Eventi e Storie di Ordinaria Irrigazione
Storie di Ordinaria Irrigazione
La grande disponibilità idrica di cui dispone il nostro territorio, sia in termini di acqua irrigua che potabile , ha determinato , nel tempo, un modello , per quello agricolo, povero in termini di tecnologia dovuto ad un uso efficace dell’acqua e del risparmio idrico . Dove per " povero " alle origini si pensava al solo canale in terra battuta più che compatibile per la grande quantità trasportabile e fruibile in tempi immediati o comunque molto limitati per giungere nelle diverse contrade.
In passato le sorgenti del Pilla riuscivano a soddisfare non solo le esigenze dell’agricoltura locale ma anche quella della vicina Maida. Oltre all’Acquaro di Testa di Pilla , il nostro territorio si è dotato , nei primi anni del Novecento , di altri approvvigionamenti ai fini irrigui come il “ Dietro Volino “ , “ Scannizzi “ e “ Barone “ per citarne solo alcuni che nel tempo hanno diversificato lo scorrimento. Prima con condotte in materiale cementizio ed , in tempi recenti, con tubature di polimeri , meno porosi dei precedenti e quindi facili per la manutenzione e la velocità di trasporto.
L’agricoltura è però diventata negli anni sempre meno renumerativa , dovuta per l’emigrazione e negli ultimi decenni anche in balia di imprenditori venuti da fuori che spesso hanno sovrausato la risorsa , abusato e spesso lasciati ad abusare di grandi quantità disponibile e incontrollata a scapito dei piccoli proprietari locali che con ammirevole tenacia continuavano a mantenere la tradizione dei padri agricoltori e delle colture che già di per se costituivano una importante memoria agricola da salvaguardare.
Mantenere in vita un prodotto autocno nonché modi e tecniche di irrigazione , coltivazione e trasformazione di altri prodotti era anche una delle priorità scritte ai primi proponimenti nelle finalità che si sottoscriveva nello Statuto dell’Unione dei Comuni che, tra le altre mire, proponeva la salvaguardia idrica ai fini irrigui e potabili.
Avendo a cuore anche questo aspetto si era dell’opinione che gli acquedotti irrigui di Jacurso , unici nella progettualità e gestione primordiale , potessero avere una evoluzione capace di divenire volano di una nuova agricoltura di Collina e di Montagna.
Gli ultimi decenni sono diventati , invece , i più deludenti per l’abbandono e la scarsissima attenzione mostrata , invece , per l'eolico. Ne si dovrà rifugiarsi , come alibi , alle competenze del Consorzio di Bonifica delegato e incaricato alla gestione delle acque.
Qualche sentenza pare abbia dato pure ragione agli innumerevoli ricorsi prodotti da agricoltori o piccoli proprietari come si riscontra , appunto , nel territorio nostrano.
La nostra associazione , prestando attenzione al caso , ha avuto modo di ascoltare non pochi disagi sia sulla indifferenza nella gestione locale sia sui tributi che si chiede di corrispondere al Consorzio (senza neppure la possibilità di ricorrere) e riteniamo possa essere proposta qualche opportuna iniziativa già in animo .
Il problema si ripresenta ,tuttavia , ogni anno perché come tale viene abbandonato quando finisce la " stagione del problema " ed ognuno si " arrangia " da se fin quando arriva solo per qualche giorno il momento delle promesse , delle idee e dei progetti .
Per la gran parte, la domanda di irrigazione, è il caso di grandi aree come il Crotonese povere di sorgenti , è soddisfatta da Sistemi Collettivi (Consorzi di Bonifica) che non conoscono, però, affatto le esigenze delle piccole zone come le nostre.
Quì riconducibili e portate a soluzione solo dalle volontà dei poteri locali e quando gestite e affidate a personale con la voglia e le capacità di affrontarle per tempo con le opportune introspezioni , interventi , manutenzioni e controlli.
Ci si domanda allora quali possono e devono essere le attenzioni , i doveri , le capacità e la imprenditorialità di una Amministrazione Locale che non vuole disconoscere la valenza agricola sulla quale intende spendere attenzione e risorse economiche anche molto limitate .
E’ risaputo che gli intoppi legati all’acqua non sono mai mancati nel territorio locale . Però , risulta, essere stati sempre affrontati e portati a soluzione nel tempo dovuto , un po delegate al dialogo e non alle imposizioni.
Si sa , o dovrebbe sapersi , quanto quantità consistente di agricoltori ricorre a proprie infrastrutture di captazione come si sa , o dovrebbe sapersi , quando è necessario intervenire alle prese d’acqua sul nostro Pilla o alle tante sorgenti disseminate sul nostro territorio.
