IL TERRITORIO visto dagli altri

Filoni di granito.

Non già veri strati ma filoni più o meno irregolari, di larghezza variabile da pochi centimetri a qualche diecina di metri, son formati dal granito o dalla pegmatite (con ortose, quarzo e muscovite) aventi caratteri identici a quelli che si presentano nel gneiss, talché non starò a ripeterne la descrizione.

 

 

Sono comuni nei micaschisti , nelle dioriti ed in ogni altra sorta di roccia che traversano per ogni lato e stringono come in una fitta maglia, e se ne trovano specialmente intorno al Montalto, nei monti sopra Reggio fino a Cerasi , Aràsi , Trizzino , Terreti , nel Monte Comune, nei poggi di Monteleone, Jacurso, Maida, Curinga, etc. 

 

Il Monte Contessa .A sinistra la stradina che porta alla sommità


Per solito seguono l'andamento degli strati, o li troncano con varia direzione, o formano anche dei nodi isolati dentro i medesimi. Il feldspato è quasi sempre ortose ceruleo, lamelloso, con sfaldature ortogonali, a volte caolinizzato. Ma la prova che basta il cambiamento di qualche circostanza per indurre variazioni nell'aspetto di una roccia antica, si può dedurre anche da altri argomenti.

Così le grafiti ed i calcari non poterono essere in origine in quello stato in cui sono oggidì ; ma le prime furono sostanza vegetale vivente, della quale, scacciati tutti gli altri elementi, non rimase se non il carbonio: i secondi probabilmente furono pur essi formati da sostanze organiche animali, e certo non contennero que' cristalli di clorite, di granato, o d'altro, che pei riordinamenti molecolari delle sostanze preesistenti o penetrate di fuori si formarono poi.


il contrafforte Rodio. Un lungo terrazzo proteso sino a Maida

Dato un lasso di tempo tanto lungo quanto è quello cui rimontano quelle rocce cristalline, e date le circostanze nelle quali queste si trovarono, qualunque terreno avente gli stessi caratteri dei sedimenti d' oggigiorno si sarebbe alterato e trasformato, perchè questa alterazione sembra necessaria in una materia eterogenea posta in certe circostanze di pressione e di calore ed in mezzo a solventi, che facilitino i movimenti molecolari ed il riordinamento delle sostanze rinchiuse secondo le loro affinità chimiche.

Le acque che filtrano attraverso la terra e che riempiono i meati delle rocce non sono mai pure, ma sempre sono fornite di sali specialmente alcalini.

Il Pilla. A volte irruento e altre volte lento tra pietre ed enormi massi

 

Nelle centurie de' secoli che formano le epoche geologiche un perpetuo circolo guida quelle acque filtranti dalle sorgenti alle foci e dalle foci alle sorgenti come sangue ne' vasi dell' uomo, e nelle centurie de' secoli passano pei meati di una roccia tanti sali da uguagliare più volte il volume di questa.


Qual meraviglia dunque se la materia si trasforma continuamente, e se le rocce sedimentarie a contatto delle acque, sì mirabili fattori di trasformazioni, acquistano una parte dei sali alcalini e perdono qualche altra parte delle materie che prima contenevano. Quando si prolunghi questo giro alla roccia di prima ne verrà sostituita un' altra abbastanza diversa.

Le Ferriere

Le rocce cristalline dell'Aspromonte adunque, come le altre simili, ritengo fossero in origine sedimentarie, e poi a poco a poco si alterassero fin che raggiunsero l'aspetto odierno.

« In Calabria da remota epoca furono scoverte e cavate miniere di ferro. In fatti in un diploma del 1094 troviamo che fra l'altro si donava al famoso monastero di S. Stefano del Bosco il dritto di cavar di tali miniere (Tromby, Storia criticocronologica del Patriarca S. Bruno, e del suo ordine, t. II, App. p. LXXIII)...,

Segnando gli Angioini due ferriere erano nella Calabria, l'una nel comune di Mese (oggi Mesiano) che veniva mossa dalle acque del fiume Mèsima e nel XVI secolo non più esisteva; e l'altra nelle montagne di Stilo e pria in quelle di Castelvetere (oggi Caulonia).

Ignorasi l'epoca in cui furon costrutte, ma è certo che nella prima ' tempi di Carlo I d'Angiò vi si fondeano 1200 cantara di minerale proveniente all'isola d'Elba (Bianchini, Disc, sulle ferriere) . . .

(') L. Grimaldi, Sludi slalisUci sull'ind. ayr. c man. 1813, p. 65-TO.

