Tre Poesie

Lu Scolaru Lu Ruppìmìäntu L'Asino e il Gatto

Michele Pane    Domenico Vono      Ernesto Gaudino

 

Lu Scolaru

'Na vota jivi a scola

e avìa mu mpari,

si nno ti ricogghjivi

e finìa jha.

Riunioni de famgghji,

riunioni de scolari

prima no' nd'avia.

Puocu juorni tu satavi,

tandu nujhu nenta rigalava

S'unu volìa mu passa

avìa u s'apprìca

si ‘nnò pigghjava dui

ed'era futtutu.

Mo cangiau tuttu!

D'a scola trasi e niesci

quandu vua,

nujhu ti dice nente,

nujhu ti vida.

Quandu sjni a casa

n'ura mancu stai

cu culu a seggia,

oppuru fai ca lieji

e no' ljeji mai.

Si a storia no' facisti

e mancu giografia,

nujhu ti dícía nenta,

tantu nc'è scioparu!

Passa u primu misi,

pua passa 1'atru....

arriva maju e tu chjudisti.

Aju mu ti domandu:

"Chi cunchjudísti?"

Cchjù cunnu e prima

mi para ca restasti.

 


 

di Michele Pane

Una volta a scuola c'era un'ora per l'entrata e per l'uscita.

Bisognava rispettarle scrupolosamente, altrimenti s'incorreva nelle iree nelle ferree sanzioni del Capo d'Istituto e non finiva lì perché a casa ti aspettava forse la parte più dura. Il voto del trimestre, oggi quadrimestre, aveva tanta importanza. Una bocciatura poteva comportare la fine della carriera di studente.

Non c'erano assemblee studentesche o riunioni dei genitori, il termine sciopero non era di moda, il professore teneva alla frequenza il "ponte", come giorno da saltare, tra una vacanza e l'altra, non esisteva.

La scuola iniziava e terminava in date ben precise. Oggi si anticipano o si posticipano le vacanze a piacimento deglialunni, con il mese di maggio molti considerano chiusa la Scuola. Stando così le cose, mi viene spontaneo chiedere: "Chi cunchjudisti? ".

...................................................

 

 

Lu  Ruppìmìäntu


Quandu menu ti l’ašpìätti

O li cunti hai nta la menta,

no ffai ntìämpu mu t'assìätti,

Ruppimiäntu si presenta.

Tu vorrissì mu ti siädi,

mu ti fhai li cùåsì urgenti,

no mmu vidi pìådi pìådi

cui ti ruppa li pendenti.

Iddu fhà ca no tti vida,

ma lu sapa ca ti ruppa

e lu vidi chi s' annida

cùåmu pulici a la stuppa.

Nu dišcurzu ti lu trova

chi ppe fforza hai mu rišpundi,

e dde ntùårnu no ssi mova

pemmu fha mu ti cumpundi.

E ssi bbena ncun’amicu

mu ti parra ncun’ affari,

io lu sacciu e tti lu dicu:

šcanza sulu si lu špari.

Fhacia ñinta ca no ssenta,

fhacìa fhìnta ca cantìcchjìa,

ma si tena ‘tuttu a mmenta

quandu rescia mu t`arrìcchjia.

Quando meno te l”aspetti / e hai in mente i conti [della giornata] / non fai in tempo a sederti: / Rompiscatole si presenta! / Tu vorresti sederti/ per sbrigare gli affari più urgenti, / non vedere tra i piedi / chi ti rompe i “pendenti”. / Egli fa finta di non vedere [che sei impegnato] /ma lo sa bene che rompe / e ti accorgi che si annida [accanto a te] /come pulce nella stoppa. / Un argomento te lo trova [tale che] deviper forza rispondere, / e non si allontana da te / perché tu ti possa confondere. / Fa finta di non sentire / fa finta di canticchiare, / matiene tutto a mente/ quando riesce ad ascoltare [quel che dici]. / Come fai a sopportarlo / [ché è proprio un tormento] / e seguire le stramberie / di questo grande rompiscatole? / Mi dicesti: gli sono debitore, / lo sopporto facendo finta di niente. Ora però, perdincii, rompe proprio i bottoni

 

 

di Domenico Vono

 



Domenico Vono è nato a Curinga (Cz) il 4 maggio 1927.

Nella scuola elementare del paese ha appreso i primi rudimenti della lingua italiana, mentre in un'altra scuola, la bottega del padre, il sarto Giuseppe, ha maturato il gusto della lettura e l'amore per la poesia. Giuseppe Vono, apprezza­to autore di poesie in italiano e in vernacolo, era infatti uno di quegli artigiani che seppero animare in tanti paesi calabresi un dibattito culturale che farebbe impallidire le comunità scolarizzate di oggi.

Dedicatosi all'attività commercia­le, Domenico Vono, compone poesie in vernacolo, ottenendo riconoscimenti in numerose manifestazioni.

