L'Alluvione
L'Alluvione
Chjiovìa ormai de quattru jùarni,
lu cìalu era niguru-carvune,
no ssi vidìa lu chjiuppu de l’acquaru.
L’ALLUVIONE
De chiddriceramidismendulati
l’acqua scindìa a ccannale,
arrivava ‘nta la ‘mpetrata e
scarrolava ‘mberu la scinduta
duvesi jiungìa
cu cchiddrachi bbenìa
de lucasalinu.
Chjiovìa ormai de quattrujùarni,
lucìalu eraniguru-carvune,
nossividìaluchjiuppu de l’acquaru.
Stacìamuchjiusi
tutti-quantiintru
cunna sofferenza,
de vìaru, troppu rande;
sisentìa dire ca lupaise
era isolatu.
De Curtale,
nossi passava cchjiù,
la strata chi bbenia de la muntagna,
era diventata ‘nahjiumara;
l’acquaru derrìaduVolinu
avìatracimatu
e pportavatantu materiale:
terra,terricciu,
risciuajiu e fogliame,
hfraschie piruni,
pìazzi de lignu,
rami de caggìarue
tanti, tanti atri cuasi.
Tutti ssicomposti de ruvina,
a luStrittuhformarunabarrìara
chi cumbijaval’acqua
‘mberujiusu,
passavaduv’era la maistra
e scindìadrassutta,
Avanti Cicciu
duve ‘nc’eralu barra
de Lisa.
S’avìahfattu quasi menzijiuarnu,
‘mporzau a chjiovire;
l’acqua la jettavacati-cati e
‘nc’eranuvìantude ponente chi
la ‘nzilava,
puru,
‘ntali grupa de li casi.
Stava arrivandu la hhine de lumundu.
Durauchiddrudisastru
cchjiù den’ura;
la strata chi scindia de ‘mberusupa
era ‘nachjina de jiumara,
e ttuttachiddr’acqua si riversava
cu bbiolenza
supa la portade lu barra.
La porticeddrachjiusa
‘mpacce a la strata,
no ppotìacchjiùtenire
tuttuchiddru mare
e l’acqua cominciau a trasire.
Lu barra era picciriddru,
nu locale sulu,
senza atri pùarti o hfurnìasti,
no ‘nc’eranuddra via d’uscita e
‘nc’eranuquattruperzuniprigioniari;
l’acqua trasìa e s’azavadelivellu;
nu parmu de liquamiera giàintru
e ffore de la porta, nu metru e mmìanzu
lujjiume d’acqua chi arrivava.
Lu paise era arribedratu,
ma no ‘nc’eranu mezzi de interventu.
Cominciaru a chjiamaregìanti,
scattau l’allarme,
allertaru li vigili del fuoco.
Arrivaru,hfinarmente,
lipompìari-de-Nicastru
quandu l’acqua aviainchjiutulu locale
e la gente cominciava a ddisperare.
Cu li mezzi de interventu
devìjàruchiddru torrente de la porta
e comincìaru ad aspirare, cu
cìarti tubi grùassi
de soccorsu,
l’acqua de ddra n’intru,
chi ormai supranijiava….
Sarvati de nahfine rovinosa,
chiddripovari cristiani
no ssapìanupropi
cùamuringrazziare
pe l’aiutu
arrivatu a-ttìampu-a-ttìampu.
Doppuchiddrabrutta jiornata,
chi ppeffortuna si risorvìu
cu ssulunu spavìantu,
adeguaru de ‘ncunumodulu locale,
muranduchiddra parte perigliosa
e spostandula porta sdarrupata
de la parte de la chjiazziceddra.
Tanti ringrazziamentie riconoscenza a
chiddri
santi-omani.pompìarichi,
cùamusempe,
cu coraggiu,preparazione e competenza
hfanu interventi a
sservizziue
pe la sarvezza de la gente.
di mario dastoli - JACURSO 20 maggio 2022
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Quando veniva su il Nero dal Mare
- Tiampu Niguru -
‘Ncè nu tiampu niguru ! L’avia dittu ‘Ntonuzzu ca chijovìa ! Ntonuzzu era uno dei nostri concittadini che , per la sua pacata e silenziosa presenza ,riusciva a stare in armonia con tutti. Nei momenti che non pensavi lo vedevi solo e silenzioso col suo lungo cappotto e il beretto calato sino al collo osservare immobile verso S.Eufemia. Le spalle appoggiate al Pioppo stava solitario per ore a guardare e osservare il Golfo. Ntonuzzu chi stati guardandu ? Barbanera scrive ca cangia lu tiampu e ’pe nui de Jicurzu lu tiampu... fha indice a Gizzeria. “ Fhà indice “ era la sua chiave di lettura per la previsione del bello o cattivo tempo.
Il Dott. Dastoli ci ha riportati in quelle che erano le paure e le apprensioni dei Jacurzani per questi eventi che nel nostro vissuto è stato in più circostanze , anche , nefasto evento di lutti. Vincello e La Macchiola sono stati fatali per nostri concittadini che tutti certamente abbiamo a memoria.
Quanto diverso e' oggi l'arrivo di un temporale rispetto a 20 anni fa...?
Il temporale, ricordo , era visto come un avvenimento da condividere con gli altri: quando si iniziava a vedere il "nero" salire da Ponente , che per noi era il mare di Santa Eufemia quel nero cupo era foriero di molta pioggia ,vento e grandine e , perciò molto temuto. Iniziava l'attesa mentre in ogni casa si prendevano precauzioni. Rammento mia nonna copeggiarsi testa e schiena con un sacco di canna e con in mano una modesta zappetta, dirigersi frettolasa alla vicina campagna per riattare i solchi , le stagliate cioè le vie di fuga per l’acqua.
