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La Gaddrina


La Gaddrina -

Durante l’evoluzione della storia umana quegli animali che per istinto hanno percepito la volontà di avvicinarsi all’uomo , col tempo sono diventati domestici così come oggi noi li conosciamo. Solo successivamente, e per convenienza umana, sono stati collocati dal Sapiens in almeno due categorie.

Ad oggi tra gli animali domestici sono compresi , infatti, tutte le specie che per qualche motivo, in passato, sono entrati in relazione con la famiglia degli umani e sono state protagoniste di un processo di domesticazione. Nel caso del gatto, molto presente in generale nelle case, potrebbe essere successo che tanti mila anni fa uno di questi individui, particolarmente docile, si sia avvicinato all’uomo alla ricerca di cibo. La prima considerazione che ci è venuta da fare sta che il bisogno primario di ogni essere vivente ha necessità di nutrirsi e ,mosso dal bisogno, agisce. Tra gli animali che addirittura abitavano le nostre case andava menzionata la gallina che proprio lo stesso ruolo delegato al gatto non poteva certo avere .

Il nostro Dottore non era propenso a interessarsi di questo pennuto . Poi , ordinando i ricordi e mettendoci sopra il sale necessario per rendere più appetibile il contenuto, ci ha consegnato questa sua testimonianza in versi che oggi affidiamo alla vostra lettura e dopo alla abituale riflessione che farete.


La Gaddrina

‘Nta lu paise, quasi ogne ffamigghjia

si criscìa, pe ccommidu,

na gaddrineddra,

nu gaddruzzu, chi

dde jiuarnu,

stavanu libari avanzi la casa,

e la sira si ricoggjjianu

‘nta lu gaddrinaru.


Lu ricoveru pe li gaddriniaddri

si trovava

sutta lu mignanu o

cu potìa avire lu ‘mparu,

‘nta lu catuaiju,

duve era lu depositu de

ligna, hfraschi e carvuni,

o puramente,

chiddri chi stavanu ‘ncampagna,

avianu lu gaddrinaru veru e ppropi.


Supa lu timpune,

tutti li siri,

‘mberzu l’imbrunire,

‘Hfilomenuzza, bonanima,

chi stava a la casa de lu culonnellu,

cominciava a sonare,

a li piadi de la scalinata,

cu chiddra chjiave grossa de la hforgìa,

sbattìandula a la ringhìara

de hfiarru lavuratu.


A chiddru suanu,

cuamu na campana,

‘nta dui o tri minuti,

si ricogghjianu,

currìandu-currìandu e

sbattìandu li ali

gaddri e gaddrini,

papari, tacchini e ppuricini;


“piiiiri-piri-piriiiii,

piiiiri-piri-piriiii”…..

arrivavanu li ritardatari,

tutti cu lu beddrusu russu de la casa,

pizzulijiavanu lu ‘ndianu a coccia sani,

e chiddru smoddricatu,

jiettatu ante la porta,

e, ccu “ammasù-ammasù”,

“ammasù-ammasù”,

trasianu,

beccandusi una cu ll’atra,

‘nta lu magazzinu.


Hhilomenuzza li jjia

appriassu-appriassu

pecchì

‘nc’era de hfare lu servizzu

de tutti li siri:

avìa mu s’adduna

quale gaddrina,

potìa avire l’uavu

pe lu jiuarnu doppu.

Era n’operazione semplice e bbeloce

a cui li gaddrinìaddri eranu ‘mparati;

iddra li si ‘mbicinava queta-queta,

e ogne gaddrina, povareddra,

vasciava li ali e ssi ‘nculojjiava;


no ’nce volìa propi nente,

Hhilomenuzza la pigghjiava de li ali,

l’azava la cuda,

e delicatamente,

cu lu jiditiaddru picciulu stendutu,

esplorava,

chjianu-chjianu,

lu pirtusu.


