La Napoli Portici

La Napoli - Portici

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto alla cerimonia in occasione del 180° anniversario della linea Napoli - Portici, prima infrastruttura ferroviaria italiana, inaugurata il 3 ottobre 1839.

Il Capo dello Stato è giunto a bordo di un treno storico alla stazione di Portici dove si è svolta la cerimonia celebrativa, nel corso della quale hanno preso la parola il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli e l’Ad di Ferrovie dello Stato Italiane e Presidente della Fondazione FS Italiane, Gianfranco Battisti. La cerimonia si è conclusa con l’intervento del Presidente Mattarella.

 

1840 - La moneta commemorativa e , al centro , la carta con  le linee ferroviarie progettate nel Regno di Napoli . Nell'ultima cartina a dx si possono osservare i due Regni . Quello sabaudo in rosso e , dopo lo Stato Pontificio, in giallo il Regno di Napoli - colore viola . Un boccone per soldi ..in cambio di corruzione e tanti soldi !

 

Ferdinando II , prima della invasione Sabauda , aveva portato Napoli , la capitale del suo regno , come  terza città europea per  importanza non solo politica e culturale  ma riconosciuta in tutta Europa  come l’espressione di un Regno tecnologicamente progredito nella medicina , nella meccanica , nella cantieristica nautica e nell’industria siderurgica in particolare . Consapevole di tanto,  era determinato  a rendere il suo Regno ancora più moderno e all'avanguardia, tanto quanto Francia e Inghilterra. Quest’ultima sempre pronta a tirarle qualche pesante schioppettata per antichi interessi e qualche rancore .

Nella Calabria erano all’avanguardia europea le ferriere di Mongiana per  la produzione di armi di alta qualità e precisione  e non va dimenticato  la presenza di un villaggio con le case destinate agli operai vicino al posto di lavoro, una caserma per la gendarmeria , gli alloggi delle maestranze e tecnici, una chiesa e alcuni negozi di necessità .

E già che la storia viene scritta dai vincitori , a pochi è stato possibile leggere che la prima ferrovia italiana era stata costruita proprio nel Regno del Sud . Quello di Napoli o Delle due Sicilie. Fu la Napoli – Portici messa in esercizio prima di quella nefasta  unione territoriale  al  Regno  dei Savoia che mai resero, di fatto , il Regno d’Italia una Nazione unita. Ancora oggi, infatti ,  si possono commentare le due Italie con le sorti capovolte . Industrializzato e benestante il Nord dei savoia , povero , emigrante e decadente il Sud del ricco e prosperoso ex Regno dei Borbone ( anche con tutti i difetti ma meno crudele dei Cialdini ...)

Era il florido e ricco Regno di Napoli  amministrato appunto da Ferdinando II di Borbone che,  abbandonando il Regno dopo la conquista sabauda, ebbe a dire ai suoi regnicoli : non avrete lacrime per piangere !.  (...per  le pene che patirete con i savoia ) .

Pietrarsa , oggi è un nome sconosciuto come Mongiana ma era un operoso e prosperoso opificio che dava lavoro a tanti operai e tecnici, era  cioè la sede dell’industria siderurgia  e delle officine  ferroviarie dove vennero progettate , costruite e messe in servizio le prime locomotive a vapore . Era il Reale Opificio Borbonico , sorgeva a Pietrarsa  e fu il nucleo industriale più importante della penisola italiana  per più di tre decenni. E' da Pietrarsa che inizia l'avventura ferroviaria italiana.

Quando questa tratta ferroviaria venne inaugurata era il 3 ottobre del 1839 , misurava sette chilometri e cinquecento metri di lunghezza tra Napoli e Portici e il giorno dell’inaugurazione  quei chilometri vennero percorsi in undici minuti dai  convogli carrozza – locomotiva.

l'Amerigo Vespucci                                                il Monarca - Cantieri navali di Castellammare

Era solo un primo tratto delle linee ferrate che dovevano essere costruite nel Regno di Napoli  in quanto nelle progettazioni proposte a Ferdinando II dall'Ing.francese Bayard , la linea ferrata avrebbe collegato Napoli con Nocera Inferiore  e quindi con Castellamare di Stabia  sede dei Cantieri Navali  dove erano state costruite le prime Navi Transoceaniche  con motore a vapore nonché  velieri ad alta tecnologia come come il Monarca gemello dell'Amerigo Vespucci .

