Emigrazione da jacurso

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Emigrazione  e Immigrazione da Jacurso

“L’ondata di immigrazione - scriveva nel 1977 Michele Cozza - è stata come un fiume che, in pochi anni, ha portato nel Nord dell’Italia forza lavoro giovane, ragazzi, donne e vecchi, ha portato lavoratori ed emarginati e il fango della mafia e il triste insegnamento del denaro facile e quello, comune a tutte le associazioni criminali, del delitto come scorciatoia della ricchezza.

 

 

A Torino - è solo un esempio - la maggioranza della popolazione è immigrata. Vi sono le stamberghe - continua Cozza - per gli immigrati e c’è il racket delle braccia, che uccide spietatamente.

Su 100 immigrati 6 sono analfabeti, 12 hanno fatto la terza elementare, 40 la quinta”.

Dal 1951 al 1971 ben 741.000 calabresi sono emigrati prevalentemente in Lombardia, Piemonte e Liguria e, ancora, in Svizzera, Francia e nei distretti minerari dell’Europa centro-settentrionale, pur se è continuato, con una forte attenuazione, il “mai spento flusso verso i paesi extraeuropei”.

L’emigrazione è stata ed è, purtroppo un fenomeno che ha caratterizzato la Calabria, a cominciare dalla fine dell’Ottocento, quando migliaia di contadini emigravano al di là dell’Oceano per sfuggire alla miseria e, spesso, alla fame.

 

Un certificato di nullatenenza.


Nel secondo dopoguerra, e fino ai nostri giorni, l’esodo dalla Calabria è stato massiccio.

Europa e Nord dell’Italia sono state le zone verso cui si è indirizzato il flusso dei calabresi. Se si considera che la popolazione attiva calabrese in agricoltura rappresentava nel 1951 il 64% mentre nel 1971 il 35% ci si rende immediatamente conto dell’enorme numero di persone, costituito da braccianti, contadini poveri, disoccupati e sottoccupati soprattutto, che ha abbandonato i campi e la propria regione per andare a lavorare in Svizzera, Germania, Belgio, o nel triangolo industriale, Genova-Torino-Milano, e nel Nord dell’Italia in generale.

Nel periodo 1871-1951 ,secondo dati ufficiali , circa 773 mila persone hanno lasciato il nostro territorio .

La moglie di un emigrato lo cerca tramite il Consolato non avendo più notizie. Non è stata abbandonata ma il marito non ha lavoro e vive di elemosine ... così farà sapere


Un richiamo del Podestà ,tramite ,l'ambasciata italiana in Argentina ,a un nostro emigrato che si è dimenticato di moglie e figlia quattordicenne che ,a Jacurso,muore di fame


Le mete seguite quelle d’oltreoceano con in testa gli Stati Uniti e a seguire subito Argentina e Brasile. In questo periodo le destinazione per l’Europa sono poche ma si incrementano dopo gli anni ’50 le partenze soprattutto per il Nord Italia con il Piemonte e la Lombardia in testa e buona parte anche in Liguria e nell’entroterra piemontese.

Altro caso di famiglia ...dimenticata

Si creano vere aggregazioni di nostri concittadini ad Acqui Terme, Canelli e Castagnole Lanza, in Piemonte, dove il primo a partire “chiama “ poi il nucleo famigliare che così si ricompone . La fame di lavoro in paese è tanta, sono mutate le condizioni di vita e soprattutto ( siamo nel ’50 ) si “campa” in una situazione diffusa di malessere .

Il baratto “,tanto in uso sino a qualche decennio prima, non è più praticabile e per vivere si ha necessità di denaro. La condizione del contadino non è più remunerativa e in campagna non si può vivere solo per produrre di che alimentarsi . Necessita un salario che ,però, riesce difficile guadagnare a Jacurso mentre pare possibile ottenerlo in terra Piemontese dove nella cintura Torinese e nelle province di Asti ,Cuneo e Alessandria i lavoratori della terra sono diventati operai metalmeccanici alla Fiat o presso altre aziende.

