraulico forestale, liberata dalla malaria una vastissima area e create condizioni di lavoro e sviluppo oggi ridotti a ruderi e rimpianti.
Ne fu promotore il Gr. Uff. Avv. Francesco Massara, alla cui opera sono dovuti gli studi tecnici sui problemi delle bonifiche calabresi e la realizzazione del grandioso stabilimento di S. Eufemia Lamezia che ha determinato il processo di rapida espansione della bieticoltura calabrese oltre alla coltivazione del riso . Oggi tante di quelle opere resistono perché ben costruite ma almeno sul Pilla sono in totale abbandono. Private da qualunque manutenzione, mostrano l’incuria e la mano distruttiva dell’uomo.
Il Cottola.A sinistra subito dopo il ponte e in prossimità del Convento a Maida . In fondo le terre di Arcomanno e in fondo dove il Pilla Si incontra con il Pesipe . Nell'immagine di destra i contrafforte di Rodio -Vallini .Tra i due scorre il Cottola .Sopra si scorge l'abitato di Jacurso . Sul fondo, tra la vegetazione e il Cottola , i resti di due laboriosi Mulini.
la statale 181 ora provinciale 19 (ex Strada consortile) in rosso ;In giallo il ponte tra Jacurso e Cortale . In Blù il Pilla
Dopo le cascate , a volte due ravvicinate , o il salto dalle briglie le acque trasparenti riprendono lentamente il corso
Le note e i rilievi segnati sul Pilla in una relazione sulle condizioni dei corsi d'acqua a cura della Regione Calabria.
I
"Abbiamo ispezionato un piccolo torrente in montagna in località Jacurso tra i 374 e i 535 metri di altitudine . La forte rigidità spondale e la mancanza di valichi ne impediscono l'accesso. Si evidenzia la presenza di folta vegetazione di natura arborea ed erbacea."
Bonifica e Costruzione delle Briglie. Operai (uomini,donne e Ragazzi/e - In alto e sulla destra , con la cravatta , il Cav. G.B.Dattilo e alla sua destra un ingegnere. Tutte quelle pietre dove stanno operai / operaie ragazzi / e "son Passate " sulla teste di quelle donne e magistralmente incastrate dai "maestri "del tempo . Osservare lo scempio / offesa patita dalla briglia, grida dolore per il sudore costato.
Lo stato attuale di una Diga " sventrata" .
"
L'acqua calma ,trasparente e abbondante del Pilla e Una passerella in legno tra le due sponde
Una escursione.Mimmo e Pierino sulla sponda destra. Sotto Franco
Pierino Trino e Mimmo sotto un'arcata del Mulino Del Duca
Dove comincia il Pilla - Una delle 35 sorgive del Pilla
francesco casalinuovo - jacursoonline
Di prossima pubblicazione : Cicchinu del Dott. Mario Dastoli
Ricordare ovvero riportare al cuore frammenti del passato che a volte o spesso allontaniamo come memorie fastidiose .
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