Bayard de la Vingtrie, nel mese di gennaio del 1836 , espose un suo progetto ferroviario al ministro di Ferdinando II, marchese Nicola Santangelo. Il piano industriale del francese era allettante: egli intendeva costruire la linea ferrata a proprie spese, in cambio della concessione della gestione per 99 anni. Evidentemente il Bayard pensava che fra gli Stati italiani quello delle Due Sicilie era il più aperto al progresso, vantando già la maggiore e più moderna flotta mercantile d'Italia.

La  Napoli - Portici fu , in assoluto , la prima strada ferrata in Italia e pose il Regno di Napoli al passo dei grandi Stati Europei del tempo : la Francia e l’Inghilterra. La ferrovia si snodava lungo il litorale attraversando le paludi del napoletano e , incrociando la strada reale che portava nelle terre della  Calabria  Citra  e Ultra , finiva nei pressi della spiaggia di Portici.

Nel punto dove si intersecava con la strada per la Calabria venne costruito un ponte a due arcate  al fine di consentire il traffico sia ferroviario che per i mezzi stradali ma di ponti ne furono costruiti ben 33 e, come da progetto , nel 1840 la ferrovia arrivò a Torre del Greco e nel ’42 a Castellamare sede dei Cantieri navali .Terminarono nel 1844 quando  si arrivò a Nocera.

Il Ponte su Garigliano                                La tecnologia all'avanguardia              Un Ponte per le ferrovie nel Regno di Napoli

Le locomotive furono costruite a  Pietrarsa mentre le vetture ferroviarie nello stabilimento di San Giovanni a Teduccio. Il programmato sviluppo della espansione ferroviaria  in tutto il Regno fu comunque vincolato  accortamente dal rapporto costi / benefici cioè commisurati alle disponibilità finanziarie e alle reali esigenze dei territori. Cosa che non avvenne nel Regno dei Savoia , impetuosi a recuperare  i ritardi e i chilometri di strade ferrate realizzate al Sud e quindi a sprofondare nel debito già esagerato e finanziaramente  preoccupante. Questo sapeva Cavour ...andando in cerca di denaro e territorio.

Il vuoto venne colmato ma a discapito , pertanto , di un grosso disavanzo finanziario che , poco strano a dirlo ma purtroppo vero , fu pagato dal Regno delle due Sicilie e  cioè dal florido Banco di Napoli , al quale miravano le casse vuote sabaude. E così fu quando venne  messa in atto la conquista del Sud  senza nessuna dichiarazione di guerra ma con tanto danaro inglese per corrompere  tutti gli stati generali dell’esercito borbonico. Altro che impresa dei garibaldini. Mille contro un esercito ben attrezzato  che sbarcano e sbaragliano interi battaglioni e reggimenti che non sparano un colpo ! Senza corruzione e compravendite non sarebbe successo nulla.

E invece è successo !


Quanto alle ferrovie sabaude , il Piemonte, dalla stampa asservita al potere e al padrone , è ancora magnificato  per quei 866 km di ferrovie, omettendo che quelle opere, realizzate in Piemonte per stare al passo col Regno di Napoli , concorsero a ingrossare  l'enorme Debito Pubblico che lo Stato di Vittorio Emanuele II lasciò in eredità all'Italia. Il conquistato Regno di Napoli, invece, si vide portar via sia le macchine e le attrezzature delle Ferriere di Mongiana  sia i materiali ed i macchinari predisposti a Pietrarsa  e nell’Opificio di San Giovanni a Teduccio per le costruzioni delle Locomotive e delle carrozze ferroviarie  che vennero quindi montate parte a Brescia e parte adoperati , comunque , al Nord. Le risorse del Regno di Napoli  ed in particolare i soldi del Banco di Napoli andarono a turare ,purtroppo, le larghe falle delle casse del novello Regno d'Italia.

