La Madama ..è nostra

Storie di chi ... ce l'ha fatta    - noi ancora forse

Non stiamo a raccontare le vicende di una donna affascinante o intrigante ma semplicemente la storia di un territorio che appartiene al Comune di Jacurso e che porta questo nome forse misterioso ma sicuramente accattivante ,bello e interessante.


La storia dei territori di Madama Laura

 

Il luogo è decisamente interessante sia per il mutevole scenario paesaggistico che per la posizione geografica.

Si estende nella parte più stretta della penisola ,infatti ,e in una posizione di fatto equidistante tra i due mari che si intravedono nel golfo di S.Eufemia e in quello di Squillace.

Terre fertili e abbondanti di acque,crocevia per le Serre e per Catanzaro quando dall’Aspromonte si percorrevano gli antichi percorsi.

Territorio molto ambito,pertanto, quando la presenza dei boschi e dei pascoli erano necessari per le mandrie e i fertili terreni irrigui erano messi a coltura con tutta la sagacia dei contadini che solo in questo modo “tiravano a campà “.

Ci eravamo proposti di dedicare la giusta attenzione e la nostra Associazione aveva , concretamente ,preparato l’evento.

E’ stato l’unico a non andare “ in onda “ perché .

Non siamo riusciti a “ vedere “ il provvedimento con il quale la Corte di Appello ha sentenziato che “Madama Laura “ Contrada Cerasara “ “Timpe Rosse “ e “Stagliate Silelli “ sono state da sempre territori del Comune di Jacurso.

Il Provvedimento finale dovrebbe risalire agli anni 2008 -2009 .

E’ molto importante perché

  • Ha ampliato l’estensione del territorio comunale

  • Ha diminuito quello del comune di Filadelfia

  • Ha esteso in superficie la Provincia di Catanzaro

  • Ha ridotto in superficie la provincia di Vibo Valentia

  • Jacurso è comune di Catanzaro Provincia – Filadelfia è comune di Vibo Valentia Provincia

    Siamo , ancora ,fiduciosi di poter rendere pubblico e visibile tale documento.

I sindaci che tra Ottocento Novecento Duemilasei hanno continuato

l’azione presso la Corte d’Appello sino alla sentenza finale

Periodo Pre-unitario e Regno di Napoli

1800

JLARIO GILIBERTI  primo sindaco durante il decurionato

VINCENZO GILIBERTI
PIETRO GIOVANNI JERADI
GIOVAMBATTISTA SERRATORE
GIOVANNI BILOTTA
DOMENICO BILOTTA
FRANCESO FRONTERA
JLARIO
GILIBERTI
PIETRO GIOVANNI
JERADI
JLARIO
GILIBERTI
VINCENZO
BILOTTA
VINCENZO GILIBERTI
VINCENZO
BILOTTA
JERADI
DOMENICO
FILIPPO
GILIBERTI
DOMENICO
JERADI
FILIPPO
GILIBERTI
FRANCESCO
PURRI
DOMENICO
SERRATORE
FRANCESCO DE VITO

I sindaci del 1 9 0 0

1900 Giuseppe Bilotta

1901 Domenico Maiolo per dimissioni Sindaco Bilotta poi rieletto

1902 Giuseppe Bilotta

1903 Giuseppe Bilotta

  1. 1904 Giuseppe Bilotta

    1905 Giuseppe Bilotta

    1906 Giuseppe Bilotta

    1907 Giuseppe Bilotta

    1908 Giuseppe Bilotta

    1909 Giuseppe Bilotta

    1910 Giuseppe Bilotta

    1911 Giuseppe Bilotta

    1912 Giuseppe Bilotta

    1913 Giuseppe Bilotta

    1914 Giuseppe Bilotta

    1915 Giuseppe Bilotta

    1916 Giuseppe Bilotta

    1917 Giuseppe Bilotta

    1918 Giuseppe Bilotta

    1919 Giuseppe Bilotta

    1920 Andrea Giliberti

  1. Andrea Giliberti - Sindaco

  1. Andrea Giliberti - Sindaco

  1. Inizia “L’Era Fascista ” anno I ° - Andrea Giliberti - Sindaco-

  2. 1924 II (era.fascista.) Domenico Notaro Sindaco

    1925 III (e.f.) Domenico Notaro Sindaco

    1926 IV (e.f.) Domenico Notaro Sindaco

    1927 V (e.f.) - Podestà G.B.Dattilo

    1928 VI (e.f) - Podestà C.Antonetti

    1929 VII (e.f.) - Podestà G.B.Dattilo

    1930 VIII (e.f.) – Podestà G.B. Dattilo

    1931 IX (e.f.) - Podestà G.B. Dattilo

    Continuano le azioni presso la Corte di Appello anche in questo periodo particolare da parte di tutti i Podestà che si succederanno : Giliberti A.– Serratore P. – Mascaro F

