Mulino Chidone

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Mulino    Chidone
Non sono sicure le  notizie essendo  molto degradato  il manufatto privo della solita galleria dove necessariamente era sistemata la ruota idraulica.
Non risultano tuttavia segni di cedimento del terreno  o demolizione della struttura . Dai rilievi si deduce pertanto che l’azionamento idraulico delle macine, doveva essere prodotto dalla forza  idrica ,dovuta alla pressione della sajitta . Conseguentemente l’azionamento avveniva nella parte sottostante del mulino come negli altri mulini . Da un sopralluogo  sul retro del muro perimetrale si intuisce ,infatti,la presenza di una ruota idraulica montata orizzontalmente ed azionata dalla forza cinetica dell’acqua. La stessa  che alternativamente o contemporaneamente , secondo la disponibilità d’acqua o esigenze di  lavoro si rendeva utile sfruttando al massimo il passaggio dell’acqua.
Tale motivazione scaturisce anche dal fatto che la macina delle olive utilizzava tale sistema dovuto principalmente alla morfologia del luogo che meglio si prestava a tale sistema senza ricorrere alla costruzione di una costosa torre sostituita con una semplice ma robusta canaletta in materiale legnoso. Il pavimento,sebbene interrato è ancora visibile e la pietra fissa è ben conservata.
Di sotto al pavimento ormai tutt’uno con il piano del terreno circostante ,scorre  ancora l’acqua come al tempo della piena attività.
Il tetto è crollato in parte seppellendo in modo confuso alcuni  attrezzi del mestiere ma il piccolo locale si mantiene con “dignità
Macchina    Idraulica   4
Località Macchia  Chidone
Stavolta non è la solita costruzione destinata a Mulino a suscitare un sopralluogo più accurato.
L’aspetto esteriore del manufatto appare senza  particolari costruttivi  tipici dei mulini. Per averne fatta , prima dei sopralluoghi ,una ricognizione sul lavoro da fare ,le carte ed alcune concessioni comunali del tempo ,mi segnano in questo posto la presenza di un locale autorizzato all’edificazione e destinato alla lavorazione del legno. In poche parole una segheria autorizzata a certo Sig. Sacco di Jacurso che chiede l’utilizzo dell’acqua ,a modo di forza idraulica ,per l’azionamento di una sega utile a  squadrare il legname.
I boschi fornivano tronchi di pezzatura varia e di buona qualità e l’utilizzo del legname era d’altronde molto di frequente utilizzata dagli otto falegnami del luogo .Ognuno di questi,poi, aveva una specializzazione su cui poter fidare il lavoro. Maestri d’ascia , intagliatori , mobilieri … “consumavano “ legni di diversa qualità. La provvista della legna da ardere era disponibile nella “campagna “ privata o in luoghi comunali destinati allo scopo dall’autorità locale  e controllata dal Guardaboschi Sig. Maiolo Michele prima e  DeVito in seguito.
A parte questo cenno che giustifica la presenza dell’opificio ,come di altri ,l’azionamento della  “serra “ , all’interno della segheria , avveniva utilizzando la forza cinetica dell’acqua proveniente dal Mulino e dalla “Machina Chidone “ già azionate col medesimo principio. La segheria dista trenta metri dai due manufatti precedenti e segna un piccolo nucleo produttivo ben insediato e servito perché stiamo già sul ciglio della strada in bocca alle prime case del paese. Una parte di quest’acqua proseguirà nella cunetta comunale , attraverserà l’intero abitato dopo aver consentito alle donne di sciacquare i panni di giorno e finirà con l’essere utilizzata ancora da altri manufatti che incontreremo seguendo il suo corso per finire nei campi o nei burroni e valloni verso il Pesipe.
Sul lato destro, la via dell’acqua ci porta verso il Piano di Maria dove sorge il Mulino De Vito sul declino della omonima proprietà. Il Piano di Maria era e resta uno spazio molto grazioso nel contesto del centro storico.