Con l’unità territoriale nel nascente Regno di Italia  , svanirono  i desideri  borbonici che miravano a realizzare  una rete ferroviaria tale da collegare con più rapidità il Tirreno all’Adriatico perchè quei progetti furono  abbandonati per sempre . I governi del nuovo Regno d’Italia, a conduzione sabauda prima e  col fascismo dopo, non si interessarono a sviluppare i necessari collegamenti stradali e ferroviari all’interno del Sud , necessari per incentivare l’economia e incrementare lo sviluppo, che furono  orientate , invece ,  verso lo  sviluppo delle linee ferroviarie Sud-Nord al fine di attivare  il trasferimento della mano d’opera meridionale al Nord.

Iniziava l'emigrazione meridionale.


Qualche contributo storico

Il primo tratto della Ferrovia fu inaugurato il 3 ottobre del 1839 con grande solennità. Il Re precedette il convoglio ferroviario facendosi trovare nella villa del Carrione a Portici ed a mezzogiorno diede il segnale di partenza egli stesso davanti a tutte le autorità, pronunziando un discorso in cui disse: "Questo cammino ferrato gioverà senza dubbio al commercio e considerando come tale nuova strada debba riuscire di utilità al mio popolo, assai più godo nel mio pensiero che, terminati i lavori fino a Nocera e Castellammare, io possa vederli tosto proseguiti per Avellino fino al lido del Mare Adriatico".

Partì quel giorno il primo convoglio ferroviario italiano, composto da varie vetture che portavano 48 invitati oltre ad una rappresentanza dell'armata di Sua Maestà Siciliana costituita da 60 ufficiali, 30 fanti, 30 artiglieri e 60 marinai. Nell'ultima vettura vi era la banda della guardia reale.

La stazione di Napoli fu costruita nell'antica via detta «dei fossi» appena fuori le mura aragonesi che in quel tempo ancora esistevano tra la Porta del Carmine e la Porta Nolana, era costituita da un'ampia sala d'aspetto per i passeggeri, di uffici, magazzini, rimesse per le vetture e le macchine e di un'attrezzata officina di riparazione.

Uno dei contributi più seri, meno demagogici, alle celebrazioni dell’Unità d’Italia è forse la pubblicazione dell’ultimo, monumentale lavoro di quel grande, ma purtroppo misconosciuto, meridionalista anti-unitario che fu Nicola Zitara.

 

 

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E’ utile , per le riflessioni che potranno farsi , riportare uno dei tanti contributi di Nicola Zitara alla causa meridionale

 


Cavour ncoppa 'a vaporiera

di Nicola Zitara

Se un giornale scriveva le due parole "il Conte", tutti intendevano che si trattava di Cavour, all'anagrafe Camillo Benso (o Benzo, da cui Benzoni e mai Bensoni). E la cosa accadde veramente. Il 5 aprile dei 1854, il giornale Il Progresso Subalpino apparve con un titolo su cinque colonne (a quel tempo la sesta, la settima, l'ottava e la nona non erano ancora in uso, neppure a Torino). Diceva: Domani il Conte inaugurerà la nuova strada ferrata Torino - Genova.

La mattina del 6, alle quattro e tre quarti, mezza Torino era assiepata intorno alla stazione. Alle cinque precise, apparve, proveniente dal centro, un corteo di carrozze. Cavour, quelle poche volte che usciva per andare in visita da una marchesa sua amica, ci andava regolarmente a piedi. Infatti non sopportava il cattivo odore che i cavalli emanano, e poi gli piaceva ascoltare i suoi stessi passi e lo scricchiolio delle suole. Ma quella volta, trattandosi di un'occasione solenne, con la presenza di tutti i ministri, tranne quello degli esteri, nonché di generali, ammiragli, ambasciatori (di potenze italiane e straniere), di dame eleganti e di cavalieri in tuba e redingote, si adattò a fare il percorso in landeau.

