Mulino De Vito Giovambattista

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Mulino   De Vito    Giovambattista

Località Piano di Maria

Riconoscibilissimo ed apparentemente in buona salute , questo mulino è l’unico che incontriamo nel tessuto urbano .Gli altri due furono demoliti negli anni ‘20 per ragioni di igiene. Domina la piazzetta “ Piano di Maria “ dove confluiscono alcune stradine di particolare brevità . Attorno ad esso il tessuto urbano si espandeva  a qualche centinaia di metri verso Est ,molti di più verso Nord e  Ovest nuove direzioni di ampliamento dell’abitato.


La facciata , l’arco della ruota,l’ingresso  verso le arcate e la chioma di rampicanti.

Alle spalle ,cioè a Sud ,domina la campagna .

Davanti , in una viuzza ripida ,allora ,si apriva l’unica farmacia di Jacurso. Sollievo dei poveri e dei malati ,il farmacista Panzarella di nome e di fatto preparava i farmaci  di propria mano .

Il Piano di Maria sarà per lungo tempo il luogo di incontro e di socializzazione dell’intera comunità di Jacurso che qui non mancava di incontrarsi per bisogno,dunque ,di farina o medicine.

L’acquedotto che porta alla sajitta si sviluppa su più arcate per quasi cinquanta metri . Sostenute su bastioni di pietra a secco e malta calcarea dal poderoso basamento incutono un senso di importanza e di rispetto.

Le pietre ,incastonate da mani capaci , segnano la “mastria “ di chi l’ha tagliate  e dell’artigiano che poi ha saputo  incastrate con accuratezza dopo averle scelte scrutandone,tra tante ,la forma e la pezzatura.

Un sistema di archi ,su cui scorre ancora la “ prisa” ,degrada verso il mulino con l’ultima maestosa arcata ,molto ampia  ,mentre il primo arco si appoggia sulla dura zolla di terra  iniziando la prima incurvatura verso il bastione .

Da questa zolla la “ prisa “doveva allungarsi per almeno duecento metri sino alla “Macchia Chidone” ove venivano riversate le acque già utilizzate.

La particolarità di questo mulino non sono , tuttavia , solo lo sviluppo delle arcate , molto larghe e importanti,quanto la struttura della “sajitta “ che si differenzia dalle altre per la forma circolare ,il diametro e l’altezza.

La ruota idraulica è a sviluppo orizzontale e l’arcata della galleria murata per comprensibili motivi di sicurezza e di igiene.

Il piano strada confina pertanto con la struttura muraria del mulino essendo la  galleria in posizione sottomessa  allo slargo prospiciente  il locale .

Una  botola di legno  consentiva l’accesso al sottostante locale della galleria dove trovava posto e movimento la ruota idraulica .

Oggi non sono visibili perché murata l’una e ricoperta l’altra dal calcestruzzo della piazzetta .

Il mulino è stato certamente utilizzato sino al 1949 , epoca in cui il Sig. De Vito cessava  l’attività per motivi di salute e sicuramente fu uno dei tre mulini , se non il  mulino , con la maggiore produzione di farina di grano.

Le farine prodotte erano ,in verità, più d’una.

Si molivano anche ceci ,lupini , avena, orzo ed altri cereali poveri.

Ipotesi di recupero

  • Descrizione dell’immobile

La struttura non si presenta in condizioni di degrado preoccupante anche se il tetto ha prodotto lentamente nel tempo infiltrazioni d’acqua e successivamente il cedimento dei listoni e di tutte la travature che unitamente alle tegole si sono riversate sul pavimento.

La parte superiore sopra l’ingresso             Interno e locale di lavoro

La serratura originale con la mandata inserita    Il maniglione forgiato a mano

Resistono le due finestre e la porta anche se  i segni degli eventi meteorologici sono visibili.

Le murature interne mantengono la geometria originale con caratteristici incavi murari ormai privi degli arnesi del mestieri forse trasferiti altrove. Le macine ,in granito ,restano  al loro posto “in posizione di lavoro “ pur se coperte da tegole ed altro rifiuto soprattutto legnoso .

La macina superiore – quella mobile        La pietra inferiore – quella fissa

La sommità della struttura muraria interna non è affatto compromessa ma gli effetti degli eventi meteorologici sono visibili al primo strato dell’intonaco .

