Raccontiamo Santa Croce e la Pedata della Mula

 

 

 

 

 

Santa Croce La Grazia La Pedata della Mula

E' stato il tema dell’incontro svoltosi sabato, nella Sala conferenze di Via Nazionale a Jacurso, con al centro la narrazione storica della croce di Cortale relazionata con .. dovizia di particolari , in parte sconosciuti , dal Dott, Notaris di Cortale che da lungo periodo è impegnato, tra studio e ricerca ,su questo tema .

 

Ritenendo tale argomento una utile interazione con altre ricerche e come rimando alle tradizioni culturali e popolari del nostro comprensorio , l’associazione Borgo Antico del Dott.Notaris ,unitamente a… e all’associazione kalokrio di Jacurso è impegnato a tracciare i luoghi e gli edifici religiosi dei monaci Basiliani.

La nostra area territoriale , ha proseguito il Dott. Notaris , e quella di Madama Laura in particolare, è stato il crocevia di incontro tra culture ,gente di pensiero e di professioni differenti appartenenti a comprensori pure distanti tra loro ma dove convergevano durante i loro spostamenti . Strade dallo Jonio al Tirreno e poi l’Aspromonte , le Serre , l’Istmo di Catanzaro.

Il Dott. Notaris narra dei Medici Cosma e Damiano , del Fondaco Pellegrini ,l'Istmo di Catanzaro ,la Santa Croce

A Cortale i Santi Cosma e Damiano hanno legato i suoi albori lontani ,ha continuato il Dott. Notaris ,perché le origini di Cortale risalgono a quando i monaci Basiliani che, per sfuggire alla iniqua disposizione dell'editto e quindi alla persecuzione spietata dell'imperatore, trasmigrarono verso la Sicilia e la Puglia ma nella maggior parte si stanziarono in Calabria perché le leggi iconoclaste non andarono mai in vigore nelle province bizantine dell'Italia meridionale.

Edificarono il " Monastero dei SS. Anargiri " nel declivo di Carrà, l'ancora di salvezza del popolo, oppresso dall'ingiustizia e dall'arbitrio del padrone e sicurezza dalle incursioni e razzie dei Saraceni.

Per chi ha la possibilità di visitare questo luogo, percepisce subito l’idea dell’importanza strategica del luogo, al centro delle comunicazioni tra Jonio e Tirreno, con un’abbondanza di acqua e di coltivazioni ad uliveti, quercete da sughero e a gelseti.

In questo luogo sono i ruderi dell’antica chiesa dei Santi Cosma e Damiano, con la pianta a croce di origine Basiliana sorta su un terrazzamento tra il golfo di Squillace e quello di S. Eufemia.

La Santa Croce

Non abbiamo notizie certe sui suoi fondatori. Secondo lo storico della chiesa calabrese Padre Francesco Russo il monastero del Carrà sarebbe stato fondato da alcuni monaci provenienti dall’altro cenobio di rito greco dei SS. Anargiri, noti anche come SS. Cosma e Damiano.

Invece, secondo il Parisi lo avrebbero fondato, su un territorio ottenuto da re Guglielmo, alcuni eremiti che avevano dovuto abbandonare il loro cadente monastero di S. Maria, non lontano da Squillace, sotto la guida dell’intraprendente e pio Nicola.

l'intervento di Mimmo Dastoli

Divenne ben presto una grande ‘massa’ feudalmente organizzata, che sfruttava sapientemente i terreni circostanti sottoposti dai monaci a dissodamenti e prosciugamenti con la costruzione di canali. Proprio per questo i vescovi di Nicastro per ben 50 anni fecero di tutto per sottrarre al monastero i suoi ricchi possedimenti, ma non ci riuscirono mai in quanto il monastero fin dal 1166 risultava alla dipendenza diretta della Santa Sede.

Il monastero del Carrà, il più prestigioso tra i monasteri basiliani di Calabria, divenne famoso soprattutto per il suo scriptorium dove furono copiati da esperti amanuensi diversi codici, tra cui il Vaticano 2001 e il Vaticano 2221. Notizie importanti sulla biblioteca e sull’archivio del monastero le troviamo nel resoconto della visita compiuta nei monasteri greci della regione tra il 1457 e il 1458.

Già nel 1551, in occasione di una ispezione da parte di altri due visitatori apostolici inviati dal papa Giulio III, il monastero risultava in stato di quasi completo abbandono.

Intorno pascolavano alcune mucche e dei porci guardati da alcuni pastori i quali riferirono ai visitatori che da tempo l’abate non risiedeva più nel monastero del Carrà, ma in quello di S. Adriano e che anche i due cappellani, per timore dei ladri, erano andati via.

Quindi, dal 1458 al 1551, poco meno di un secolo, il monastero non esisteva praticamente più. Lo abbatté definitivamente il terremoto del 1783 e l’anno dopo, con l’istituzione della Cassa Sacra i suoi beni furono messi all’asta, mentre il suo territorio divenne oggetto di contese tra le università di Maida, Cortale e Caraffa e tra i vescovi di Nicastro e Squillace.

Il fatto che nella Biblioteca Vaticana quelle opere siano state salvate dai continui disastri subiti dalla Calabria è un fatto preterintenzionale, accidentale, che non giustifica la sottrazione delle fonti della cultura e della propria storia alla regione ,prosegue , il dott. Notaris .

Aggiungiamo che contribuì alla distruzione delle biblioteche monastiche calabresi anche il fatto che il re di Spagna Filippo II in quegli anni aveva fondato a Madrid la biblioteca di El Escorial e pretendeva, come sovrano dell’Italia meridionale, di esercitare la prelazione sui codici greci e latini, ricorrendo sia all’acquisto, sia sollecitando donativi.

