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Storie de Hfjgghjiuali

 

Lu carcapaddri

era ‘nu jiocarìaddru divertente,

chi ffunzionava cud’unu lignu de bruvera

lavoratu ad arte, chi sssi ‘nciupava

de la banda de sutta e

sparava li paddrini de stuppa,

​preparati pùacu prima cu ssaliva e

 

usati cùamu proiettili de jiùacu.

Questa pubblicazione fa parte della raccolta che il Dott.Dastoli ha continuato ad infoltire negli anni e anche di recente . Per certi aspetti possono essere considerati come i “ trucioli “ che saltano da una pialla. La memoria  che  , scorrendo sugli avvenimenti del passato, ha via via prodotto e portato alla sua attenzione....

Noi degli anni Cinquanta o Primo Dopoguerra  . In tanti ci riconosceremo in quest'ultima sua testimonianza.


STORIE DE HFIGGHJIUALI

De hfigghjiuali

aviamu sempe ‘nta li taschi

‘ncuna cosa,

‘nu curteddruzzu picciriddru ,

chi ppotìa sempe servire,

ma no pe ccuasi mali,

e mmancu

pe mmu lu mustri ‘ngiru;

l’usavi mu ti mundi ncunu pumu,

o mu ti divìarti cu nnu lignicìaddru,

nu sgrùappu chi

ttrovavi canti-canti,

e tti scìalavi pe mmu lu lavuri;

potivi appuntare nu pizzicu,

o si ttrovavi lu lignu giustu,

potivi hfare na jjunda,

pe mmu passi lu tìampu cu l’amici.......,

oppuru cu nna virga robusta de castagnu,

ti mentivi, chianu-chjianu,

a modulare,

pe mmu costruisci ‘n’arcu,

cu la corda e cu li

hfricci-tundi.


Quandu, pue, trovavi,

nu pìazzu de sambucaru jiancu,

si era de chiddru propi bùanu,

cu ‘nnu pìazzu de hfìarru hfilatu,

de la parte interessata,

li cacciavi tutta la meduddra

soffice e pastusa, e

cercavi mu hfai

lu carcapaddri    .


Lu carcapaddri

era ‘nu jiocarìaddru divertente,

chi ffunzionava cud’unu lignu de bruvera

lavoratu ad arte, chi sssi ‘nciupava

de la banda de sutta e

sparava li paddrini de stuppa,

​preparati pùacu prima cu ssaliva e

usati cùamu proiettili de jiùacu.


Ma, ‘nta li taschi,

‘nce potìanu essere puru

cosicìaddri de mangiare,

dui nuci, dui castagni e

dui pastiddri, portati de la casa, o

dui coccia de luppini

accattati a la potihha de Mariangiluzza,

ddra a la scinduta de lu strittu-vasciu;

la ‘mbentiva no nni mancava mai,

cu cchiddri castagni ruminavi

sempe e

passava lu tiampu assema a li cumpagni:


scindivi a la hfuntana de Castanò e

t’abbuzzavi a lu cannale,

anchjianavi pue derrìatu,

passavi de vanti la hfruttivendula,

e llùangu-lùangu la vianova, ti ‘mbicinavi,

mu ti scarfi,

a chiddr’angulu de strata,

duve ‘nu vrascìari ,

de carvuni carricatu,

cominciava a spissiddrare e

ssi ‘mpocava chjianu-chjianu a lu viantu de la sira.....


Li jiùarni,

quandu no ssi hfacìa scola,

eramu sempe libari e cuntìanti.

Ogne ttantu ni ‘nda jìiamu a la ‘Cona,

avanti a lu barra de Battista, e

si ‘nc’era ‘ncunu sordicìaddru,

chi nn’avìa dunatu la nanna mia,

n’accattavamu ‘ncuna garamella;

io mi pigghìava sempe

chiddri garamelli virdi, de amenta trasparente,

chi ppizzicavanu la gola, e cchi

Marietta de lu Cralla,

a mmia, cu cinqu liri,

mi ‘nda dunava sempe dui

‘mbece de una.


Marietta era na hfimmina speciale,

sempe gentile e sorridente,

mi volìa bene assai, sopratuttu

doppu chiddru hfattu

de sutta lu timpune.....


di Mario Dastoli -

Novembre '22

 

Lu Carcapajhi . Uno " strumento " che diventava gioco ma che per costruirlo richiedeva ingegno ,abilità e qualche riflessione logica per farlo funzionare. Intanto la scelta dei materiali . Sambuco mascolino o femminino ? Legno di Bruvera come pistone compressore e della buona " Stuppa " (Canapa) per farne i proiettili. Emetteva un suono appagante e sparava questi proiettili innocui ad una certa distanza che ... dipendeva dall'abilità.


Anche questo , come quelli già pubblicati o che seguiranno , non sono il desiderio per un viaggio  nell’ immaginario nostalgico né ,voltandosi dietro , di una semplice narrazione. Più di una volta si è anche rivelato come  un gioco con la realtà, un gioco che ha richiesto tempo e attenzione, ma che ha dato esiti interessanti e qualche volta sorprendenti nella considerazione di quanti ci seguono e leggono.

L’habitat degli avvenimenti descritti è fuor di dubbio quello di un piccolo paese ben identificato ( Jacurso ) , ma i luoghi, i personaggi e gli eventi potrebbero essere anche considerati (  dal lettore ) fuori dal tempo e dallo spazio. Ciò nonostante, la maggior parte di quanto riportato si riferisce ai luoghi frequentati da chi li ha scritti, alle persone conosciute, ai fatti personalmente vissuti, ma anche a quelli sentiti raccontare. In questo scenario si muovono e devono essere viste le figure dei protagonisti e le vicende raccontate.

