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Tra i Caduti delle due Guerre

 

 

Novembre 1918: mese in cui si concluse lo sforzo bellico dell’Italia contro l’Austria sancito dal bollettino di guerra n. 1268 pubblicato alle ore 12,00 del 4 novembre a firma del comandante supremo Armando Diaz.

 

Un bollettino celebrativo e trionfalistico di una vittoria che costò all’Italia, in quel mattatoio senza fine che fu appunto la Grande guerra, 650 mila morti e 2 milioni tra feriti e mutilati

 


Morti, feriti e mutilati: la maggior parte di questa “carne da macello” era composta da meridionali. Una strage che poteva essere evitata se fosse prevalso il buon senso, anziché mandare al massacro per il disegno di coloro che, Vittorio Emanuele III in testa contro la volontà del Parlamento e della maggioranza degli italiani, volevano la guerra ad ogni costo.

E’ bene, per questo, raccontare e documentare quelle verità nascoste che come al solito la storia ufficiale ci hanno sempre occultato.

In buona sostanza, la drammatica e criminale conclusione fu che Salandra e il suo governo, tramando in segreto con il re , alle spalle del Parlamento e del Paese, riuscirono a trascinare l’Italia in guerra. E sarà, come avvenne, una guerra funesta, non solo per lo sproporzionato tributo di vite umane e di mezzi che essa richiederà al Paese, ma per gli effetti sconvolgenti che avrà successivamente sull’assetto della società italiana con l’avvento del fascismo.

Carne da macello’ fornita soprattutto dai meridionali siciliani, calabresi, campani, lucani e sardi, mentre i settentrionali per lo più erano produttivamente impegnati nelle fabbriche di armi e di cannoni.

Una guerra inutile, una “inutile strage” come ebbe a definirla il papa di allora, Benedetto XV°, e che, a quanto abbiamo visto, si poteva responsabilmente e con buon senso evitare e che ricade sulla coscienza di chi, come il re Vittorio Emanuele III di Savoia, il suo stato maggiore il governo e i politici guerrafondai non si fecero scrupolo di mandare al massacro la migliore gioventù di quel tempo.

Quanto alla seconda guerra , nelle scuole ,a qualsiasi studente , viene insegnato, nell’ abitudine più lineare ed esplicita, che la seconda guerra mondiale è stata scatenata da Hitler all'alba del 1° settembre 1939, allorché diede ordine alla Wehrmacht di lanciare l'attacco contro la Polonia.

Perfino per la prima guerra mondiale si ammette che, se è vero che fu l'Austria-Ungheria a dare fuoco alle polveri, dichiarando la guerra alla Serbia, e che, poi, fu la Germania ad allargare il conflitto, dichiarando la guerra sia alla Russia che alla Francia, nondimeno bisogna riconoscere che gravi responsabilità sono imputabili anche alla Russia, alla Francia e alla Gran Bretagna - per non parlare, appunto, della Serbia, da cui tutto era partito, con il complotto che portò all'assassinio dell'arciduca ereditario austriaco, Francesco Ferdinando d'Asburgo.

Ma per la seconda guerra mondiale, e solo per essa, la grande maggioranza degli storici, e praticamente tutti i manuali ad uso scolastico, si discostano dalla regola e proclamano che mai come in quel caso è apparsa evidente la volontà di guerra di una delle due parti - quella tedesca - e, viceversa, la volontà di pace dell'altra - ossia il resto del mondo.

Viceversa, ho letto , quanto numerosi storici militari hanno osservato che la Gran Bretagna, spaventata dal riarmo tedesco, e specialmente da quello navale, aveva tutto l'interesse a precipitare una crisi entro il 1942, ossia prima che il volume della produzione industriale tedesca nel settore degli armamenti strategici superasse irrimediabilmente quello britannico.

Il dominio dei mari e l'intero sistema imperiale inglese, con tutte le sue delicate implicazioni di trasporto e di collegamento, poteva essere scardinato alla base.

Inglesi artefici anche e soprattutto del destino del regno di Napoli con la farsa dell'Unità di Italia , l'interesse di governare il Mediterraneo e recuperare i prestiti dati ai Savoia facendo bottino al Banco di Napoli e quello di Sicilia. Sud : Oggi e Domani ancora Peggio.

La Seconda Guerra

Alle 02:41 della mattina del 7 maggio 1945  il generale Alfred Jodl firma nei quartier generali Alleati di Reims in Francia i documenti di resa della Germania. I documenti stabiliscono che la cessazione delle attività della Germania deve avvenire alle 23:01 dell'8 maggio 1945.

Tanti morti , tanti lutti, tanti ritratti appesi ancora  in molte case di Jacurso

Tra i caduti, come si vedrà, molti non hanno compiuto vent’anni e, senza molta immaginazione, potremmo anche entrare nei loro pensieri quando i loro occhi si riempiranno di malinconia lasciando le case e le strade di Jacurso . Le loro famiglie, le località più lontane da Jacurso, contrade di lavoro, in montagna, legate ad una agricoltura di sussistenza. Giovani che saranno venuti poche volte in paese per la fiera e la festa della Salvazione ed in altre poche occasioni, partiti per la prima volta per contrade lontane e morti su campi di battaglia, in ospedali da campo sconosciuti, falciati dalle mitragliatrici, dilaniati dalle granate, trapassati da una baionetta o soffrendo i gas letali.