« La seconda, di proprietà del monastero di S. Stefano del Bosco, fondea il minerale esistente nelle montagne di Pazzano, ed era forse la stessa in cui veniva fuso il minerale di cui si fa motto nel summentovato diploma del 1094 che supponghiamo essere il medesimo che cavasi in Pazzano.

Era tal ferriera al certo in attività nel 1313 poiché in tale anno fu dal governo ordinato che non avesse il monastero a soffrire molestia nel cavare la vena ferrea e fonderne il ferro, e che quando tal lavoro fosse fatto a spese del monastero , niun dazio pagar si dovesse al governo; ed all'opposto quando si affittassero le fucine ai mercadanti, fossero questi tenuti oltre del fitto al monastero,pagare al governo once tre V anno (Bianchini, loc. cit.).

«Nel 1523 eranvi nelle Calabrie le ferriere di Campoli, Castelvetere , Stilo, Spadola ed altre, le quali tutte nel dì 30 maggio 1523 e 10 dicembre dell' anno appresso furon date da Carlo V in ricompensa di prestati servigi a Cesare Fieramosca , fratello di quell’ Ettore sostenitore della gloria militare italiana ne' campi di Quarata. E poiché forse il Fieramosca incontrò degli ostacoli nell' esecuzione, li 31 agosto l'imperatore comandò che subito si mettesse in possesso.

Per poco però le ferriere a lui rimasero, poiché quella di Stilo in dicembre 1527, se ne ignora il

come, al demanio era passata (Trornby, op. cit. t. X, p. 44). In tal epoca il monastero di S. Stefano godeva il dritto di aver pagati annui ducati cento in compenso delle acque del fiume Ancinale di sua proprietà che si fittavano per la manovra della ferriera, e li 5 dicembre del 1527 fu dal governo mantenuto nel possesso di tal dritto, e venne ordinata la soddisfazione dell'annuo pagamento che si era ritardato.

« Lasciando da parte le altre ferriere di cui ignoto n'è il destino, quella di Stilo . . . era in attività nel 1526 quando venne in Calabria il frate bolognese Leandro Alberti, il quale scrisse che si avea molto ferro dalle miniere di Pazzano (Alberti , Descrizione di tutta V Italia, p. 193). Lo era pure all'epoca del Barrio che stampò nel 1571 ; del Marafioti che pubblicò la prima edizione della sua opera (Cronache ed antichità di Calabria) nel 1595 e la seconda nel 1601 ; del Campanella morto nel 1639; nel 1648 in cui si spendeano ducati 6343 e vi si fondea quasi unicamente ferro crudo per l'artiglieria (Bianchini, Disc, cit.); e finalmente durante la vita del P. Fiore, che morì nel 1683.

« Posteriormente i lavori, non si conosce con precisione in qual' epoca e per qual causa, furon sospesi: nel 1754 vennero ripristinati, e si formarono adatte fabbriche per fondere il minerale colà esistente ; ma per difetto di carbone o per altre circostanze, il lavoro non essendo riuscito profittevole, nel 1768 fu la ferriera trasferita nelle montagne di Mongiana (Calanti, Descrizione delle Sicilie, voi. II, p. 244 e 245) villaggio unito al comune di Fabrizia . . . distante dal Tirreno e precisamente dalla marina del Pizzo miglia 18, nel locale dove si trova attualmente, una volta appartenente al principe di Boccella.

Folti erano i boschi nel novello sito lontano 12 miglia dall' antico che prese il nome di ferriere vecchie, ove nel 1834 in mezzo a' vasti boschi di Prateria e di Stilo, dal re Ferdinando fu stabilita un'altra ferriera che dal suo nome appellata venne Ferdinandea.

« La novella ferriera (di Mongiana) le cui macchine eran mosse dalle acque del fiume Alaro che ha origine nel territorio di Fabrizia ed è formato da molti ruscelli che si uniscono sotto il villaggio Nardo di Pace, fu sempre in attività, menocchò negli anni 1733 e 1784 . . . Crebbe lk produzioni: nel 1792 per le soprag- giunte guerre.

« Sotto il primo de' Napoleonidi . . . con decreto de' 26 novembre 1807 la fer- riera dalla dipendenza del ministero delle finanze passò a quella dell' altro della guerra, essendo unicamente e specialmente addetta alla fabbrica de' proiettili, mitraglie e ferrò per uso dell'artiglieria ... Il capo battaglione di artiglieria Ritucci fu proposto nel 1808 alla direzione della Mongiana, ove ordinò le cose in modo conveniente, e da volgere in meglio la sua destinazione.

