San Sebastiano
Il 20 gennaio il calendario cristiano festeggia San Sebastiano e a questo Santo è dedicata la Chiesa Parrocchiale di Jacurso . La Parrocchia di San Sebastiano Martire esiste da secoli e la sua Chiesa era posta alla periferia ovest del primo nucleo storico.
Col tempo si è ritrovata,poi , al centro dell’abitato e così potrebbe dirsi ai giorni nostri anche se l’evoluzione territoriale si è ulteriormente allungata ma sempre verso ovest.
Riflettendo alcune utili conoscenze , che concordano anche tra loro, si potrebbe anche ritenere che la prima costruzione della Chiesa possa essere avvenuta intorno al 1300 ad opera di un esiguo gruppo di religiosi appartenenti probabilmente ad una confraternita . Di San Sebastiano Martire , invece , si incontrano le prime notizie attorno al 1400 quando la struttura di questo luogo di culto trovavasi certamente in condizioni molto approssimate, cioè senza un reale completamento o finiture, al punto che il vescovo che viene a “ visitare “ il luogo di culto lo trova “ con il lastrico fatto di terra , “ le finestre “ aperte ad aria e senza inferriate “ ed uno dei due altari “ senza decoro sul piano della pietra sacra dove celebrare i sacramenti “ . Per tale motivo inibisce di officiare e suggerisce di “ imbiancare a calce la parete “.
Quindi una struttura molto modesta e approssimata come potevano sicuramente essere costruite le prime piccole abitazioni appartenute a quelli che furono “ i primi e pochi fuochi “ presenti in quella zona, alta e riparata , che guarda ad oriente. Seguiranno le visite di Mons. Papa , Mons Berlingieri e Monsignor Valensise che daranno impulso per migliorare la struttura e le attività della Parrocchia.
Nell'immagine appaiono le statue dei due protettori nella stessa Chiesa .San Sebastiano in venerazione nel santuario Mad della Salvazione " ospitato " nel corso dei lavori alla Chiesa Parrocchiale.
La costruzione fu soggetta ai terremoti e a quello del 1783 in particolare. Riparata, successivamente a quella data ,porta ancora i segni dello stile settecentesco per la impostazione delle colonne come per l’ampliamento dell’area attorno all’altare principale che , per sia dalle testimonianze che per l’impostazione, pare disponesse anche della cupola. L’Aspetto odierno dell’interno e della facciata è conseguenziale all’altro sisma del 1905 che fece crollare parte della sommità dei muri e , ovviamente la cupola sui quali si reggeva. I lavori di recupero e restauro furono progettati e curati dall’Ing. Migliavacca che , con il lavoro alle opere murarie , consentirono l’innalzamento degli stessi muri e quindi delle stesse finestre poste molto in alto.
Un quadro raffigurante San Sebastiano ed un rientro dopo la processione (anni '70)
Non potendo descrivere quella che sarebbe dovuta essere la ricorrenza per una festa patronale ormai abituale , ci si è soffermati nella descrizione , comunque incompleta , della stessa Chiesa potendosi tanto altro narrare. Cosa che non si mancherà di intraprendere.
La venerazione al Santo
E' una tradizione che dura da secoli , sicuramente dal 1500 , e che non è mai venuta meno neanche al tempo delle due guerre. Anzi ! Con il terremoto del 1905 , che rese inaccessibile la Chiesa , i nostri anziani hanno lasciato alla memoria collettiva il ricordo di una provvisoria quanto improvvisata costruzione in legno dove si potevano officiare i riti di necessità quali i battesimi o i funerali in particolare oltre che alla celebrazione dell’Eucarestia.
Una figurina del passato
Un quadro di San Sebastiano , opera di un noto artista da San Pietro a Maida , al momento non è stato ancora riportato in Chiesa dopo i lavori di restauro della stessa Chiesa.
Oltre che il venti gennaio , la processione per le vie del paese si sarebbe ripetuta e per un lungo periodo anche nel mese di Settembre. E questo rito , propiziato dall’ Arciprete Provenzano , cessò di essere mantenuto alla sua morte quando , nel 1949 , si insediava il nuovo Parroco Don Adolfo Guzzo. Indicativamente i primi degli anni cinquanta.
Operante nella Parrocchia di San Sebastiano Martire pare sia esistita una Congregazione della Misericordia e successivamente , nella prima parte del Secolo passato , la Congregazione Madonna della Salvazione con il suo Priore Dattilo Bruno.