    Periodo Dopo-Guerra

    1946 – 50 Dattilo Giuseppe

    1950 - 1952 Dattilo Elisabetta -   unica Donna Sindaco

    1952 – 54 Soverati A. Panzarella F. commissari prefettizi

    1954 – 58 Soverati A.

    1958 -62 Serratore P.

    1961 – 67 Serratore P

    1967 - 1980 Dattilo Pasquale

    1980 -83 Dastoli Pietro

    1983 -1988 Casalinuovo Francesco

    1988 – 89 Ciliberto bruno

    1990 -1992 Lagani P.

    1992 – 1996 Dastoli P

    1996 – 2001 Devito G.ppe

    2001 – 2006 Devito G.ppe

    Successivamente a questo periodo verrebbe emessa la sentenza definitiva che assegnerebbe al Comune di Jacurso i territori di Madama Laura : Timpe Rosse – Cerasara – Cannavolo – Stagliate Silelli.

    Restiamo nel condizionale perché non siamo in grado di produrre il provvedimento che si è tirato avanti per DUE SECOLI e più.

    2006 - 2011 Devito G.co

    2011-2016 Devito G.co

    2016 - ? Serratore F.

I territori dei comuni limitrofi

 

 

Dalla vertenza tra il Principe Pignatelli da Monteleone e il Comune di Jacurso

  1. Prima di iniziare un discorso che vede tra i protagonisti Jacurso, credo sia utile almeno collocare geograficamente questo comune.

    Casale di Maida, fece sempre parte di questo feudo, passando, dai Caracciolo di Nicastro (1408-1560), ai Di Palma, ai Carafa di Nocera, ai Di Loffredo (1607), e dal 1699 al 1806, anno di eversione della feudalità, ai Ruffo di Bagnara.

    Secondo le informazioni riportate dal Galati, nel 1791, la Calabria era divisa in vari Ripartimenti e Jacurso faceva parte del Dipartimento di Catanzaro, Distretto di Maida, diocesi di Nicastro, insieme ad altri Comuni.    In quest’anno contava 1218 anime

    L'ordinamento amministrativo disposto dai francesi per legge 19 gennaio 1807 ne faceva una Università, nel cosiddetto Governo di Maida.

    Il successivo riordino per decreto del 4 maggio 1811 (periodo francese – Gioacchino Murat ) lo riconosceva Comune e lo manteneva nella stessa giurisdizione. Per effetto della legge 10 maggio 1816, veniva trasferito nel circondario di Cortale.

    Tra i documenti che ho deciso di prendere in esame vi è una sentenza della Corte d'Appello di Roma in riferimento alla vertenza tra il Comune di Jacurso, e il Principe Ferdinando d'Aragona Pignatelli Cortez).

    Nonché Antonio Aragona Pignatelli Cortez, Rosina Aragona Pignatelli Cortez, Ica Aragona Pignatelli Cortez, Anna Maria Aragona

    L'Archivio Comunale di Jacurso non possiede tanto materiale da richiedere una catalogazione in Fondi. Esistono registri restaurati e rilegati, conservati in ordine cronologico, ed alcuni fascicoli contenenti copia di documenti catastali o come in questo caso di atti giudiziario .

    Casualmente ho notato questi fascicoli e leggendo questa sentenza ho pensato di poterne fare uso.

  2. Pignatelli Cortez di Monteleone, tutti quali eredi di Diego Aragona Pignatelli Cortez di Monteleone.

    Leggendola ho trovato interessanti alcune informazioni riportate, che ci aiutano a comprendere la gestione assenteistica e parassitaria delle terre calabresi e le consuetudini derivanti da tale condizione.

