La Promessa

...de Venneri e de Marti... 'no  'ssì spusa  ... e 'nno 'ssì parte

Ma si sposavano in quanti negli anni ‘50 ? Sabato pomeriggio e Domenica  Mattina ? Si sposavano giovani ?

Certo che si sposavano e in tanti .Ogni estate . In età giovanile soprattutto . E in quegli anni i motivi erano diversi per farlo.

 

 

Intanto ,ogni ragazza (anche quelle jacurzane ),terminata l’adolescenza, com’era naturale a quella età ,avvertiva nuovi interessi e aspettava,per esempio, che un ragazzo si accorgesse di lei ,la corteggiasse e la desiderasse come fidanzata ('zita ).

La zita a quell’età era ovviamente una esigenza anche maschile e per i maschi la “posta” era quella serale al " muro dell’acquaro " o avanti cicciu “.Il non trovare marito dopo aver raggiunto una certa età, poteva  essere anche una sventura per una giovane. Nei tempi passati ,quasi sempre la donna non era ,infatti, in grado ,da sola, di produrre reddito e questo compito era affidato esclusivamente all'uomo (suo marito ) che vi provvedeva con il  lavoro.

Un registro dei matrimoni anni '50 . Quell'anno ventidue matrimoni andati..via

L'esigenza di trovare marito in qualche caso ,cioè meglio dire sempre ,  poteva costituire  la necessità di trovare chi, nel futuro,  avrebbe evitato alla donna di condurre una vita grama.

Quindi per necessità a garantire la vita futura ,per assaporare il frutto di tante fatiche anche adolescenziali o solo per formare una famiglia.

La prima necessità arrivava dunque già a sedici anni; un bisogno personale e famigliare insieme . Personale perché dopo i diciotto si diceva che se una figlia non la mariti …sinu a diciott’anni… tralasciando la frase finale che non è gradevole . E poi per la consapevolezza che ,per la donna ,tra figli e fatica la vita media si fermava appena dopo ai cinquant’anni.

Il sorriso (ostentato ) dello sposo vale per tutti. La compostezza degli altri è solo l'immagine rispettosa per chi l'osserva e conosce uno per uno il corso della vita di questi famigliari fatto di lavoro.

Famigliare perché ,stando in famiglia,servivano braccia per lavorare nei campi e la voglia di scappare ,di essere libere era preponderante anche a quei tempi. Se poi le figlie erano tre…la seconda,doveva accodarsi per sapere maritata la prima e tanto si ripeteva per la terza.

la dote ,il sorriso della sposa ,la compostezza degli adulti ,la serietà dello sposo

Capitò ,ad esempio, che un ragazzo avanzasse la richiesta per la secondogenita e si sentì rispondere dal genitore che in casa era … ancora disponibile la primogenita .

I figli ,per grazia di Dio ,arrivavano come ..in una canzone di De Andrè ed i matrimoni per effetto divenivano anche numerosi. E numerosa diventava anche la popolazione che smise di esserlo negli anni del ’50 in avanti. Fu uno dei declini più amari. Il declino del declino finale. Quello che si conosceva da subito.Quando ipoteticamente cominciava a intravedersi dovesse arrivare  la fine. Adesso  lo stiamo vivendo ma con tante potenzialità e  menti aperte. Intrappolate.

Quanto alle fatiche va ricordato che una mamma cominciava a ‘ndotare le femmine appena dopo nate e i viaggi alla fiumare , dove si curavano i tessuti (del Telaio ),toglieva braccia ai lavori estivi nelle campagne e costava economicamente tanto.

Il senso della famiglia era ,poi, lo scopo della vita e perciò l’unione consacrava un testimone da mamma a figlia. Oggi tutti questi valori sono finiti. Ed è giusto definirli valori e non abitudini o consuetudini. Dapprima sono divenuti confusi , ambigui,poi si è sempre più usciti allo scoperto e son cessate del tutto le circostanze che portavano al matrimonio.

Rigorosamente si andava alla prima promessa in modo tipico e in quella stanza di Municipio si percepiva l’effluvio . I panni tirati fuori dalla “ Cascia” sapevano di una emanazione particolare confusa tra l’essenza del legno e quella del lino o della canapa.

