-proverbi 2 Saggezza Popolare

              Saggezza Popolare attraverso i Proverbi

 I proverbi sono tratti dal libro  “   Disse l’Anticu : La saggezza popolare attraverso i  proverbi …”                                   L’autore ,il Dott. Marcello, nativo di Cortale ,li ha raccolti con amore e pazienza coinvolgendo  amici e conoscenti. Si  è trattato spesso di braccianti,pastori,contadini,artigiani e poi ancora commercianti ,massaie e professionisti come riportato nella premessa.

 

 

Un doveroso riconoscimento per la raccolta e per le note ad ogni proverbio. Il dott. Marcello ha esercitato con passione la professione di medico neuropsichiatra presso l’Ospedale Psichiatrico di Girifalco e successivamente presso l’ASL 18 di Catanzaro al Centro di Igiene Mentale.

                                    AMORE, MATRIMONIO, FAMIGLIA

.. allora il Signore Iddio formò l'uomo dalla polvere della terra, alitò nelle sue narici un soffio vitale e l'uomo divenne un essere vivente (. .. ) Poi il Signore Iddio disse: 'non è bene che l'uomo sia solo' (. .. ) Allora il Signore Iddio fece cadere un sonno profondo su Adamo (. .. ) prese una delle sue costo­le (. .. ) e formò la donna. (. .. ) Allora Adamo esclamò: 'questa è sì osso della mie ossa e carne delle mie carni ( ... ) Per questo ['uomo lascia suo padre e sua madre"" (Genesi 2,7.-.2,24).

Concezioni bibliche e religiose perpetuano l'immagine della famiglia come punto di riferimento di ogni determinazione umana finalizzata alla procreazione e al vivere civile. Ma le massime proverbi ali ricorrenti sul tema tramandano tale immagine nel suo originale anacronismo e assumono, in tal modo, valore di te­stimonianza storica in favore della attuale concezione culturale della famiglia.

 Oggi la natura del rapporto tra uomo e donna trova riferimenti motivazio­nali - per la donna - nelle esperienze di figlia, di sposa e di madre riferite alla famiglia patriarcale di ieri; ma anche in quelle di soggetto attivo disinvolto e coinvolto nelle responsabilità del mondo del lavoro; e - per l'uomo ­nell'essere contestato nei suoi ruoli di 'figlio maschio' mutati nel tempo fino agli attuali modelli che lasciano alle spalle le culture del patriarcato in favore del femminismo.

Cosicchè identità e ruoli tradizionali mal si conciliano con le prassi correnti dell'attuale vivere civile: tantoppiù se essi riguardano il delicato settore dei rapporti di coppia. E di ciò bisognerà tenere conto ai fini di una corretta inter­pretazione delle massime proverbiali attinenti ai canoni dettati dal mondo della famiglia.

 L'Amore, nel passato, è slancio di vita; è supporto biologico piuttosto che sdolcinate effusioni di sentimentalismi manifesti; è dedizione incondizionata coperta dal pudore. E gli atti amorosi sono esclusivi del privato, rigorosamente mascherati dalla pudicizia nel chiuso dell'intimità domestica. Qualsiasi riferi­mento allusivo è tabù fino a proibire, in certe espressioni, termini come 'fallimentare' o 'magnifica' o, ancora, come 'cavolo'. E certe realtà inconfu­tabili nella loro obiettiva naturalezza vengono supplite dalla immaginazione di favole fantasiose da raccontare ai più piccini. E, per esempio, i bambini ven­gono al mondo calati dal cielo in uno splendido cestino di oro zecchino che l'angelo più bello del Paradiso adagia, non visto, sul letto genitoriale.

E la fia­ba precede nel tempo quelle analoghe del 'cavolo' e della 'cicogna', con le quali, in tempi più vicini, timidi sistemi 'educativi' hanno inteso spiegare la messa al mondo dei fratellini alla ingenuità dei più curiosi.

Il nudo è proibito persino alle pratiche mediche - le ostetriche sono sempre donne - e alle intimità coniugali: le giovani spose vanno a letto a lume spento, indossando una sottana da notte che le copre fin sotto le caviglie e - si racconta ­portante sul d'avanti, all'altezza dell'anca, una fessura scucita con tutt'intorno ricamata la scritta ' ... no' 'ppe piacìre mìo, ma pe' offrìre 'n u figghiu a Dio ... '.