Emigrati in Argentina e ...problemi per la famiglia rimasta a Jacurso

Le difficoltà per espatriare negli USA dopo la prima facile emigrazione

I nostri prenderanno a svolgere i lavori agricoli nelle cascine o a fare i muratori, i carpentieri ,i ferraioli o i semplici manovali nelle imprese edili .Lo sviluppo industriale nel Nord ha ovviamente creato un divario con il mezzogiorno anche per le scellerate scelte politiche antimeridionaliste che ha impoverito l’agricoltura nel sud e fatto sparire qualche sopravvissuta impresa commerciale o artigianale.

Anche in questi casi, interi nuclei si trasferiranno al nord.

un incontro, a Jacurso , tra immigrati.

Anni ‘60

L’altra grande ondata si registra quando la Fiat, nel pieno boom economico, costruisce i nuovi stabilimenti nella cintura torinese e sarà una fuga inarrestabile. Paesi interi in Calabria si spopoleranno del tutto passando in pochi anni da ottomila abitanti a poco più di duemila-tremila mentre al nord la popolazione di paesini con ottomila abitanti ,si incrementeranno in modo vertiginoso.

Settimo Torinese ,nella periferia di Torino, diventerà una cittadina e al suo interno resteranno alcune cascine ,una volta periferia. L’edilizia cresce in maniera frettolosa ed anche la Fiat farà costruire il “Villaggio Fiat”.

Al suo interno case tutte uguali in un ambito abitativo che si ripete da lotto a lotto. Poi il Centro Servizi con il Centro Commerciale, le Poste ,la Farmacia ,la Banca e i Negozi.

Quanto agli altri servizi saranno condivisibili con il resto della cittadinanza. Qui si ritroveranno e abiteranno siciliani ,calabresi, sardi, pugliesi, campani, lucani ed anche veneti, abruzzesi e laziali…insomma quasi tutta Italia. Gli emigrati-operai Fiat risiederanno nel villaggio Fiat che tanto somiglia alle case popolari cioè un gran recinto dentro il quale sta buona parte del Mezzogiorno e dell’Nord Est.

Sono emigrati anche gli insegnati, gli impiegati, i postini, i barbieri…che dietro si sono portati mogie e figli.

Al Sud ,pertanto ,scarseggia il capitale umano , si perdono i posti di lavoro e spariscono le residue attività.

Nelle scuole le classi sono al 90% formate dai figli degli immigrati e gli insegnanti fanno lezione ai propri corregionali .Gli operai Fiat hanno contratto i mutui con le finanziare dell’Azienda ,dalla quale dipendono ,e che è proprietaria pure degli immobili . Nel Villaggio comprano vestiti e alimenti nei negozi del gruppo e quel che rimane viene comunque speso nell’ambito in cui vivono e non certo al Sud . Va alla grande la filosofia di …”Quel che ti do me lo riprendo”.

Con più oculatezza e più equità politica sarebbe stato più conveniente , per il Sud e per gli operai che arrivano dal mezzogiorno d’Italia, promuovere le nuove attività nel meridione senza far muovere ,cioè , tutto il meridione al nord.

Ma le scelte sono politiche oltre che di economia industriale e il destino del Sud passa ,anche attraverso queste scelte ,sulla pelle dei meridionali che ,immediatamente dopo la brutta unità ,si sono rassegnati ad emigrare . D'altronde l’emigrazione meridionale inizia subito il 1861 invertendo una tendenza opposta che vedeva più stabili le popolazioni meridionali al contrario di quelle nordiche e dell’est in particolare che emigravano già oltreoceano.

Negli anni ’60 si espatria verso la Svizzera ,la Francia e il Regno Unito. In Svizzera si stà meglio che altrove. I lavoratori emigrati devono ,però, “rigare “ e mettersi in sintonia con le leggi svizzere , poco abituati a jacurso .L’ accoglienza non è delle migliori. Percepiscono , tuttavia, una buona “paga” , pure incentivata per lo scambio favorevole tra il franco e la lira.

Le rimesse faranno bene sia allo stato italiano che alle famiglie di jacurso che mostreranno un nuovo benessero. Gli effetti si avvertono con il miglioramento delle condizioni ,soprattutto economiche, nelle famiglie . I figli cresceranno senza i loro padri che invecchieranno senza aver vissuto insieme a loro una vita da padre lontano anche dalle loro mogli che verranno ricordate come le “ vedove bianche”. Torneranno pochi giorni a Natale ed una ventina di giorni a Luglio.