Con decreto de 1 12 settembre 1810 segnato da Gioacchino, destinata venne una commissione composta dal Ritucci, da un mineralogista, da un ingegnere di ponti e strade e da un perito di boschi e foreste, con l'incarico di esaminare e determinare ove si dovessero trasferire le ferriere di Mongiana, di formare il progetto per la costruzione de' forni di riverbero della fonderia e delle corrispondenti officine da stabilirsi o nella Certosa di S. Stefano del Bosco, o nell'edificio di S. Domenico Soriano o in altro luogo conveniente, non che pel canale da costruirsi onde condurre le acque alle ferriere, e per le strade da aprirsi fra queste le miniere ed il luogo d'imbarco nel Pizzo ; di determinare ancora la estensione degli scavi da farsi nelle miniere di Pazzano proporzionatamente ai lavori di ferro da intraprendere ed al legname da tagliare; ed infine di fare il calcolo dell'annuo prodotto e della spesa necessaria per le mentovate opere e per l'annuale mantenimento.

« Ignoriamo il motivo per cui la ferriera volevasi altrove trasferire , ma poi essendosi riconosciuto non esser ciò vantaggioso, rimase alla Mongiana, fu restaurata e migliorata di molto, vi fu costruito un alto forno a riverbero, e «progredì sotto la direzione dei colonnelli Carrascosa e Laudi. Quest' ultimo ... nel 1814 ebbe affidata la direzione della Mongiana . . . Ferdinando I. riordinò il personale »

Tutta questa conca è occupata da marne tortoniane (fig. 1, 2,10), le quali cominciano a mezzogiorno intorno S. Giorgio Morgeto e sono confinate da questa parte da sabbie postplioceniche o da alluvioni ; esse si estendono poi anche a ricoprire presso che tutto 1' anticlinale cristallino del Capo Vaticano, che fino ad ora si riteneva composto quasi interamente di rocce antiche.

Da S. Giorgio Morgeto fino a Francavilla una serie continua di rupi stacca nettamente la roccia terziaria dallo schisto cristallino che forma l'ossatura degli altipiani i quali sovrastano da 100 a 300 metri, quale è appunto l'altezza dei dirupi o delle ripidissime pendici.

Una quantità di grossi paesi sta sulla roccia miocenica, al piede di questi dirupi, sul confine collo schisto cristallino, come per cominciar da mezzogiorno, Cinquefrondi, Maropati, Stillitànone , Laureana di Borello, Bellàntone , Candidoni , Serrata , Caridà , S. Pier Fedele , Dinami , Melicuccà , Limpidi, Acquaro, Dasà, Capistrano, Monterosso, Meliniti, Polia, Francavilla.

Altri paesi come Arena, Vallelonga , S. Nicola di Crissa , Filadelfia , stanno annidati sull' alto quasi sugli orli dell'altipiano.

Più a settentrione non si trovano altri lembi di questo terreno se non forse nella porzione veramente nordica della giogaia, nell'istmo di Catanzaro, sulla sinistra del fiume Lamato.

I Comuni dell'Unione. Tutti confinanti alle falde del Monte Contessa. Potrebbero fa parte del nascente " Parco Fluviale del Pilla & Madama  Laura "

Questi lembi sono formati di arenaria e più specialmente di conglo-merato con frammenti molto irregolari di schisti cristallini, e si trovano alla Casetta Romèo, sotto il fondaco Chiriàco sulla destra del Pesipo presso la sua confluenza nel Lamato, e finalmente sui due lati del torrente Cottola per l'altezza di 30 o 40 metri e con piccola pendenza ad ovest fra la strada nazionale Eboli-Reggio ed l Lamato.


 

Il Pilla e i suoi "affluenti":Castanò e Rodio. Il Cottola svolta ,invece,a sinistra

e, dopo un lungo percorso, si riunirà all'Amato

 

L'incontro tra i " gemelli " ... "partiti " dal Monte Contessa-Fossa del Lupo e Monte Covello .  Si incontrano in località Votatunda " comune di Maida. Il Pesipe dopo breve corso confluirà nel fiume Amato

 

 

Qualche altro piccolo lembo si trova sopra gli schisti cristallini e sotto l'alta massa dei terreni pliocenici e postpliocenici sulla linea fra Maida ed il Capo Staletti presso Jacurso e Cortale; ma, non avendovi trovati fossili, una parte almeno di questi conglomerati potrebbe appartenere al Pliocene come gli apparten- tengono certo quelli della parte opposta dell' istmo fra Tiriolo e Catanzaro.

 

continua....