Soldati del 4 novembre

A ricordo dei ragazzi – soldati di jacurso

A scuola lo aspettavamo come giorno di vacanza perché era la commemorazione dei caduti in guerra e il maestro ci preparava alla ricorrenza con letture e disegni sul quaderno .Perché non era facile  capire chi erano questi Caduti

 


Poi, anche se vacanza, due o tre e a volte quattro, si andava a portare la corona che ,in gruppo ,avevamo preparato in classe . E per reperire il necessario ,qualche giorno avanti ,si ricavava  con una passeggiata verso le vicine campagne .

Rami di alloro e due virgulti di castagno bastavano a sufficienza.

Un momento della cerimonia

Gli orrori della Guerra hanno potenziato le ferite scavate sul volto della nostra concittadina Elisabetta.

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Quella mattina di novembre il professore ,con tanta gente avanti la lapide ad aspettare,faceva spalancare la finestra e il terzo di noi “calava “ la puntina del grammofono per far sentire forte il Piave , le Campane di Trieste e l’Inno di Mameli.

L’edificio della Scuola era vicino e noi sacrificavamo la mattinata per sentirci pure importanti. Portare la corona e far funzionare il giradischi diventava già un evento… da raccontare. Con noi c’era “mastru Giuanni”,il capo ,il fiduciario del professore perchè era il più grande tra i chierichetti e anche a scuola.

Appartenuti a quella generazione dalle semplici soddisfazioni , la ricordiamo semplicemente così quella giornata che si celebrava in una mattinata abitualmente grigia , umida , con un languoro di campana e tante donne addobbate da funerale.

E' di piccole dimensioni ma è pur sempre il monumento cimiteriale dei Caduti. In condizioni precarie, è stato riportato a dignitosa presenza da Mario (Vincenzo ) Buccafurni & soci

Oggi è Giornata delle forze Armate e Festa dell’Unità d’Italia . Di festa non è che ci sia troppo e in quanto ad unità basta farsi una cultura ascoltando le platee televisive. Per quell’unità ,tanti senza divisa ,son caduti in “patria “ “passati da briganti” poi sulle cime delle montagne è toccato  ai nostri ragazzi soldati che mai erano saliti su una tradotta e non conoscevano la ragione per la quale andavano a morire .

Davanti quelle lapidi si è tornati indietro insieme a loro sul Monte Mrzili o San Pieve al Torre dove non ci siamo mai stati e dove loro hanno trovato e conosciuto la guerra.

Al pomeriggio ,un corteo cioè un gruppo tra amici ,parenti e poche donne ci si è ritrovati a quella chiesa dove si ascoltava il Piave e l’odore dell’ incenso in quei lontani anni delle elementari. La chiesa San Sebastiano.

Era presente l’amministrazione Comunale con il Sindaco Dott. Nando Serratore, il vicesindaco Ciliberto ed i suoi più stretti collaboratori Gigliotti, Mattia Dattilo, Pino Serratore e Mascaro Gianluca. Gli altri impegnati sul lavoro

La presenza delle autorità militari conferisce sempre un tono di ufficialità istituzionale ma anche un legame importante con la gente ed ,infatti ,era presente il Comandante Capobianco della vicina tenenza di Cortale con Pasquale Amantea . Espletano un servizio fruttuoso anche a Jacurso e in tutto il territorio.

Si è arrivati ,quindi, al monumento nei pressi il Sagrato del Santuario e qui il Sindaco ha deposto una corona alle lapidi che ricordano quei ragazzi mai tornati tra la prima e la seconda sciagurata guerra.

Alla cerimonia partecipavano anche i sindaci delle trascorse amministrazioni al comune e la presenza testimonia come permane il senso di adesione alle regole della convivenza civile anche dopo l’espletamento di un dovere. Segni che dovrebbero fare unità in una popolazione spesso distratta.

Gli orrori della guerra si commentano ...uomini contro uomini. A destra il campo di concentramento dove ha patito sofferenze e poi soppresso De Vito Domenico

Alla messa i convenuti,amministratori e Forze dell’Ordine hanno ricevuto la comunione ed il gesto è stato accolto così come le parole di Don Emanuele che ,dopo,portandosi dagli Amministratori , ha manifestato pensieri di serenità stringendo loro le mani.

Si è dovuto notare ,purtroppo ,l’assenza della bandiera e del Gonfalone Comunale. Dopo la croce stiamo perdendo anche queste altre due importanti icone .

Del crocefisso si diceva perché ,almeno in occasione di un funerale , non bisognerebbe accompagnare in Chiesa un cristiano senza questo segno distintivo. E purtroppo ci si è abituati da anni.

Quella dei reduci è sparita già da un pezzo come la Bandiera. Ammainata per sempre e riposta in un astuccio di legno oramai senza sede né custode.

A chi scrive pare di averla vista abbandonata da qualche parte.

Anche questo vessillo che ha accompagnato uno dopo l’altro i reduci che non ci sono più ,meriterebbe una degna collocazione.

Le Lapidi dove sono riportati soltanto le identità di alcuni nostri ragazzi .Altri non trovano ricordo e la nostra associazione li menziona a parte.

Morire a Vent'anni .Serratore Giovambattista

L’ultimo, Giliberti Pietro, se ne è andato qualche anno fa.

La nostra Associazione sente allora virtualmente il dovere di fare apparire almeno il tricolore e il gonfalone di cui dispone e ricorda "i caduti per l'indipendenza, l'Unità e la Libertà dell'Italia".

Ne abbiamo prese ... ma ne abbiamo date anche tante   ... sulla coscienza !

 

 

Seconda Guerra Mondiale

I giovani di Jacurso " finiti in prigionia " o dispersi

PELLEGRINO GIUSEPPE

Maiolo Domenico

Giliberti Gregorio

Bianchi Pasquale

Bongiovanni Ferdinando

Devito Domenico

Ciliberti Giuseppe

Ciliberti Ferdinando

Ciliberto Domenico

Catozza Francesco

Buccafurni Francesco

Michienzi Pietro

Romano Raffaele

Soverati Arcangelo

Serratore Antonio

DeVito Francesco

Torchia Giovanfrancesco


fc 4 nov 16