    Alla voce "Oggetto" leggiamo:

    "Appello avverso sentenza del Tribunale Civile di Calabria, sedente in Catanzaro in data 23 dicembre 1840 in punto a rivendica di territori. ,,25

    Il Principe Pignatelli accusò il Comune di Jacurso di avergli usurpato due terreni, le cosiddette "Stagliate", Silelli e Cannavolo. Gli eredi Pignatelli non furono mai presenti in sede di processo. Pur risiedendo lontano, rivendicavano  la proprietà di dette terre, a loro dire, usurpate dal Comune di Jacurso. Questi nobili signori vivono dislocati tra Roma e Napoli, ma possiedono terre, oltre che nel territorio Jacursese, anche in altre zone. Da una ricerca svolta da Mariuccia Giacomini su Belmonte, risulta che, nel periodo a cui la ricerca si riferisce,  i Pignatelli furono principi di questa città ma risiedendo presso la corte di Napoli, solo di rado si recarono in questa località, e ciò si evince anche da un atto preliminare del catasto onciario concernente la casa "palaziata" della Principessa di Belmonte

    " quale casa serve per sua abitazione qualora soggiornasse in detta terra, ed in sua assenza la abitano li suoi Ministri [ ... ]"  26

    L'assenza dei proprietari determina consuetudini tra la popolazione e anche la dove le terre vengono lavorate, la gestione non mira a creare attività produttive. La coltivazione è affidata a quei contadini che prendono in affitto porzioni di proprietà o lavorano per i signori stessi.

    Nella  sentenza del Tribunale, è possibile cogliere alcuni dei meccanismi di gestione delle campagne jacursesi agli inizi dell'Ottocento che penso abbiano riguardato molti altri paesi della Calabria.

    Le fasi del procedimento giudiziale sono diverse. Nel 1822 Pignatelli trasse in giudizio il  Comune di Jacurso rivendicando il rilascio di due territori denominate "Stagliate" che erano state assegnate al padre nella divisione dei demani "che lo stesso comune aveva tentato di usurparsi e che erano stati compresi nella parte assegnata ad esso istante dal Commissario del Re sulla divisione dei demani feudali tra l'ex feudatario e i comuni dipendenti". Ma il Comune si appella alla Corte e, in seconda udienza, questo è assolto perché il Pignatelli non aveva fornito tutte le prove necessarie a dimostrare la veridicità dell'accusa. Al Principe era stato infatti chiesto di fornire i documenti che mostrassero se:

  • " ( ... ]detti immobili negli antichi catasti ed in seguito nei ruoli fondiari erano stati intestati al Duca o al Comune di Jacurso. Se negli stati discussi di detto Comune e nei conti annuali degli amministratori avesse figurato la rendita di tali beni, da quanto tempo e per quale causa

  • Il Comune negava di aver mai goduto di queste terre, sostenendo invece di possedere terreni in località Timpe Rosse e Madonna Laura ottenute con la divisione dei demani feudali. TI Principe, dal canto suo, non aveva prodotto tutte le prove, quindi la sua richiesta, di sottoporre a giudizio il Comune era stata respinta. Successivamente il Pignatelli ricorre in appello e il Comune questa volta viene condannato alla restituzione del bene e al pagamento delle spese istruttorie.

  • Tra vari appelli e ricorsi si giunge al 1845 con un altro ricorso del Comune, che si appella alla mancata esposizione dei documenti che attestino il suo possesso o il godimento delle terre contestate. Vengono raccolte anche prove testimoniali, che dimostrarono una turbati va del possesso ma non la tesi del possesso illegittimo. Infatti anche dopo la divisione del feudo, il duca di Monteleone, aveva mantenuto il possesso di quelle terre, che continuarono ad essere coltivate da alcuni contadini jacursesi che lo facevano ormai da tempo.

    "I testimoni escussi [ ... ] hanno deposto sulla pertinenza di quelle Stagliate al Duca di Monteleone, per conto del quale le coltivarono essi e i loro antenati o le tennero in amministrazione

    da tempo antichissimo [ ... ] nessuno ha detto che le due stagliate sono state occupate dal Comune di Jacurso, ma anzi l'hanno tutti esplicitamente escluso e dichiarato che esse sono sempre state in possesso del Duca."

