Quando Eravamo Crocevia di Popoli
Studi sulle nostre Identità attraverso la Ricerca Biomolecolare
Il Mediterraneo , dal latino Medi terraneus , fa chiaramente intuire il significato “ di mare di mezzo alle terre ". Quali ? Europa , Asia ed Africa .Quelle rivolte ad Occidente e le altre all’Oriente a noi più lontane .
Alcune di queste terre hanno spesso in comune coste aspre , alte e rocciose .Sarà stato che , esaurito l’interesse per le acque dei fiumi, quasi in simultanea successione quei popoli saranno diventati col tempo anche abili navigatori , poi capaci a commerciare prodotti e mercanzie e quindi belligeranti in cerca di nuovo spazi da occupare. Circondato da terre interessanti , con la navigazione si sviluppò il commercio e quindi l’incontro tra gente e culture diverse . Cretesi , Fenici , Micenei, Arabi ed Ebrei. Ma certamente non furono i soli a spingersi dall'estremo orientale a quello opposto verso le coste spagnole e africane . E Noi ! Noi fummo Greci e non solo Greci. Di essi restano i vocaboli greci , spagnoli , arabe ... Nei nostri incontri Franco Notaris era solito portarci “ sul posto “ e osservare per parlare , commentare e spesso sostenere le proprie teorie che , supportate da valide argomentazioni , considerazioni e conoscenze , argomentavamo insieme a Mimmo che preferisce sempre più appropriare al nostro territorio una valenza più geografica che storica. Nelle riflessioni , infatti , la geograficità supera spesso la storicità degli eventi. Sapiens e Neanderthal a Caselle di Maida o le terre sotto Cortale, con le lontanissime aspre battaglie dell’Istmo. Franco ci diceva in questi luoghi dei Tolone tanti reperti interessanti ma con tanta assenza di memoria e povertà di interessi. Soprattutto delle Istituzioni proposte a queste importanti attenzioni storiche.
Partire dal presente per comprendere il passato:
Con questa premessa lasciamo, adesso e accortamente, lo spazio che segue alle riflessioni della Dott.ssa Petrilli . Merita di essere letto perchè solo, in parte, anticipa il tema del Convegno sulla Biologia Molecolare , oggetto di una valente ricerca che , condotta in collaborazione di altre professionalità con l’Università di Bologna, vedrà coinvolti anche gli abitanti di Jacurso , Girifalco , Tiriolo e Pentone.
L'area Grecanica e la ricerca Biomolecolare con le zone di indagine che coinvolge i territori e la gente di Jacurso, Girifalco, Tiriolo e Pentone. Gente con almeno tre consolidate generazioni.
Tanto amore , Tanta Storia e Quanta Geografia !
" Genetic History of Calabrian "
Qualche volta capita senza apparente motivo che alcuni luoghi non ci siano indifferenti. Dal mio paese, Girifalco, prima che ci fosse la “strada nuova” per andare a Lamezia si passava da Jacurso. Un tragitto che per molti era descritto dalle curve; solo per qualcuno dalla vegetazione lussureggiante, dai ruscelli fragorosi, dall’aria profumata, dai portoni affaccianti direttamente sulla Via Antonio Cefaly di Cortale o dalle case di pietra di Jacurso.
A me piaceva fare quella strada; quando si attraversavano i paesi, amavo guardare le piante fiorite sulle finestre ed osservare le persone in cerca di una fisionomia particolare che, magari, avrebbe potuto fornirmi qualche indizio per quei nomi tanto strani: Cortale, Jacurso, Maida...
Con gli anni la mia curiosità ha preso la via dell’antropologia molecolare e per provvidenziali coincidenze coagulatesi intorno all’amico Mimmo Dastoli, mi sono ritrovata ad includere anche Cortale e Jacurso tra i comuni nei quali condurre uno studio genetico che potesse aiutare a capire struttura e provenienza della popolazione calabrese.
In origine lo studio era partito da un grande progetto internazionale interdisciplinare, denominato LanGeLin1, che ha coinvolto università italiane e britanniche, finanziato dallo European Research Council, con lo scopo di studiare l’evoluzione genetica e linguistica delle etnie attualmente presenti nel mondo.
