Per non Dimenticare

Otto maggio del 1928  - ore  10.00

“ Che di sera fa paura al forestiero “ così veniva riportato nel provvedimento per la costruzione dei muri al “ Burrone Castanò “ . Il timpone era ripido e soggetto a ripetuti smottamenti durante il periodo invernale. Per la presenza di alcune sorgive era anche un luogo pantanoso ,infestato da canne ed arbusti vari.


Con la dovuta attenzione nel 1927 gli amministratori del tempo diedero inizio,con quel provvedimento, al consolidamento di questo sito che diventerà risolutore per l’avanzamento dell’abitato.

 

Quel giorno era l’ 8 di maggio del 1928 ed i lavori erano ripresi di buon mattino. Si scavava la pendice del burrone. Pala ,piccone e cestoni di vimini per asportare il materiale fangoso ,a tratti pietroso , che le donne allontanvano trasportandolo in testa in capienti cesti quali quelli simili usati per la bardatura degli asini.

Facciolo Pietro picconava “ la timpa “ ( il pendio ) e Serratore Pietro riversava il materiale nei cestoni mentre di donne era un andirivieni per l’allontanamento. Era da almeno tre ore che si produceva questo lavoro e ,come nei giorni precedenti , si stava a lavorare gratificati che giornate di lavoro ancora bisognava farne tante.

Poi i rumori e le urla distrassero tutti gli operai che si ritrovarono a scavare con le mani consapevoli della gravità dell’accaduto. Erano quasi le dieci del mattino e buona parte , curiosa, si riversò a guardare dalla sommità. I due operai erano stati imrioginati dentro una consistente massa di terreno smottato all’improvviso. Fu necessario un considerevole spazio temporale per “ arrivare “ al Serratore che per caso aveva trovato da ripararsi infilando il capo nel cestone. E fu salvezza perchè riusci ancora a respirare e  non ferirsi.

Fu “ estratto e riportato in vita “  , impresa che non fu possibile per Facciolo , sepolto più in profondità e senza alcun riparo come il cesto e una bolla d’aria provvidenziale  per l’altro.

Quando fu ricuperato era ormai privo di vita. Pare che , considerato il tempo trascorso e il pericolo di un nuovo scivolamento di materiale , il soccorso per  rimuovere il materiale era stato interrotto e poi ripreso con cautela.

Facciolo Pietro lasciò in vita la giovane moglie ed una figlia ,Giovanna, di pochi anni.

I muri hanno già presentato il nuovo conto e l'associazione Kalokrio                                                                                                    ha segnalato debitamente le necessità.

Aspettando che tutto venga giù ....ci stiamo attrezzando meditando.

Al momento  " passata la fhesta ...gabbatu lu santu "