Escursione al Fiume Pilla3

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Gli Acquari  del Pilla: L' acquaro "Dietro Volino "

Il fiume Pilla è da sempre una preziosa risorsa d’acqua per l’agricoltura del territorio jacursese .Anche  quelli limitrofi  di Cortale e Maida hanno, da sempre, usufruito delle abbondanti acque necessarie per  la famosa faggiola di Cortale e gli ortaggi di Maida.

Le sorgenti del Pilla sono numerose,circa trentatre nell’ area  del  “ Sambucaru”  ma molte si riversano lungo il tratto iniziale scendendo dagli anfratti e dalle zone umide. Nasce tra i Comuni di Jacurso e Cortale ad una quota vicino gli 800 metri e dall’inizio sino a valle il letto è cosparso da grosse masse pietrose e  ciotolame di varia pezzatura. In  passato e tuttora alimentava gli acquari di Jacurso e Cortale ,indispensabili per l’irrigazione dei campi ,creando animate  controversie durante il periodo di calura. Con Maida i disaccordi erano ,invece,di  ben altra natura essendo  Jacurso casale di Maida. Come tale i contadini in genere e “ li muntagnisi “  di Jacurso in particolare restavano  assoggettati  alle prepotenze dei signorotti del Feudo. Oggi che l’agricoltura è in forte crisi, quelle fertili terre della montagna e della collina , un tempo coltivate a grano e ortaggi ,oggi sono  quasi completamente abbandonate . Talune ricoperte da arbusti ,altre invase da infestanti. Le controversie si sono pertanto  molto attenuate e l’acqua fluisce negli antichi percorsi  spesso senza benefici riguadagnando il corso del fiume dopo un lungo e inutile percorso .

Un tempo ,non lontano, di notte si avvistava un lume dimenarsi in mezzo al campo,poi toccò alla più pratica torcia elettrica  illuminare le “sporìe “ (filari di pomodori,fagiolini , peperoni) .La numerosa utenza  era costretta ,infatti,ad utilizzare le ore notturne quando quelle diurne spettavano ad altre contrade. A regolare la turnazione,la quantità  e il tempo di irrigazione erano  “ i guardiani dell’acqua “ che trascrivevano  il servizio  consegnandolo in Comune il giorno dopo. Qui la Guardia municipale del tempo,Luigi Serratore,aveva messo a punto un sistema di riscossione del canone,laborioso ma funzionale e semplice da comprendere. E non poteva essere diverso ,per la buona comprensione degli utenti che già metterli d’accordo era  cosa complicata .

Lungo il percorso  l’acqua del Pilla azionava anche  ben dieci mulini nel territorio di Jacurso e quasi altrettanto nel territorio di Maida .Qualche altro nel territorio di Cortale. Dopo questo servizio ai mulini,l’acqua  veniva consumata per l’agricoltura.

Gli acquari,un tempo in terra battuta,necessitavano  all’inizio della stagione irrigua di un faticoso lavoro di “spurgo”  che interessava tutto il lungo percorso e considerando che Jacurso aveva due “acquari “ molto lunghi (svariati chilometri ) il lavoro esigeva  settimane di lavoro ed era comprensibilmente lungo , laborioso e dispendioso.

Gli “acquari” sono stati migliorati negli anni 68/69 dall’Amministrazione comunale del tempo utilizzando  tubi interrati  che meglio trasportavano l’acqua  non richiedendo eccessiva manutenzione. Oggi  ,quasi per intero, gli acquedotti  sono stati rifatti utilizzando  le nuove condotte in tubo corrugato e lungo il percorso è piacevole vedere ,nelle contrade,sgorgare un grosso ciuffo d’acqua dagli erogatori di servizio.

Gli acquari principali restano comunque due. Quello che si alimenta a “Testa di Pilla” – quota  750 e 850 metri – e quello “Dietro Volino “ a quota più bassa intorno ai 600 metri.  Altri “acquari si alimentano dallo stesso fiume o da altri corsi che comunque hanno origine  dalle falde del Monte Contessa. Durante l’ escursione di quest’anno abbiamo raffrontato le condizioni ambientali ,ecologiche e idriche con quelle degli anni passati e nel complesso le condizioni naturalistiche permangono simili. Si nota qualche disattenzione per l’abbandono di materiali  (residui di lavori vari ) e materiale legnoso non utilizzato sparso in malo modo..Cosa da niente considerando certi  scempi  notati in altri territori .

Le pareti , prevalentemente in pietrame,roccia e masse pietrose si differenziano man mano che l’altitudine cresce ed è completamente diversa per forma ,composizione e struttura da quella osservata nel basso territorio di Jacurso attorno ai 250 metri.

La portata idrica è costante ma  con qualche attenzione in più si potrebbe disporre meglio degli invasi naturali. Le condizioni generali sono visibilmente buone ( senza frane e deviazioni ) ma già dall’inizio il letto del fiume mostra la grande furia dell’acqua durante la stagione invernale  trascorsa. Tronchi di traverso ,fustella,rami e altra materia  legnosa  si nota come hanno rallentato la “vigorosa corsa delle acque” costruendo argini naturali ,deviando e rallentando la rapida andatura delle acque .

La felce bulbifera (Woodwardia radicans) è una rara felce gigante, la cui origine risale al periodo Terziario, appartenente alla famiglia delle Blechnaceae.

 

E’ specie relitta del Terziario, tipica rappresentante di una flora tropical-montana che 70 milioni di anni fa caratterizzava le aree montuose di alcune regioni del Mediterraneo. Poiché è una delle poche testimonianze di quella antica flora, è oggi da considerarsi un vero e proprio “fossile vivente”.
Con l’affermarsi del clima mediterraneo, questa felce ha notevolmente ridotto il suo areale, trovando rifugio nelle forre umide e ombrose, dove l’acqua è disponibile per l’intero arco dell’anno.

 

Grosse pietre e alcune briglie lungo il tragitto hanno compiuto la loro opera.  Si nota molto bene come la natura si autogoverna e trova le risorse per farlo. Durante il percorso a piedi ,quasi quattro chilometri  ed una buona ora per farlo,il cinguettio degli uccelli non ha smesso di tenerci compagnia. Tra le pieghe di alcune pietre, i nidi di piccoli uccelli erano perfettamente mimetizzati  mentre sulla scarpata della strada ,il tasso,la volpe e i cinghiali ripercorrono ogni notte lo stesso  “vadu” (traccia tipica degli animali ognuna diversa dell’altra).

Il fruscio dell’acqua  resta la voce inconfondibile e piacevole del fiume e diventa grossa quando si avvertono  le  modeste cascate dovute alle  “briglie” (sbarramenti  in cemento costruiti durante il Fascismo ). Alcune ,purtroppo ,sono state sventrate come appaiono dalla documentazione. Ricostruendo le dinamiche non dovrebbe essere stata la volontà del Pilla a farlo.

...continua