Tutto sommato, quanto è stato scritto può essere considerato il risultato per il  tentativo di ricostruire l’ambiente , l’atmosfera di un paese che si è impoverito di persone  e di valori, le emozioni dei suoi pochi abitanti e di quei tanti che vivono lontani. A tale scopo si è fatto ricorso anche a qualche documento, ma soprattutto a molti ricordi personali (propri e altrui) e, come si è detto, alla tradizione popolare che, registrata come si suol dire di porta in porta, può a buon diritto essere considerata la memoria collettiva per eccellenza.

Doppu chiddru fhattu...de sutta lu timpune....

Fu un incidente di gioco risolto per materno amore in particolare. Chissà ! Facciamolo restare , per adesso ,  tra i ricordi.

Com’è risaputo, il  gioco , è stato una sana distrazione che , ancor più nel nostro passato , ha sempre stimolato il talento, la curiosità, la manualità , l’ingegno e parallelamente ha contribuito a far sì che noi del ’50 sviluppassimo tutte le potenzialità necessarie per adattarci ed avvicinarci alla società degli adulti imitando, per gioco , i loro mestieri.

A tredici anni, poi , si andava   dietro e  per davvero  ai muratori , al falegname , ai contadini per imparare un mestiere mettendo fine all’età del gioco . Tanti abbiamo seguitato a studiare ma sempre con sacrificio raggiungendo Maida , a piedi, dove si frequentavano le Medie. E , anche dopo , il gioco restava ancora un desiderio e i sacrifici un impegno che non pesava.

Una Storia per alzare lo Sguardo

Quest’ultima di Mario , per una opportunità di  sintesi espositiva, credo possa focalizzare l’attenzione verso una specifica tipologia di attività ludiche, precisamente a quei giochi, cosiddetti di strada, che, per una lontana e consolidata tradizione paesana, venivano praticati al tempo della mia lontana giovinezza costruendoci gli oggetti per il gioco.

Senza alcuna cattiveria, come scrive Mario,  spesso ci portavamo dietro il coltellino come oggi il cellulare. Regalatoci in occasione di qualche fiera lo tenevamo “ caro “ e sarebbe servito per intagliare una verga di castagno, di sambuco e spesso per sbucciare un mandarino , una noce o “ mondare “ spesso le castagne perché spesso le nostre merende erano “ ambulanti “ cioè dove capitava come per  l’albero da frutta che ci capitava. Non si rubava . Si Mangiava . Oggi gli alberi da frutta producono l fichi , le arance , le castagne .Come allora ... ma pochi li raccolgono .

Erano tempi diversi, non c’era traffico e noi ragazzi e ragazze (scriverei bambini e bambine ) si riuniva “ sotto casa”, nella strada o negli “slarghi” tipo “ Lu Chianu de Maria “ ,  “Lu Strittu de Ammianzu “ , “ Lu Chianu de L’Acquaru “ o supra  “ Lu Timpune “, e si giocava con quel che si trovava.

Ma , in quel tempo, i maschietti e le femminucce giocavano per proprio conto, non c’era mescolanza e pertanto, già in età infantile, sussisteva una drastica separazione anche perché i giochi, riferiti al sesso, erano diversi tant’è che sia le femmine e sia i maschietti avevamo giochi “ nostri ”, esclusivi, cioè giochi da poter “fare” direttamente, da soli, o in piccolissimi gruppi.

Con queste premesse , gli avvenimenti riferiti devono essere interpretati  con i limiti che ne derivano cioè semplicemente per ciò che effettivamente hanno rappresentato e non  come occasione per rimpiangere un passato che merita certamente di essere rievocato, ma che non può riemergere se non come un piacevole ricordo.

Oggi è cambiato tanto e con una diversa povertà dentro , disuguale dalla nostra che   ci “ arricchiva “ e che oggi  al contrario impoverisce.

Dagli studi sociali  emerge ,poi,  che sono sempre di più gli adolescenti che girano con un coltello, indipendentemente dal nostro coltellino e dalle necessità che per noi si chiamava gioco o utilità e non paura. In questi giorni tante coltellate . Alle Donne in particolare . Noi ci avevano insegnato e abituati a rispettare le persone anziane , le donne e le Signore.

Portare oggi il coltello e non il coltellino , E’ un fenomeno prevalentemente maschile ( si legge nelle preoccupanti statistiche ) e tra i dodici e i sedici anni riguarda un ragazzo su cinque e soltanto una ragazza su dieci. Si tratta anche di una questione di «mascolinità» si potrebbe aggiungere.

 

Diventa un gioco,  dicono, un divertimento, una sfida, un ricerca di quella adrenalina che fa sentire apparentemente forti questi ragazzi impotenti ,scrivono gli esperti , nei confronti della vita che ricercano un ruolo ed uno spazio nel mondo attraverso la violenza. La cerbottana neanche si conosce , ne una castagna da spelare . «Portarlo con sé è un fenomeno della cultura giovanile osserva il ricercatore ». Ma è molto preoccupante , pensiamo noi , che un giovane su cinque porti in giro un coltello non certo per sbucciare  “ le nostre Castagne “ o per intagliare una canna di sambuco. Altri tempi , altra società , altri genitori e più ricchezza dentro “ le menti “ . Nel più colto e nel più villano della plebe.

francesco casalinuovo - jacursoonline

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