Si sentia subitu

si ll’uavu si trovava ‘mpunta,

prontu,

pe lu jiuarnu doppu;

si lu sentia de consistenza

troppu muaddru, o,

si era sistematu troppu arriatu,

‘nce volìa chiddratru

jiuarnu ancora….


Era ‘mportante hfare

chiddra manovra,

pecchì ciarti vuati, li gaddrini,

hfurbi,

hfacìanu l’uavu canti-canti e

macare si lu mangiavanu pe ggula

e ss’appizzava accussì

tuttu lu ‘ndianu e lu mangime

de lu saccu cunsumatu.


A cchiddri nimalìaddri

li volìanu tutti bene e

bbenìanu crisciuti

cu amure e benevolenza,

si li gaddrini potìanu,

de ‘ncunu modu,

partecipare a

lu bilanciu familiare,

si pperò no ‘nc’era

nuddra resa,

cu potìa sustenire

tutti li spisi?

Autore: Mario Dastoli

Jacurso 30 06 2022


Per il Gatto l’uomo si è pian piano reso conto di quanto fosse bravo nell’allontanare i roditori e i due hanno quindi cominciato a collaborare in una sorta di relazione del tipo do ut des: il gatto scacciava topi e uccelli, mangiandoseli e ingaggiava sfide con lucertole e serpentelli mentre l’uomo gli assicurava protezione, riproduzione e cure garantite. Affare fatto. Oggi il gatto gira , invece , tra le stanze da padrone. Esce , rientra , salta sui divani e si annoia pure.

E tra gli i altri animali domestici come viene collocata la Gallina ?

Perché Mario non scrive “ senza un motivo “ . Stavolta ci affida anche i suoi acquerelli. Buona lettura . Noi ci impegneremo del suo scrivere ad allargare con qualche motivazione in più l’interesse condiviso volto a chi non sa o non ha potuto sapere.

 

Se l'argomento ha suscitato  qualche interesse , curiosità o il sapere di quanto abitualmente non si porta all'attenzione comune ... continuare la lettura. Grazie

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E’ intelligente la gallina ?

«la gallina non è un animale intelligente, lo si capisce da come guarda la gente» cantavano alcuni anni or sono Cochi e Renato . Dal testo appena letto potrebbe sembrare di si ma anche di no! E' un bell'animale la Gallina? Gallo e gallina hanno la stessa faccia ?

Se prendiamo in considerazione la vita nel pollaio, quello famigliare di una volta, si poteva notare come esistesse una ben precisa gerarchia che condizionava in modo rigido il comportamento degli ospiti. Ogni gallina utilizza sempre la stessa posta, mangia nel rispetto di un ordine ben stabilito, depone l'uovo nel solito posto ed ha un rapporto più o meno stretto con il gallo di turno; si tratta insomma di una società di polli soggetta a regole ferree che non possono essere violate pena un bella dose di beccate.

Ma la Gallina fa parte degli animali domestici ?

Le considerazioni , a seguito di qualche domanda fatta agli anziani o leggendo , portano a ritenere che nel tempo questo pennuto sia stato accattivato dall’uomo per sua convenienza. Dell’uomo come nel caso del Gatto. Libero di nutrirsi autonomamente e disponibile a produrre uova e carne , non poteva restare estraneo ai bisogni alimentari della famiglia . La famiglia contadina in particolare. Perché a Jacurso, come in tutti gli altri luoghi, tutti avevano la gallina, due , tre galline almeno . Di buon mattino tutte fuori e, finchè non stavano in strada, era nu carcarijiare pietoso e quasi fastidioso.

Una richiesta , una necessità impellente di uscire. Appena fuori allargavano le ali , si rincorrevano e cominciavano a beccare o beccarsi. Davanti le case non cresceva un filo d’erba, non si posava una mosca, non si ricettava qualsiasi sorta di insetto. Persino le lucertole.

Di sera o di mattina la padrona di casa palpava col dito ogni gallina e si assicurava delle uova in arrivo che ogni pennuto andava a depositare in un angolino discreto e possibilmente in ombra ( della casa ). Quasi sempre la donna segnava le sue galline con un nastrino inconfondibile sia per il colore che per la posizione del legaccio. ” Bejhùsu “ era il suo appellativo. Un bel nastrino appariscente !

