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Lombroso

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Chi era Cesare Lombroso

Marco Ezechia Lombroso, questo il suo vero nome ,era veronese e prestò servizio come medico militare nel corso della campagna contro il brigantaggio negli anni del processo di unificazione dell’Italia.

A Pavia lavorò presso la clinica di psichiatria e di antropologia e fu anche direttore del manicomio di Pesaro .

In seguito divenne ordinario di medicina legale nel carcere di Torino, dove approfondì i propri studi sui detenuti per sviluppare le sue teorie sulla delinquenza. “I meridionali? Sono biologicamente inferiori. Questo medico e i suoi collaboratori cercarono di dimostrare che i meridionali sono “biologicamente inferiori” come scrisse Gramsci.

Era universalmente noto l’appassionato contributo che il veronese, e i suoi seguaci più fedeli (Niceforo, in primis), avevano dato, nella fase post unitaria, alla creazione e diffusione di un’idea del Sud come luogo irredimibile. La questione meridionale ? Il malumore dei contadini calabresi, lucani, siciliani, campani? Il brigantaggio? Un problema di strutture anatomiche, di atavismo criminale.

Altro che ragioni storiche, economiche e sociali, altro che terre da distribuire ai contadini: al Sud sono concentrate troppe “fossette occipitali mediane”, ci vive una “razza maledetta” che si può affrontare solo con i tribunali militari e la legge “Pica”.

È in quegli anni, e grazie a Lombroso, che la “diversità” del Meridione entra e si fissa nell’immaginario della neonata nazione italiana nel segno dell’inferiorità antropologica e dell’incomprensione culturale. Errori di valutazione che porteranno, per esempio, a ritenere collegati fenomeni storicamente e geograficamente distinti come brigantaggio e ’ndrangheta, cancellando le ragioni “politiche” del primo e nobilitando pericolosamente l’immagine della seconda.

Non era di certo un picciotto, e forse non era neppure un brigante, Giuseppe Villella. Entrato nel carcere di Vigevano nel 1863, in cella sopravvisse pochi mesi: morì di tisi in ospedale, offrendo il suo corpo “stortillato” al bisturi e al compasso di Lombroso, titolare della cattedra di psichiatria all’Università di Pavia, che, riconoscente per l’illuminazione ricevuta, sottrasse il suo cranio e lo unì alla raccolta privata di mirabilia.

Da bambino, nei campi di Motta Santa Lucia, nel Lametino, Giuseppe aveva visto passare, trionfanti sui Borboni, i francesi di Bonaparte e, da adulto, arrivare i piemontesi. E tra i vecchi vincoli che si disfacevano e i nuovi, non meno duri, a cui abituarsi, da contadino analfabeta e un po’ straccione non riusciva mai a capire a che santo convenisse votarsi.

Una sensazione piuttosto diffusa, di quei tempi e da quelle parti. Lo condannarono per sospetto brigantaggio.

Secondo la legge Pica per essere qualificato brigante, e trasferito automaticamente nelle carceri settentrionali, bastava essere parente di briganti, o essere trovato armato in un gruppo di tre persone. Di certo non c’è canzone o poesia che ne abbia cantato le gesta o resoconti storici che ne segnalino il nome.

Nell’archivio di Stato di Catanzaro si ricorda un Giuseppe Villella fu Pietro condannato nel 1844 per aver rubato a un ricco possidente 5 ricotte, due forme di cacio e due pani.

Se si tratta del nostro, insomma, fu di quei briganti un po’ pezzenti e senza seguito, più impegnati a rubare galline che a combattere i piemontesi.

Ma a dargli, post mortem, fama perenne ci pensò Lombroso.

Quelle non scritte riguardano la pietas infranta dalla sepoltura negata. Quelle scritte nelle leggi di polizia mortuaria parlano altrettanto forte e chiaro: quel cranio è stato illegittimamente conservato da Lombroso, e illegittimamente è ora esposto dall’Università di Torino.

Tanto più che, rigettata da un secolo la teoria di Lombroso, mancano ragioni scientifiche che ne giustifichino possesso ed esposizione.

Ora il comune calabrese rivuole indietro il teschio del “brigante” su cui studiava Lombroso.

A Torino davanti al parco del Valentino c’è un edificio che ospita il Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso”.

Chiuso durante il periodo fascista ,fu riaperto alla fine del 2009 con molte polemiche persino in città ma in modo particolare da organizzazioni e comitati meridionaliste come il Comitato No Lombroso

Nel 1876 Lombroso pubblicò “L’uomo delinquente”, lavoro di ricerca che lo rese famoso in ambito accademico internazionale come uno dei pionieri dell’antropologia criminale. Lombroso ebbe l’opportunità di analizzare i cadaveri di molti briganti uccisi nell’Italia meridionale e portati in Piemonte, studiando la dimensione e la forma del loro cranio.

Nei suoi studi scrisse che i criminali erano portatori di tratti ereditari e di tipo anti-sociale fin dalla nascita. Creò così una pseudoscienza, oggi ritenuta infondata, che si rifaceva alla frenologia, altra dottrina pseudoscientifica secondo cui le funzioni psichiche di ogni individuo dipenderebbero da particolari aree del cervello e dalla conformazione del cranio.

Di Villella scriveva <<<<.

- “tristissimo uomo d’anni 69, contadino, ipocrita, astuto, taciturno, ostentatore di pratiche religiose, di cute oscura, tutto stortillato, che cammina a sghembo e aveva torcicollo non so bene se a destra o a sinistra” - a suo prototipo scientifico.

Gli studi portarono Lombroso a trarre diverse conclusioni, anche estreme. Poiché secondo le sue teorie un criminale era tale in virtù della sua conformazione fisica, per sua natura, era impossibile riabilitarlo e renderlo “innocuo” per la società.

Le uniche alternative possibili erano quindi un approccio clinico-terapeutico e in particolari casi la pena di morte.

Dissòciati da questo crimine razzista.

Firma online la petizione affinchè le teorie criminologiche di Cesare Lombroso vengano rimosse ufficialmente dai libri di testo e le commemorazioni odonomastiche e museali a nome "Cesare Lombroso" vengano soppresse al più presto.

Firme raccolte dal 23 Maggio 2010:   7013

La vittoria del Comitato:

Il Comune di Motta Santa Lucia (CZ) e il Comitato Tecnico-Scientifico "No Lombroso" hanno vinto la battaglia legale contro il museo "Lombroso" dell'Università di Torino.

I resti di Giuseppe Villella dovranno essere restituiti al suo paese natale per ordinanza del Tribunale di Lamezia Terme del 3 Ottobre 2012. Le azioni del Comitato "No Lombroso" proseguiranno finché l'ultimo reperto umano presente presso il museo non avrà ricevuto degna e cristiana sepoltura

Il sito www.Jacursoonline .it è testimonial del Comitato “ No Lombroso “

Da

Comitato No Lombroso < Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. >


Data

29/11/14 9:57:26 pm

A

Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Oggetto

Dal Comitato Tecnico Scientifico No Lombroso / Urgente



 

AAA A tutti i membri sottoscrittori

Il 2 dicembre 2014 si terrà, presso il tribunale di Catanzaro, l'udienza d'Appello per il ritorno dei resti di Giuseppe Villella a Motta Santa Lucia (CZ).

Vi chiediamo gentilmente di dare la massima diffusione dell'evento e speriamo che la Giustizia sia con noi.

Cordiali saluti,

Comitato No Lombroso

P.S. Fate firmare dai vostri amici e conoscenti la nostra petizione sul sito www.nolombroso.org, grazie, Domenico Iannantuoni

 

 

 

 

 

 

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