Ha pubblicato nel 1989 la sua prima raccolta: Lu saccu.

Lo scopo dichiarato dell'autore è quello di salvare dall'oblio vocabbuli perduti dell'antico dialetto del suo paese, nella speranza di meritarsi per questo, se non l'immortalità concessa ai grandi, un piccolo posto nella memoria delle nuove generazioni: sti vocabbuli mpoisia /vi lì dassu cu nnu dittu, / ncuna vota puru a mmia/mi penzati pe stu scrittu.

Piuttosto che indossare i panni del vecchio brontolone che contrappone un 'buon tempo antico' mai esistito ai mala tempora del presente, Vono cerca di ricomporre la frattura tra le generazioni sulla base di un confronto sereno fra la ricchezza dell'esperienza di chi è ormai al tramonto della propria vita (ma non per questo rinuncia ad esercitare un ruolo attivo nella società) e il legittimo desiderio, anzi il dovere, dei giovani di puntare a nuovi traguardi: .... si bbua cchjiù miàgghjiu mu camini, /li canusciànzi tua mu sunu tan­ti, /musciàgghji quala strata mu ti mini, /girati arrìàdi e ppua camina avanti.

Scorrendo le pagine di questo libro, incontreremo tipi e situazioni quasi familiari, perché li abbiamo incontrati in pagine della letteratura 'maggiore': lu ruppimìàntu non ricorda forse il seccatore di Orazio? E lu jettaturi non ci richiama La patente di Pirandello? Ma chi conosce Vono, chi conosce la vita, sempre uguale per certi aspetti, dei piccoli paesi di Calabria non fatica a convincersi che non sono le immagini poetiche a ripetersi da un autore all'altro, è piuttosto la vita stessa, che si presenta sempre uguale, a imporre quelle immagini.

da   www.Curingaonline.it

L'Asino e il Gatto

Ho visto Pecore brucare alla rinfusa,

e Capre inerpicarsi fin sopra i roveti.

Ho sentito muggiti di Mucche disperate

chiamare Vitelli al macello passati.

Quì, I'Asino è ancora al raglio                  

e il Gatto al miagolìo.

Ho visto Tori disfatti dalla fatica

tener la testa bassa per tutta la vita.

E che dire dei Buoi legati al giogo,

ci han già provato , ma senza risultato.

Quì, I'Asino è ancora al raglio

e il Gatto al miagolìo.

I Cavalli al galoppo sono pronti

ma, i Muli affaticati sono tanti,

le Capre quaggiù , son rìnchiuse allo st

e han sempre concimato già fertili terreni

Quì, I'Asino è ancora al raglio

e il Gatto al miagolìo.

I Maiali continuano a puzzare di merda

e sporcano, mangiando le cose da loro sputate

I Iatrati dei Cani randagi sono forti

e incutono ancora tanta paura.

Quì, I'Asino è ancora al raglio

e il Gatto al miagolìo.

ll Cane da noi,

scodinzola solo al suo padrone,

ed abbaia, abbaia forte.

Stiamo attenti,

perchè ancora morde a morte.

 

Ernesto Gaudino, nato a Curinga (Catanzaro) è figlio del dopoguerra e come tale, ha vissuto i tempi difficili della ricostruzione.

 

Segue un percorso scolastico fatto da scelte tecnico – scientifiche che gli consentono di conseguire la laurea in Fisica.

Si è sempre dedicato all’attività dell’insegnamento, anche da prima che conseguisse la Laurea, preparando a scuola privata, ragazzi del paese.

L’insegnamento è stato il primo amore, e come tale, non lo ha mai dimenticato perché ha proseguito in tale attività fino al pensionamento.

In ogni caso, in Ernesto, non è mai venuta meno la passione per la poesia e per la ricerca sulla “Storia Locale” , sul “Come Eravamo”, passioni che si concretizzavano anche scrivendo poesie e Farse, in dialetto e non, che coinvolgevano quasi sempre personaggi del luogo di nascita.

Vince il primo premio ex aequo " Pasolini Sud" (Scilla 25-08-79) con la lirica “Alba del Sud”, mentre con “E noi restiamo” si classifica al secondo posto al concorso di poesie della “Festa dell’Avanti”, a Curinga, nell’anno successivo.

Molto noti sono rimasti alcuni stornelli che decantano la vita del paese, con “Ch’è bellu Curinga”, ma altrettanta popolarità ha avuto la ricostruzione delle origini del “50 anni di Calcio a Curinga”.

E’ stato il promotore unico del primo Sito Web su Curinga, mettendo in rete ed esponendo ad “una finestra sul mondo” la Storia, le Origini, l’Arte e le attività locali, che continua ancora oggi col sito web www.curingaonline.it realizzato e gestito proprio da Ernesto.