Culturalmente il sesso non trascina nei vortici delle passioni carnali e nep­pure concede piaceri più semplici: i tabù peccaminosi alimentano timori, e i timori propiziano senso di colpa, vergogne, pudicizie vereconde che si sublimano in forze moralizzatrici di autodifesa. Cosicchè il rapporto amoroso è an­che groviglio di desideri insoddisfatti, di attrazioni proibite, di conflitti inte­riori tra contrastanti valenze erotiche, represse persino negli slanci più natura­li, e sublimazioni verso il mistico. Le condotte sessuali assumono valori e si­gnificati diversificati a seconda che riguardino classi e culture dominanti op­pure subalterne o, più semplicemente, uomini piuttosto che donne.

  Le stesse unioni matrimoniali, alla pari di certe vocazioni religiose, si pon­gono come predeterminazioni soprannaturali quasi indipendenti dalle volontà degli uomini:

Matrimuani e viscuvàti de lu Cialu su' distinàti.

 Ne consegue l'incondizionata accettazione del marito, da parte della moglie; e dei figli, da parte dei genitori, come provvidenza fatalistica predestinata:

Marìtu  e  figghi cuamu  ti  li   mànda à' mu  ti li pìgghi.

  Ciononostante

Amure  de'  amure  vène

 e

Amàre  cu'  no'  ti  vo'  bène  è   na'  paccìa

 Amore alimenta Amore; ma amare senza essere corrisposti è follia. E se poi l'Amore è reciproco sentimento spontaneo, non può essere impedito né da forze maggiori

 Quàndu  dui  si  vuanu  quàttru  no'  li  puanu;

 né da legami di parentela

Amure  nàtu  no'  guàrda  parentàtu.

 Anzi: certi vincoli parentali finiscono per favorirlo, come indica la regola delle  3 C :

 Tri  'C'  sunu  lu  perìculu  de  li   spusàti:  C ugìni,  C umpàri,

e  C anàti !

 cugini, compari e cognati rimangono, infatti, al di fuori di ogni sospetto. Nel rapporto amoroso, concezioni prettamente maschilistiche suggeriscono, poi, certi approcci interpersonali:

A li cummàri ... à' mu li 'mpàri;

A li canàti ... à' mu li chiàti;

                A li cugìni .. à' mu lu 'mbicìni;

                A li parìanti ... à' mu lu mìanti.  

 Scendendo, poi, nel priapismo più istintivo, l'erotismo si può fare volga­re, cantato com'è -a volte- senza freni e neppure veli, con libera licenza di schietto verismo che tradisce, persino, il rispetto dovuto all'altrui pudicizia.

L'Amore passionale non guarda direzioni, né legami di parentela: alimenta, bensì, ardori e libidini prepotenti; ma anche fantasiosi pensieri di autoeroti­smo, che travolgono la consueta pudicizia dei luoghi.

Tu sì de jhùacu ... e io de 'ccà ti vìju:    tu ti lu gràtti. .. e io mi lu manìju

 senza, tuttavia, reprimere la discrezionalità di certi altri atteggiamenti:

 lo  de  'ccà ... e tu de 'jhà,  facìmu  l'amùri ... e nùjhu lu sa'.

Vero è che

La  fimmina  è  bèjha  e l'ùamu  de  'cchiù    ...quandu,  assèma,  hfànu  lu  cucurucù

 uomo e donna, stando assieme, si esaltano, fieri dello slancio vitale che li anima e del portamento erotico battagliero. Al cuore non si comanda e fare l'Amore non è peccato: ma l'apologia all'Amore è, ancora una volta, in chiave maschilista:

 Futtìti,  futtìti,  futtìti ... ca' futtìre  no'  n'è  peccàtu;

Lu cumànda San Dunàtu:  

de  duve  nescìsti  no'  trasìre;  

Li  solùri  dàssile  jìre;

 li  cugìni  si  'tti  pàre;

Tutti  l'àtri  pàri  pàri...