In Calabria hanno trovato dimora oltre alle minoranze storiche come quella degli Ebrei, Arabi e Rom, anche le comunità arbëreshë, la comunità occitana e quella di lingua greca in Aspromonte. Gli Arbëreshë sono stati oggetto di studi molecolari sin dagli anni ’90 del secolo scorso. Gli occitani3 non sono stati inclusi nel progetto: dopo il 1561 furono costretti a contrarre matrimonio fuori dalla loro comunità di origine.
Invece, le comunità di lingua greca d’Aspromonte4 sono state studiate dal punto di vista molecolare per la prima volta in quest’occasione dall’Università di Bologna e sono diventate le grandi protagoniste di tutto il progetto LanGeLin.
Il professore Gianni Romeo, che tra molte altre cose è anche presidente della European Genetics Foundation (EGF), disse che in quel momento tutto il mondo stava scoprendo la Calabria.
Per anni i linguisti si sono accapigliati sulle origini misteriose di questa minoranza. La disputa si svolse tra i sostenitori dell’origine magno-greca e quelli che invece sostenevano l’origine bizantina. Col tempo però, gli studiosi giunsero ad una specie di compromesso che pondera: la non esclusione della continuità linguistica col greco antico; l’opportunità di valutare l’importanza dei contatti linguistici avvenuti in epoche successive e la valutazione attenta del fenomeno del bilinguismo, ossia la convivenza di greco e latino.
È in questo scenario che i dati genetici avrebbero potuto essere dirimenti e invece hanno aggiunto ulteriori tasselli ad un puzzle molto intrigante. Infatti, i greci d’Aspromonte risultarono essere un’enclave dal patrimonio genetico unico5, lontana da parentele greche continentali, con strati genetici molto più antichi di quanto supposto e che mostra legami di parentela con l’area orientale del Mediterraneo, risalenti al Neolitico e all’Età del Bronzo; epoche di gran lunga precedenti la civiltà magnogreca iniziata solo nell’VIII sec. a.C.6
Se poi aggiungiamo che la popolazione geneticamente più vicina è costituita dal resto dei calabresi, allora è lecito supporre che i greci d’Aspromonte presentino la deriva genetica di una popolazione ancestrale già presente sul nostro territorio, ben prima dell’arrivo dei greci.
Per indagare su questa ed altre faccende è stato quindi necessario ampliare il campionamento e prendere in esame non solo altri i centri dell’area considerata ellenofona, ma anche quelli in aree relativamente distanti. Per questo motivo entrano nelle indagini Girifalco, Jacurso, Tiriolo e Pentone. In un secondo momento, con un metodo un poco differente seppur paragonabile è stato inserito anche Cortale, grazie ai finanziamenti provenienti dall’Associazione Cortale-Borgo Antico.
Il livello di incrocio genetico e la distribuzione dei campioni provenienti dai paesi dell’Istmo di Catanzaro (Cortale escluso, per ora) mostrano come queste comunità siano ‘aperte’, cioè gli individui che le compongono siano discendenti da antenati provenienti da luoghi diversi. Non è sorprendente, se consideriamo l’Istmo un antichissimo punto di transito e di congiunzione tra versante il jonico e quello tirrenico, ma anche tra la Calabria settentrionale e quella meridionale. Pentone invece, trovandosi nell’entroterra montano, si discosta da questo scenario ed evidenzia i segni di una comunità i cui matrimoni venivano contratti al proprio interno.
Comunque, lo studio è in itinere e l’elaborazione dei dati ancora incompleta. Ciò nonostante, anche data la recente acquisizione dei campioni di Cortale, non è da escludere qualche altra scoperta interessante.
La biologia molecolare consente di risalire fino alle origini della nostra specie e di disegnare le mappe dei sentieri dei primi esploratori. Ha anche dimostrato che apparteniamo tutti ad un’unica specie, dalla grande capacità di adattamento a una grandissima varietà di habitat. Se queste nuove tecniche non servissero anche a renderci maggiormente consapevoli di ciò che ci rende umani e del valore dell’ambiente che ci condiziona e ci permea, potrebbero essere giustamente considerate un inutile esercizio.
La Calabria è stata abitata dal genere Homo sin da epoche remotissime; il sito di Casella di Maida risale a 700.000/500.000 anni fa. La nostra regione è stata rifugio per i Neanderthal e colonizzata precocemente da Homo sapiens. Le risorse naturali che hanno sostenuto questi popolamenti sono ancora evidenti: boschi, abbondanza d’acqua, suoli fertili, un esteso habitat costiero e grande biodiversità animale e vegetale. Nonostante le devastazioni e gli incendi recenti, ancora oggi il territorio sosterrebbe l’autonomia alimentare dei suoi abitanti con prodotti di ottima qualità.