Un po sbalorditi e alquanto impacciati si arrivava al municipio e il più delle volte la firma sui registri stentava ad esaurirsi. Bisognava fare bella figura e fare una firma bella diritta .Ma ,poi, quel che contava erano i valori dei calli sulle mani. Maschili e femminili. Cioè essere accettati e riconosciuti onesti lavoratori che portavano a segno il sogno delle loro figlie e il traguardo della famiglia.

Quando li carti erano fhatti la cosa era fatta ,li cotrari spusati “ e …ne valeva la “ strappa “.

Ma era Sabato o Domenica mattina,le bestie potevano aspettare e una ,tre ,cinque bottiglie , ”stipate “ per l’evento , facevano brillare gli occhi , arrossivano le guance tra tarallucci de sale e pittejhuzzi de fhurnu e i brindisi si spampinavano dalle bocche …

‘ ndo Vicenzinu ,Micuzzu..’ndò … Sindacu miu …vi aspettamu a la casa ! E andavano . Perché la comunità era fatta anche di semplicità e di gente che aspettava l’attenzione ,la sensibilità e la presenza. La presenza  de Sindacu, Micuzzu e Vicenzinu conferivano una valenza in più..

Le prime promesse e i matrimoni si celebravano in questo periodo d’autunno e invernale. Era periodo di stanca per il lavoro sia in agricoltura che nell’artigianato ed abitualmente queste “promesse “ si celebravano nelle giornate di Sabato pomeriggio o Domenica Mattina.

Poi arrivarono gli anni ’50. E fu una svolta generazionale . Cambiò tanto e cambiò tutto. Anche le sorti di questo meridione e Jacurso quanto e più degli altri.

La Fiat apriva nuovi stabilimenti . Ma al nord. A Chivasso o Settimo Torinese che nessuno conosceva. Le campagne di Canelli , Predosa avevano bisogno di contadini per sostituire quelli che erano andati nell’industia. Si diceva nelle fabbriche.

Al Sud ,da noi, si partiva da San Pietro a Maida stazione . E da questa stazione ferroviaria erano partiti i tanti giovani per la prima e la seconda guerra. Sempre da noi, aveva fatto fortuna politica l’on.le Foderaro da Cortale. Divenne ,pure, sottosegretario ai trasporti. E fece costruire ,cioè ampliare, con un altro binario e pensilina la nuova stazione di S. Eufemia Lamezia. Per poco non portava anche il mare a Girifalco !.

Da S. Eufemia,che fu celebrata come un’opera eccezionale per il lametino,si svuotò tutto il comprensorio.Il resto lo conosciamo tutti.

Quanto ai matrimoni ,invece,i giovani dovettero partire in cerca di fortuna .La Freccia del Sud portò tanti di loro a Milano , a Torino e in Svizzera e da soli si stava male.

L’esigenza di mettere su famiglia diventò una esigenza e i matrimoni furono tanti. Non tornò quasi nessuno.

Il rito della prima promessa non era cambiata. I matrimoni ,invece, si celebravano nei mesi estivi .

Allora le promesse erano tante e …ogni sabato si stava alla finestra per gli auguri agli sposi….

Tanto per tradizione o convenienza ed un poco per quel che si dice o non si dice più che de venneri e de marti ..’no ssì spusa e nnò si parte “.

Oggi questo Comune è divenuto già borgo tra l’indifferenza e l’incapacità di governare il declino .Sta per crollare anche tutto mentre le promesse lo hanno fatto da tempo .

E per una coppia che si fa promessa anche di restare bisognerebbe festeggiare cioè rendere accogliente l’evento in Municipio facilitando l’evento e ” aprire le finestre “come si suona a festa la campana per festeggiare la nascita di un bimbo o di una bambina . Un evento eccezionale !

Sappiamo che due giovani andranno in municipio a promettersi la loro unione . Due giovani di ritorno e di seconda generazione (almeno la ragazza). Aspettando il loro sabato diamo loro accoglienza e gli auguri dell’associazione mentre l’Amministrazione non mancherà sicuramente di gratificare i loro desiderio ,le loro esigenze accogliendoli come conviene. Rigorosamente di Sabato o Domenica

fc