 Chi cerca Amore soddisfa le naturali curiosità erotiche:

Aj'ari   jìvi  mu  màcinu  a  Pìasipu: 

tri  solùri  lavàvanu  pànni;

'Eranu  'mpaddàti   ‘nzìna  a'  li mìnni  

e li si vidìa  lu  paparujànni

 oppure, va incontro a disavventure boccaccesche, anche a rischio:

Arzìra  jìvi  a  làna  e  mi  scordài  lu  màntu;

'Aja  lu  màntu  sàntu. !

ca' no 'nda  vùagghiu  cchiù  tramènte  càmpu.

 l'indumento dimenticato a casa dell'amata dopo un incontro furtivo è chiara­mente compromettente; ed è segno, inoltre, che

 Pe'  la  tèsta  de  sùtta  

Perdìsti  chìjha de  sùpa

 le passioni travolgono, contaminandolo, il pensiero lucido.L'Amore, poi, come condotta erotica, fa bene alla salute fisica e mentale,tanto più quando se ne regolano i ritmi.

 Na' vòta  la  simàna ... ògni  màle  sàna;

 Na' vòta  a  quindicìna ... è  medicìna;

Na' vòta  a'  misàta ... 'ncìgna  la  calàta

 

mentre

Ogni  matìna ... po' èssere  ruvìna ... !     

 Ma

Si  àtru   no'  n' ài  ,  cùrcati  cu'  'màmmata

In tema di 'priapismo' e di 'erotismo', alcuni proverbi vengono espressi in forme volgari non consone al buon gusto delle attuali culture ufficiali. La relativa omissione dal testo di pochi di essi non è stata ritenuta indebita mutilazione deformante. Del resto, in tema di 'fallicismo'. alcune religioni di popoli tribali conside­rano il 'fallo' entità divina e, come tale, oggetto di culto quale simbolo della forza fecondatrice . Oppure, anche amuleto magico protettivo contro malanni, insidie e, in ispecie, contro il malocchio.  Non esorta all'incesto; perchè si dice parimenti

 Restàu ... cuamu chìjhu chi 'llu vìtte  sulu a  'màmmasa

 d'avanti al nudo della madre il giovane figlio inorridisce, umiliato e sconvolto in uno stato di emozioni confuse. L'arte della seduzione è propria delle donne, splendide nel fascino delle virtù femminili e della eleganza dagli effetti erotici assicurati.

 Ti mentìsti  'na  gunnèdda  pizzi , pizzi e rigamàta  de  capidecàzzi.

Perciò

De  fimmini  e  de  màre  no'  ti fidàre

 le insidie delle giovani donne travolgono, come quelle del mare; e la forza del loro Amore è sempre vincente

Tira cchiù  'nu  pìlu de  fimmina  a  d' ìrtu  ca' nu sciàrtu a' lu pendìnu

 trascina più un pelo di donna verso l'alto che non una grossa fune di canape verso il basso. O, secondo altri:

 Tira  de  cchiù 'nu pìlu  de  fimmina  a  la sagghiùta  ca'  dùdici  pàra de vùe a la scindùta

 è più potente un pelo di donna che tiri in salita, anzicchè dodici coppie di buoi che tirino in discesa; dove 'il pelo' è simbolo del potere della donna; i buoi - animali castrati - sono simbolo di impareggiabile forza bruta. E' come dire: la donna, in Amore, dispone degli uomini a suo piacimento.

I rapporti che intercorrono tra innamorati non sempre sono sereni; anzi possono essere anche di scherno:

Màmmata ti criscìu 'nta la muntàgna guardàndu pìacuri e sonàndu la vrògna (1)

 Oppure:

Tu vài dicìanduca'  no'  mi volìsti ... dìmmi  a' la casa  tùa  quàndu  mandài ?

 tu vanti di avere rifiutato le mie richieste matrimoniali; ma dimmi: quando mai io ho fatto richiesta della tua mano? E, sotto forma di stornellata:

Oh  cùarvu  nìguru ... chi vài cercàndu ? 'nta sta' ruga no'  'ne'  è  fimmina  ppe'  ttìa ! chìjda chi mandàsti  salutàndu ...

 chìjha no' nd'à  vògghia  de  tia.

Vattìnde  'nta  'nu scùagghiu de màre  e  ffàtti  'na  stringàta  cu'  lu  sàle ...