La gran parte delle reti di irrigazione non è a pressione. Ciò significa che l’acqua può essere incanalata solo sfruttando la gravità. Le modalità di allocazione tra le diverse colture sono poi rigide, basate su turni predefiniti, senza possibilità di attivare una fornitura in tempo reale alle colture più vulnerabili. L’effetto paradossale è quello di utilizzare enormi quantità di acqua per irrigare colture a basso valore aggiunto, e rischiare, nel contempo, di non averne abbastanza a disposizione per le colture a più elevato valore aggiunto, qualora queste ultime si trovino “in coda”, sia dal punto di vista geografico sia stagionale e di bisogno.
Questa rigidità ha ripercussioni negative soprattutto in situazioni stagionali anomale come in questi giorni in quanto, essendo le scelte sulle coltivazioni da effettuare prese all’inizio di stagione, ci si trova nell’impossibilità di effettuare qualsiasi modifica nel momento critico come l'attuale .
A livello colturale, i sistemi di irrigazione più diffusi sono quelli a gravità (scorrimento, infiltrazione laterale,) rispetto ai sistemi con acqua in pressione che non interessano l’agricoltore corretto cioè non dovrebbero essere abusati dai " cittadini agricoltori " che utilizzano la risorsa “ di comodità “ anche con sistemi di automazione poco complicata e facile a fare.
Quando si ha a cuore il destino di un territorio bisogna però stabilire se osservare e fare osservare le Regole , cioè dalla progettualità alla manutenzione di competenza e dall’uso razionale , consentito e mai abusato. Cioè persone competenti che devono sapere dialogare con l’utenza .
Qualche Nota
Il Primo Regolamento risale all’anno 1851 quando l’intendente della Provincia Calabria Ultra 2° stabilisce i rapporti tra l’ex casale di Maida , comune nel 1811, ed il comune di Maida (che da Feudo vantava e abusava su tutti i diritti spettanti a Jacurso ).
Il secondo interessa invece il Ruolo di Distribuzione redatto nell'anno 1855
Il terzo provvedimento " Regolamento e Distribuzione delle Acque del Pilla " fu stabilito due anni dopo l’unità, nel 1863 , con il quale venivano indicate le giornate per contrada , i ripartitori e quindi i costi dovuti ( passando dalla Grana alla Lira ).
La portata , ricorda bene chi scrive , veniva riportato in volume perenne e di sezione pari a 30 pollici che per la pratica agricola corrispondevano, come consuetudine locale, a cinque tegole ( Ceramijhu Locale ).
I terreni di montagna erano , inoltre , ripartiti in tre classi e lo stesso avveniva per i terreni di marina . La prima classe di montagna pagava il prezzo più alto della seconda e terza .La 1° classe di marina pagava un prezzo quattro volte più alto rispetto alla 1° classe di montagna . Tanto giustifica quanto e come era rispettato e fatto rispettare il Regolamento .
In quest’ultimo provvedimento si segna anche il giorno di inizio e quello di fine della distribuzione (dal 15 maggio al 15 settembre ) e tra le prime disposizioni si stabilisce ..” che sia nell’obbligo di ciascun proprietario di rimettere il volume delle acque nell’alveo medesimo senza permesso di farsi cessione al proprietario dei fondi limitrofi.
Tra le altre disposizioni che …vi sia un guardiano rurale e che siano elevate contravvenzioni ai contravventori e per gli abusi.
Il Sindaco firmatario di Jacurso fu Domenico Jeradi e l’Incaricato della Prefettura, l’Ingegnere alle acque S. Langene e architetto Rinaldis
Negli anni a seguire è stato sempre osservato tale regolamento senza proteste e lamentele . Cioè condiviso equamente da tutti con qualche lite ...ogni tanto !
Una considerazione finale va comunque fatta. Il Pilla non è asservito ad altra opera e le sue acque finiscono a mare . Le condotte e gli acquedotti sono proprietà del Comune di Jacurso e , per quanto è dato a sapere dello scrivente , gli usi e le consuetudini sono sempre stati alla base del Diritto. Pertanto è chiaramente marginale il ricorso al Consorzio di Bonifica come alibi di disservizio o confusione . Che si può evitare consultando Leggi e Regolamenti che dovrebbero (Devono ) essere disponibili e di facile consultazione .
Dovrebbero essere disponibili , fruibili e consultabili con tutti gli aggiornamenti avvenuti negli anni , anche dopo l'avvento del Consorzio delegato che , di fatto , non ha le condizioni nè le competenze per gestire un servizio destinato anche a chi deve imparare a conoscere i luoghi , le contrade e calpestare periodicamente quei luoghi . Per conoscere Soprattutto i danni che in più occasioni sono stati provocati per cause esterne . Vedi Eolico , Taglio indiscriminato di Alberi e accomodamenti vari da parti di privati.
Gli utenti è risaputo comunque quanto sono a conoscenza delle giornate spettanti alle contrade e perciò con il buon senso , l’osservanza e il dialogo si ha da andare avanti negli anni utilizzando le acque del Pilla.. .. Magari !!!