Ci Rivedremo ..Lassù
Ci Rivedremo Lassù
24 Maggio 1915, esattamente 100 anni fa, l’Italia entrava in guerra al fianco di Francia, Russia e Inghilterra contro l’Impero Austro-Ungarico. Iniziarono così tre anni di sofferenze inaudite per milioni di soldati e di civili coinvolti più o meno direttamente in un conflitto che, secondo le previsioni, sembrava concludersi in breve tempo senza così gravi conseguenze e così vaste proporzioni.
Ricordo quando si sentiva ancora dire che “… quello è orfano di guerra “ …” è vedova di guerra “ , “ è mutilato “ , “ morìu in Guerra “. Frasi che non si ascoltano più ma che per ricordare i ragazzi soldato di Jacurso e d’Italia la generazione di figli /e nata da quelle vedove mantiene il ricordo e con esso la presenza al monumento per la commemorazione del quattro novembre.
Commemorazione che prevede la messa a suffragio nella chiesa Parrocchiale e poi il corteo con l'Amministrazione del Sindaco dott. Serratore Ferdinando al monumento ai Caduti presso il Viale Madonna della Salvazione. Nel nostro piccolo comune non c’è più quella gioventù che partiva per le due guerre ma in generale la gioventù sa poco o niente di quegli eventi ed allora per noi e per loro è bene riprendere la memoria di quei fatti.
Il pensiero va anzitutto ai caduti, a coloro cioè che pagarono il tributo più alto alla guerra con il sacrificio della propria vita. Non dimentichiamo neppure i reduci, cioè coloro che poterono ritornare a casa e non proprio tutti a riabbracciare i propri cari, riportando insanabili ferite nell’anima, nella mente e, in molti casi, nel fisico. Alcuni , tornando a Jacurso non erano riconoscibili dai famigliari per l’aspetto ridotto come larve umane. Alcuni , minati da una malattia che non gli darà scampo, vennero isolati in pagliai di campagna e moriranno per paura di contagio e perciò senza la dovuta assistenza.
Ho rivisto con profonda emozione il foglio matricolare di mio nonno, ritornato vivo dalla guerra ma, altri come lui moriranno dopo l’armistizio per le conseguenze di ferite, per le diverse malattie contratte nei campi di prigionia o per le durissime condizioni di vita delle trincee.
La Guerra
Il Governo Italiano conclude a Londra un patto segreto con Francia e Gran Bretagna. In cambio dell’entrata in guerra a fianco dell’Intesa, l’Italia ottiene la promessa di compensi territoriali: il Trentino, Trieste, Gorizia e l’Istria, Zara e parte della Dalmazia.
Dopo aspre contese fra neutralisti e interventisti, il Governo di Roma, il 23 maggio 1915, domenica di Pentecoste, inoltrava a Vienna la dichiarazione di guerra, abbandonando la Triplice Alleanza (Italia, Austria-Ungheria, Germania) , schierandosi con la Triplice Intesa (Inghilterra, Francia e Russia).
Cadorna e le sue 11 Battaglie dell’Isonzo
Prima Battaglia dell’Isonzo. Undici battaglie combattute nel corso della prima guerra mondiale dall’esercito italiano, che aveva l’obiettivo di cogliere alle spalle quello austriaco e raggiungere Trieste. Nelle prime quattro (giugno-novembre 1915) gli italiani riuscirono a far retrocedere il nemico fino al bordo dell’altipiano del Carso, ma, a causa dello scarso coordinamento fra artiglieria e fanteria, non riuscirono a spingersi più in profondità. La quinta battaglia (marzo 1916) fu di ordine tattico, volta a impedire uno spostamento di truppe austriache verso la Francia. Conquistata Gorizia durante la sesta battaglia (agosto- settembre 1916), l’esercito italiano consolidò le proprie posizioni nelle tre battaglie successive (sett. - nov. 1916).