Ho indirizzato molta energia verso la tutela ambientale, soprattutto per quanto riguarda le piante rare, endemiche o di particolare importanza, ma la perdita degli habitat e delle specie ad essi adattate è causata dalle azioni umane; perciò, recuperare ragionevolezza e umanità è la sfida più ardua. Se abbiamo ancora forza e speranza lo dobbiamo dunque a coloro che si sono resi custodi della bellezza del territorio, nonostante tutto. Ringrazio anche per questo Mimmo Dastoli e Franco Casalinuovo.
Sono grata a Mimmo anche per un altro dono. Tramite lui ho conosciuto un uomo che alla Calabria ha dedicato tempo, intelligenza ed amore; un amico che incontrai per l’ultima volta proprio a Jacurso, dove stavamo organizzando un incontro pubblico per illustrare l’esito delle indagini locali ed i primi dati di Cortale. Eravamo nella piazzetta, sotto al pioppo affacciati verso il Tirreno, dicendoci come il poter allungare lo sguardo su un paesaggio piacevole fosse una delle nostre ricchezze. “Lo dobbiamo fare, quest’incontro”, aggiunse, “dobbiamo far sapere che discendiamo da popolazioni prosperose, affinché le nuove generazioni capiscano quanta ricchezza c’era e c’è ancora in questa terra”. Pochi giorni dopo venne ricoverato e non tornò più. Ora, caro amico e collega Franco Notaris, dovremo quell’incontro anche a te.
Il Dott. Notaris
Note.
1 - Language and Gene Lineages https://www.york.ac.uk/language/research/projects/completed/langelin/
2- Gli Arbëreshë derivano da migrazioni provenienti dall’Albania, verificatesi per la maggior parte tra la fine del XV e l’inizio del XVI sec., con ondate migratorie successive fino al XVIII sec., in conseguenza dell’espansionismo dell’Impero ottomano. A differenza degli Albanesi stabilitesi in altri luoghi della penisola (Dominii veneti di Terraferma, entroterra trevigiano, Abruzzi, Puglia e Basilicata), gli Albanesi di Calabria e di Sicilia hanno formato comunità compatte per oltre cinque secoli, durante i quali hanno mantenuto lingua e coscienza identitarie (Peri, 1998).
L’antropologia molecolare ha infatti dimostrato un grado di isolamento abbastanza elevato (mantenuto almeno fino alla metà del XX secolo) ed ha evidenziato le affinità genetiche di queste comunità con le popolazioni balcaniche d’origine (Boattini et. al., 2010). Analisi più approfondite, volte a comparare l’efficacia della barriera linguistica al mescolamento genetico, hanno inoltre evidenziato storie demografiche diverse per i gruppi Arbereshe di Calabria e di Sicilia rispettivamente. I gruppi Arbereshe del Pollino, isolati geograficamente, hanno mostrato un marcato differenziamento rispetto alle popolazioni italiane circostanti e una forte affinità genetica, sia per il cromosoma Y sia per i caratteri a trasmissione femminile (mtDNA), con le moderne popolazioni dell’Albania (in particolare i Tosk dell’Albania meridionale). Gli Arbereshe di Sicilia presentano invece una maggiore vicinanza genetica con le popolazioni della Grecia per il cromosoma Y, ma risultano praticamente “indistinguibili” dalle popolazioni siciliane circostanti per i caratteri a trasmissione femminile (mtDNA), suggerendo livelli maggiori di mescolanza con le popolazioni locali.
Si evidenzia, quindi, una maggiore conservazione della composizione genetica originaria negli Arbereshe di Calabria, mentre si deduce che la sola diversità linguistica non è stata sufficiente a mantenere uno stretto isolamento nelle comunità siciliane. Il diverso comportamento del mtDNA rispetto al cromosoma Y in queste comunità è spiegabile dalla maggiore tendenza delle donne a compiere “migrazioni matrimoniali” rispetto agli individui maschili (Capocasa et al., 2014). In generale lo stesso studio ha dimostrato come i segnali di isolamento genetico siano più forti nei gruppi in cui all’isolamento linguistico si è sommato il fattore geografico.