Poi le mogli saranno nuovamente le vedove bianche e i figli completeranno la scuola media con la prospettiva di raggiungere i padri che già hanno pensato per loro un posto di lavoro da emigrato.

Spremuti fisicamente , molti padri rientreranno a Jacurso con acciacchi di varia natura, i polmoni intasati di polveri , per la silicosi o i gas nocivi respirati sul posto di lavoro .Altre malattie o infermità, rimediate sui cantieri o posti di lavoro, li costringeranno ad anticipare la quiescenza .

Alcuni ,per gravi infortuni o incidenti ,perderanno anche la vita e torneranno a Jacurso da morti.

Gli emigrati in Belgio conosceranno la tragica sciagura di Marcinelle dove non sarà coinvolto nessuno dei nostri . Non resteranno indenni ,tuttavia, in terre straniere come Australia , Argentina ,Regno Unito e Stati Uniti.

Non sempre ,tuttavia, la via che porta all’estero diventa una semplice scelta che si concretizza con l’imbarco o la salita sul treno .Per emigrare si utilizzeranno, allora, le vie alternative poco legali .

Per la svizzera si espatria attraverso passi quasi sempre innevati e rischiosi. Per gli stati Uniti e Argentina o Brasile si utilizzano invece partenze su piroscafi che salperanno da porti occasionali attraverso organizzazioni che compiono attività illecite . Per gli stati Uniti ,nel periodo di drastica chiusura delle frontiere marine anche i nostri jacursani dovettero ricorrere a questa scappatoia. Qualche marachella giudiziaria o una semplice infermità alla vista , ai denti o per non saper solo leggere e scrivere bastavano a farti rinunciare alla Merica. Come si diceva nella premessa , nacquero e operavano alla grande associazioni che fecero della Merica un’occasione di facile guadagno.

Oggi il fenomeno migratorio è decisamente mutato. Per un certo periodo abbastanza lungo l’esodo migratorio si era arrestato. Qualche anno fa nel nostro comune anzicchè perdere numericamente gli abitanti si era arrivati a guadagnarne. E’ stato solo un episodio ,però. L’emigrazione si era attenuata solo perché cinquanta generazioni si erano del tutto estinte e le nuove … contavano solo qualche unità. In certi anni ,poi, neanche una nascita. Chi poteva più emigrare ? Gli ultimi, gli universitari sono di fatto emigrati iscrivendosi alla facoltà universitarie nelle cui sedi haano tentato di trovare lavoro o dalle quali sono partiti per l’estero.

Anno

1° gennaio

0-14 anni

15-64 anni

65+ anni

Totale
residenti

Età media

2002

103

486

247

836

46,3

2003

92

475

247

814

47,3

2004

92

463

240

795

47,2

2005

88

454

242

784

47,4

2006

82

422

238

742

48,4

2007

79

412

235

726

48,8

2008

71

411

222

704

49,1

2009

66

391

220

677

50,0

2010

60

389

211

660

50,1

2011

55

378

206

639

50,6

2012

49

372

199

620

50,5

2013

60

371

195

626

49,5

2014

71

376

191

638

48,9

 

I ndicatori demografici

Principali indici demografici calcolati sulla popolazione residente a Jacurso.

Anno

Indice di
vecchiaia

Indice di
dipendenza
strutturale

Indice di
ricambio
della
popolazione
attiva

Indice di
struttura
della
popolazione
attiva

Indice di
carico
di figli
per donna
feconda

Indice di
natalità
(x 1.000 ab.)

Indice di
mortalità
(x 1.000 ab.)