Giunte le carrozze dinanzi alla stazione, il reggimento dei Cavalleggeri di Saluzzo, appiedato per l'occasione, presentò le Lance, con in cima la Bandierina Azzurro Savoja. Si formò, poi, il corteo degli ospiti. Il Conte tagliò il nastro (ancora azzurro: era un residuo di nastri pre-statutari, che l'oculata amministrazione sabauda non intendeva buttar via) e il corteo accedette ordinatamente al marciapiedi della stazione. Sul binario (ancora l'unico) sbuffava una vaporiera, a cui erano legate tre carrozze. Un fumo nero e acre avvolse gli astanti.

La massa ferrosa che vibrava, le dimensioni stesse del mostro spaventarono signore e gentiluomini. Molti di loro si pentirono per aver accettato di fare una gita sull'orribile congegno. Alcuni si defilarono alla chetichella. Invece il Conte, che era di animo saldo, salì allegramente sul primo scompartimento della prima vettura, con l'aiuto di un robusto colonnello che lo spinse da sotto le natiche.

In vettura, arrivò un manipolo di cucinieri dei 7' Cavalleggeri di Pinerolo, in giacca e guanti bianchi, con delle gerle piene di panini al prosciutto, di panini al formaggio, di polli allo spiedo ancora caldi, di dolci tipici, di savoiardi al cacao, di prelibata gianduja artisticamente posata su piattini di fine maiolica di Vietri (la Ferrero non aveva ancora scoperto la carta-stagnola), di vecchie bottiglie di Albana, di Barbera, di Barolo.

Il Conte fece onore alla colazione. Un sergente della divisione Re, alto tre volte il Conte, si presentò con una bacinella di rame forbito, piena d'acqua tiepida, affinché Egli potesse sciacquarsi le dita. Il Conte lo fece volentieri, e poi chiese al sergente di porgergli l'asciugamani che recava sul braccio, appunto per l'uso dell'ospite. li sergente parve non capire la richiesta. Allora il Conte, immaginando che fosse francofono, gliela ripeté in francese. li sergente continuò a non capire. Mortificato, il colonnello Salmour, addetto militare dei Conte, comandò la cosa in una lingua somigliante al tedesco. Finalmente l'ordinanza ubbidì.

L'accaduto spinse il Conte a profonde riflessioni (sempre nel più puro francese, come era suo costume). "Se già nel Regno di Sardegna si parlano una decine di lingue, cosa avverrà quando sarà fatta l'Italia? Sicuramente sarà una babele!" (traduzione a cura del redattore).

Questa riflessione l'infastidì, per cui decise d'andare a vedere come funzionava la vaporiera. Il desiderio del Conte fu notificato all'ingegner Scott, uno scozzese che aveva progettato e costruito la ferrovia. A quel tempo il passaggio da un vagone all'altro non era ancora possibile, cosicché questi ordinò che il treno si fermasse e poi aiutò personalmente il Conte a scendere sulla sassosa scarpata. Lo aiutò anche a salire sulla macchina, cosa non facile neppure per un acrobata. Voleva salirci anche lui, ma il Conte, in un inglese per niente disprezzabile, gli chiese di non farlo. Voleva restar solo con i suoi sudditi e conversare con loro.

Il treno ripartì. Il macchinista e il fuochista, senza interrompere il loro lavoro, lo sbirciavano con condiscendenza. "E signuri sono curiosi, non è 'u vero, Vostra Eccellenza?". Il Conte capiva benissimo cosa stava dicendo il macchinista, ma non riusciva a inquadrare la provincia da cui proveniva. "Genovese non è, forse è sardo? Maa......" E così riflettendo andò per appoggiarsi a un passavano. "Attento, Signurì, ca ve spureate". Il Conte si ritrasse e guardò il fuochista, che l'aveva avvertito. "Merde, questi da dove vengono?" (Parziale traduzione del redattore).

Era inutile arrovellarsi su quel punto. Meglio dedicare il tempo a capire come funzionava la vaporiera. "Eccellenza, chisto è o freno. Se tiro sta leva, 'e rróte si bloccano. Il pericolo sta nel surriscaldamento delle rotaie.