Penso al loro isolamento di analfabeti sradicati dalle loro contrade montane o dalle case della Citatejha, Piano di Maria , Acquaro , sotto la Chiesa ,avanti Cicciu o lu Strittu perché si e no il paese finiva alla Cona . Alle lacrime delle loro famiglie, all’ultimo abbraccio della mamma . Penso alla loro disperazione in attesa della morte in una trincea assaltata forse sognando una ragazza, la giovane sposa, i loro cari.

Solo pochissimi di quei ragazzi, dopo una lunga e dolorosa agonia, morirono, in una branda di ospedale ma non riposeranno nella terra che li ha visti nascere. Nella prima, da morti tornarono solo in tre . Dalla seconda …nessuno.

La valorosa " Brigata Catanzaro " composta , anche ,  da "Arditi " perchè i calabresi , bravi a maneggiar coltelli , si sarebbero trovati a loro agio per gli asalti alla " Baionetta " . Carne da Macello e non fatigatori e contadini . Istituita e fondata per l'Occasione e sciolta con la fine della Guerra.

 

Le Undici Battaglie e  poi la disfatta di Caporetto

 

24 ottobre 1917. L’esercito austroungarico sfonda il fronte presso Caporetto (oggi parte della Slovenia) facendo arretrare di cento chilometri il fronte italiano fino al Piave. Le conseguenze sono disastrose: 12.000 morti, 30.000 feriti e 300.000 prigionieri. L’Italia perde gran parte delle terre conquistate in tre anni di guerra. La disfatta è completa; il morale dei soldati è a terra, la classe politica viene colta impreparata e l’Italia si prepara ad essere invasa dal nemico.

Il Regno si trova a dover rimettere in piedi un esercito ormai stanco e senza speranze. Per questo scopo, dopo la disfatta di Caporetto vengono chiamati alle armi gli uomini, con lo slogan “la terra ai contadini”, e i ragazzi appena diciottenni, passati alla storia come i ragazzi del ’99, gli ultimi coscritti negli elenchi di leva.

Presi dalle scuole, dai campi e dalle famiglie, i ragazzi nati nel 1899 vengono mandati al fronte per rinforzare le file del Piave, del Grappa e del Montello. Questi ragazzi sono il simbolo di una nazione in ginocchio, costretta a mettere in campo la sua gioventù migliore, le sue ultime forze, nella speranza di riscattarsi e di vincere la guerra.

Impreparati e sprezzanti del pericolo, partono per il fronte cantando, abbracciano la guerra come se fosse «un’avventura, vivendola poi come una tragedia» [prof. Gianni Oliva].

1917-2017. Sono passati cento anni. Sono un moderno ragazzo del ’99, ma conosco la guerra solo dietro ad uno schermo. Cento anni fa avrei vissuto anche io gli orrori del fronte e, se non fossi morto, mi sarei ritrovato anche nelle fila della Seconda Guerra Mondiale (1939 – 1945).

Grazie a quei miei “coetanei” l’Italia vinse la guerra (almeno ufficialmente) e i ragazzi del ’99 da allora restarono e resteranno per sempre il simbolo della rivincita. Così vennero elogiati dal generale Diaz: «I giovani soldati della classe 1899 hanno avuto il battesimo del fuoco. Il loro contegno è stato magnifico. […] Li ho visti i ragazzi del ’99. Andavano in prima linea cantando. Li ho visti tornare in esigua schiera. Cantavano ancora.» [generale Armando Diaz, Ordine del giorno, 18 novembre 1917]

Cent’anni fa anch’io sarei partito con l’incoscienza tipica della mia età, avrei cantato insieme ai miei compagni, avrei lottato per la mia patria. Quel coraggio però mi sarebbe mancato. Una settimana dopo avrei smesso di cantare, perché è vero che «la Guerra è bella anche se fa male» [Francesco De Gregori, Generale, 1978], ma morire fa pur sempre paura, perché la morte non guarda in faccia nessuno

 

La Brigata " Catanzaro " . Sempre in prima linea. Quando i soldati non reggono più...si ribellano. Sarànno eseguite le decimazioni .Gli errori e gli orrori di Cadorna

Stazione di Salerno. La tradotta si ferma e " si aggregano " tanti altri giovani. Uno dei nostri sta " soffrendo ". E' dir poco "soffrendo " perche il suo stato d'animo , lo stato di panico , le condizioni psicologiche sono certamente esasperate . Compie un gesto che ritiene risolutorio ma sarà ricoverato in ospedale ...dove deciderà di "farla finita "

Onore a sciaboletta , Salandra e Cadorna


 

L'ultima Bandiera per l'ultimo combattente. La Bandiera !

Non tutti i nostri caduti sono ricordati sulle lapidi. Potevamo e bisognava farlo …ma il desiderio non si è concretizzato. L’ultimo aveva appena diciassette anni .

Tre Stele in Metallo brunato per ricordarli tutti . Prima  Guerra, Seconda Guerra , Guerra Coloniale

 

Il luogo dove sarebbe dovuto sorgere  il Monumento e il Jacurso di allora  che videro partendo per la Stazione Ferroviaria di San Pietro a Maida.

La disinvolta leggerezza con cui non è stato dato seguito a quel progetto credo vada collocata in termini di tutela e valorizzazione del nostro vissuto essendo venuta meno la volontà per una breve riflessione. Stride , parere personale , l’idea di accostare un simbolo di guerra vicino ad un simbolo di pace quale è la Chiesa e non ricordare tutti – ma proprio tutti - i nostri ragazzi accostandoli ad un luogo identitario.

 

 

francesco casalinuovo -jacursoonline

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