3 - I Calabro-valdesi (o Occitani), originari del Delfinato, si stabiliscono in Calabria e in Puglia fin dai secoli XIII e XIV, spinti da esigenze prevalentemente economiche e demografiche. Dopo 200 anni di tranquilla prosperità, questa comunità subì una violenta repressione a causa (o pretesto) della loro fede religiosa. Gli stanziamenti della Daunia, dell’Irpinia e della Capitanata in Puglia furono soppressi nel 1563-1564 in seguito alla “correzione cattolica” operata dai Gesuiti. In Calabria, per disposizione del Grande Inquisitore Cardinale Ghislieri in accordo con il Viceré spagnolo, furono i domenicani Valerio Malvicino di Piacenza e Alfonso Urbino ad ‘occuparsi’ degli eretici; nel 1561, diversamente dalla Puglia, si registrò un vero e proprio genocidio in cui perirono duemila valdesi (Troiano, 1983). I sopravvissuti dovettero fare abiura manifesta e pubblica. Fu loro ‘consigliato’ di contrarre matrimonio con ‘italiani’, di far ‘allevare’ i bambini da famiglie cattoliche e, ovviamente, fu vietato loro l’uso della lingua provenzale. La storia dei Valdesi del Luberon massacrati in Francia nel 1545 e quella dei confratelli calabresi venne definita come l’unica repressione di massa operata dalla Riforma italiana. Degli insediamenti originari (San Sisto, La Guardia, Vaccarizzo, Rose, Argentina, San Vincenzo, Montalto, tutti in provincia di Cosenza) resta ora a Guardia Piemontese l’unica colonia superstite (Gonnet, 1998). È comunque rimarchevole che in un’intervista dei primi anni ’80 del secolo scorso, gli abitanti di Guardia (guardioli) affermarono risolutamente la volontà di conservare la propria lingua sentita come “immortale” (Troiano, 1983).
4 - I Greci calabresi, insieme ai Greci salentini in Puglia, costituiscono la minoranza di lingua greca in Italia. L’origine e l’epoca d’insediamento di queste comunità sono tutt'ora ignote, nonostante linguisti, storici, antropologi ed etno-musicologi si siano appassionatamente occupati di questo mistero sin dagli inizi dell’Ottocento. L'area attualmente considerata culturalmente grecofona si estende nei dintorni del bacino della fiumara dell'Amendolea, con i Comuni di Bova, Bova Marina, Roccaforte del Greco, Roghudi, Condofuri e le sue frazioni Gallicianò e Amendolea. Esiste anche un’area grecanica amministrativa che include i Comuni di Africo, Bagaladi, Brancaleone, Cardeto, Melito Porto Salvo, Montebello Jonico, Motta San Giovanni, Palizzi, Reggio Calabria, Samo, San Lorenzo e Staiti.
Le particolari condizioni orografiche possono facilmente far immaginare come alcuni di questi paesi fossero di non facile accesso soprattutto nei periodi di piena della fiumara. Lo stretto isolamento geografico è correlato spesso ad una economia autarchica, in questo caso resa sostenibile anche dalla feracità del suolo, dalle caratteristiche climatiche e dalla maggiore lunghezza del fotoperiodo, che conferisce ai frutti della terra buone proprietà organolettiche (come nel caso del Bergamotto).
Le attività prevalenti erano pastorizia ed agricoltura e, quando necessario, i derivanti prodotti artigianali (tessuti in lana, seta e ginestra) che venivano barattati, trasportandoli per mulattiere e in estate lungo i letti delle fiumare, fino alla piana di Gioia Tauro. Il viaggiatore Alberto Fortis nel 1788 riportò come a Condofuri, Gallicianò, Roghudi e Palizzi non si sapesse alcunché di monete coniate e come tutto il commercio si esercitasse per mezzo di scambi alla maniera dei primi abitatori della terra (Martino, 1977). Tale condizione si protrasse, per quanto documentato, a Roghudi fino agli anni ’50 del XX sec. (Teti, 2004).
Dopo le alluvioni degli anni ’70 del XX sec. molti abitati vennero evacuati e “tante persone [...], strappate senza riflessione dagli antichi paesi grecanici di Calabria, sono state costrette a trasferirsi in zone estranee alla loro cultura e al loro passato; a diventare da ricchi pastori di montagna, colmi di tradizioni linguistiche, musicali, letterarie, artigianali e gastronomiche, in meno abbienti e spaesati «marinai» di coste cementificate” (Compolo e Cuteri, 2006).