L’undicesima battaglia (agosto-sett. 1917)
fu lo scontro più vasto combattuto fino ad allora sul fronte italiano. Il gen. Luigi Cadorna lanciò all’offensiva cinquantuno divisioni che attraversarono l’Isonzo in più punti ma che si dovettero arrestare presso il monte San Gabriele. La disfatta di Caporetto (ott. - nov. 1917), considerata da alcuni la dodicesima battaglia dell’Isonzo, vanificò poi tutte le conquiste di territorio in precedenza conseguite.
La dodicesima Battaglia dell’Isonzo
Sfondamento austro-tedesco a Caporetto () e ritirata fino al Piave.
Una sconfitta, che avrà conseguenze militari - la sostituzione di Cadorna, imposta dagli alleati - Armando Diaz subentra a Cadorna nella carica di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.
Caporetto è l’evento chiave della guerra italiana. Coinvolge il fronte interno riattizzando contrasti e polemiche fra neutralisti e interventisti. Costringe a ripensare la strategia offensiva ad oltranza e a riorganizzare l’economia di guerra su basi più solide.. E’ il crollo di un esercito stanco e demoralizzato, portato in guerra sulla base di una disciplina ferrea e di un rigido regolamento, che sfocia anche a non poche esecuzioni con fucilazione di soldati ritenuti sommariamente colpevoli di codardia. Ne fa le spese la gloriosa “ Brigata Catanzaro “ .
Un esercito al quale si era chiesta solo una passiva obbedienza e che pure fino ad allora aveva dimostrato una combattività e un’efficienza non inferiore ad altri. Gli oltre 200.000 fra morti e feriti delle ultime due spallate di Cadorna avevano non poco contribuito a fiaccare il morale delle truppe.
3 novembre L’esercito italiano entra a Trento e Trieste. 9
4 novembre Armistizio tra Italia e Austria-Ungheria, firmato a Padova presso Villa Giusti.
11 Novembre Armistizio tra le nazioni dell’Intesa e Germania e fine del glorioso Impero austro-ungarico. La Guerra è Vinta !
La prima Guerra Mondiale, la "Grande Guerra", rappresentò per l'Italia un vero e proprio dramma collettivo vissuto trasversalmente dall'intera società.
In quattro anni, dal 1915 al 1918, morirono, direttamente o indirettamente, quasi un milione di italiani.
Al tempo stesso, però, la memoria di quell’evento diede vita, negli anni immediatamente successivi alla fine della guerra stessa, a "un'epopea" storica ed umana dai contorni frastagliati in qualche modo unica nel suo genere. Un'epopea scaturita dal ricordo della scarna e stentata vita quotidiana lungo i diversi fronti, degli eroismi più o meno consapevoli, dell’ineluttabilità e della rassegnazione verso la morte “di massa” nei diversi campi di battaglia, nella claustrofobia di una trincea o di una postazione fortificata
Il 4 novembre 1919, praticamente cento anni fa. E' passato tanto tempo ma ne è passato poco.
Per tutti quelli che hanno avuto un fratello, uno zio, un cugino, un conoscente partito per la Grande Guerra, sembrerà vicino eccome, quel 4 novembre 1918. Insomma, per queste famiglie la Giornata del 4 novembre non appare né così distante né così oratoria
Eppure per i giovanissimi, per i ragazzi e per tanti altri, questa Giornata corre il rischio di apparire davvero gonfia di retorica, vuota di significato, inutile, distante, vecchia. A pensarci bene il mondo non è semplicemente cambiato da quel 1918, il mondo che conosciamo oggi è un altro mondo, non ha quasi niente a che vedere con quello che conoscevano i Jacursani caduti nella Prima Guerra Mondiale. L'economia, gli equilibri internazionali, la tecnologia, la cultura, il cibo, il modo di pensare, il modo di comportarsi - tutto è cambiato e continua a cambiare a grandissima velocità. E poi oggi c'è la crisi - la parola più frequente degli ultimi anni - e che non è soltanto crisi di portafoglio, crisi di lavoro. E' crisi di fiducia, crisi di prospettive, crisi di coraggio, crisi di civiltà, crisi di educazione, crisi di onestà. Crolla tutto e noi siamo qui, e parliamo della crisi. Ci impegniamo a mandare avanti la carretta tra mille difficoltà, e lo Stato ci regala qualche tassa in più. Perdiamo il lavoro, e lo Stato magari ci aumenta l'IVA. Abbiamo bisogno di servizi pubblici in più, e lo Stato ci congela tutto con il Patto di Stabilità. In tutto questo, come glielo spieghiamo ai ragazzi il valore della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate? Noi stessi come lo riscopriamo?