Avite capito, Signurì, chisto nunn' è nu mestiere facile! V' 'o ddico pecché il vostro regno ci paga poco, a confronto dei pericoli ca currìmme e p ' 'a fatica che facìmme".


"Ma perché?... da che regno venite?"

"Simme 'e Napoli, Eccellenza. Siamo a Torino da sette anni, noi e altre dodici persone... Sin da quando il nostro glorioso re Ferdinando vendette sette vaporiere a suo "cognato", il re Carlo Alberto, che Dio abbia in gloria l'anima sua".

"Ah, sì. Adesso ricordo ... Sette vaporiere, voi dite... ? O Dio, ci siamo dimenticati di pagarle!"

"Sì, Eccellenza. E sono la Sorrento, la Capri, la Posillipo, la Mergellina, la Capodimonte, la Portici, la Vesuvio, sulla quale Vostra Eccellenza ci fa l'onore, e l'Etna... Tutte sempre in perfetto funzionamento..."

di  Nicola Zitara

 

 

Le Ferriere di Mongiana :Alloggi per il capitano della Guarnigione -L'area della Ferriera con gli alloggi per gli operai ed una delle prestigiose armi esportate in tutta europa

Mongiana : Un ingresso della ferriera  ridotto a rudere  e un Libro su quello che sarebbe stato lo sviluppo del Sud

 

 

Nota

del Portale del Sud dal quale sono tratte queste notizie

Il prof. Zitara ha dato nomi di fantasia alle locomotive, effettivamente vendute nel 1846 dalle napoletane Officine di Pietrarsa al Regno di Sardegna. Le macchine vennero consegnate a partire dal 1847 e regolarmente pagate. I nomi veri erano Pietrarsa, Corsi, Robertson, Vesuvio, Maria Teresa, Etna e Partenope.

Il libro («L’invenzione del Mezzogiorno. Una storia finanziaria»)

Il Libro di Zitara e la carta che raffigura i due regni la spedizione da Quarto e la " conquista dei mille "

Riassumere il suo pensiero sull’argomento non è certo semplice. Ma negli innumerevoli scritti (saggi, articoli, discorsi, lettere) in cui espose per anni le conclusioni politiche delle sue analisi storiche, non cessò mai di sostenere che un elemento fondamentale del programma di Cavour fu l’intento, consapevole e deliberato, di liquidare il Sud economicamente e asservirlo culturalmente al Nord. Concepito e messo in opera da lui stesso, il progetto fu portato a una prima conclusione dalla Destra Storica, proseguito poi da Depretis, Cairoli, Crispi e Giolitti, quindi ancora da Mussolini, De Gasperi ed Einaudi. Ammetteva che forse Fanfani e Nenni avrebbero voluto cambiare rotta, ma la Confindustria e i sindacati – avallati dal Pci, La Malfa e De Martino – li bloccarono.

Ne consegue – diceva inoltre – che siamo ancora una non-nazione. Il Sud, da quando il Nord lo ha conquistato, è stato squalificato sia nell’immagine che nella capacità produttiva. I padani, per svilupparsi, volevano un popolo di iloti, e lo hanno avuto. Hanno regalato ai ricchi le terre della Chiesa e il Demanio pubblico, hanno prezzolato i politicanti, hanno scatenato il clientelismo, hanno inaugurato il notabilato, hanno escogitato l’assistenzialismo, hanno governato simultaneamente coi carabinieri e con la mafia. E coi partiti e i sindacati nazionali hanno falsificato lo scontro politico Il Meridione – spiegava ancora – è oggi un paese che si identifica solo per negazione.

I meridionali sono italiani negati dalla stessa Italia.


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Alcune notizie storiche sono tratte da questo portale del sud.Ben fatto, sensibile alla gente maltratta del meridione  e che è bene vistare per apprendere la storia nascosta del popolo meridionale .

 

franco casalinuovo www.jacursonline    assoc. cult. Kalokrio