L’ingresso – murato- della galleria       L’ingresso e la muratura ancora in buono stato

I muri non presentano fessure importanti e l’assenza di lesioni incoraggiano l’immediato recupero del locale interno con la ricostruzione del tetto che interessa una superficie di appena 20 mq.

All’interno del locale non si nota ,al momento,la crescita di alcun arbusto e neanche le forme erbacee hanno “messo radici.

La parte esterna si mantiene integra ma è avvinta da una folta essenza di rampicanti che di buono mantengono coesa la forma della Sajitta o

“ Capucuarnu “ mentre potrebbero diventare preoccupanti le possibili infiltrazioni radicali tra il pietrame che tuttora si è difeso alla grande.

Queste ,principalmente radicate al suolo,possono essere divelte  o estirpate con facilità.

Per mia conoscenza diretta e per la testimonianza di chi tuttora abita le case della piazzetta,il percorso dell’acqua si svolgeva nella “gambitta “ a cielo aperto sul “Piano di Maria” e in trincea ,nelle case , entro il pavimento delle stesse. Una ricerca e testimonianze varie confermano la funzionalità della  condotta ,il tracciato originale e lo stato di conservazione.

Perché il recupero

A Jacurso è ancora percorribile la via dei Mulini o la via dell’acqua.
L’acqua ,abbondante nel territorio montano,inizia il suo percorso di vita già a quasi mille metri. Si riversa in tanti rivoli che spesso si accompagnano per lunghi tratti,poi si lasciano ,confluiscono  l’uno nell’altro o si separano percorrendo canali,anfratti e valloni impenetrabili.

Ma è al   “Piano della Croce “ che iniziano un percorso ben definito .

Qui è come mettersi docilmente al servizio e alla volontà di un padrone che dinnanzi ignoravano vagabondando per discese e camminamenti solitari.

Gli agricoltori ,insieme ai “Mulinari” , qui li hanno irretiti e condotti sin verso la parte più bassa   (duecento metri ) del territorio facendone uso nei campi o  come forza motrice per le macchine idrauliche.

Questo progetto  nasce proprio per non consentire ancora di più  alla perdita delle radici del passato e tende al  recupero delle identità culturali dei nostri contadini .

Attraverso la rivisitazione dei luoghi e dei mulini si propone di consegnare a tutti  il testimone della saggezza contadina e l’operosità dei nostri  artigiani.

Il programma ha come obiettivi ,pertanto, la conoscenza storica del territorio e la promozione delle tradizioni popolari attraverso il ciclo dell’acqua , il ciclo del pane e il ciclo del lavoro contadino.

Il programma si articola in varie fasi alcune delle quali già ultimate ed altre in una fase finale molto avanzata.

La individuazione dei manufatti e la loro catalogazione,inesistente come documentazione,è stata la fase più laboriosa e impegnativa.

A questa seguirà la proposta per il restauro di almeno due manufatti (mulini) di cui uno in montagna (il primo ) e l’altro nel centro storico dell’abitato .

Proposte di restauro saranno possibili per la presenza di artigiani ancora con la capacità di lavorare bene il legno e soprattutto di conoscerlo.

Non esistono purtroppo le maestranze in grado di lavorare la pietra che sarebbero state molto utili per  trasmettere il loro sapere .

Per fortuna alcune macine ,da loro scalpellate ,hanno saputo resistere alla ruberia verso cui  i nostri mulini sono stati oggetto.

L’esistenza di cave e pietre di arenaria saranno ,inoltre,motivo per  insegnare e imparare le tecniche di lavorazione.

La parte interessante riguarderà il riutilizzo delle strutture sia attraverso la promozione del turismo rurale, che molto si presta nel nostro territorio, sia per la produzione di farine integrali come in un passato non lontano avveniva.

I percorsi montani faranno della bellezza del paesaggio anche il motivo per la  riscoperta  di suoni ,rumori, luce , colori ,profumi ,specie vegetali e animali sconosciute.

Concludere il percorso a “Piano di Maria” servirà per  far rivivere  la storia dei mulini che equivale a ridar vita ad un passato etnografico indubbiamente oggi sconosciuto ma fatto di lavoro, abilità,ingegno e che nell’insieme rappresentano un pezzo di vita dei nostri padri.