1° gennaio

1° gennaio

1° gennaio

1° gennaio

1° gennaio

1 gen-31 dic

1 gen-31 dic

2002

239,8

72,0

139,5

94,4

21,0

3,6

10,9

2003

268,5

71,4

140,0

99,6

20,1

3,7

19,9

2004

260,9

71,7

134,3

103,1

20,7

7,6

12,7

2005

275,0

72,7

100,0

101,8

24,2

0,0

15,7

2006

290,2

75,8

117,6

115,3

21,5

6,8

15,0

2007

297,5

76,2

131,0

123,9

18,7

1,4

23,8

2008

312,7

71,3

153,3

136,2

19,4

1,4

20,3

2009

333,3

73,1

163,0

145,9

18,6

1,5

25,4

2010

351,7

69,7

176,0

146,2

17,6

4,6

21,6

2011

374,5

69,0

146,2

150,3

19,3

4,8

20,7

2012

406,1

66,7

119,4

149,7

22,8

9,6

25,7

2013

325,0

68,7

120,7

139,4

22,0

11,1

15,8

2014

269,0

69,7

144,8

147,4

22,7

0,0

0,0

Dati popolazione ai censimenti dal 1861 al 2011

Censimento

Popolazione
residenti

Var %

Note

num.

anno

data rilevamento

1861

31 dicembre

1.386

-

Il primo censimento della popolazione viene effettuato nell'anno dell'unità d'Italia.

1871

31 dicembre

1.497

+8,0%

Come nel precedente censimento, l'unità di rilevazione basata sul concetto di "famiglia" non prevede la distinzione tra famiglie e convivenze.

1881

31 dicembre

1.561

+4,3%

Viene adottato il metodo di rilevazione della popolazione residente, ne fanno parte i presenti con dimora abituale e gli assenti temporanei.

1901

10 febbraio

1.645

+5,4%

La data di riferimento del censimento viene spostata a febbraio. Vengono introdotte schede individuali per ogni componente della famiglia.

1911

10 giugno

1.802

+9,5%

Per la prima volta viene previsto il limite di età di 10 anni per rispondere alle domande sul lavoro.

1921

1 dicembre

1.738

-3,6%

L'ultimo censimento gestito dai comuni gravati anche delle spese di rilevazione. In seguito le indagini statistiche verranno affidate all'Istat.

1931

21 aprile

1.923

+10,6%

Per la prima volta i dati raccolti vengono elaborati con macchine perforatrici utilizzando due tabulatori Hollerith a schede.

1936

21 aprile

1.842

-4,2%

Il primo ed unico censimento effettuato con periodicità quinquennale.

1951

4 novembre

1.866

+1,3%

Il primo censimento della popolazione a cui è stato abbinato anche quello delle abitazioni.

10°

1961

15 ottobre

1.575

-15,6%

Il questionario viene diviso in sezioni. Per la raccolta dei dati si utilizzano elaboratori di seconda generazione con l'applicazione del transistor e l'introduzione dei nastri magnetici.

11°

1971

24 ottobre

1.255

-20,3%

Il primo censimento di rilevazione dei gruppi linguistici di Trieste e Bolzano con questionario tradotto anche in lingua tedesca.

12°

1981

25 ottobre

1.071

-14,7%

Viene migliorata l'informazione statistica attraverso indagini pilota che testano l'affidabilità del questionario e l'attendibilità dei risultati.

13°

1991

20 ottobre

924

-13,7%

Il questionario viene tradotto in sei lingue oltre all'italiano ed è corredato di un "foglio individuale per straniero non residente in Italia".

14°

2001

21 ottobre

839

-9,2%

Lo sviluppo della telematica consente l'attivazione del primo sito web dedicato al Censimento e la diffusione dei risultati online.

15°

2011

9 ottobre

623

-25,7%

Il Censimento 2011 è il primo censimento online con i questionari compilati anche

Quest'ultima tabella racchiude le conseguenze dell'esodo . Dal 1861 la popolazione stabile si incrementa sino al 1911. Il conflitto 1915/18 riduce drasticamente le nascite che si riprendono  ,a guerra finita, sino al 1951.

Da quest'anno inizierà la vera emigrazione. Si scappa in ogni direzione pur di allontanarsi da Jacurso cioè da un malessere non sostenibile  e  si cala di quasi 300 unità ogni  decennio.

L’immagine della valigia di cartone e la soppressata ,il coltello e la fiaschetta di vino hanno ceduto ormai posto a nuovo stereotipi di emigranti che sono per la maggiore donne e in gran numero laureati. Dopo ci resta solo il territorio che in qualche modo si inventerà la maniera per farlo sparire e già stiamo su questa super strada.