Uno scorcio della " Citatejha " tanto cara a Mario. In primo piano a sinistra e sotto strada.Una scala con due pianerottoli. Erano chiamati " Mignani  * " dal greco dai quali siamo anche arrivati. Sotto questi mignani spesso erano ricavati "Gli alloggi " per le galline.

* mignano: parola greca rimasta nel nostro dialetto insieme ad altre. Oggi si direbbe solaio o ballatoio di una scala. Soitto quel solaio , quando c'era e chiudendolo alla buona , diventava il ricovero durante la notte e di giorno per la posa delle uova.

E la sera ? Andavano a dormire che era ancora presto. Come le Galline ! Dopo la scorribanda giornaliera e l’adempimento a deporre l’uovo , orientate dal sole riguadagnavano la scaletta , il foro vicino la porta e si appollaiavano dentro al magazzino , sotto il Mignano * e , nelle case povere , sotto il letto stringendo le zampe acuminate sui piedistalli del letto.

Erano rispettose degli orari e tutte le donne – padrone tenevano a ricontare le proprie galline chiamando …. Piri piri Piri … Piri piri Piri oppure producendo un suono al quale s’erano abituate come richiamo. Le vedevi volare e sgambettare che già le contavi ! Fhilomenuzza le aveva abituate battendo al palo della ringhiera la grossa chiave in ferro del Magazzino. Altre battevano le mani… Insomma le galline conoscevano il richiamo. E obbedivano arrivando di corsa .

Questa era la storia naturale di una convivenza antica. E dopo ? Dopo il sessantasette del novecento , per una forma di igiene , sono finite le convivenze con gli animali. Capre , galline , asini , mucche e maiali sono stati ricondotti in campagna mentre altrove si preparavano nuove residenze. Lontani da Jacurso comodi pollai a misura dignitosa di essere animali . Ma stava arrivando l’era del Boom e per le galline iniziava una brutta storia di adozione. Non più donne umane o contadini che chiamavano per nome i propri animali ma lager e carceri di penitenza ,sfruttamento e tortura. Nascevano gli allevamenti intensivi a misura di guadagno. Lasciate ogni speranza . Qui non ci sarà posto per nessuna tenerezza . Solo Violenza e Morte.

Scorrendo ancora una volta la storia umana , si potrà notare come gli animali domestici siano stati ulteriormente divisi in animali da reddito o semplificando “di bassa corte” e animali familiari, da compagnia e d’affezione cioè “di corte”).

Questa distinzione oggi ,seguendo le mode , per la gallina sta facendo “ audience “ . La gallina dopo il cane ,il gatto ed anche il maialino ,si porta a spasso o tra le braccia .Ma dobbiamo mantenere i piedi saldi , accortamente saldi e ben ancorati perché sappiamo che i tempi duri stanno forse per tornare .Certamente un uovo ci costerà tanto quasi evitando a credere . Oggi , infatti , è in corso una guerra. Per i più , però , non è quella che i nostri genitori hanno vissuto e a noi raccontato . E allora ? Salti chi Può ! E non saranno in troppi.

La Guerra e gli anni cinquanta del dopoguerra . Giusto per Riempir la Panza

Essendo allora i generi alimentari razionati, le donne dovevano essere brave e fare economia

Il cibo era infatti razionato e al mercato nero si poteva comprare magari una mela oppure due uova.

Il sale veniva venduto dentro pezzetti di carta che ti dovevi portare da casa e le patate e le uova, venivano spesso cotte sotto la cenere del camino. Vivendo in una famiglia di contadini, mia nonna ha sofferto un po' meno la fame rispetto a chi viveva da solo perché poteva contare sui prodotti dell'orto, sui fagioli ed anche su qualche pollo.