La Santa Croce con buona attendibilità ,secondo la leggenda ,fu rinvenuta in questi terreni dove le arature e le semine erano frequenti.

Si racconta che un contadino , mentre preparava il terreno per la semina fu incuriosito per uno strano episodio chi si ripeteva al passaggio dei buoi in un particole punto del terreno.

il vicesindaco Ciliberto

I buoi si inginocchiavano in un preciso punto per poi riprendere a tirare l’aratro . La curiosità e l’interesse lo portarono , scavando , a rinvenire una pietra arenaria che ,portata in superficie mostrò essere stata lavorata a forma di croce. Ma di una strana forma , anche irregolare .

Del ritrovamento certamente vennero informati i conoscenti e quindi il prete locale. Gli eventi immediati ,ovviamente non si conoscono mentre la legenda ricorda i prodigi sorprendenti dovuti a questa strana croce .

Guarigioni incomprensibili e miracoli inverosimili nei riguardi di persone ammalate o in pericolo.

Per questo motivo fu costruita una Chiesa dedicata alla Santa Croce , quella di San Giovanni , e ogni anno il 3 maggio ne ricorre la festa. Non è leggenda ma storia ,invece , la devozione che tuttora portano quelli di Cicala, un paesino in fronte a Cortale, quando ,in occasine della ricorrenza,alcuni Cicalesi si recavano in pellegrinaggio , a piedi , in questo paese, per pregare davanti alla Santa Croce.

Come è consuetudine a Jacurso ,per la Madonna della Salvazione , era tradizione , e continua ancora ad esserlo, preparare alcune paste , "l Vuti", tramite i quali si raffigurava una persona , un arto ecc. per invocare una speciale "grazia" di guarigione alla Santa Croce.

Nel suo intervento il Dott. Mimmo Dastoli si è soffermato sulla forma di aggregazione sociale e religiosa che come espressione accentuata si manifesta in modo preponderante nei pellegrinaggi , rigorosamnete condotti a piedi per esaltare la sofferenza e la devozione

Tra santi taumaturghi e Madonne protettrici, magie, processioni esuberanti, angeli e demòni, si è costruita nel tempo l’immagine che rappresenta la gente dei nostri abitati.

Affiora nel suo intervento una reinterpretazione del mondo popolare e della sua religiosità istintiva che risulta con ogni evidenza introdotta nel percorso di luoghi comuni e motivi ereditati, a loro volta, da una robusta tradizione contadina .

La " Famosa Sedia " e la Pedata della Mula

Dietro il volto dei Santi ,delle Croci e delle Madonne invocati come taumaturghi e santi protettori riemergono, continua , i volti delle antiche divinità precristiane e pagane.

La geografia dei luoghi di culto e degli spazi sacri, marcano ,inoltre , la gerarchia dell’ambiente e aprono culti privilegiati per questi simboli sacri.

La Croce a Cortale , la Pietra e la Pedata della Mula a Jacurso e la Chiesa della Grazia nel territori di Curinga.

Santuari ,Chiese e simboli sacri i cui segni figurativi rappresentano una decisa capacità di attrazione .

Il senso di appartenenza ad un territorio viene rimarcato anche dall'appartenenza alla comunità locale che, come una grande famiglia, tramanda e assicura la continuità a tradizioni e riti popolari.

Il Golfo , il Vulcano e le Eolie - vista dalla Pedata della Mula

Tra le testimonianze vere , si sofferma alla descrizione di un memorabile evento datato 1901 quando su Monte Contessa venne installata una grande croce in legno .

Per l’evento , al Piano della Croce ,” convennero più di seimila persone “ provenienti dai comuni di Cortale , Jacurso , Maida , San Pietro e Curinga !

L’intervento di Pietro Dastoli ha portato alla conoscenza come la venerata Sedia della Madonna ( Pedata della Mula ) stava per essere sradicata dal terreno ad opera di un “ ruspista “ che ignaro , stava svolgento dei lavori.

Ha ripreso la descrizione della Croce su Monte Contessa ,quando ,Don Adolfo Guzzo Arciprete ,dopo cinquant’anni , ritenne di dover sostituire la Croce del 1901.

Anche quel giorno tanta gente e tanta acqua . Si arrivò sino in cima e si rinnovò la croce.

Ha concluso con una preghiera tramandata da generazioni ed ha sottolineato la non presenza dei giovani ai quali passare il testimone della memoria.

La Prof.ssa Carmen Mutone

Puntuali sono stati ,pure , le integrazioni al dibattito della Prof.ssa Mutone che ha arricchito di conoscenze i vari temi trattati.

Anche Barbara Moio ha partecipato durante le varie esposizioni con interventi e contributi molto interessanti.

A destra il Vicesindaco Antonio Ciliberto

L’amministrazione comunale era rappresentata dal consigliere Francesco Gigliotti e dal Vicesindaco Antonio Ciliberto, il quale ha manifestato la vicinanza e l’interesse affinchè queste iniziative continuino a dare modo di incontrarsi e raccontarsi dando disponibilità anche alla Pro Loco locale di mettere in corso i progetti e le iniziative programmate.

Quest’ultima , rappresentata dalla Dott.ssa Elisa Buccafurni ,ha annunciato la programmazione che di fatto è già in corso con il Concorso Fotografico le cui modalità possono essere conosciute anche su Facebook.

La serata è stata chiusa da Franco Casalinuovo che ha coordinato i vari interventi ,poi, è seguito un significativo rinfresco con le tipiche “ Paste di Casa “ abitualmente preparate nel periodo del Carmine , offerte dalla Presidente della Pro Loco.

Tipici Paste per la Festa del Carmine