Va ricordato che San Sebastiano è invocato, anche spesso , come Patrono delle Confraternite di Misericordia riconoscendo in questo martire l’aspetto del soccorritore che interviene in favore dei martirizzati e dei sofferenti . Aspetto che viene sempre rimarcato nella vita del Santo delle cui vicissitudini poco conosce la gran parte degli odierni poco praticanti la Chiesa.
Un cenno storico.
Quando Diocleziano, che aveva in profondo odio i fedeli a Cristo, scoprì che Sebastiano era cristiano esclamò: “Io ti ho sempre tenuto fra i maggiorenti del mio palazzo e tu hai operato nell’ombra contro di me.”; Sebastiano fu quindi da lui condannato a morte. Legato ad un palo, denudato, fu trafitto da così tante frecce in ogni parte del corpo al punto che i soldati lo credettero morto e lo abbandonarono sul luogo affinché le sue carni diventassero cibo per le bestie selvatiche. Però non lo era, e Santa Irene, che andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura, si accorse che il soldato era ancora vivo, per cui lo trasportò nella sua dimora sul Palatino e prese a curarlo dalle molte ferite con pia dedizione. Sebastiano, prodigiosamente sanato, nonostante i suoi amici gli consigliassero di abbandonare la città, decise di proclamare la sua fede al cospetto dell’imperatore che gli aveva inflitto il supplizio. Il santo raggiunse coraggiosamente Diocleziano e il suo associato Massimiano, che presiedevano alle funzioni nel tempio , dedicato a Ercole, e li rimproverò per le persecuzioni contro i cristiani. Sorpreso alla vista del suo soldato ancora vivo, Diocleziano diede freddamente ordine che Sebastiano fosse flagellato a morte.Castigo che fu eseguito nel 304 nell’ippodromo del Palatino, per poi gettarne il corpo nella Cloaca Maxima.
Dalla festa di Santa Lucia a quella di San Sebastiano.
Tra i tanti divieti di questo periodo, uno dei più sofferti è quello che esprime l’impossibilità di svolgere le tradizionali manifestazioni religiose e folkloristiche quando sono accompagnate dai festeggiamenti civili. E’ la prima volta che per due anni consecutivi manca questo appuntamento. Sono state, infatti, annullate le processioni, rinviati i festeggiamenti, cancellati tutti i riti esterni delle feste religiose. Il covid-19 ha mutato decisamente le espressioni di devozione e pietà popolare, riuscendo così a fermare secoli di riti e tradizioni, alcune mai interrotte neanche nel corso delle due guerre mondiali.
Durante le feste religiose sono momenti importanti perché consentono l’aggregazione, oltre ad essere un’importante forma di evangelizzazione. Durante queste occasioni, infatti, la gente si reca in Chiesa in maniera spontanea. Inoltre si possono considerare forma di preghiera semplice ed immediata che passa attraverso un linguaggio popolare e simbolico, fatto di fiori, candele, ornamenti particolari della stessa Chiesa .
Le manifestazioni religiose, diverse in ogni luogo d'Italia, rappresentano ancora nella realtà jacursese la devozione ai Santi patroni, i quali, da secoli, sono chiamati ad intercedere, a dire il vero , poco ai bisogni religiosi e tanto per quelli materiali della società. Nel corso degli ultimi decenni, purtroppo per l’aspetto mistico, la scienza e l'istruzione hanno però dato al popolo la possibilità di comprendere e spiegare tanti fenomeni, ritenuti un tempo esplicabili solo per mezzo della fede, provocando di conseguenza e sempre più, la mancata partecipazione a manifestazioni religiose.
A Jacurso , da sempre il più piccolo nel circondario, le tradizioni religiose sono state sempre vissute con particolare devozione e partecipazione . Nel recente passato bisogna prudentemente però riconoscere come tutto era ancora più partecipato che nel presente. Perchè la partecipazione è essenziale alla festa e resta l'essenza dell'essere presenti, di assistere, di lasciarsi coinvolgere , esprimendo la ritualità, l'insieme delle credenze, dei sentimenti, dei desideri. Queste tre componenti fondamentali si trovano come tratti persistenti della festa in ogni contesto socio-culturale e per il popolo di Jacurso la Giornata del Santo Protettore senza queste cose viene vista, allora, impoverita. Proprio perché la festa è espressione dell’essere umano essa è presente preso tutte le culture, è un atto celebrativo più che un episodio. Un momento essenziale dell’esistenza umana, un gesto qualificante.
E in questi due anni qualcosa come la Processione alla gente di Jacurso è mancata. Ma è mancata la gente… che a Jacurso , più che altrove , non c’è più !
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francesco casalinuovo jacursoonline