Quello che anche mia mamma ricorda con più intensità è il fatto che spesso ci si riuniva tutti insieme nella ruga con le altre famiglie e che tutte le cose venivano divise con gli altri.

Anche loro pativano le conseguenze della Guerra. "Donna Rosa" , così la chiamavano i nostri cacciatori aveva contro delle buone doppiette... ma da par suo si dava anche da fare nei pollai....

In quel periodo era importante sopravvivere e non esisteva la parola “mio” o “tuo”.

Francì ! …ti Vijiu …saccciu ..cuamu ( Francesco, ti vedo non so come . Hai mangiato ? Ben Poco ! Entra. Due uova fresche delle galline ci sono ..e ti faccio una frittata e con due erbe sarà più saporita. Due fette di pane … e un bicchiere di vinello . Oggi manca da molto tempo anche questo.

‘Ntonuzzu ,nu viacchiu sulu ,si era fatto dare dai suoi parenti, che abitavano in campagna, una gallina piccola che era ,insomma , ancora un pulcino. Lo teneva in casa la notte sotto il letto, appollato sul piede del piedistallo .Di giorno gli dava la semilibertà. Doveva razzolare per nutrirsi senza allontanarsi così che per non perderla le aveva legato un pezzo di ferro alla zampa. Si nutriva sulla strada e lei ,la gallina ,gli dava intanto le uova senza il rischio di perderla. A giorni alterni .un uovo o una frittata era il mangiare di ‘Ntonuzzu.

Alla fine quando arrivava un Natale o una Pasqua, ammazzava la sua gallina adulta e mangiava la carne. Della Gallina si mangiava tutto. Le budella le lavava bene e le faceva cuocere, si mangiavano anche quelle. Si chiamavano “ Li Stigghiuali “. Di scorta rimaneva l’altra gallinella giovane e il pulcino in crescita.

Nelle famiglie numerose ,ed in alcune il padre era sotto le armi ,poteva capitare che però il cibo non bastasse. In questo caso molti bambini maschi dovevano abbandonare le famiglie, la scuola all'età di sette o otto anni e andare a lavorare come garzoni presso contadini. Avevano il compito di tener puliti stalle, pollai, porcili e nutrire gli animali. Non era lo sfruttamento dei minori ma l’educazione al lavoro e l’abitudine alla stanchezza serale necessaria per dormire. Oggi c’è qualcosa di nuovo e di tutela . E c’è anche la Movida. Brutta parola non italiana .

In cambio ricevevano vitto, alloggio, un po' di Roba che riscuoteva la madre, da utilizzare per crescere i figli più piccoli. Rientravano a casa solo saltuariamente, crescevano assieme ai figli dei contadini che li ospitavano. Si cresceva .

In campagna la vita era molto diversa, si viveva in famiglie anche numerose, magari anche di più di dieci persone perché servivano braccia. Si coltivavano grano, orzo, alberi da frutta, verdure. Si allevavano vacche da latte, maiali, colombi, anatre , tacchini, galline, conigli, bachi da seta. Si beveva acqua di fonte e i derivati dall’ uva erano genuini e locali. Vino, Mezzo Vino e Vinello

Finita la guerra si continuava a stare male , forse ancora peggio. Così che ogni famiglia continuò lo stile di privazioni e a tenere le galline. Oggi c'è ancora una guerra in corso. Anzi più di una.

La fame, figlia della povertà, spesso è una conseguenza di conflitti che si protraggono per troppo tempo , rapidi mutamenti demografici, siccità, energia, disoccupazione… E' quanto si sta vivendo . Canale di Suez, gli Stretti turchi, lo Stretto di Hormuz . La guerra di Siria e tutte le altei non hanno insegnato nulla ! Da egoisti finiremo come le galline qui sotto !

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Ed oggi?

Non possiamo pretendere che un pulcino che deve raggiungere il peso di quasi tre chilogrammi in poco più di quaranta giorni, ingozzandosi ininterrottamente, con le luci accese 23 ore su 24, possa sentirsi in armonia con la vita o manifestare qualche barlume d'intelligenza.