5 – Sarno et al., 2017, Ancient and recent admixture layers in Sicily and Southern Italy trace multiple migration routes along the Mediterranean - https://www.nature.com/articles/s41598-017-01802-4
6 – Sarno, Petrilli, Abondio, De Giovanni, Boattini, Sazzini, De Fanti, Cilli, Ciani, Gentilini, Pettener, Romeo, Cristina Giuliani & Luiselli., 2021, Genetic history of Calabrian Greeks reveals ancient events and long term isolation in the Aspromonte area of Southern Italy, https://www.nature.com/articles/s41598-021-82591-9
di Rosalba Petrilli
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Qualche richiamo sugli incontri con Franco Notaris
....Il Mediterraneo , pertanto , non è solo un viaggio storico , ci diceva . È soprattutto attesa. E nella cultura ellenica l’attesa è un valore. “E noi fummo Greci. Ma forse non lo fummo del tutto ”. Perché quando si ha voglia di scoprire il senso delle radici, come senso di appartenenza, è anche opportuno superare le barriere del tempo, costruendo un bagaglio di ricordi che costituiscono la memoria storica. Abbiamo tutti bisogno di radici, perché “ siamo tutti inseguiti dalle nostre radici” sostiene sempre il nostro comune amico . Dall’area grecanica, risalendo l’Aspromonte , l'antica via porta ancora alle Serre e dalle Serre , per riguadagnare le coste joniche è sempre necessario, come allora, attraversare “ il Passo della Rutta “ , “il Passo di Catanzaro “ e quindi " vedere " Girifalco , Satriano ,Squillace , Stalettì ...oppure Catanzaro . Tanta Geografia in mezzo a tanta Storia. Tanta gente che è passata, che si è fermata e che poi è pure emigrata lontana. Nelle Americhe, in Australia e in Europa.Seminando ancora cultura e DNA.
Abbiamo pertanto bisogno di memoria per capire ciò che siamo stati e per identificare ciò che siamo diventati . Da dove siam partiti soprattutto….e , come emerge dalla ricerca della Dott.ssa Petrilli, anche dalle lontane coste del mediterraneo orientale. Potremo apprendere che il mediterraneo non è stato solo un mare ma una successione di mari. Non una civiltà, ma più civiltà ammassate l’una all’altra.
La nostalgia di una civiltà! Una nostalgia che i popoli mediterranei rincorrono. Una nostalgia che è dentro il viaggio di quelle culture e il vivere di quelle culture che hanno avuto e hanno come riferimento il mare.
Queste brevi riflessioni hanno il dovere di anticipare il nostro convegno che pensiamo possa aver luogo a Jacurso nella prima decade di Agosto . Non anticipiamo altro affidandoci al testo di cui sopra. Opera e lavoro di ricerca sulla Biologia Molecolare condotta dalla Dott.ssa Rosalba Petrilli in collaborazione con l’Università di Bologna.
Una ricerca importante alla quale , in questo comprensorio, hanno aderito la nostra associazione Kalo Krio e Borgo Antico di Cortale del compianto Dott. Franco Notaris.
Genetic history of Calabrian Greeks reveals ancient events and long term isolation in the Aspromonte area of Southern Italy
Scientific Reports - Published: 04 February 2021
Stefania Sarno, Rosalba Petrilli, Paolo Abondio, Andrea De Giovanni, Alessio Boattini, Marco Sazzini, Sara De Fanti, Elisabetta Cilli, Graziella Ciani, Davide Gentilini, Davide Pettener, Giovanni Romeo, Cristina Giuliani & Donata Luiselli
Scientific Reports volume 11,
This more extended sampling should therefore mirror the progressive restriction of the area of Greek-influence in the Southern Calabrian territory of Reggio Calabria. The groups from the Aspromonte mountain area were finally compared with newly-collected samples coming from a similar, but less isolated geographical context, which encompasses four villages from the Calabrian province of Catanzaro (Girifalco, Jacurso, Pentone, Tiriolo), as well as with ‘open’ (i.e. not isolated) Southern Italian groups from Castrovillari (Northern Calabria,
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Francesco Casalinuovo per jacursoonline - Mimmo Dastoli - Franco Notaris - Mario Dastoli Ass. Cult. Kalokrio
09 luglio 22