Possiamo partire dal nome che porta, questa Giornata: Giornata dell'Unità Nazionale.
L'Unità Nazionale.
L'Unità Nazionale divenne una realtà fisica con l'annessione di Trento e Trieste. Anche in anni recenti l'Unità Nazionale è stata oggetto di contestazioni da più parti, dal Nord e dal Sud - e con l'arrivo della crisi certe proteste si sono irrobustite. Ma l'Unità Nazionale è anche unità di spirito, unità di azione, unità nella comunità.
Quando le circostanze diventano più dure, quando perdiamo il lavoro, la fiducia, ci sentiamo sviliti, calpestati, siamo preoccupati... ci rivolgiamo gli uni agli altri e ci troviamo più deboli, più vulnerabili.
E allora perché anziché impegnarci e aiutarci troppo spesso invece ci dividiamo, ci critichiamo, ci abbattiamo? Ci uniamo nella divisione . Quand'è che abbiamo cominciato a fregarcene del bene comune? Quand'è che abbiamo smesso di essere rispettosi nei confronti degli altri? Parlo di tante realtà, di chi amministra , di chi lavora in un ufficio e non si impegna a dare le risposte e fornire i servizi, di chi butta i rifiuti in campagna, di notte ,sulla strada e di nascosto, di chi trascorre le serate danneggiando panchine o luoghi di ritrovo, di chi parcheggia in modo da impedire il passaggio di un pedone, di chi fa il furbo, di chi sfreccia a gran velocità nel centro abitato, di chi critica sempre e non contribuisce mai, di chi preferisce il "sentito dire" anziché informarsi correttamente, e di chi addirittura sfrutta quel "sentito dire" per i propri obiettivi.
Questi sono gli aspetti che ci rendono piccoli, che ci disgregano, che ci indeboliscono, che fanno sì che non raggiungiamo gli obiettivi che altrimenti avremmo tutte le capacità di raggiungere. Potremmo vivere meglio se recuperassimo quel senso di civiltà, di rispetto reciproco, di impegno, di disponibilità .
Ci vediamo “ lassù” !
Loro , i nostri ragazzi e gli altri che ci hanno dato la libertà ,sono lassi cielo da più di cent’anni e il più giovane dei nostri , appena diciassette anni compiuti, tanti per fare il soldato e salire su quelle montagne senza più scenderle. Perché ogni volta che si saliva a combattere erano abbracci e addì consapevoli di salire a morire. Spesso si saliva per combattere " all'Arma Bianca " - La Baionetta
un campo di concentramento dove finì di vivere uno dei nostri
Cadorna. Un comandante chiamato macellaio , crudele e mal visto anche negli alti comandi
Una delle nostre vedove
Il Monumento cimiteriale a Jacurso
Un elenco di Soldati di Jacurso
Il Sergente Giuseppe Serratore - Recuperò un cannone caduto in mano austriaca
alcuni dei soldati di jacurso
I condannati per decimazione quando insorse la " Brigata Catanzaro "
Il Sindaco non mancherà di mantenere la memoria a ricordo e monito di questi ragazzi che morirono su montagne e terre a loro sconosciute ..... che dovevano fare l'Italia Unita.
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franco casalinuovo jacursoonline