 Tu mi màndi  a dire  si  'tti vùagghiu,

ma io no' 'nde  vùagghiu chi sapìre  de  tia ... !

 Oh cornacchia nera! Che vai girando? In questo rione non vi sono ragazze per te: quella cui hai mandato i saluti, quella non ha voglia di te. Vatti a lavare su uno scoglio di mare: tu mi mandi a dire se io ti voglia; ma io non ho desiderio di te !

 

Not I 'La vrogna' è il grugno del maiale o anche il naso bemoccoluto dell'uomo. Nel gergo dei pastori si inten­de, invece, la brogna, strumento a fiato di pietra incavata a forma di conchiglia univalve che produce suono rauco per il richiamo dei maiali

 Atteggiamenti di disistima finiscono nell'ambivalente negazione della pro­pria disponibilità amatoria, proprio per affermarla, secondo le analoghe moti­vazioni del "chi disprèzza compra"; ma le donne oneste sono tenute sempre in gran rispetto e meritano di essere guardate 'dal basso in alto':

La  fimmina  ònèsta

la  guàrdi  prima  a  li  pìadi  e  pùe ... a la tèsta.

 e il loro contegno severo le rende ammirate:

 Li  mìagghiu fimmini  su'  li  Curtalìsi

ca' cu' la porta  chiùsa ti dicinu 'tràsi '; 

quandu, pue, si fèrmanu li carrìsi (1) nemmènu, cu' la  pòrta  apèrta le 'vidi 'ncàsa.  

 Non sorprende nessuno che le famiglie di qualsiasi rango esultino alla nascita del figlio 'maschietto', piuttosto che alla nascita della 'femminuccia'. Cionono­stante la figlia primogenita è di buon'auspicio per il benestare del casato:

Fìmmina  prìma  càsa  chjìna

 anche se, più modernamente, figlie numerose, case ruvinose': la nascita di fi­glie femmine, infatti, comporta per i genitori obblighi anche di natura economi­ca, che richiamano certi costumi dell'orientalismo arabo, anche nello scambio di corredi nuziali tra promessi sposi. Cosicchè del corredo per le figlie sarà bene di­sporre prima possibile; fin da quando, cioè, esse sono ancora in fasce:

 Fìgghia 'nta la fàscia dòta 'nta la càscia

visto che

Fìgghi fimmini e vùtta chìjna càcciale quantu prìma

le figlie siano sposate prima possibile, proprio come ogni vino nuovo da ven­dere non appena maturo. Del resto

Lafigghia a vint'ànni o la spùsi o la scànni

 le esuberanze adolescenziali, tipiche delle ventenni, richiamano numerosi corteggiatori che allertano i genitori responsabili, anche perchè

 Furnùti  li  vint'ànni  e  trasùti li vintidùi

o  ti marìti 'nta l'ànnu ... o no' tti marìti  cchiùi

 dopo i vent' anni cominciano a svanire le bellezze delle giovanissime, le quali risultano determinanti ai fini del matrimonio, visto che, per la donna non dota­ta, ogni acconciamento è superfluo:

 Lafimmina  chi  è brùtta  pe' natùra  pettàntu ca 'nde  fa strìca  e  làva.

 E, anche se non risparmia sacrifici per farsi bella,

Cu'  bejha  si vo'  fàre

Gran  ndolùre  à'  de passàre

l 'Carrisi': conduttori di mezzi di trasporto a ruota; coloro che conducono carri a trazione animale; quindi: ambulanti, forestieri, bifolchi.

 le richieste di matrimonio, per lei, non fanno ressa

            Pettàntu  ca ti lisci, o  pujdastrèdda, li matrimòna  tu  no'  vànu  a'  fùdda.

 Se poi, l'Amore non è affetto vero, conviene scordarlo

Quandu  l' amure  no' nèsce de còre

è  mìagghiu mu lu fài scordàre

 nè servono le rituali sdoIcinature per scuotere i cuori dall'indifferenza:

Pettàntuc ca'  'nde  fai rìcci e cannòla ,lu santu chi è de màrmuru  nno' 'ssùda.

Anzi, il desiderio di mettersi in mostra comunque potrebbe avere effetti controproducenti:

Quandu viju lu diàvulu no' sehiàntu quandu viju a 'ttia sehiàntu e spavìantu.