La stessa considerazione vale per una gallina ovaiola che depone uova a ripetizione in una gabbietta 30x25 centimetri o condivide un metro quadrato con altre otto. E pensare che i Galli domestici sono allevati da almeno cinquemila anni, sono arrivati dall'India attraverso la Persia e l'Egitto, oggi sfamano gran parte dell'umanità ed anche dei nostri tradizionali amici cani e gatti . Le povere galline , a fine ciclo Vita , cedono i rimasugli e le ossa del proprio corpo come componenti principali di scatolette e crocchette. Forse non sono dotati di particolare intelligenza e non sono granchè belle ma certamente meriterebbero più di rispetto.

…………Tutto da dimenticare? Non è possibile !!

Con figli e nipoti si sta forse zitti, perché altrimenti si rompe il loro "mondo magico" del consumismo attuale; ma quando si vede lo spreco, vengono prepotentemente sempre in mente quei giorni. Impossibile dimenticare. Anch'io prima della guerra vivevo nella bambagia, mi raccontava qualcuno che non c’è più. Poi fu tutto diverso, tutto drammaticamente diverso.

 

In ogni casa assieme alle galline doveva esserci un gallo. Non di più perché il gallo ha il suo harem massimo di dieci galline. In due farebbero a beccate per il gallo dominante. L’uovo fecondato dal gallo si nota con facilità perchè nel rosso è visibile come una macchia di sangue. Era il modo naturale per assicurare una continuità di carne e uova. Credetemi!. L’uovo del contadino è unico. E’ rosso, più colorito , più saporito. La gallina si è nutrita da che la natura ha stabilito.

Con la civiltà del consumo è finita “ l’utile collaborazione “ trasformando questo piccolo animale come un prodotto industriale. I bambini di oggi non hanno mai visto una gallina “dal vero”, animale oramai relegato all’oblio in modo che sia più facile accettarlo come mero “oggetto di consumo”. Un ragazzino mi ha confidato anni fa che per il suo vivere in città aveva conosciuto il “ Pollo “ sempre con le coscette rannicchiate nel vassoietto bianco del Supermercato.

Negli allevamenti non c’è spazio per gli accoppiamenti ne per la riproduzione ed I pulcini maschi vengono subito soppressi. Come ? Gettandoli vivi in un tritacarne o mediante il soffocamento in sacchi di plastica neri. Perché? Perché il ciclo industriale prevede due anni per la produzione di uova e poi la macellazione per la carne. A due anni la gallina è stremata!

Ai pulcini femmina viene tagliata la punta del becco con una macchina. Dolorosa assai. Questo perché quando da adulte le galline saranno costrette a produrre uova in gabbie minuscole , impazziranno. Non potranno quindi ferirsi tra loro causando danni economici per i produttori di uova.

Si sa che questi pennuti innocui e servizievoli sono allevate (sono femmine) in scatole buie, in piccoli e funzionali lager su misura, perché così producono più uova a minor costo. Il principio è quello della catena di montaggio. Ogni anno in Europa vengono soppressi 330 milioni di pulcini a distanza di 24 ore dalla schiusa. 40 milioni solo in Italia. Questo accade perché l’allevatore non ha un vantaggio economico. Una volta cresciuti, non depongono uova e non possono essere destinati alla produzione di carne perché crescono anche lentamente.

La nostra gallina, quella de Fhilomenuzza , campava almeno otto anni. Poi con tristezza le si tagliava il collo per necessità.

E Se noi fossimo vissuti al tempo della guerra sapremmo che cosa vuol dire soffrire la fame e forse apprezzeremmo di più il benessere che ci circonda! . E capiremmo di più le galline dalle uova d’oro. Ambientalisti , Animalisti e Responsabili  ,però ... si nasce dentro.

 

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Grazie.

 

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franco casalinuovo jacursoonline    ass. Cult. kalokrio Mario Dastoli - Mimmo Mazza - Francesco Notaris - Mimmo Dastoli

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