    Il Giuseppe Bertuccia nel dicembre del 1822 dichiarò:

    "da sette o otto anni addietro i Jacursiani si sono continuamente introdotti in queste stagliate, prendendosi forzosamente gli animali dei bovari di Filadelfia, che quivi si trovavano al pascolo, conducendo li nel loro comune e volevano obbligare i bovari suddetti di fidare forzosamente, ma questi si sono sempre ricusati, sapendo benissimo che queste stagliate appartengono al detto ex duca di Monteleone.

    Il teste Francesco Serratore ha deposto:

    "nel mentre coltivava la suddetta Stagliata Silelli unitamente con altri, per averla ultimamente avuta in fitto dal sig. Erario Masdea dello stesso duca si recavano ivi alcuni Jacursani e si presero un manipolo di grano dalla bica che egli aveva quivi fatto, dicendo gli che la suddetta bica gli era sequestrata e che di allora in avanti doveva pagare a loro, essendo quella stagliata di pertinenza del Comune di Jacurso; e che egli essendosi astenuto per quell'anno di pagare a chicchessia nel seguente anno fu astretto giudiziariamente dal menzionato Erario Masdea e lo dovette pagare; ma da detta epoca in qua, avendone egli abbandonata la coltura per evitare ogniinquietudine ha veduto che porzione di quella stagliata Silelli era coltivata da Mastro Eliseo Defrancesco per conto del signor Duca, porzione da Jacurso ed altra è rimasta incolta ,,29

    Viene quindi dimostrato che il Comune di Jacurso non possedette mai quelle terre (testimonianze ??? ).

    Alcuni Jacursesi avevano certamente turbato il possesso delle Stagliate, ma non occuparono mai in modo definitivo quei terreni, in modo tale da far supporre che il Comune percepisse delle rendite. Infatti i frutti di detti terreni erano goduti da chi le lavorava e lo stesso duca di Monteleone ne incamerava un canone d'affitto.

    Il Comune di Jacurso viene quindi assolto, ma questo processo Cl racconta quale era lo stato delle campagne jacursesi, e, suppongo, di tante altre località calabresi.

    Quando viene detto che i testimoni sono stati chiamati a dichiarare se quelle terre appartenessero al Duca, viene detto anche che per suo conto, loro e i loro antenati, tennero in amministrazione da tempo antichissimo dette terre. Si deduce quindi che la coltivazione delle loro terre, era affidata ad alcuni braccianti o contadini affittuari che per molto tempo rimanevano impegnati con la famiglia proprietaria.

    Nonostante la continuità dell'impiego, tali contadini e le loro famiglie non diventavano certamente ricchi, e subivano inoltre le molestie, in questo caso di alcuni jacursesi, che in maniera illegittima, e con la forza turbavano il possesso di quelle terre sottraendo i buoi ai bovari o pretendendo quote di raccolto dai contadini.

    Probabilmente era lo stato di necessità a spingere alcuni uomini di queste zone a reagire cosi alle necessità di cui nessuna istituzione si preoccupava. Ma per chi lavorava quelle terre, era un ulteriore gravame. Dal canto suo anche il Duca condanna una presunta usurpazione da parte di un'istituzione pubblica dubitando quindi della sua onestà.

    In questo caso il comune potè dimostrare la falsità dell' accusa, ma in questo periodo storico certamente le usurpazioni furono tante e riguardano sia "Università" che Signori.

    Ne risultava una perdita del senso della legalità che rendeva labile il confine tra legittimo e illegittimo, mancano forti figure governative e la popolazione cerca modalità alternative di sopravvivenza e di promozione.

    Ma pochi contadini Jacursesi, e calabresi, riuscirono ad accrescere i propri averi in modo tale da migliorare ulteriormente le loro condizioni di vita.

    Quelle terre continuarono ad essere coltivate da affittuari non motivati all'investimento per anni, garantendo la pura e semplice rendita dei proprietari, che restava stazionaria.

    Nella campagna jacursese rimane oggi un delizioso paesaggio fatto di tante piccole proprietà acquistate nel tempo da uomini che con essa speravano in una maggiore dignità.

    Quella sopra descritta è solo una delle vicende che ha turbato “Madama Laura “.

    Continueremo con l’altra vicenda avanzata dalla Sig.ra Antonetti da Filadelfia sempre nei confronti del Comune di Jacurso e di questo territorio in particolare (Timpe Rosse e Cerasara ) .

    Anticipiamo qualche documentazione sulla vicenda Antonetti.