 E, tuttavia,

 Cotrarèjhda, aspètta e sìadi ca lu bùanu  tue  è arrìadi.

 Il sapere attendere con dignità è virtù e saggezza, visto che l'atteso 'Principe Azzurro' deve ancora arrivare. E, d'altra parte,

 Cu'  sùffre d'amùre  no'  sènte  dolure !

 il mal d'Amore è indolore: quasi sempre prevalgono le speranze dell'avvenire, mentre immagini illusorie alimentano la gioia di vivere. La donna è il simbolo dell' Amore, oltre ad essere Amore genuino: ammira­ta per la sua bellezza, stimata per le sue virtù; ricercata per la sua saggezza; desiderata per le sue grazie

 Oh, nìzza mia ... !

Oh, nìzza mia 'nta la sùjha ... !

 Oh mia amata! Quanto grande è il desiderio di te ! Magari tra i campiverdi della sulla dai fiori scarlatti. E' l'immagine bucolica del desiderio amoroso espresso secondo la cultura contadina.       Ed ogni donna gode dei propri amori:

 No'  'ne'è  sàbatu  senza sùle  no' 'ne'è  fimmina  senza  amùre

 anche quelle meno dotate fisicamente e persino senza forme:

Pàre  ca' San Giuseppe ...

la  passàu  cu'  'lu  chianùazzulu

come se San Giuseppe, prototipo lavoratore del legno, ne avesse levigato il corpo col piastrello. Ma, secondo concezioni arabo-orientali,

 E' mìagghiu  na' vàcca gràssa

ca 'na  mugghière  lènta.

 E qualche pelosità in più sul corpo delle ragazze non guasta proprio: anzi è motivo di buon gusto

Fìmmina  pilùsa  fimmina  gustùsa

 come, del resto, la peluria leggera che può coprire il labbro

 Fìmmina  baffùta  è  sempe  piaciùta.

Anche se

Dio  ci  scànzi  de  l'òmini  sbàni e  de li fimmini  varvùti

 il Signore Iddio tenga lontani dagli uomini glabri, privi cioè di barba; e dalle donne che, invece, ne sono dotate. Tuttavia:

Si vùe mu trùavi marìtu tu mènta la càrne… e ijhu  lu spìtu

 la donna che desidera marito si adoperi opportunamente col partner per rag­giungere insieme lo scopo; senza tuttavia volere strafare, rischiando di com­promettere, allora, gli obiettivi preposti:     La fimmina  pe'  lu  tròppu  amurijàre  pèrdìu l'Amùre  chi  bène  li  volìa. Nel qual caso i giovani innamorati si allontanano con nel cuore l'amarezza della delusione:

Settecìantu  si chiamàva e settecìantu innamuràti  'avìa;

ma  quàndu  vìnne  l'ura  de lu marìtu  nùjhu de li settecìantu la volìa

 e nella mente il disprezzo dell'innamorato:

Cu' tutti  hfài  'Amùre  e  cu' 'mia  ciàngi …! arrasìti,  coddàra,  ca'  mi  tìngi.

amoreggi con tutti e ti lamenti con me solo: allontanati da me per non imbrat­tarmi del tuo sudicio. Anche perchè:  

 Fòre  de  l'ùacchiu  fòre  de la mènte;

fòre  de quantu  bène  ti  volìa

 è come ' ... lontano dagli occhi, lontano dal cuore ... ' ; oppure come il nostrano

U'acchiu  no'  vìde  e  còre  no'  ndòle

 per chi deve uscire da relazioni fallimentari. Le donne libertine dai costumi licenziosi e dai facili amori sono quasi sem­pre destinate alla solitudine negli anni senili, proprio come i cavalli che, in gioventù, furono adibiti al tiro del calèsse:

Fìmmina  de tutti  e  cavàddu  de  carròzza

allègra  giovèntù  e  triste vecchiàia

 perchè

Lu bùanu mangiàre stànca pùru lu cumpàre ...

 anche i piaceri della tavola stancano gli amanti più focosi, i quali, poi, non possono essere generosi nel donare se non dispongono a sufficienza:

 SEGUIRA'.......la seconda parte