San Sebastiano Martire 2015

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San Sebastiano Martire

Una festa di antica tradizione, quella in onore di San Sebastiano , che vanta una lunga e ricca storia.

Vecchie cronache cittadine, antiche “Figurine del Santo “ qualche foto conservata ancora nelle nostre case attestano quanto questa festa ,per secoli ,sia stata sentita e radicata nei cuori dei jacursani. Tra i ricordi più suggestivi , San ‘Mbestianu si “girava ‘cù la nive.

 

O ancora più toccante “ si votava l’acquaru a lù strìttu “ per sgombrare la neve sulla strada Salita San Sebastiano e fare uscire il Santo dalla Chiesa prospiciente per consentire la processione in un abitato coperto di neve.

Le macellerie erano due ed oggi mancano. Al passaggio della Statua i due “vucciari “ , rispettosi al Santo Patrono ,stavano fermi all’ingresso del locale .Sulla parete esterna entrambe le “vuccerie “ mostravano appesi a un gancio due – tre agnelli e qualche capra. Era la carne per il giorno di festa. Agli agnellini , dal petto squarciato , pendevano gli esili intestini che il freddo e la neve avevano congelato in un grumo biancastro che intristivano gli occhi.

Negli anni cinquanta del secolo scorso, la festa riscuoteva ancora grande attenzione e fede e , come si racconta, “ li vrazzùali “ ( braccianti o contadini ) lasciavano la terra e , a piedi , da " Sipendina "  o " Chianu de la Cruce " arrivavano per la messa e la processione.

Si scendeva anche dalla “montagna “ allora ed era l’occasione per dare una “ guardata “ alla casa del paese che ,più o meno ,tutti i foresi e gli stanziali  della  montagna possedevano per qualche evento e per comodo come si era soliti dire .

L'arciprete è Don Adolfo Guzzo e la processione si è conclusa sulla via San Sebastiano .

Sino a questi anni il comitato della festa organizzava pure qualche momento di svago  sociale come la gara della pasta , lu tìru a la còrda e spesso la ‘ntinna ( palo da salire tra piedi e mani ) con i premi sulla punta …e certamente altro che non era il cantante o il complesso di oggi .

Magari la banda locale  ( perché ne avevamo due ) o qualche tarantella. Poi ,come abbiamo sempre saputo fare, le abbiamo sfasciato anzi si sono sfasciate l'una contro l'altra armata.

Qualche volta anche in quel passato,infatti ,  il vento della contestazione riusciva a travolgere costumi, abitudini , tradizioni e neppure la fede veniva risparmiata. Oggi mancano pure quelle persone che un tempo facevano ressa per portare la statua e neanche tante sono quelle che stanno dopo la statua .

Auguriamoci che possa essere ,prima o poi , l'occasione perchè il borgo riacquisti la concordia e tutti collaborino al raggiungimento di uno scopo comune, senza gelosie, invidie e chiacchiericcio di basso profilo. Anche se ,come bisbiglia qualcuno della redazione, jacurso o meglio li jacurzani sono sempre stati uniti nelle divisioni.

Nella processione odierna non sappiamo se fare il giro completo del paese o la processione abbreviata. Dietro la statua poche persone tra sciarpa e berretto ,a seconda del tempo ,una banda per gabbare il Santo e quattro mortaretti finali per tirare a campare anche stavolta. Ma non dimentichiamo che quel poco o troppo che si riesce a fare è pure frutto del tempo elargito gratuitamente, del lavoro che richiede e delle responsabilità che si acquistano anche per sparare quattro palle scure o colorate anticipando le spese . Poche persone che conosciamo e non sempre ricompensiamo.

San Sebastiano e ,sul trono dell'Altare Maggiore ,la Madonna della Salvazione .quasi certamente non rivedremo più San Sebastiano in questa Chiesa .

Quest’anno ,come altri gli sono già capitati, San ‘Mbestianu Martire uscirà dal “Santuario Maria Vergine della Salvazione “ e non dalla sua Chiesa come sperava. Ai nostri giorni non c’è più la neve ,neanche più le antiche “ vuccierie “ e neanche tanta fede dietro la Statua. I tempi cambiano e purtroppo anche i costumi e gli abitanti.