Per Non Dimenticare Marcinelle

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Marcinelle, Uomini in Cambio di Carbone

La storia dell’emigrazione italiana in Belgio nel secondo dopoguerra passa attraverso due turning point. Il primo data 20 giugno del 1946. Sullo sfondo ha le rovine del conflitto appena terminato.

Un Paese cerca una «valvola di sfogo» alla disoccupazione, ritenuta dal suo governo indispensabile precondizione per avviare la ricostruzione economica e contenere la conflittualità sociale. Un altro Paese cerca nuove truppe per vincere la propria «battaglia del carbone»: ovvero riprenderne la produzione, contenendo salari e investimenti per la sicurezza, dato che i suoi figli, dopo i gravi sacrifici seguiti all’occupazione tedesca, non sono più disposti a rischiare la vita, scendendo in miniere antiquate e pericolose.

Queste condizioni portarono l'Italia del dopoguerra a firmare accordi commerciali con altri paesi , non solo europei , come i patti bilaterali siglati dall’Italia con il Belgio. Il carbone assume una dimensione totalizzante: sarebbero stati inviati 50.000 operai per l’impiego esclusivo nell’attività estrattiva in cambio di una fornitura garantita di una quantità di carbone fluttuante tra un minimo di 2.500 ed un massimo di 5.000 tonnellate, a seconda dei livelli di produzione, per ogni 1.000 operai inviati. Uomini in cambio di carbone. Gli italiani sarebbero subentrati ai prigionieri tedeschi, arruolati forzatamente, in attesa del rimpatrio.

Qualche cosa avevamo in comune:

la Patria

il lavoro

la miseria.

Quasi non capivo

il tuo dialetto strano

ché dell’Italia eravamo

ognuno ad un estremo (…)

Ma nel fagotto

che portavamo nella fossa

c’erano le stesse cose: pane

margarina

e caffè amaro (…);

la carne segnata da ogni pietra caduta

e nelle vene lo stesso sangue:

sangue d’emigrante.

Il masso quel giorno cadde

e fu crudele e pesante

troppo pesante

per te, piccolo leccese.


Sono i versi che il parmense Walter Vacca dedica ad un compagno leccese, ucciso dalla miniera, apparsi in una raccolta di immagini e parole dell’emigrazione italiana in Belgio


Sono passati 63 anni dalla tragedia nella miniera di Marcinelle e oggi il Presidente Mattarella ricordando tutti quei nostri connazionali morti dice “La tutela di tutti i lavoratori e la incessante promozione dei loro diritti costituiscono principi di civiltà irrinunciabili per ogni Paese e sono un obiettivo fondamentale nel processo di consolidamento della comune casa europea e dell’intera comunità internazionale”.

8 agosto 1956 nella Miniera del Bois du Cazier di Marcinelle scoppia l’incendio che segna la sorte di 262 lavoratori. Il prezzo più alto, in termini di vite umane lo paga l’Italia con 136 morti.

Uomini poveri, arrivati in Belgio da Italie povere per fare un lavoro povero e pericoloso. Braccia italiane in cambio di carbone belga. Dal Protocollo del 23 giugno 1946, che sancisce l’accordo,  nascono le migrazioni di massa dei nostri connazionali verso un’ Europa (non unita) quasi inospitale e che li percepisce esclusivamente come fastidiosa bassa manovalanza.

Poco istruiti, senza specializzazione alcuna ma con tanta capacità lavorativa circa 140.000 italiani partirono e la metà di loro fu mandata nelle miniere.

Il viaggio dall’Italia al Belgio avveniva, spesso, su vagoni blindati! Il contratto di lavoro durava 5 anni e l’interruzione portava all’arresto! I “musi neri” (per la polvere di carbone) abitavano nelle  baracche degli ex campi di concentramento! I cunicoli dove si scavava a volte non superavano i 50 cm!

 

La fatica era inimmaginabile e le tragedie all’ordine del giorno. Ma per i minatori tutto questo impallidisce di fronte all’orgoglio di mandare qualche franco a casa!

 

 

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francesco Casalinuovo     ass. Cult Kalokrio         jacursoonline