I tuoni ormai sempre piu' vicini, il vento, i primi goccioloni e poi subito i primi violenti rovesci, ormai era sopra di noi e i ragazzi tutti assieme in casa con mamma, papa' e altri parenti (le famose famiglie allargate di una volta) tutti ad ascoltare, a vivere questo evento da dietro qualche vetro o a porta aperta.
Un fragore di tuono , un lampo , tanti lampi e quasi buio col nubifragio addosso. Via la luce, le candele che si accendono, la nonna che recupera un pezzo di “Pane della Cena “ e lo fa arrivare sulla strada già colma d’acqua . Per esorcizzare l’apprensione , Iniziano i racconti da parte dei piu' anziani su come avevano vissuto i temporali piu' brutti "ai loro tempi". E li noi interessati ed attenti pendevamo dalle loro labbra, tanto che non ci accorgevamo neanche che il temporale intanto era già al massimo della foga.
Il Bar DeVito (allora Bar dei Due Mari ). Sta ancora piovendo e grazie alla foto di Battista Braccio (Foto Braccio ) si possono osservare quanti sono in apprensione perchè sta arrivando già la " Piena " su Via Nazionale. Si intravede già la botola alzata del grande pozzetto.
Alla “ Cona “ si posizionavano accortamente le saracinesche con evacuazione per il Fosso Castanò ma qualcuno andava sempre a manometterle . Poi dopo una buona ora, arrivava “ La Chjina “ - la piena d’acqua - che si riversava su via nazionale , irriconoscibile come strada e simile ad un torrente in Piena. Si rotolavano tronchi , marmitte abbandonate , qualche bombola del gas …. qualche gatto affogato: Tutto quello che da “ Piano della Croce “ la furia dell’acqua catturava. Perché da quella località, con la strada in discesa , iniziava un forte dislivello. Una corsa sempre più irruenta verso il basso , senza ostacoli già che la strada " cammina " quasi tutta in "trincea " cioè incassata tra le proprietà laterali . Un percorso naturale dell'acqua piovana che la strada se l'era fatta nei secoli.
Poi qualcuno ci chiamava interrompendo il nostro momento di estasi, invitandoci ad andare a vedere quel magnifico arcobaleno che solamente in quegli anni mi ricordo di avere visto così limpido e favoloso solcare un cielo nero come il carbone.
Ora tutti fuori ad osservare , il fango , i rivoli di acqua che correvano tra i bordi della strada trasformata in fiume con mille affluenti.
La temperatura piu' fresca, l'aria piu' frizzante, tutto riprende come prima, mezza giornata passata a vivere il temporale...
Quando la “ Rajia “ è de la Marina , pigghjia lu tiestu e vai a la cucina .Ma si la Rajia è de la muntagna pigghjia la zzappa e vai a la campagna !
Jacurso è stato più volte interessato da eventi calamitosi dovuto alle precipitazioni. Nel 1922 , 1951 , 1953 ,1971 per ricordare i più violenti. Al proposito vengono riportate alcune testimonianze .
Dobbiamo merito e riconoscenza al nostro Dott. Dastoli che , a monito delle nostre fragilità territoriali , ha voluto riportare l'attenzione indietro in un passato non lontano quando l'evento alluvionale si è manifestato con forza e violenza inattesa.
Tutti fenomeni calamitosi anche legati all'assetto idrogeologico del territorio ( e l'Alluvione è uno di questi) stanno mostrando una preoccupante tendenza alla crescita, per dimensioni e frequenza, rispetto al passato.
Si sono sempre verificati e l’apprensione, seguita dalla paura, è durata giusto il tempo dello scampato pericolo. Con rassegnazione sino a dopo aver riparato i danni subiti. I proponimenti e i lungimiranti impegni assunti sono rimasti…parola al vento .
Passata la fhesta …gabbatu lu santu. Che vuol dire tutto rimandato alla prossima “ occasione “ ... in faccia allo spreco ai tanti provvedimenti spesso elargiti e colpevolmente non utilizzati dove veramente necessari. Bisogna pur scriverle e riconoscere le fragilità del territorio , trascurate , e che da qui in avanti potranno colpire ancora . Le nostre contrade , il comprensorio condiviso con i vicini Comuni , l'abitato e le terre del Sud in generale.
A Maida 82 mm d'acqua . A Jacurso 189 persone senza tetto
Si ! E' proprio il Presidente de Gasperi. Dietro a destra il nostro On.Foderaro. A Jacurso l'On.Foderaro venne spesso in quel periodo quando era Sindaco Elisa Dattilo e fece abbastanza per gli alluvionati di Jacurso . L'On.Foseraro era di Cortale.In questa circostanza De Gasperi consegna le chiavi delle case ,costruite nei luoghi di marina, per quei comuni alluvionati che stavano in collina .Fu voluta da De Gasperi e quei Comuni ebbero un futuro in riva al mare.
Un documento che ricorda la vicinanza agli alluvionati dell'allora arciprete Guzzo . Quattro famiglie abitarono nella chiesa di santa Maria per lungo tempo.
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francesco casalinuovo - jacursoonline
Nella prossima pubblicazione ricorderemo un altro nostro concittadino che ha contribuito al fabbisogno della nostra collettività svolgendo la sua opera con il lavoro abitualmente taciuto dei servizi.
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Ringraziamo quanti abitualmente ci leggono e stavolta quelli che ci hanno seguito da:Asssisi-Palermo-Brescia-Epalinges-Gagliato- San Giovanni La Punta - Cosenza - Beijing (Cina ) Montesilvano - Gela- Fontaneve - Payenne - Marzano - Perugia - catanzaro - Pizzo - Vibo marina - Napoli -Girifalco - Lodz ( Polonia )......e quanti da Argentina - USA e Canada . Grazie davvero.